Communicating cultural heritage



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intr

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1860-



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ostorie

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a ’800 e ’900



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1918


anni ’20 e ’30

1940-


1945

oggi


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Microstorie (3):

problemi disciplinari

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Oltre a sospiri, duelli e scandali, fin dai primi anni della 



Scuola Normale non mancarono problemi disciplinari, 

episodi spiacevoli o curiosi, riguardanti sia i professori 

sia le allieve.

Nel 1861 era docente di Aritmetica il sacerdote Giuseppe 

Vanni. Dopo solo un mese dall’inizio delle lezioni, una 

lettera del Ministro al Provveditore in data 4 febbraio 

reca in oggetto: 

Ammonizione al Prof. Sac.te Vanni. Vi 

si legge tra l’altro: 

Risulta a questo Ministero che il Sac.e 

Vanni, Prof.e nella Scuola Normale femminile di Bolo-

gna, tenne ripetutamente fuori scuola propositi politici i 

quali indurrebbero a dubitare della stabilità del presente 

ordinamento del Regno Italiano. Il Governo non vuole 

certo far forza alla coscienza dei suoi funzionarii ma 

nello stesso tempo non può consentire che alcuni di 

questi, sconvolgendo i doveri che derivano dalla propria 

qualità, tenga discorsi tendenti ad eccitare dubbi sulla 

durata di ordini pubblici che codeste Provincie si diedero 

liberamente da sé mediante il suffragio universale. Tanto 

meno può consentire che un tale scandalo venga da un 

pubblico educatore. 

La “poca fede” nel nuovo Stato unitario non però è 

l’unica pecca del professor Vanni. Un mese dopo, infatti, 

un’altra lettera del Ministro, in data 6 marzo, chiede 

conferma al Provveditore di critiche giunte di nuovo 

alle sue orecchie e riguardanti, questa volta, aspetti più 



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propriamente didattici. A stretto giro di posta il Provve-

ditore risponde: 

quanto al Prof Vanni, mancando esso di 

sufficiente cultura letteraria, non sempre riesce a rendere 

il suo insegnamento chiaro e adatto alla capacità delle 

alunne. Ancora: nella Relazione del direttore Barbieri 

in data 31 luglio 1861 si menzionano i 

modi inurbani 

del professore nei confronti delle allieve e della Maestra 

assistente, e i suoi gesti iracondi (un pugno picchiato 

sul tavolo), assai diseducativi per le alunne che 

devono 

apprendere dai superiori ad usare modi cortesi ed a con-



servare un umore sempre uguale e rispettoso verso tutti. 

Infine, a consuntivo del primo anno scolastico, nel ver-

bale del Consiglio direttivo del 6 agosto, a proposito del 

fatto che le allieve arrivavano a scuola in ritardo, si legge: 

il Consiglio ha suggerito di porre per prima e nella prima 

ora di scuola una lezione più gradita che quella del prof. 

Vanni, d’altronde poco accetto alla scuola, per interessare 

maggiormente e per adescare le allieve. Non ce ne sarà 

bisogno: sgradito al Ministro, al Provveditore, al Direttore 

e alle allieve, dal 20 settembre 1861 il Professor Vanni 

sarà trasferito.

Altri episodi incresciosi hanno come protagoniste le 

alunne, in particolare le convittrici. Varie lamentele 

riportate nei verbali riguardano il sospetto che 

il rispetto 

per la roba altrui non fosse la più chiara virtù di questa 

o quell’alunna: oggetti, denaro, e persino quaderni altrui 

si trovano a volte nei 

fardelli delle allieve che, chiuse le 

scuole, lasciavano il convitto per tornare alle case loro per 

le vacanze, oppure nei loro bauli (un caso di questo ge-

nere è menzionato nella 

Relazione sul convitto annesso 

alla scuola della conduttrice Enrica Bignami, in data 23 

agosto 1863). Il più curioso di questi episodi avvenne nel 

1875. L’allieva convittrice sussidiata dal governo, Gel-

trude Magagni, trovò nel convitto un anello e, 

tenutolo 

per qualche tempo, lo diede all’allieva esterna Diamante 



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Bertarini per soddisfare un debito 

di forse 

3 lire; questa lo vendette dopo circa un 

mese all’allieva esterna Ersilia Bregoli, 

nelle cui dita fu scoperto dalla convittrice 

Bianca Vincenzi... che l’aveva smarrito! 

Le alunne esterne vennero ammonite 

privatamente, mentre la condotta della 

Magagni fu giudicata grave e si invitò il 

padre a ritirare la figlia. 

Infine altre testimonianze ci informano su vere e proprie 

proteste studentesche nel convitto. Nel mese di aprile 

del 1873, ad esempio, si verificò una sorta d’insurrezione: 

il dì 27 fu aperta una porta conducente ai corridoi dei 

dormitori, atto evidentemente (per quanto incompren-

sibilmente) proibito; il giorno successivo, durante una 

ispezione 

fatta dalla direttrice e dalla vicedirettrice ai 

bauli delle convittrici, queste si commossero e agitaro-

no rumorosamente nella sala di studio e la sera del 29, 

dopo essersi riunite e precedute dalle alunne assistenti, 

chiesero per mezzo di queste che si lasciassero aperte le 

porte per cui si riesce ai corridoi e per essi ai dormitori. 

Inoltre si trovarono versi contro la direzione della scuola 

e del convitto, scritti da un’allieva 

che confessò tra i 

pianti e replicate proteste di pentimento. Per punizione 

le alunne non uscirono la domenica e non fecero la gita 

in campagna. 

Le proteste così represse trovarono ascolto l’anno succes-

sivo: il facente funzione di Provveditore, Cav. Augusto 

Aglebert, subentrato al Provveditore Salvoni, esprime 

disapprovazione per il comportamento della direttrice 

del convitto, e afferma che la lettura e l’asportazione di 

lettere, avvenuta durante la “perquisizione” dei bauli, non 

è conveniente a un’istituzione laica, che le pene disci-

plinari sono stabilite dal regolamento e che non si deve 

introdurne di nuove arbitrariamente.

Particolare del Verbale 

delle adunanze del 

Consiglio direttivo

, dal 

1870 al 1878 (Archivio 



del Liceo “Laura 

Bassi”)



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