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alle nuove cittadine, le Aureliae. ma i tentativi sarebbero cessati dopo il
iii e l’avvento del iv sec. d.c. e solo con le scuole d’oriente e con giu-
stiniano, mediante la riforma del velleiano nel codice
51
e la nov. 134,
si sarebbe tornati ad interdire alle donne di
pro aliis reae fieri, per fornire
all’apparenza un beneficio conseguente all’inveterata “sexus infirmitas”
52
.
ι̣θ̣̅ ὁμοίως προ̣ετέθη ἐν τῇ αὐτῇ στ̣ο̣ᾶ̣·
15 (marzo). similmente pubblicato nello stesso portico.
vi
(ll. 22-24)
[Ἀ]πόλλωνι Ἁρνεκτώτου καὶ ἄλλ[ο]ις·
ἀι περὶ τῶν ἐπισκέψεων κρίσις κοινῇ παρέσχεν
πρόνοιαν Αἰγυπτίοις·
ad apollon, figlio di arnectote e ad altri:
le decisioni riguardanti le ispezioni (terriere) hanno
preso in considerazione imparzialmente gli egizî.
È merito di Youtie avere congetturato, più che letto, la data (l. 21:
ι̣θ̣̅) del 15 marzo, che consente di ipotizzare che la triplice partizione
del lungo testo (alle ll. 3; 21 e 40) derivi dall’avere lo scriba copiato gli
ἀποκρίματα di tre giorni in stretta successione.
comunque sia, il sesto ἀπόκριμα è indirizzato a personaggi indeter-
minati, dei quali uno soltanto viene indicato come un greco-egizio. in-
fatti la lapidaria risposta concerne le periodiche ricognizioni terriere, ai
51
c. 4, 29, 22 – 25.
52
e. seidl, Juristische Papyruskunde, sdhi, 33, 1967, 558 ss.; h. sarudi-mendelovici,
A Contribution to the Study of the Byzantine Notarial Formulas: The infirmitatis sexus
of
Women and the sc. velleianum, Bz, 83, 1990, 72-90.
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fini della determinazione della tassazione, riguardanti proprio costoro.
l’interpretazione degli editori, in base alla quale le prime parole del-
la risposta sarebbero da considerare come una sorta di titolo e la vera e
propria massima avrebbe avuto come soggetto κρίσις κοινῇ, allusivo ad
una decisione di carattere generale, è stata oggetto di revisione da parte
di Youtie
53
che ha ritenuto, anche per il chiarissimo articolo ἀι posto
proprio all’inizio della l. 23, che κρίσις stia, come sovente accade, per
κρίσ<ε>ις ed il successivo παρέσχεν sia invece da intendere come un
errore di scrittura per παρέσχoν.
l’incertezza sul significato da attribuire alla forma avverbiale κοινῇ,
(in comune, comunemente, rispettivamente così Youtie e schiller), è
da arangio ruiz felicemente risolta interpretando il termine come “im-
parzialmente”, ritenendo, in conformità all’indicazione dei lessici, che
all’imperatore interessasse porre soprattutto in risalto tale caratteristica
nelle decisioni concernenti la spinosa materia dell’imposizione tributa-
ria in base alle ispezioni terriere
54
.
vii
(ll. 25-27)
Αὐρηλίῳ Σαρ[α]πίωνι·
τὰς ἱε[ρ]ω[σ]ύ̣νας ἐκ μητρῴου γένους εἰς διατοχὴν
κατέρχεσ[θ]αι πρώην ἐκωλύσαμεν
ad aurelio sarapione:
recentemente vietammo che i sacerdozi dal lato materno
cadessero in successione.
la settima risposta del p.col. 123, indirizzata ad un greco-egizio,
romanizzato ed insignito della cittadinanza, è stata inizialmente riferita
ai bona materni generis, in base alla lettura degli editori del papiro del
termine γενο[μ]ένας, sottintendendo κληρονομίας, all’inizio della l. 26.
53
h. Youtie, Second Thoughts, cit., 335.
54
v. arangio ruiz, op. cit., 189 e s.
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nel 178 d.c. il sc orfiziano
55
aveva chiamato i figli a succedere alla
propria madre a preferenza di chiunque, attribuendo la proprietà dei
bona materna, ma non ancora dei
bona materni generis, cioè dei beni
comunque provenienti dal lato materno, pure se non direttamente dal-
la madre
56
. e dunque, reagendo alla naturale tendenza a ricomprendere
anche questi ultimi, l’imperatore avrebbe reiterato il divieto, che sareb-
be stato superato solo dopo costantino
57
.
la revisione della l. 26 del p.col. 123, operata da Youtie e general-
mente accolta
58
, del termine ἱε[ρ]ω[σ]ύ̣νας, e non γενο[μ]ένας, e del
termine διατοχὴν, invece di δια<κα>τοχὴν, consente oggi di riferire
l’espressione ad un divieto già emanato di considerare ereditari i sa-
cerdozi già detenuti da ascendenti di linea materna, modificando la
precedente interpretazione.
le cariche sacerdotali in egitto furono particolarmente lucrative ed è
a lungo attestata la trasmissione ereditaria di esse
59
. la politica imperiale
dell’età di severi potrebbe quindi aver mirato a rendere intrasmissibili
i sacerdozi dal lato materno, al fine di consentirne la vendita da parte
dello stato al migliore offerente, per realizzare così lauti guadagni
60
.
Facendo fulcro sullo
status di cittadino romano, oliver sostiene che
la carica sacerdotale in questione non sia relativa ai culti egizi, ma a
quelli greci; in tal modo potrebbe essere giustificata l’anomalia dell’im-
piego dell’espressione ἱερωσύναι, “which is quite uncommon in official
and popular language”
61
in riferimento alle cariche sacerdotali indige-
55
d. 38, 17; c. 6, 57; i. 3, 4.
56
m. marrone, Istituzioni di diritto romano
2
, palermo 1994, 251 e 640.
57
W.l. Westermann, op. cit., 20 e s.; a.a. schiller, in apokrimata, cit., 70 ss.; p. de
Francisci,
op. cit., 186.
58
h. Youtie, a.a. schiller, Second Thoughts, cit., 336 e s.; v. arangio ruiz, op. cit.,
189; h.J. Wolff,
op. cit., 409; F. pringsheim,
Some Suggestions on P. Col. 123, symbolae
taubenschlag, i, Breslau-Warschau 1956, 244 e s.; J. mélèze-modrzejewski, in girard,
senn, 74; oliver 232; e. seidl, Rechtsgeschichte Ägyptens, cit., 35. non convinto, tuttavia, si
dichiara v. marotta, La cittadinanza romana in età imperiale (secoli I-III d.C.). Una sintesi,
torino 2009, 145 nt. 242.
59
h. Youtie, a.a. schiller, Second Thoughts, cit., 336 e s.; v. arangio ruiz, op. cit., 189.
60
in tal senso anche h.J. Wolff, op. cit., 409 e F. pringsheim, Some Suggestion on P.
Col. 123, cit., 244 e s.
61
F. pringsheim, Some Suggestion on P. Col. 123, cit., 245.