Fine della guerra e avvento del fascismo



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Prima ancora che a eliminare fisicamente l’avversario politico, miravano a intimidirlo e a svergognarlo (denudazioni, olio di ricino…). Era una violenza finalizzata a spaventare i militanti socialisti e cattolici, che doveva servire da esempio (vedi immagine pag. 121)





Le violenze squadriste crebbero nel 1921-22, arrivando sino all’occupazione in armi di intere città, come Bologna. L’atteggiamento delle forze dell’ordine e della magistratura fu esitante

  • Le violenze squadriste crebbero nel 1921-22, arrivando sino all’occupazione in armi di intere città, come Bologna. L’atteggiamento delle forze dell’ordine e della magistratura fu esitante

  • Il movimento non fu represso con l’energia possibile e necessaria: «Se le garanzie costituzionali fossero state rispettate – scrive Sabbatucci – la violenza squadrista sarebbe stata stroncata sul nascere», essa invece trovò la tolleranza, e spesso la complicità, di molte autorità (vedi documento pag. 120)









Dalla fine della guerra al primo governo Mussolini (dal novembre 1918 all’ottobre 1922) si susseguirono sei diversi governi (Orlando, Nitti, Giolitti, 2x Bonomi, Facta)  instabilità politica, grave crisi della vecchia classe dirigente liberale che non riusciva più a esprimere una maggioranza

  • Dalla fine della guerra al primo governo Mussolini (dal novembre 1918 all’ottobre 1922) si susseguirono sei diversi governi (Orlando, Nitti, Giolitti, 2x Bonomi, Facta)  instabilità politica, grave crisi della vecchia classe dirigente liberale che non riusciva più a esprimere una maggioranza



Alle elezioni politiche del 1919 vi è una svolta: il PSI e PPI insieme hanno la maggioranza alla camera, ma sono ideologicamente distanti. Un accordo non è possibile nemmeno tra liberali e socialisti, nei quali prevale l’impostazione massimalista (nel PSI scissioni del 1921 e 22)

  • Alle elezioni politiche del 1919 vi è una svolta: il PSI e PPI insieme hanno la maggioranza alla camera, ma sono ideologicamente distanti. Un accordo non è possibile nemmeno tra liberali e socialisti, nei quali prevale l’impostazione massimalista (nel PSI scissioni del 1921 e 22)

  • Guadagna terreno l’ipotesi di un’alleanza elettorale con i nazionalisti e anche i fascisti, che verrà realizzata da Giolitti



Il 15 maggio 1921 i fascisti furono chiamati a presentarsi all’interno delle liste del blocco nazionale con i liberali e altri gruppi di centro

  • Il 15 maggio 1921 i fascisti furono chiamati a presentarsi all’interno delle liste del blocco nazionale con i liberali e altri gruppi di centro

  • Il PSI perse voti ma si confermò partito di maggioranza relativa; il PPI aumentò i propri seggi

  • Giolitti dopo questo fallimento diede le dimissioni: non solo non aveva indebolito i partiti di massa, ma aveva ormai dato anche legittimità al fascismo (che entrarono in parlamento con 35 deputati)

  • Mussolini aveva ormai un consenso forte, che gli veniva dagli agrari, ma anche da sempre più ampi strati del ceto medio e imprenditoriale (vedi documento pag. 122)



Mussolini volle a questo punto trasformare il movimento fascista in una forza politica,

  • Mussolini volle a questo punto trasformare il movimento fascista in una forza politica,

    • sia per accreditarsi come interlocutore politico,
    • sia per tenere sotto controllo il fascismo intransigente dei ras (capi squadristi) locali, come Italo Balbo (Ferrara), Dino Grandi (Bologna), Roberto Farinacci (Cremona), contrari all’evoluzione legalitaria e alla moderazione della violenza
  • Al congresso dei Fasci del novembre 1921 Mussolini diede vita al PNF. Mentre Mussolini utilizzava il partito per operare sul piano della legalità, le azioni degli squadristi continuavano

  • Il Programma del PNF era molto lontano da quello del 1919. Aveva un’impronta conservatrice e nazionalista:

    • Prevedeva uno stato forte e la limitazione dei poteri del parlamento
    • Esaltava la nazione e la competizione fra le nazioni
    • Proponeva la restituzione all’industria privata di servizi essenziali gestiti dallo stato, come le ferrovie e i telefoni
    • Invocava il divieto di sciopero nei servizi pubblici


Mentre Mussolini consolidava la sua posizione, il PSI si indeboliva a causa delle divisioni

  • Mentre Mussolini consolidava la sua posizione, il PSI si indeboliva a causa delle divisioni

  • Al congresso di Livorno del 1921 del PSI un gruppo di dirigenti dell’ala sinistra del partito (tra cui Amadeo Bordiga) e il gruppo torinese della rivista Ordine Nuovo di Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti e Umberto Terracini si staccarono e fondarono il Partito comunista d’Italia. Le ragioni furono:

    • La linea del PSI veniva giudicata inadeguata a costruire in Italia una prospettiva rivoluzionaria
    • La maggioranza del PSI rifiutava di accettare le condizioni dettate da Lenin per l’adesione alla Terza internazionale, ovvero l’espulsione della componente riformista e l’assunzione della denominazione di «partito comunista»



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