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Nuova Secondaria - n. 4 2016 - Anno XXXIV - ISSN 1828-4582
è uno dei sintomi della vastità dei
cambiamenti che interessano oggi i
più giovani. Occorre allora fare uno
sforzo di attenzione rinnovata verso
questa generazione che sembra desti-
nata a restare troppo a lungo sulla so-
glia della vita: attenzione che è so-
prattutto ascolto in tutte le sue
complesse modulazioni. Papa Fran-
cesco ne suggerisce la necessità nel-
l’Evangelii Gaudium: «Abbiamo bi-
sogno di eserci¬tarci nell’arte di
ascoltare, che è più che sentire. La
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Dopo il terremoto,
la scuola come priorità
È difficile isolare le immagini più
drammatiche che ci hanno accompa-
gnato nei giorni immediatamente se-
guenti il recente terremoto nel Centro
Italia: la morte di bambini piccolis-
simi, la sparizione di intere famiglie,
il salvataggio di persone dopo ore di
sepoltura sotto le macerie, la distru-
zione di attività frutto di decenni di la-
voro. E a fronte di ciò, e per fortuna,
lo slancio generalizzato di generosità
e abnegazione, a partire dalle nostre
istituzioni per finire al volontariato
e, non ultimo, il modo straordinaria-
mente partecipato con cui il mondo
ha manifestato la sua vicinanza con la
nostra bandiera illuminata nei più im-
portanti “landmark”, in primis la
Torre Eiffel e la Statua della Libertà.
Ma chi scrive, a motivo della defor-
mazione professionale, è stata colpita
da un dato apparentemente meno im-
portante. Alla domanda cruciale: che
cosa fare, da dove cominciare? Qual-
cuno ha messo al primo punto l’avvio
del nuovo anno scolastico. E non mi
riferisco alla maestra che è stata ri-
presa in lacrime con una pietra in
mano della sua scuola crollata, ma
alle affermazioni che venivano dalla
gente comune, da genitori, ma anche
da anziani, da chi ha lasciato la scuola
da tempo.
Quasi un’invocazione a non sparare
sulla Croce Rossa, visto che la Scuola
è, non di rado, un bersaglio preso di
mira, quasi che in essa fossero con-
centrate tutte le disfunzioni e man-
canze del nostro Paese. Una cosa ne-
cessaria come l’aria che respiriamo,
che diamo per scontata, salvo accor-
gerci e invocarla quando non c’è più.
In effetti, la scuola, oltre al luogo car-
dine dove si gettano le basi della so-
cietà e si creano e mobilitano valori
che formano il collante della vita in
comune, è anche un luogo che crea e
distribuisce ricchezza. Se si pensa non
solo all’apparato statale – i docenti –,
ma anche all’indotto – edilizia, mense,
pulizia ecc. – la scuola, secondo una
terminologia corrente, è l’azienda
meno soggetta a inflazione e insieme
il centro di irradiazione sul nostro fu-
turo. Giusta, quindi, e comprensibile
la richiesta di cominciare la rinascita
a partire da questa istituzione.
Verrebbe da pensare che, paradossal-
mente, le peak experiences – i terre-
moti sono tra queste – con tutte le
sofferenze e i danni che creano nella
popolazione, a livello psicologico ci
facciano scoprire la parte migliore di
noi. Per dirla con Cantril, «abbiamo la
tendenza a dimenticare che le nostre
esperienze esercitano un’influenza su
noi stessi e che spesso tale effetto su
di noi è il loro più importante risul-
tato». Ovviamente sarebbe meglio per
noi non aver bisogno di misurarci con
il dolore della vita per scoprire la bel-
lezza delle piccole cose, il valore
della normalità, la funzione insosti-
tuibile e necessaria della scuola ma,
come diceva Aristotele, acquistiamo
piena consapevolezza di noi stessi,
della nostra condizione solo attraver-
sando il buio della sofferenze e della
mancanza: diventiamo giusti ope-
rando giustamente, temperanti com-
piendo cose temperate, in breve, ac-
quistiamo le virtù solo praticandole.
Carla Xodo
Università di Padova
Il futuro alle spalle
di Carla Xodo
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In ascolto dei giovani
I giovani potranno costituire uno dei
segni del nostro tempo? il loro modo
di resistere, cercando di costruirsi un
domani in un contesto che sembra
non curarsi di loro è il segno della
forza della vita che, pur dentro tutte le
resistenze di una società che vuole
conservarsi uguale a se stessa, genera
novità e futuro.
Il senso di estraneità che gli adulti
provano di fronte al mondo giovanile
Vangelo docente
di Paola Bignardi
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prima cosa, nella comunicazione con
l’altro, è la capacità del cuore che
rende possibile la prossimità….
L’ascolto ci aiuta a individuare il ge-
sto e la parola opportuna che ci
smuove…» (EG 171).
