3.4
le comunità di irrigazione nel mondo romano:
appunti sulla documentazione epigrafica,
giuridica, letteraria*
com’è noto, l’irrigazione e lo sfruttamento delle risorse d’acqua
hanno sempre avuto un ruolo fondamentale sia sulle forme di insedia-
mento umano e la strutturazione economica e sociale dei gruppi, sia,
più in generale, sull’organizzazione dello spazio e della sua occupazio-
ne
1
. per questo, il tema è oggetto di analisi anche da parte della ricerca
antropologica, nell’ambito della quale si usa distinguere fra sistemi di
irrigazione su larga scala - come in mesopotamia e nella valle del nilo,
dove le tecniche impiantate allo scopo di irrigare le campagne sono sta-
te fattore determinante sia dell’organizzazione sociale ed economica che
della sua stessa evoluzione storica - , e sistemi di irrigazione adottati da
comunità singole o gruppi di villaggi al fine di incrementare la produt-
tività agricola del territorio
2
. l’irrigazione, infatti, indispensabile nelle
zone aride con precipitazioni insufficienti (es. spagna, africa), è sempre
stata necessaria anche nelle zone umide (ad es. in italia) per i periodi di
siccità idonei alla crescita delle piante.
le tecniche adottate sono sempre state varie: irrigazione per inonda-
zione (es. piene fluviali del nilo, tigri ed eufrate); cisterne per l’accu-
mulo d’acqua, spesso distribuita a uno o più poderi attraverso canalette;
gallerie per il drenaggio d’acque sotterranee; sfruttamento e regolazione
* il testo del presente articolo corrisponde alla relazione dal titolo Le règlement des
riparia dans les communautés d’irrigation de l’empire romain tenuta in lingua francese in
occasione del convegno Savoirs et pratiques de gestion intégrée des bords de l’eau. Riparia,
nell’Université laurentienne di sudbury, ontario, dall’11 al 14 aprile 2012.
1
cfr. J.p. oleson, Irrigation, handbook of ancient water technology, ed. Ö. Wikander,
leiden – Boston – Köln, 2000, pp. 184-215.
2
cfr., ad es., g. Bédoucha, Irrigazione, dizionario di antropologia e etnologia, cur. p.
Bonte – m. izard, torino, 2009, 476-478.
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di sorgenti; sfruttamento dei fiumi o corsi d’acqua con costruzione di
dighe o sbarramenti per la raccolta e canalizzazione delle acque. in par-
ticolare, in quest’ultimo caso, frequente in tutte le epoche e a tutte le
latitudini ma particolarmente nelle zone aride, viene creato artificial-
mente un canale a cielo aperto, anche di ampie dimensioni, funzionale
all’irrigazione dei poderi circostanti.
l’organizzazione di comunità di villaggio finalizzata alla corretta ge-
stione e amministrazione di un canale artificiale di irrigazione, con la
previsione esplicita di diritti e doveri dei membri della comunità bene-
ficiari delle strutture materiali create allo scopo, è dunque un fenomeno
comune a pressoché tutte le epoche storiche: tuttora esso è rinvenibile
e ampiamente regolamentato, ad esempio, in spagna
3
. ma in questa
sede ci si riferirà specificamente alla realtà del fenomeno quale si trova
attestato per l’impero romano attraverso documenti epigrafici o testi
giuridici e letterari.
l’argomento delle ‘comunità di irrigazione’ nel mondo romano non è
stato finora oggetto di indagini rilevanti. infatti, salvo qualche importan-
te ma sporadico contributo, ad es, in un bell’articolo di henriette pavis
d’escurac del 1980 su Irrigation et vie paysanne dans l’Afrique du Nord an-
tique
4
o l’importante studio archeologico di thomas e Wilson su Water
supply for Roman farms in Latium and South Etruria
5
del 1994, la dottrina
(romanistica, archeologica, epigrafica e storico-economica) si è piuttosto
disinteressata del tema, privilegiando, invece, sotto il profilo pubblicistico,
la tematica degli acquedotti e della loro regolamentazione, sotto il profilo
privatistico, quella delle servitù d’acqua nel mondo romano. ciò è dipeso
senza dubbio dallo stato delle fonti che, se danno numerose informazioni
sugli aspetti appena menzionati (si veda, ad es., il De aquis di Frontino o,
sulle servitù, il Corpus Iuris giustinianeo), per lo più tacciono sul tema qui
esaminato, anche quando trattano di temi connessi (es. le fonti agronomi-
che). vi sono, è vero, una serie di fonti epigrafiche note da tempo (la Ta-
3
cfr. aavv, A Database Program for Enhancing Irrigation District Management in the
Ebro Valley (Spain), agriculture Water management 87 (2007) n. 2, pp. 209-216.
