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Salvatore D’Agostino
e il popolo ingrossava; spartito a stuoli, stormeggiava per le contrade, spezzava
porte, frugava ogni angolo, ogni latebra: «Morte ai Francesi!» e percuotonli, e
squarcianli;
e chi non arriva a ferire, schiamazza ed applaude.
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Il parlamento siciliano, riunito a Palermo, sfruttando l’occasione favorevole,
cercò una via autonoma e inviò i suoi ambasciatori a Pietro III d’Aragona, che si
trovava, in quei giorni, a Port Fangos pronto per salpare per le coste tunisine, e gli
offrirono la corona siciliana. La risposta di Pietro non si fece attendere. Immedia-
tamente diresse la sua flotta, comandata dall’ammiraglio Ruggero Lauria, verso la
Sicilia e il 30 agosto 1282 sbarcò a Trapani. L’insurrezione, così, si trasformò in vero
e proprio conflitto che vedeva opposti, da una parte, siciliani ed aragonesi, dall’altra
angioini, papato e francesi.
Il 26 settembre 1282 re Carlo d’Angiò, sconfitto, faceva ritorno a Napoli, la-
sciando la Sicilia nelle mani degli aragonesi. Nello
stesso anno papa Martino IV
scomunicò Pietro e tutti i siciliani per essersi opposti alla sua volontà.
Pietro, nominato dal parlamento re di Sicilia, prese l’impegno di tenere distinti
i regni di Sicilia e di Aragona: il re avrebbe nominato un luogotenente che in sua
assenza avrebbe regnato in Sicilia. Così quando Pietro fu richiamato in Aragona, per
assumerne
la corona, lasciò la luogotenenza al figlio Alfonso III.
Il 19 giugno 1291 Alfonso, re d’Aragona dal 1285, morì improvvisamente
lasciando il regno al fratello Giacomo II e disponendo che la Sicilia andasse al fra-
tello più giovane Federico; ma Giacomo dopo essersi fatto incoronare a Saragozza
nel mese di luglio, come successore di Pietro III e non di Alfonso III, ne trascurò il
testamento e si tenne il regno di Sicilia, a scapito di Federico. L’infante Federico,
nello stesso 1291, fu nominato luogotenente del fratello in Sicilia.
Il primo obbiettivo di re Giacomo fu di porre fine alla situazione che vedeva
l’Aragona in perenne lotta contro il papato e la Francia per la corona siciliana. La
situazione si sbloccò dopo l’elezione al papato, 23 dicembre 1294, di Bonifacio VIII,
che, elaborando la proposta del suo predecessore, papa Celestino V, ad Anagni, il
12 giugno del 1295, stipulò un trattato con Giacomo II e con Carlo II d’Angiò. Con
questo accordo, Giacomo acconsentì a cedere la Sicilia; in cambio avrebbe ottenuto
i feudi di Sardegna e di Corsica, se li avesse saputi conquistare, e avrebbe sposato la
figlia di Carlo II d’Angiò; mentre Federico, che perdeva il governatorato della Sicilia
sarebbe stato compensato dal matrimonio con l’erede dell’impero d’oriente, Cateri-
na Courtenay, figlia dell’imperatore Filippo I di Courtenay e Beatrice d’Angiò, con
l’impegno di aiutare il futuro suocero a riconquistare l’impero.
Il re di Francia, Filippo IV il Bello, pur approvando il
Trattato di Anagni,
rifiutò di accettare quest’ultima clausola e, in quello stesso anno, il fidanzamento tra
3
M. a
Mari
,
La guerra del Vespro siciliano, Parigi 1843, pp. 56-57.
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La Sicilia di Federico III d’Aragona
Federico e Caterina fu rotto.
Federico, amareggiato, oltre che dalla rottura del fidanzamento, anche dal fat-
to che Giacomo non aveva ottemperato al testamento di Alfonso, accettò le offerte
dei Siciliani che, sentendosi traditi dal nuovo re Aragonese, lo dichiarano decaduto,
e elessero al trono di Sicilia Federico.
L’11 dicembre 1295, a Palermo, Federico fu proclamato
Signore della Sicilia
e, il 15 gennaio 1296, il Parlamento siciliano riunito al Castello Ursino di Catania lo
riconobbe Federico III Re di Sicilia. L’incoronazione ufficiale avvenne, il 25 marzo
del 1296, nella Cattedrale di Palermo.
A farsi interprete del sentimento popolare fu l’ammiraglio Ruggero Lauria nel
suo discorso rivolto a Federico in occasione della sua elezione. Secondo la cronaca
di Muntaner, l’ammiraglio espose, nel suo discorso, i tre motivi che dimostravano
come il giovane Federico fosse quel terzo Federico designato dalla profezia
4
e desti-
nato
ad essere,
come i suoi predecessori, il signore del mondo.
5
I motivi, secondo Lauria, erano evidenti: Federico era il terzo figlio di re Pietro,
nato dopo Alfonso e Giacomo; egli era il terzo Federico che dominava sulla Sicilia;
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egli era quel Federico che, secondo la profezia, sarebbe dovuto diventare imperatore di
Germania e che avrebbe condotto l’umanità ad uno stato di pace e felicità.
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Nel titolo che egli assunse, una volta incornato, era già esplicito il program-
ma di governo, cioè quello di restaurare l’antico regno siciliano. La Sicilia ebbe in
Federico d’Aragona il suo primo re «nazionale». La sua elezione, avvenuta
qusi per
vim raptus, era una creazione del popolo siciliano. Lo stesso Federico non esitò mai
a riconoscerlo.
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Francesco Testa, nel ricordare il giorno dell’incoronazione di Federico, scrive:
[...] Federico, che allora contava venticinque anni, fu salutato re di Sicilia, duca
di Puglia e principe di Capua nella cattedrale di Palermo; dall’arcivescovo di
Palermo [...] fra la grande affluenza di vescovi, di nobili e di popolo, e con
4
La profezia cui si fa riferimento fece la sua comparsa dopo la morte di Corradino e si faceva
risalire all’abate Gioacchino da Fiore. Secondo questa profezia, il leone di Francia avrebbe strappato la
corona regale dal capo di Manfredi. Allora sarebbe giunto il figlio dell’aquila che avrebbe indebolito il
leone ma non sarebbe riuscito a sconfiggerlo. Il leone avrebbe regnato per poco tempo perché sarebbe
arrivato un Federico che avrebbe sconfitto ed annientato il leone. Questo Federico avrebbe dominato il
mondo durante
il tempo, avrebbe catturato il papa e disperso il clero. Infine, spagnoli e tedeschi, insie-
me, avrebbero sconfitto la Francia.
5
a. D
e
s
teFano
,
Federico III d’Aragona Re di Sicilia (1296-1337), Bologna 1956, p. 98.
6
Il calcolo comprendeva tra i dominatori della Sicilia anche Federico Barbarossa che, combi-
nando il matrimonio del figlio Enrico con Costanza, aveva determinato il passaggio della Sicilia alla
casa sveva.
7
Ibid., cit., p. 99.
8
Ibid., pp. 102-103.