20
r. L
aurendi
, Leges regiae. «Ioui sacer esto» nelle leges Numae
[pp. 13-39]
Fest.-paul., s.v. Aliuta (l. 5)
19
. Aliuta antiqui dicebant pro aliter, ex
Graeco ἀλλοίως
transferentes. Hinc est illud in legibus Numae Pompilii:
“Si quisquam aliuta faxit, ipsos Ioui sacer esto”
20
.
volendo qui chiarire l’etimologia di
aliuta, avverbio antico equiva-
lente ad aliter derivante da un prestito linguistico dal greco alloío¯s, Festo
cita un exemplum: «se qualcuno avrà fatto altrimenti, lui soltanto
21
sia
sacro a giove».
il passo, per quanto breve e sintetico, ha da sempre destato parti-
colare interesse in tutti quei giusromanisti, che nei loro studi hanno
affrontato la non facile e complessa tematica del sacer esto
22
. esso con-
19
per i lemmi di paolo diacono e di Festo, si utilizza l’edizione di W.m. L
indsay
, Sexti
Pompei Festi ‘De verborum significatu’ quae supersunt cum Pauli epitome Thewrewkianis copiis
usus edidit Wallace M. Lindsay, lipsiae 1913 (ma v. n. seguente).
20
lindsay pone un punto e virgola (;) … Pompilii; «Si quisquam etc., che ho ritenuto
di sostituire invece con due punti (:)
Pompilii: «Si quisquam etc., perché Festo, dopo aver
ricordato le leggi di numa pompilio, intende produrne la citazione testuale. È appena il
caso di osservare che la punteggiatura delle edizioni a stampa risponde alle convenzioni
moderne di scrittura, e che i segni diacritici della scrittura antica, sia su papiro sia poi su
codice pergamenaceo, avevano tutt’altre finalità e significati. i due punti (:) sono corretta-
mente dati nell’edizione di a
emiLius
t
heWerek
d
e
P
onor
, Sexti Pompei Festi de verborum
significatu quae supersunt cum Pauli epitome, i, Budapest 1889, 4. cfr. tll i, s.v.
alius
(aliuta), 1658 s.: il
cod. Ambros. B 36
aliutae emendato da loewe.
Faxit è un congiuntivo
aoristo tematico equivalente al futuro perfetto classico fecerit [e. r
omano
, Senso del passato
e pardigma dell’antico. Per una rilettura del de legibus di Cicerone, in
Incontri Triestini di
Filologia Classica ix (2009-2010), 8];
ipsos è nominativo singolare arcaico di
ipsus = latino
classico ipse (v. n. 56), il che per Festo e per i suoi lettori non richiedeva speciali spiegazioni
ma risultava ancora comprensibile o per lo meno intuibile.
21
come spiegherò nel paragrafo 3, ipsos = ipse ha qui il significato di solus. a
rGentieri
in c
arandini
(cur.), La Costituzione cit., 139, traduce «lui stesso».
22
in questi ultimi anni la complessa tematica del sacer esto, e quella ad essa strettamente
connessa relativa all’
homo sacer,
sono state oggetto di numerosi studi, molti dei quali volti ad
esaminare non solo il ruolo che tale figura ebbe nell’esperienza religiosa e giuridica romana
ma anche quello che, paradossalmente, sembra assumere nel campo politico in età moder-
na. nonostante l’intento primario di questo contributo si discosti da quella prospettiva, e si
concentri invece sull’analisi del passo festino, è tuttavia opportuno offrire sinteticamente una
panoramica della letteratura scientifica sull’argomento. ad aprire la strada verso uno studio
non esclusivamente giuridico del fenomeno è stato il filosofo G
iorGio
a
Gamben
con il suo
Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, torino 1995. il discorso di agamben ha inizio con
l’analisi, all’interno del sistema istituzionale di roma monarchica e proto repubblicana, della
figura dell’homo sacer, a partire dalla definizione che ne fornisce Festo ( s.v. Sacer mons l.
