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Fine della guerra e avvento del fascismoGiolitti (di nuovo al governo nel giugno 1920), il quale firmerà con la Jugoslavia, il 12 novembre 1920
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səhifə | 2/10 | tarix | 02.10.2017 | ölçüsü | 446 b. | | #2812 |
| La questione fiumana sarà infine risolta da Giolitti (di nuovo al governo nel giugno 1920), il quale firmerà con la Jugoslavia, il 12 novembre 1920, il trattato di Rapallo, che assegnava all’Italia l’Istria e alla Jugoslavia la Dalmazia (eccetto Zara) e faceva di Fiume uno stato libero indipendente sotto tutela della Società delle Nazioni La questione fiumana sarà infine risolta da Giolitti (di nuovo al governo nel giugno 1920), il quale firmerà con la Jugoslavia, il 12 novembre 1920, il trattato di Rapallo, che assegnava all’Italia l’Istria e alla Jugoslavia la Dalmazia (eccetto Zara) e faceva di Fiume uno stato libero indipendente sotto tutela della Società delle Nazioni Avendo D’Annunzio e i suoi uomini respinto questo accordo, Giolitti liberò Fiume con la forza Nel 1924, un ulteriore accordo dividerà lo stato libero di Fiume fra Jugoslavia e Italia, che ottenne la città
La situazione dopo la fine della prima guerra mondiale
Nell’immediato dopoguerra (1918-20): Nell’immediato dopoguerra (1918-20): Le spese erano alle stelle e il debito pubblico era salito Svalutazione della lira + rincaro di tutti i generi d’importazione (carbone, petrolio, perfino grano, visto che la mobilitazione generale aveva portato al fronte molti contadini) Inflazione colpì soprattutto i ceti medi (progressiva riduzione del divario con i semplici lavoratori) Tra gli operai serpeggiava l’idea: «fare come in Russia» + i contadini iniziarono ad occupare le terre in varie regioni (Val Padana e Puglia)
Debito pubblico: indica l’insieme dei prestiti che lo stato ottiene dai cittadini, attraverso l’emissione di titoli (come gli odierni BOT: Buoni Ordinari del Tesoro). Grazie a questo denaro, lo Stato può far fronte ai bisogni immediati del paese, che in tempo di guerra erano enormemente cresciuti. Prima o poi lo Stato deve rendere tale denaro con gli interessi ai suoi creditori Debito pubblico: indica l’insieme dei prestiti che lo stato ottiene dai cittadini, attraverso l’emissione di titoli (come gli odierni BOT: Buoni Ordinari del Tesoro). Grazie a questo denaro, lo Stato può far fronte ai bisogni immediati del paese, che in tempo di guerra erano enormemente cresciuti. Prima o poi lo Stato deve rendere tale denaro con gli interessi ai suoi creditori Una parte considerevole del debito pubblico era in mano ai ceti medi
Il Biennio rosso è la locuzione con cui alcuni storici indicano il periodo della storia italiana immediatamente successivo alla prima guerra mondiale e protrattosi fino agli inizi del 1921, in cui si verificarono, soprattutto nell'Italia centro-settentrionale, mobilitazioni contadine (sotto la guida della Federterra), tumulti annonari, manifestazioni operaie (sotto la guida della CGL, che nel 1920 arrivò a quasi 2 milioni di iscritti e della CIL, il sindacato di ispirazione cattolica fondato nel 1918), occupazioni di terreni e fabbriche con, in alcuni casi, tentativi di autogestione. Le agitazioni si estesero anche alle zone rurali e furono spesso accompagnate da scioperi, picchetti e scontri. Il Biennio rosso è la locuzione con cui alcuni storici indicano il periodo della storia italiana immediatamente successivo alla prima guerra mondiale e protrattosi fino agli inizi del 1921, in cui si verificarono, soprattutto nell'Italia centro-settentrionale, mobilitazioni contadine (sotto la guida della Federterra), tumulti annonari, manifestazioni operaie (sotto la guida della CGL, che nel 1920 arrivò a quasi 2 milioni di iscritti e della CIL, il sindacato di ispirazione cattolica fondato nel 1918), occupazioni di terreni e fabbriche con, in alcuni casi, tentativi di autogestione. Le agitazioni si estesero anche alle zone rurali e furono spesso accompagnate da scioperi, picchetti e scontri.
All’interno del PSI spaccatura tra operai «che volevano fare come in Russia» e la dirigenza più cauta (prometteva la rivoluzione ma non faceva nulla per organizzarla) All’interno del PSI spaccatura tra operai «che volevano fare come in Russia» e la dirigenza più cauta (prometteva la rivoluzione ma non faceva nulla per organizzarla) Settembre 1920 i metalmeccanici occuparono le fabbriche (a cominciare dalle officine Alfa Romeo di Milano). Tra la borghesia si sparse il panico, ma il PSI dichiarò che questi episodi non dovevano essere visti come l’inizio della rivoluzione Il movimento operaio ne uscì sconfitto: il proletariato ne uscì deluso e la borghesia pronta a opporsi con ogni mezzo ai sovversivi
Il governo (prima Orlando, poi Nitti) tenne un atteggiamento abbastanza tollerante. I lavoratori ottennero così significativi risultati: |
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