Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
372
mento di segmenti delle élite politiche e militari
286
. Il neomalthusiano Nefedov
si distingue nel dibattito storiografico recente come uno dei più convinti asser-
tori dell’inevitabilità
della rivoluzione
287
. Per Mironov invece la rivoluzione deve
essere ricondotta a fattori contingenti quali l’abilità propagandistica delle forze
antizariste e l’azione pianificata di segmenti delle élite. Su questo specifico punto
le tesi di Mironov sono in sintonia con le argomentazioni di Nikonov
288
, e più
in generale con le letture di storici come Vladimir Lavrov e Igor Frojanov
289
,
apprezzate dai vertici della Chiesa ortodossa.
Nel corso dell’ultimo decennio Buldakov ha ripetutamente polemizzato con
Mironov
290
e in generale con le interpretazioni che presentano l’intero
sistema
zarista in buono stato di salute e fanno ricorso per spiegare la rivoluzione all’idea
del complotto e del tradimento delle élite
291
: egli ha invece sostenuto che l’econo-
mia russa era troppo arcaica e le contraddizioni dello zarismo troppo profonde
perché il paese potesse superare con successo la difficile prova della guerra, che
inasprì tutte le contraddizioni interne della Russia e la condusse alla rivoluzione
di Febbraio
292
. Un altro storico di ispirazione liberal-democratica, Andrej Soko-
lov, ha offerto una rappresentazione positiva della rivoluzione che trasforma la
Russia nel «paese più democratico del mondo», e sottolineato,
in polemica con le
interpretazioni imperniate sull’idea del crollo della verticale di potere e del preva-
lere del caos rivoluzionario, l’esistenza di un creativo «processo di auto-organizza-
zione della società» che fa nascere consigli, sindacati, cooperative, associazioni
293
.
286
Sui principali orientamenti interpretativi politico-storiografici
definitisi in epoca post-so-
vietica cfr. N. Erofeev,
Sovremennaja otečestvennaja istoriografija russkoj revoljucii 1917 goda, in
«Novaja i novejšaja istorija», 2, 2009, pp. 92-108; D. Čurakov,
1917 god v sovremennoj istoriogra-
fii: problemy i diskussii, in «Novaja i novejšaja istorija», 4, 2009, pp. 104-115.
287
S. Nefedov,
Uroven’ upotreblenija v Rossii načala XX veka i pričiny russkoj revoljucii, in
«Obščestvennye nauki i sovremennost’», 5, 2010, pp. 126-137.
288
V. Nikonov,
Krušenie Rossii, cit.
289
I. Frojanov,
Uroki Krasnogo Oktjabrja, Moskva, Algoritm, 2007.
290
Cfr. V. Buldakov,
Pis’mo v redakciju, in «Peterburgskij istoričeskij žurnal», 4, 2015, pp. 315-319.
291
V. Buldakov,
Revoljucija i mifotvorčestvo: kollizii sovremennogo istoričeskogo voobraženija, in
Rossija i revoljucija: prošloe i nastojaščee sistemnych krizisov russkoj istorii (Sbornik naučnych sta-
tej), a cura di P. Marčenja - S. Razin, Moskva, OOO «APR», 2012, pp. 59-81.
292
V. Buldakov,
Pervaja mirovaja vojna: šans na modernizaciju Rossii?, in «Vestnik TvGU. Istori-
ja», 1, 2014, pp. 4-23; V. Buldakov - T. Leont’eva,
Vojna, porodivščaja revoljuciju: Rossija, 1914-
1917 gg., Moskva, Novyj chronograf, 2015.
293
A. Sokolov,
Šel process samoorganizacii obščestva, in
«Kruglyj stol»: Fevral’skaja revoljucija
1917 goda v rossijskoj istorii, in «Otečestvennaja istorija», 5, 2000, pp. 13-14.
Capitolo VII. A cent’anni
dalla Rivoluzione russa
373
Lo studioso del costituzionalismo Andrej Meduševskij ha definito invece il Feb-
braio come «una rivoluzione democratica incompiuta», dal momento che «non fu
colta l’opportunità di pervenire al consolidamento delle forze politiche moderate,
di superare su questa base il dualismo di potere». Secondo Meduševskij questo
è accaduto perché si è scelto di puntare sulla «illusoria rappresentazione dell a
possibilità di unificare le posizioni di tutti i partiti politici» intorno al progetto di
Assemblea Costituente, il cui ruolo non esita a definire «distruttivo»
294
, invece di
costruire un cartello di forze omogenee intorno alla immediata riconvocazione
della Duma
295
.
In sintesi, mentre gli studiosi di orientamento
filo-zarista attribuiscono
un’importanza cruciale al Febbraio perché nella fine della monarchia zarista
collocano la radice di una catastrofe che non trova giustificazione alcuna se
non nel complotto e nel tradimento, gli storici di ispirazione liberale lo valo-
rizzano perché ne riconoscono le autentiche ragioni storiche, che siano le con-
traddizioni e tensioni alimentate dalla guerra oppure le incoercibili aspirazioni
democratiche della popolazione. Si pone in attitudine
critica nei confronti di
entrambi gli orientamenti interpretativi l’approccio di Šubin, che considera gli
eventi inaugurati dal Febbraio 1917 come una rivoluzione sociale profonda-
mente radicata nei processi di industrializzazione e modernizzazione e nell’ap-
profondirsi delle fratture sociali che si verifica dopo il 1905
296
. Per Šubin nel
1914 la rivoluzione era già inevitabile, anche se le modalità distruttive che essa
verrà assumendo sono da ricondurre al contesto militarizzato della Prima guer-
ra mondiale.
La rivoluzione d’Ottobre è stata definita da Meduševskij nel 2007 «in senso
ampio» come una «catastrofe di civiltà» e «nel senso stretto della parola» come
«un colpo di Stato»
297
. Lev Protasov nel corso dello stesso dibattito ha fatto ricor-
so a espressioni quali «catastrofe nazionale» e «catastrofica
forma di moderniz-
294
A. Meduševskij,
Pričiny krušenija demokratičeskoj respubliki v Rossii 1917 goda, in «Otečes-
tvennaja istorija», 6, 2007, p. 8.
295
A. Meduševskij,
Upuščennyj šans demokratičeskogo obnovlenija obščestva, in
«Kruglyj stol», cit.,
pp. 10-12.
296
A. Šubin,
Velikaja Rossijskaja revoljucija, cit. Non mancano le affinità su questo punto con
l’impostazione di Haimson. Per un’ampia critica delle letture «complottistiche» della rivoluzio-
ne cfr. A. Šubin,
Konspirologi o pričinach Fevral’skoj revoljucii, in «Istoričeskaja ekspertiza», 1,
2014, pp. 75-99.
297
Oktjabr’skaja revoljucija i razgon Učreditel’nogo sobranija, in
Rossijskie revoljucii: 90 let spu-
stja. «Kruglye stoly» v IRI RAN, in «Otečestvennaja istorija», 6, 2008, p. 168.