424): At homo sacer is est, quem populus iudicauit ob maleficium; neque fas est immolari, sed qui
21
r. L
aurendi
, Leges regiae. «Ioui sacer esto» nelle leges Numae
[pp. 13-39]
tiene invero, nella formula ‘si quisquam aliuta faxit, ipsos Ioui sacer esto
’
,
una delle poche citazioni testuali di leggi regie
23
pervenute, citazione
che tuttavia appare incompleta nella sua formulazione giuridica. essa
restituisce infatti una precisa clausola normativa, ascritta all’opera legi-
slativa di numa pompilio, che costituisce la sanzione comminante la
“sacertà”
24
per un illecito, senza però che sia riferita, neppure indiretta-
occidit, parricidi non damnatur; nam lege tribunicia prima cauetur «si quis eum, qui eo plebei sci-
to sacer sit, occiderit, parricida ne sit».
Ex quo quiuis homo malus atque improbus sacer appellari
solet. in roma quindi l’
homo sacer sembra essere un individuo, che chiunque poteva uccidere
senza però commettere omicidio, e che nel contempo tuttavia non poteva essere immolato. È
proprio questo status ambiguo dell’uomo dichiarato sacro – l’essere passibile di uccisione da
parte di chiunque ma non poter essere sacrificato agli dei dal rappresentante della ciuitas – che
spinge il filosofo a riflessioni di più ampio raggio e a rileggere in maniera critica la tradizione
politica occidentale. in un ampio spettro cronologico, da aristotele fino alle dichiarazioni dei
diritti dell’Uomo, attraverso lo Habeas corpus del 1679 e la tragica esperienza dei lager nazisti,
seguendo sempre il filo del rapporto costitutivo fra nuda vita e potere sovrano, agamben trac-
cia la storia e l’essenza dell’homo sacer dei giorni nostri, la cui vita, benché non sacrificabile,
appare tuttavia passibile di uccisione in una realtà sociale governata non tanto da un sistema
politico, quanto da un sistema biopolitico. la lettura proposta dall’agamben ha destato vivo
interesse presso alcuni romanisti, attenti ad analizzare la figura dell’homo sacer non solo da un
punto di vista strettamente giuridico, ma anche da una prospettiva per così dire più antro-
pologica. Un primo accenno lo ritroviamo nell’ampia monografia di r. F
iori
, Homo sacer cit.
a n. 4, 521 s., nt. 44 bis, e in quella di a. c
aLore
, «
Per Iovem lapidem». Alle origini del giura-
mento. Sulla presenza del ‘sacro’ nell’esperienza giuridica romana, milano 2000, 75, mentre una
vasta e puntuale trattazione è dovuta al garofalo, che in diversi contributi ha analizzato la tesi
agambeniana (L. G
aroFaLo
,
Studi sulla sacertà, padova 2005, 4 ss., 77 ss.; i
d
., Sul dogma della
sacertà della vita, in m.P. b
accari
– c. c
ascione
, cur.,
Tradizione romanistica e Costituzione,
i, napoli 2006, 556 ss.). sempre su questa direttiva si muovono il lavoro di L. P
ePPe
, Note
minime di metodo intorno alla nozione di homo sacer, in sdhi 73 (2007), 429 ss. e quello più
recente e multitematico di e. s
toLFi
, Il diritto, la genealogia, la storia. Itinerari, Bologna 2010,
101 ss. anche l’archeologo a. c
arandini
,
La nascita di Roma. Dèi, Lari, eroi e uomini all’alba
di una civiltà, torino 1997, 187 ss., ntt. 22, 32, ha interagito con il lavoro dell’agamben
apprezzandone alcuni punti. per una lettura stricto sensu giuridica dell’argomento si veda la
bibliografia in F
iori
,
Homo sacer cit.., e G
aroFaLo
,
Studi sulla sacertà cit.
23
sulle leggi regie si veda nt. 4.
24
sull’utilizzo del termine “sacertà” vige incertezza in dottrina: il suo impiego è tutta-
via ormai ampiamente affermato nel linguaggio scientifico. l’albanese nell’incipit del suo
lavoro sul sacer esto – B. a
Lbanese
, Sacer esto, in Bidr 91 (1988) [ma 1992], 145 ss. –
sottolinea giustamente come esso «non corrisponda ad una forma latina», e a fronte di ciò
l. G
aroFaLo
, Sulla condizione di ‘Homo sacer’ in età arcaica, in sdhi 56 (1990), 13 n. 6,
si stupisce del fatto che molti autori impieghino l’inesistente parola latina sacertas. le osser-
vazioni di questi studiosi sono esatte, tuttavia è ormai da secoli invalso l’uso dei cosiddetti