La conoscenza vera nasce dal-
l’ascolto! È quanto cerca di fare la ri-
cerca che da quattro anni l’Istituto
Toniolo realizza per offrire informa-
zioni aggiornate, articolate e appro-
fondite sul mondo giovanile. L’inda-
gine, avviata nel 2012, ha carattere
nazionale. È condotta su un campione
iniziale di 9.000 persone comprese
tra i 18 e i 29 anni. L’obiettivo della
ricerca è quello di capire chi sono i
Millennials, con i loro desideri, le
loro aspettative, le loro fragilità; co-
noscere le difficoltà che incontrano
ma soprattutto andare alla ricerca dei
punti di forza da incoraggiare e su
cui scommettere attraverso l’azione
educativa.
Può educare solo chi sa accogliere; e
sa accogliere chi sa fermarsi ad ascol-
tare, con la mente e con il cuore; chi
non dichiara con sufficienza, a ogni
nuovo dato, che tanto lui, quelle cose
“le sapeva già”. La barriera che si è
creata tra le generazioni nasce anche
dal modo superficiale con cui molti
adulti danno per scontata la loro co-
noscenza dei giovani, e rifiuta di fer-
marsi ad ascoltarli, dedicando a que-
sto esercizio tempo e cuore.
Nel breve spazio di questa rubrica,
nei prossimo numeri, cercheremo di
allenarci all’ascolto, primo passo di
un discernimento quanto mai neces-
sario perché gli educatori non per-
dano del tutto il contatto con la gene-
razione che hanno la responsabilità
di accompagnare verso il futuro.
Paola Bignardi
Pubblicista, già Presidente nazionale
dell’Azione Cattolica Italiana
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Insegnanti e burocrazia
Nelle nostre scuole – malgrado la pro-
clamata “autonomia scolastica” (af-
fermatasi, paradossalmente, in modo
centralizzato, essendo stata calata dal-
l’alto!) – il docente è sempre più cir-
condato, ma sarebbe forse meglio dire
“assediato”, da numerose incombenze
burocratiche. Incombenze che, in ge-
nere, poco o nulla concernono il suo
primario compito istituzionale, ov-
vero quello che realizza quando entra
in aula e svolge le sue lezioni, av-
viando un percorso di formazione per
i propri discenti.
Oggi si assiste sempre più, in modo
paradossale, alla marginalizzazione
della “lezione” e del lavoro svolto in
classe dal docente a contatto diretto
con i propri studenti, mentre assume
un’importanza sempre maggiore tutto
ciò che dovrebbe invece fare “da con-
torno” a questa attività. Da un punto di
vista tecnico questo processo ha di-
rettamente a che fare con la burocra-
zia e con la conseguente burocratiz-
zazione del lavoro del docente. Ma in
cosa consiste l’essenza della burocra-
zia? Il giovane Marx ha risposto a
questa domanda, nelle sue considera-
zioni concernenti una critica della fi-
losofia hegheliana del diritto del 1843,
osservando che «[…] la burocrazia fa
dei suoi scopi “formali” il suo conte-
nuto, essa viene ovunque a conflitto
con gli scopi “reali”. Essa è costretta
a spacciare il formale per il contenuto
e il contenuto per il formale».
La burocrazia attua insomma una si-
stematica inversione tra ciò che è so-
stanziale e ciò che è marginale: tra la
sostanza e l’inessenziale, tra ciò che
più dovrebbe contare nella scuola
(l’insegnamento e la sua qualità) e i
suoi aspetti estrinseci, meramente for-
mali, che finiscono, invece, per di-
ventare sistematicamente gli aspetti
“sostanziali”. Per esempio: non conta
come un docente svolge realmente le
sue lezioni, ma è invece fondamentale
la programmazione formale di queste
stesse lezioni. Col bel risultato che il
formale finisce per fagocitare il
so-
stanziale.
Né basta perché chiunque abbia avuto
esperienza del lavoro che si svolge in
una scuola pubblica sa benissimo che
«lo spirito generale della burocrazia –
per dirla ancora con Marx – è il se-
greto, il mistero, custodito entro di
essa dalla gerarchia, e all’esterno in
quanto essa è corporazione chiusa. Il
palesarsi dello spirito dello Stato, e
l’opinione pubblica, appaiono quindi
alla burocrazia come un tradimento
del suo mistero. L’autorità è perciò il
principio della sua scienza e l’idola-
tria dell’autorità è il suo sentimento».
Ignazio Silone – ne La scuola dei dit-
tatori – scriveva come «l’egemonia di
un’amministrazione centralizzata è la
premessa di ogni dittatura: anzi, è
essa stessa già dittatura». Per questa
ragione di fondo gli insegnanti de-
vono resistere alla moda del giorno,
che vuole ridurli sistematicamente a
meri impiegati e funzionari che tra-
La lanterna di Diogene
di Fabio Minazzi
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