Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
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anche provocatorio mette in discussione le
interpretazioni tradizionali, è descritta
come un’esplosione di violenza incontrollata delle masse, resa possibile dall’im-
mersione nel caos vissuta dal paese dopo il crollo del regime imperiale zarista e
spiegata come risposta primordiale e tradizionalista all’instabilità dei processi di
modernizzazione e alla violenza moderna della Prima guerra mondiale
279
.
Negli anni Novanta del Novecento sono stati gli «ottimisti» a prendere il
sopravvento, anche per impulso della nuova ondata
di studi dedicati alla Rus-
sia tardo-imperiale e semi-costituzionale, alla cui eredità storica si guardava con
nuovi occhi dopo che il crollato sistema sovietico era divenuto agli occhi di molti
una lunga parentesi storica, piuttosto che il destino della Russia nell’epoca con-
temporanea. L’idea dell’inevitabile necessità dello sbocco rivoluzionario finiva
per essere relegata ai margini del discorso storiografico,
che veniva incentrandosi
piuttosto sulla complessità e articolazione sociale, sulla pluralità di alternative,
sulle potenzialità economiche e sulle prospettive politiche e costituzionali del-
la Russia tardo-zarista, insomma su un quadro di crescente stabilizzazione, fa-
talmente alterato dalla Prima guerra mondiale
280
.
Viene poi consolidandosi un
nuovo importante filone interpretativo, incline a rileggere il 1917 nel contesto
della prospettiva pan-europea dominata dallo spartiacque dell’estate 1914 (vedi
supra). Gli indirizzi storiografici che sin dal
Critical Companion to the Russian
Revolution del 1997 hanno considerato la sequenza Prima guerra mondiale-ri-
voluzione-guerre civili come un unico
continuum of crisis hanno posto l’accento
sul salto di qualità rappresentato dalle dinamiche innescate dalla Grande guerra:
al profondo impatto di quest’ultima sullo Stato e sull’economia, sulla società e
sulla vita delle popolazioni dell’Impero, viene ricondotta anche la rivoluzione
281
,
della quale la guerra civile è ormai considerata una
componente costitutiva fon-
damentale
282
.
279
V. Buldakov,
Krasnaja smuta. Priroda i posledstvija revoljucionnogo nasilija, Moskva, Ros-
spen - Fond «Prezidentskij centr B.N. El’cina», 2010 (ed. orig., Moskva, Rosspen, 1997).
280
Cfr. ad esempio W. Dowler,
Russia in 1913, DeKalb, Ill., Northern Illinois University Press,
2010.
281
Nel suo libro più recente Sanborn attribuisce un significato cruciale nello spiegare lo sbocco
rivoluzionario agli sconvolgimenti sociali prodotti dalla Grande ritirata dell’estate 1915 e ai
massicci trasferimenti di popolazione che l’accompagnano (J. Sanborn,
Imperial Apocalypse, cit.,
pp. 171-175, vedi
supra).
282
Il concetto di guerra civile giunge a definire l’intero periodo di crisi in J. Smele,
The “Rus-
sian” Civil Wars, cit.
Capitolo VII. A cent’anni dalla Rivoluzione russa
371
Merita di essere ricordata anche l’interpretazione che emerge dai lavori di
storia
politica di Lieven, profondo conoscitore della cultura e del ruolo politico
delle élite militari e civili russe e in generale della collocazione dell’Impero zarista
sulla scena internazionale negli anni che precedono e accompagnano la Prima
guerra mondiale. Lieven afferma di essere stato sempre scettico nei confronti
delle descrizioni della Russia prerivoluzionaria come incamminata sulla strada
della democrazia liberale, e manifesta scetticismo anche nei confronti delle op-
portunità di trasformazione democratica del paese
aperte dalla rivoluzione di
Febbraio
283
. Lo scoppio di quest’ultima è ricondotto alle conseguenze del crollo
del fronte interno durante la Prima guerra mondiale, piuttosto che alle sconfitte
militari, e tale crollo è spiegato, senza alcun determinismo, con l’intreccio di tre
fattori: le fragilità dell’assetto infrastrutturale, economico e politico dell’impero;
la qualità nuova della sfida rappresentata da una guerra
totale lunga e dispendio-
sa; le carenze della leadership militare e politica del paese
284
. Lieven sostiene che
dopo l’abbattimento dello zarismo la soluzione più auspicabile sarebbe stata il
prevalere del cartello delle forze socialiste mensceviche e socialrivoluzionarie, ma
con maggiore pessimismo di altri studiosi, di orientamento politico neo-populi-
sta o generalmente socialista, ritiene che ben difficilmente
questo regime sarebbe
sopravvissuto alle drammatiche vicende dei mesi seguenti, e con tutta probabilità
sarebbe stato abbattuto da un colpo di Stato militare
285
. Al tempo stesso Lieven
tiene a sottolineare che la vittoria bolscevica non deve essere considerata come
il prodotto della necessità storica, dal momento che essa fu resa possibile dalla
congiuntura internazionale definita dalla guerra mondiale, e in particolare dalla
posizione della Germania.
Nella Russia del XXI secolo le riflessioni intorno all’(in)evitabilità della ri-
voluzione si sono sviluppate principalmente
in relazione a due dibattiti, tra loro
connessi, ai quali si è fatto riferimento in precedenza: quello sulle cause della
rivoluzione innescato dalle tesi di Mironov e quello intorno alle interpretazioni
di ispirazione filo-monarchica e ortodossa imperniate sul complotto e sul tradi-
283
D. Lieven,
Could Russia have avoided revolution, cit.; D. Lieven,
Foreign Intervention: the
Long View. 1900-1920, in
Historically Inevitable?, cit., pp. 11-12.
284
D. Lieven,
Towards the Flame: Empire, War and the End of Tsarist Russia, London, Allen
Lane, 2015.
285
Ivi, pp. 353-354.