Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
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nare il radicamento storico e il significato politico della rivoluzione:
al contrario,
egli ricorda che, per quanto violente e foriere di implicazioni tragiche, le rivolu-
zioni sono espressione del profondo e incoercibile desiderio dell’umanità di creare
una società più giusta e un mondo migliore.
La tradizione storiografica sovietica aveva coltivato il mito della Grande Ri-
voluzione Socialista di Ottobre e della sua ferrea necessità. Specularmente, la
storiografia anti-comunista in Occidente si era adoperata per delegittimare l’Ot-
tobre declassandolo a «colpo di Stato». Questo approccio,
messo in discussione
dagli studi di storia sociale degli anni Settanta-Ottanta e dai già menzionati
lavori innovativi sui bolscevichi a Pietrogrado di A. Rabinowitch, ha conosciu-
to una nuova fortuna durante gli anni Novanta e ha avuto la sua espressione
più autorevole nella storia della rivoluzione russa di Pipes
270
, che ha visto la
luce proprio mentre l’Urss si disintegrava. Per quanto riguarda il Febbraio nel-
la storiografia occidentale il dibattito è venuto focalizzandosi per lungo tempo
intorno all’alternativa tra «pessimisti» e «ottimisti», vale a dire tra coloro che,
come Leopold Haimson, hanno ritenuto lo sbocco rivoluzionario inevitabile per
la crescente polarizzazione sociale successiva alla rivoluzione del 1905-07
271
, e
coloro che invece hanno enfatizzato la tendenza storica
alla stabilizzazione del
sistema, in virtù della progressiva occidentalizzazione in campo politico, sociale
ed economico, o che hanno espresso perplessità rispetto all’idea dell’inevitabilità
dell’abbattimento rivoluzionario del regime zarista pur nutrendo dubbi riguardo
alla piena assimilazione della Russia al percorso politico prefigurato dalle demo-
crazie occidentali
272
.
Nel gennaio 1993 si svolse a S. Pietroburgo un convegno internazionale, orga-
nizzato da istituzioni statunitensi,
francesi e russe
273
, dedicato al tema
Il 1917 in
Russia: le masse, i partiti, il potere, i cui atti furono pubblicati l’anno seguente con
270
R. Pipes,
The Russian Revolution, 1899-1919, Harvill, London, 1990 (trad. it.
La rivoluzione
russa, Milano, Mondadori, 1995). Il secondo volume è R. Pipes
, Russia under the Bolshevik Re-
gime, 1919-1924, Harvill, London, 1994 (trad. it., Milano 1999).
271
L. Haimson,
The Problem of Social Stability in Urban Russia, 1905-1917, in «Slavic Review»,
XXIII, 4, 1964, pp. 619-642; XXIV, 1, 1965, pp. 1-22.
272
R.B. Mc Kean,
Between the Revolutions: Russia 1905 to 1917, London, The Historical As-
sociation, 1998; Per una discussione a riguardo si veda
Late Imperial Russia. Problems and Pro-
spects, a cura di I.D. Thatcher, Manchester, MUP, 2005, pp. 1-8.
273
In particolare dallo Harriman Institute presso la Columbia University (L. Haimson), dalla
sezione pietroburghese dell’Accademia delle Scienze e dalla Maison des Sciences de l’Homme.
Capitolo VII. A cent’anni dalla Rivoluzione russa
369
il titolo
L’anatomia della rivoluzione
274
. Quell’evento rappresentò un momento
di svolta per un duplice motivo: fu una proficua occasione di dialogo tra tradi-
zioni storiografiche rimaste
troppo a lungo separate; creò inoltre un’opportunità
di confronto tra diverse generazioni di storici, in particolare tra capiscuola come
Leopold Haimson e Petr Volobuev, autori delle relazioni introduttive sulle radici
storiche rispettivamente del Febbraio e dell’Ottobre, ed esponenti della nuova
generazione protagonista del rinnovamento storiografico post-1991 come Figes
e Kolonickij. In quell’occasione Haimson ripropose la propria tesi sull’esistenza
di profonde fratture sociali e politiche che minavano alla radice la stabilità del
sistema zarista
275
. Entrata nel novero delle letture «classiche»
della via russa alla
rivoluzione, essa è stata ancora argomentata in un articolo del 2000, che definiva
improduttive le speculazioni intorno al tema «se non ci fosse stata la guerra»
276
.
Nella relazione sull’Ottobre Volobuev ribadì il carattere socialista della rivo-
luzione russa e il ruolo determinante svolto dall’
intelligencija nel veicolare le idee
socialiste tra le masse, illustrato con ripetuti richiami alle parole di N. Berdjaev.
La capacità di radicamento e di successo di queste idee si spiegava per Volobuev
con le peculiarità dello sviluppo capitalistico ritardato russo, per descrivere il
quale faceva ricorso al concetto di
mnogoukladnost’. Quanto al ruolo svolto dalla
Grande guerra, Volobuev riteneva che essa avesse verosimilmente ritardato la
rivoluzione «democratico-borghese» di Febbraio e accelerato la «rivoluzione so-
cialista»
di Ottobre
277
. Due anni dopo, nella già menzionata relazione preparata
insieme a Buldakov per il Congresso internazionale di scienze storiche, Volobuev
auspicava il definitivo pensionamento delle interpretazioni ancora legate agli
schemi della guerra fredda, e individuava «il nucleo dell’approccio “innovatore”
all’Ottobre» negli indirizzi storiografici sviluppatisi a partire dagli anni Sessan-
ta-Ottanta del Novecento sia in Unione
sovietica che in Occidente
278
. Quella
relazione segna idealmente il passaggio di testimone tra epoche e generazioni
storiografiche: proprio Buldakov, nell’anno della scomparsa di Volobuev (1997),
ha pubblicato un libro destinato a suscitare un vivace dibattito,
La smuta rossa,
nel quale la rivoluzione, a partire da un approccio antropologico che con piglio
274
Anatomija revoljucii, cit.
275
L. Haimson,
Istoričeskie korni Fevral’skoj revoljucii, ivi, pp. 20-36.
276
L. Haimson,
“The Problem of Political and Social Stability in Urban Russia on the Eve of War
and Revolution” Revisited, in «Slavic Review», LIX, 4, 2000, pp. 848-875.
277
P. Volobuev,
Istoričeskie korni Oktjabr’skoj revoljucii, in
Anatomija revoljucii, cit., pp. 37-47.
278
P. Volobuev - V. Buldakov,
Oktjabr’skaja revoljucija, cit., pp. 28-38.