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conclusione dell’impresa giapponese, mette in atto strategie improntate al
medesimo modello operativo proposto nel resto dello scacchiere sino-nipponico.
La missionologia che muove l’atteggiamento dei Padri è sottesa dall’assunto
ricciano per il quale il messaggio evangelico può essere colto dal pubblico estremo-
orientale soltanto se è “insaporito” con argomenti intellettuali e, per conseguenza, se la
saggezza dell’Occidente è presentata secondo i metodi razionali del Rinascimento.
Alle opere dei cristiani si antepongono gli scritti dei filosofi, il dogma viene anticipato
dal ragionamento, che è rigidamente costretto dalla logica e dalla matematica in un
serrato impianto dimostrativo. Nello stesso “Catechismo” di Ricci (Tianzhu shiyi, Pechino
1603), la Rivelazione resta nell’ombra della simulazione del dialogo con i Classici che
l’esegesi dei letterati venuti dall’Occidente ha liberato degli aspetti panteisti e nichilisti
del Neoconfucianesimo.
L’argomento del modello comunicativo e delle sue strategie operative propone il
tema delle quote di Rinascimento introdotta nello spazio sino-nipponico, nei termini
della prosecuzione della stagione europea, a cui va riconosciuta una forte componente
di originalità. Questo fenomeno prettamente occidentale, fondato sul riuso critico degli
Auctores, apre alle categorie della speculazione interpretativo(-retorica) e logico(-
matematica) con il proposito di commisurare la Fede con la Ragione.
I Gesuiti impiantano una serie di paralleli fra la cultura cinese con quella che
era stata la realtà religiosa pre-cristiana dell’ecumene romana,
39
giungendo a
ipotizzare una scala di possibilità relazionali. I commentari di Ricci permettono di
seguire la registrazione delle successive tappe. Nel 1585, dopo che è arrivato a
constatare che al Confucianesimo mancano aspettative ultraterrene, supplite dal
culto per il cielo e per la terra, Ricci si spinge a cercare la identificazione del
Confucianesimo con l’Epicureismo. La dottrina della trasmigrazione e la disciplina
delle astensioni alimentari lo portano ad accomunare il Buddismo al Pitagorismo.
40
Ma nel 1593 Ricci giudica il Confucianesimo per i suoi tratti civili e per i suoi valori
etici e sociali. Confucio “è nel morale un altro Seneca”,
41
il cui pensiero è depositato
nei
Quattro Libri che rappresentano “buoni documenti morali”.
42
Nel 1597 Ricci
perviene alla conclusione che la dottrina originaria di Confucio sarebbe stata
successivamente travisata dai continui commenti e dalle integrazioni:
Fiorirono nel tempo che fra noi fiorì Platone et Aristotile, come feci il conto
de’ tempi, anco tra loro alcuni letterati di buona vita che fecero alcuni libri di
cose morali non per via di scientia, ma di sententie buone, dei principali de
quali fecero poi quattro libri, che sono adesso gli più stimati e letti de giorno e
de notte, che non passarà il volume della grandezza delle epistole familiari di
Marco Tullio, ma gli comentarij e glosse, e comentarij de’ comentarij et altre
espositioni e discorsi sopra essi sono già infiniti.
43
39
Rule, 1986.
40
Ricci, 2001, p. 100.
41
Ivi, p. 185.
42
Ivi, p. 184.
43
Ivi, p. 349.
Per comprendere la “terra incognita”
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La maturazione del pensiero di Ricci colloca la dottrina di Confucio nell’alveo
dello Stoicismo. Sulla base di questa convinzione, egli scrive una serie di opere in
cui convoglia i contenuti dell’Umanesimo occidentale più prossimi a veicolare il
messaggio oramai calibrato su questa linea interpretativa.
Il Jiaoyou lun “Trattato sull’amicizia”, Nanchang 1595 (ispiratosi a Sententiae et
exempla di Andreas Eborensis),
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traduce aforismi classici e cristiani, ed è
indirizzato a una cultura in cui il sentimento della solidarietà prevale su quello
dell’amore. È noto che i componimenti dedicati all’amicizia superano nella poesia
classica cinese quelli che trattano dell’amore. La raccolta riassume in 77 massime i
pensieri occidentali a celebrazione di tale sentimento che vengono impiegati a
sostegno delle dottrine confuciane sulla retta condotta e sulle convenzioni rituali (Li)
alle quali si deve l’aggregazione armonica fra gli uomini (l’edizione a stampa,
Pechino 1601, sarà curata dal letterato Feng Yingjing). Compresone il valore
strategico, i Gesuiti rivestono il ruolo degli amici venuti da lontano per portare
felicità attraverso il messaggio evangelico
45
e Valignano presenta la missione ai
Giapponesi come un segno dell’impulso cristiano alla donazione. L’idea letteraria
di Ricci verrà più tardi ripresa da Martino Martini il quale, nel 1647, inizierà un
altro, più corposo, libro sul medesimo tema (Jiaoyou pian “Trattato dell’amicizia”,
ultimato nel 1661).
Altri lavori di Ricci rientrano in questa visione. Lo Ershiwu yan “Venticinque
sentenze”, Pechino 1605, riprende l’Encheiridion latino di Epitteto adattandolo agli
obiettivi pastorali della missione. Il Jiren shipian “Dieci discorsi paradossali”,
Pechino 1608, rielabora altro materiale di Epitteto e traduce alcune favole di Esopo.
Il Xiqin quyi bazhang “Otto canzoni per clavicordo occidentale” Pechino 1601, è
composto con versi presi da Seneca, Orazio e Petrarca, per essere accompagnati
musicalmente dallo strumento donato all’Imperatore Wanli.
Il dialogo aperto da Ricci fra il Confucianesimo e lo Stoicismo
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è preparatorio al
successivo passaggio finalizzato alla comprensione della completezza del
messaggio proposto dal Cristianesimo.
Dopo la scomparsa di Ricci nel 1610, Nicolò Longobardo continua
nell’operazione di interpretazione della cultura cinese attraverso l’impianto
rinascimentale e per questo scopo invia in Europa, fra il 1614 e il 1618, il confratello
p. Trigault per una serie di incarichi a sostegno della missione.
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Sul piano formale Trigault ottiene per la missione la deroga, disposta dal
Sant’Uffizio anche dietro sollecitazione del Gesuita Cardinale Roberto Bellarmino,
all’impiego del latino nella liturgia e riceve l’autorizzazione a celebrare in
mandarino e a predisporre la traduzione delle Scritture.
48
A seguito di questa
licenza esce, nel 1670, per mano di Ludovico Buglio, il messale romano (
Misa zhing
dian, stampato in un’elegante edizione a Pechino nel 1670) e, nel 1674, il breviario.
44
Cfr. Ricci, 2005.
45
Bertuccioli, 1995, p. 211.
46
Spalatin, 1975.
47
Lamalle, 1940.
48
Bontinck, 1962, pp. 405-407.