http://youtu.be/eUhoXW7Kx7A?t=52m13s http://youtu.be/eUhoXW7Kx7A?t=52m13s (fine della guerra e avvento del fascismo) Conferenza di Parigi, diplomazie, dibattiti interni, questioni territoriali: Fiume, Dalmazia, Istria, Colonie ex-tedesche Vittoria mutilata, dimissioni Orlando Nascita PPI Governo Nitti, smobilitazione, tentativo di risanamento economico, tentativo di riprendere il liberalismo moderato giolittiano prebellico Crisi economica, classi medie le più colpite, inflazione, importazioni più costose (anche grano), aumento deficit pubblico, calo potere salari, disagio dei redditi fissi, arricchimento speculatori di guerra, aggravi per la piccola e media borghesia (che aveva comprato titoli di stato, il cui valore è falcidiato dall’inflazione) Proteste per disoccupazione e carovita, ex-combattenti e mutilati di guerra Mondo contadino: arricchiti affittuari, impoveriti braccianti; occupazione terre (guidati non solo da sindacati rossi, ma anche cattolici) Sviluppo industria, masse operai nel nord, sindacati, scioperi, aumenti salariali, attese di rivoluzione, classe vs patria Riforma elettorale in senso proporzionale (1919), richiesta da PSI e PPI D’Annunzio e la «marcia» su Fiume (12 settembre 1919); condanna di Nitti
La situazione dopo la fine della prima guerra mondiale La situazione dopo la fine della prima guerra mondiale
L’Italia tra i vincitori della Grande Guerra L’Italia tra i vincitori della Grande Guerra Al Congresso di Parigi l’Italia si vide riconoscere Il Trentino con il Sud Tirolo fino alla linea del Brennero e Trieste, ma richiese anche la Dalmazia (in nome del Patto di Londra) e Fiume e l’Istria (in nome del principio di nazionalità)
Da notare la contraddittorietà della linea diplomatica di Orlando e Sonnino: Da notare la contraddittorietà della linea diplomatica di Orlando e Sonnino: - da un lato l’Italia chiedeva l’applicazione integrale del Patto di Londra, senza considerare il principio di nazionalità (confine con l’Austria al Brennero, includendo il Sud Tirolo – Alto Adige, abitato in prevalenza da popolazioni di lingua tedesca; parte della costa dalmata; l’Istria, a maggioranza italiana nelle città costiere, ma slava nell’interno);
- dall’altro, in base al principio di nazionalità rivendicava la città di Fiume (che era prevalentemente italiana ma non era prevista dal patto)
Queste rivendicazioni si scontravano - con la risoluta opposizione del presidente americano Wilson (gli USA non erano legati al Patto di Londra)
- e con le pretese del nuovo stato sorto nella penisola balcanica, la Jugoslavia (1º dicembre 1918 fu fondato il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, che successivamente prese il nome di Juogoslavia), che rivendicava la propria sovranità sull’Istria e sulla Dalmazia (alzando la posta sino a chiedere anche Gorizia e Trieste)
Nell’aprile 1919 Wilson avanzò una proposta che lasciava fuori dai confini italiani non solo la Dalmazia, ma anche parte dell’Istria e faceva di Fiume una città autonoma. Wilson volle illustrare la sua proposta direttamente al popolo italiano con una lettera. Nell’aprile 1919 Wilson avanzò una proposta che lasciava fuori dai confini italiani non solo la Dalmazia, ma anche parte dell’Istria e faceva di Fiume una città autonoma. Wilson volle illustrare la sua proposta direttamente al popolo italiano con una lettera. Mentre l’indignazione montava nel paese, il 24 aprile 1919, per protesta, la delegazione italiana abbandonò la conferenza di pace, che però continuò, tanto che i negoziatori dovettero tornare a Parigi pochi giorni dopo, senza più alcuno spazio politico e diplomatico per avanzare ulteriori richieste. Questo gesto non portò alcun vantaggio all’Italia, che fu esclusa dalla spartizione delle colonie tedesche in Africa e dalle zone di influenza in Medio Oriente
Cominciò a circolare, per opera di Gabriele D’Annunzio, la retorica della vittoria mutilata Cominciò a circolare, per opera di Gabriele D’Annunzio, la retorica della vittoria mutilata
settembre 1919: D’Annunzio alla guida di alcuni reparti dell’esercito (soprattutto ex-arditi, nerbo del futuro movimento fascista), si impadronì militarmente di Fiume e ne proclamò l'annessione al Regno d'Italia il 12 settembre. settembre 1919: D’Annunzio alla guida di alcuni reparti dell’esercito (soprattutto ex-arditi, nerbo del futuro movimento fascista), si impadronì militarmente di Fiume e ne proclamò l'annessione al Regno d'Italia il 12 settembre. Il governo italiano, presieduto da Nitti, non seppe opporsi all’atto di forza, che minava il prestigio internazionale del paese e accendeva un campanello d’allarme sulla solidità delle istituzioni liberali
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