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intr
o
1860-
1880
micr
ostorie
tr
a ’800 e ’900
1915-
1918
anni ’20 e ’30
1940-
1945
oggi
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L’ universo femminile
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La Scuola Normale, nonostante i docenti fossero tutti
maschi e fosse retta da un direttore, si caratterizza nei
primi decenni come un universo fem-
minile, in particolare per le ospiti del
convitto. Un insieme, forse soffocante,
di figure materne: maestra assistente,
ispettrici, direttrice e vicedirettrice
del convitto. Nell’anno scolastico
1873-1874, inoltre, in seguito al fatto
che alcune alunne erano arrivate fino
alla porta della scuola ma non erano
entrate, la direzione, in un verbale del
Consiglio Direttivo del 1873, chiede
al municipio che
all’ingresso in un’ac-
concia stanza sia messa una donna a
ricevere le alunne condotte dai genitori
(custode, portinaia). Non trovandosi per
le particolari condizioni delle adiacenze
di quel lungo andito luogo più adatto,
fu creduto bastare al bisogno quel po’
di spazio che è adiacente al portone e per cui si accede
al detto andito, quando, murato l’uscio che riesce sotto
i portici, si riduca in forma di piccola stanza. La scuola
ottiene dunque una portinaia, e anche una bidella per
sostituire il personale maschile.
Frontespizio di La mia
educazione. Memorie
estratte dal Giorna-
le di una donna
di
Costantino Rodella
(Biblioteca del Liceo
“Laura Bassi”)
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Alle donne, e in particolare alle future
maestre, era richiesta una condotta irre-
prensibile, così da renderle tali da
meritare
poi il nobilissimo ufficio di educare altrui
(
Regolamento interno, morale e discipli-
nare per il convitto..., 1863, art. 9). Già
per iscriversi alla Scuola Normale occor-
reva presentare un certificato di
distinta
moralità, ma esso non pare sufficiente se il
primo Direttore della Scuola, Orazio Bar-
bieri, in almeno due occasioni (verbali del
Consiglio direttivo del 28 Marzo e del 12
Agosto 1863) vorrebbe che fossero assun-
te ulteriori informazioni:
anche in ordine a
moralità di condotta il signor direttore opi-
na che il certificato del municipio, per le allieve principal-
mente di Bologna, non offra sufficiente guarentigia (...).
A ciò è guidato dall’aver potuto scoprire che i costumi di
alcune allieve, non offrono tutta quella illibatezza che è
il più bel requisito della Donna che si prepara ad essere
Madre ed Educatrice (si notino le lettere maiuscole!).
Molte pericoli potevano insidiare la purezza delle allieve,
e in particolare delle convittrici: le lettere, di cui è
severamente punita la clandestinità perché si sospettano
(con qualche ragione, come vedremo nelle
Microstorie)
carteggi disdicevoli a costumata fanciulla (Regolamento
interno, morale e disciplinare per il convitto..., 1863, artt.
21 e 23); e le letture, che devono essere approvate dal
Direttore della Scuola o dal Consiglio Direttivo (
ibidem,
art. 26), forse temendo... l’emulazione di Madame Bo-
vary! Il sospetto sull’influenza perniciosa della lettura di
romanzi non risparmia neppure la vice-direttrice: infatti,
in un verbale del Consiglio direttivo (del 19 marzo 1873),
in un contesto in cui si critica la scarsa disciplina riscon-
trata nel convitto, si legge che
caduto il discorso su di
questa (la vicedirettrice, Paolina Righi), il direttore notò
Testo pubblicato sul
«Monitore di Bolo-
gna» n. 288, del 1860
(Archivio di Stato di
Bologna). Si noti, nel
secondo capoverso, il
periodo: Per educa-
re l’umana famiglia
importa anzitutto
educare la donna; colla
donna incolta crescono
agevolmente incolte
anche le popolazioni,
mancando di quei
primi impulsi che eser-
citano tanta influenza
su tutta la vita
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essere le letture di lei, dovunque la vide con libri e nello
stesso assistere agli studi, romanzi.
Inoltre la vita della maestra comportava dedizione e
rinunce, perciò le alunne dovevano essere abituate a
prendere, anche
nel vitto e in tutto ciò che concerne
il culto della persona, quelle modeste abitudini, che
saranno sempre, e nella casa e nella scuola, ornamento
principalissimo della donna (Regolamento amministrati-
vo economico..., 1864, art. 3).
Così, a proposito di una gita a Firenze, nel Consiglio
direttivo del 23 marzo 1872 si esprime il timore che le
alunne
non vengano a seguitare abitudini signorili, così
da trovar più difficile di adattarsi, quando saranno dive-
nute maestre, a una vita di sacrifici e di abnegazione. Lo
stesso Ministero, con una circolare del 1875, esorta affin-
ché la vita nei convitti
sia tenuta nei più modesti termini,
e sia tale insomma che le allieve si avvezzino a compiere
da sé gli uffici riservati alla donna in una famiglia di poco
agiata condizione. Alcuni ostacoli impediscono, però, la
subitanea messa in opera di tale sollecitazione, come si
rileva nel verbale del Consiglio direttivo del 23 dicembre
dello stesso anno:
Fu osservato che per il lungo orario
delle lezioni, altro non si potrebbe da loro richiedere,
se non che ognuna stiri la propria biancheria. Al che si
opposero difficoltà provenienti dal grande numero delle
allieve e dalle ristrettezze della stanza, e dallo scarso
numero delle tavole e dei ferri, difficoltà che non fece-
ro rinunziare a tale utile riforma; ma che solo la fecero
differire, finché dalla presidentessa del comitato delle
ispettrici e dalle direzioni si fosse studiata la questione e
fatta al Consiglio la proposta che paresse più opportuna.
Difficoltà non superate, pare, se ancora nel 1885, per
il bucato e la stiratura le convittrici
pagheranno Lire 3
mensuali... (Regolamento amministrativo economico pel
convitto..., 1885, art. 12).
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