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Ricci
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– indicano la destinazione didattica del testo e la circolazione interna ai
membri della Compagnia.
Gli scritti di tutti loro aprono alla prospettiva dell’incontro con il diverso; al
medesimo tempo pongono i fondamenti argomentativi per una retorica della
comunicazione interculturale finalizzata alla trasmissione della catechesi “in
lingue” e al sostegno educativo dei convertiti. Per il loro tramite si avvera la
riattualizzazione dell’avvenimento pentecostale.
Il manifesto di questo operato viene compilato da Ricci poco prima della fine
della sua esistenza: la Lettera al p. Francesco Pasio, Pechino 15 febbraio 1609
12
riassume
per otto punti, in una sorta di “teologia della missione”, di “apologia pro vita sua”
e di “confessio”,
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l’articolazione delle convinzioni che lo hanno guidato.
Le missioni verso l’Estremo Oriente hanno il loro iniziatore in Saverio, uno dei
primi confratelli di Ignazio, il quale, pur dedicandosi soprattutto al Giappone,
avverte la necessità di estendere l’evangelizzazione al resto dello scacchiere
geografico perché comprende la sua dipendenza culturale dalla Cina.
Nell’ambito della letteratura europea ci si accosta a elaborare l’epica del
sacrificio. I martirii di Gonçalo da Silveira e di Rodolfo Acquaviva, in Mozambico e
in India, sono cantati da Camões (Os Lusíadas, X, 93) e da Francesco Benci (Quinque
martyres, Venezia 1591). A questa opera si rifarà il Padre gesuita Daniello Bartoli –
indicato da Leopardi come “il Dante della prosa italiana” (Zibaldone 1301). In questi
autori si ritrovano i tasselli di un’epica ispirata dall’ardore al sacrificio:
dall’ambiguità del rapporto fra colonialismo e apostolato nel poema nazionale
portoghese (Vê do Benomotapa o grande império,/ de selvática gente, negra e nua,/ onde
Gonçalo morte e vitupério/ padecerá, pola Fé santa sua), si giunge all’epopea in prosa in
cui Bartoli vuole narrare “le industrie, i travagli e le fatiche” dei membri della
Compagnia (L’Asia, I, 12-13).
Tuttavia, già a partire dal Seicento, alle contestazioni mosse dai Giansenisti e
dai Protestanti alla prospettiva che i Gesuiti stanno proponendo agli intellettuali
occidentali cominceranno a sovrapporsi le correzioni indicate e poi imposte dalla
sempre più aspra controversia sui Riti Cinesi.
Nel frattempo la Cina è divenuto un tema consolidato nelle argomentazioni che
dal campo della teologia passano a quelli della filosofia e della ideologia.
Se i Gesuiti riescono nel far assumere alla “terra incognita” un profilo sempre
più familiare, il denominatore comunicativo che permette il rapporto dialogico fra i
due estremi del mondo è la dimensione di unitarietà a cui sono ricondotte le
differenze e in cui esse vengono a riflettersi come se fossero atteggiamenti della
medesima comune realtà.
Nel quadro di questa politica di reciproca comprensione, l’Estremo Oriente
viene avvicinato mediante gli strumenti comunicativi del Rinascimento, allo scopo
di attrarre i letterati dell’Oriente e di affascinare gli intellettuali dell’Occidente. Il
momento storico dell’incontro si rivela estremamente favorevole. Nell’epoca del
11
Poli, in corso di stampa.
12
Ricci, 2001.
13
Ross, 1994, p. 144.
Per comprendere la “terra incognita”
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Tardo Ming, quando si diffonde il dubbio nei confronti dei valori della tradizione e
si perde la certezza sul significato delle scienze, l’impatto prodotto da questa
nuova prospettiva deve essere stato di notevole portata e allo sconcerto iniziale fa
immediato seguito la proposta costruttiva del complemento intellettuale professato
dai Gesuiti nell’ambito di un riorientamento dell’impianto dottrinario. Al
contempo, il razionalismo e lo sperimentalismo dell’Europa tardo-rinascimentale
hanno bisogno di essere verificati e comprovati.
Valignano organizza la missione della Cina sul requisito della conoscenza della
lingua “più universale”, altrimenti detta dai Portoghesi il “mandarino”. In luogo
del Padre prescelto, Bernardino de Ferrariis, nel frattempo divenuto Rettore del
collegio di Cocin, nel Kerala, vi è inviato Ruggieri. Al suo arrivo a Macao il 20
luglio del 1579, egli si rende conto degli ostacoli che la varietà locale di cinese
frappone al modello linguistico al quale si sarebbe dovuto avvicinare e della
uniformità che il sistema simbolico-semasiografico della scrittura riesce comunque
a imporre. La sua mossa è quella di farsi guidare nell’apprendimento della
scrittura da un “pintore” che lo istruisca nella tecnica riproduttiva dei tratti
calligrafici di ogni carattere che Ruggieri si appresta ad apprendere.
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L’8
novembre del 1580, Ruggieri ribadisce al Generale Mercurian la necessità, che già
aveva manifestata a Valignano, di avere accanto nell’impresa cinese Ricci con il
quale riuscirà a ricongiungersi il 7 agosto del 1582.
Anche se è un dato incontrovertibile l’apporto di letterati cinesi, i quali
sembrano integrarsi nella attività della missione, i Gesuiti mostrano
l’accrescimento della competenza nella lingua e nella cultura attraverso una serie
di indizi derivanti dalle fonti manoscritte, come la bella calligrafia in stile li shu, ed
evidenziati dalla produzione letteraria, che rivela la crescente capacità nel campo
espressivo e la sottigliezza semantica nell’argomentazione dialogica.
I Gesuiti si presentano in Oriente come membri appartenenti a una cultura e a
una religione basate sulla preservazione e sulla trasmissione attraverso lo
strumento librario. Ricci sottolinea come la Compagnia abbia guadagnato in
reputazione dopo che i letterati cinesi hanno preso visione dei volumi dalle
eleganti rilegature e dalla finezza di stampa che i Padri hanno portato con sé. La
stima è ancor più accresciuta quando i Cinesi potranno constatare l’interesse
mostrato dai Padri verso la loro civiltà a cui si dedicano con costanza d’impegno
nello studio:
Non fu puoco il credito che acquistorno sempre nella Cina i Padri, e
conseguentemente la religione Christiana, con i molti libri de nostre scientie e
legge de’ nostri Regni; alcuni di essi grandi, come erano i testi canonici et altri
indorati e molto ben ligati, i quali, se bene non sapevano leggere, né intendere
quello che dentro si conteneva, pure dalla galanteria esteriore e finezza della
stampa tutti si persuadivano che trattarebbono quei libri de cose importanti,
gia ché nel nostro regno si faceva tanto caso di essi; e che in cosa di libri la
nostra natione avanzava, non solo a tutte le altre nationi, di che la Cina tiene
14
Ricci, 2000, p. 114.