4
Ktema 5 (1980), 177-191. interessante anche p. zanovello, Acqua per l’agricoltura.
Fonti iconografiche dall’Africa romana, l’africa romana 12.1, atti del xii convegno di
studio, olbia, 12-15 dicembre 1996, sassari, 1998, pp. 376-386.
5
papers of the British school at rome 62 (1994), pp. 139-196.
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bula di lamasba, quella di contrebia, etc.), ma si tratta in genere di testi di
difficile comprensione e di diversificata provenienza, il che ha generalmente
dissuaso gli specialisti da studi di insieme sulla tematica.
oggi, però, abbiamo a disposizione una nuova, importantissima, atte-
stazione epigrafica, la cd. Lex rivi Hiberiensis pubblicata da Beltrán lloris
nel 2006, da cui la regolamentazione interna di una comunità di irriga-
zione della spagna adrianea emerge con formidabile lucidità, non solo
relativamente alla sua organizzazione, alle autorità preposte e ai diritti e
doveri dei beneficiari, ma anche relativamente ai rapporti con l’autorità
romana e alla soluzione delle controversie private interne alla comunità
connesse ai diritti e doveri dei titolari dello ius aquae. Questa fonte apre
la strada per un riesame congiunto dei documenti già noti e delle fonti
letterarie sulle comunità di irrigazione a cui prima facevo riferimento.
per questo, dopo avere sommariamente presentato questa documen-
tazione, cercherò di trarre alcune conclusioni provvisorie intorno alla
organizzazione di queste comunità e alla regolamentazione delle relati-
ve risorse d’acqua.
1) le comunità di irrigazione nelle fonti epigrafiche.
a - le zone aride: Lex rivi Hiberiensis, Tabula di contrebia, Tabula
di lamasba.
la Lex rivi Hiberiensis
6
o bronzo di agón fu trovata nel 1993 nel
6
edizioni e cenni bibliografici: Editio princeps: F. Beltrán lloris, An irrigation Decree from
Roman Spain: The Lex Rivi Hiberiensis, Journal of roman studies xcvi, 2006, pp. 147-197
(con traduzione inglese). la notizia della scoperta fu data in ae 1993, 1043 = hep 5 (1995),
911. il testo fu menzionato per la prima volta da F. Beltrán, Inscripciones sobre bronce: ¿Un
rasgo característico de la cultura epigráfica de las ciudades hispanas?, xi congresso internazionale
di epigrafia greca e latina (roma, 18-24 september 1997), roma 1997, pp. 21-37. altra
bibliografia: i. aguilera, m. Beltrán lloris, Excavaciones arqueológicas en torno al Bronce de Agón:
Las Contiendas (Agón, Zaragoza), arqueología aragonesa 1993, zaragoza, 1997, pp. 61-65;
F. Beltrán lloris, Nuevas perspectivas sobre el riego en Hispania: la Lex Rivi Hiberiensis, actas
del ii congreso internacional de historia antigua “la hispania de los antoninos (98-180)”,
valladolid 10, 11 y 12 de noviembre de 2004, l.hernández guerra ed., valladolid 2005, pp.
129-139; id., Irrigación y organización del territorio en la antigua Cascantum: el testimonio de la Lex
Rivi Hiberiensis, navarra en la antegüedad: propuesta de actualisación, J. andreu pintado ed.,
pamplona, 2006, pp. 229- 244; id., Rural communities and civic participation in Hispania during
the Principate, repúblicas y ciudadanos: modelos de participación cívica en el mundo antiguo,
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