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Oltre a ciò, il 26 marzo del 1615, è concesso alla Cina lo statuto di Viceprovincia
autonoma – anche se il provvedimento non sembra aver avuto piena applicazione
per la forte contestazione del Visitatore Francisco Vieira.
49
Un altro dei risultati di rilievo è la collezione di libri che Trigault riesce a
portare con sé, al suo ritorno nel 1620, per la sede di Pechino e per altre località. Si
calcola che si componesse di 629 volumi, molti dei quali finemente rilegati, che
costituiscono per la gran parte gli omaggi di papa Paolo V e, in numero minore, di
Cosimo II dei Medici e di altri donatori; ulteriori acquisizioni sono permesse dal
denaro raccolto con le beneficenze.
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L’incarico di Trigault avviene ovviamente su una base programmatica
completamente diversa rispetto a quella che si era avuta all’epoca di Ricci, resa
forte dall’esperienza maturata e dalla conoscenza approfondita della realtà locale.
Come si può ancora riconoscere dall’attuale fondo gesuitico di Pechino, sono
presenti libri di Nicola Cusano, Paracelso, Pico della Mirandola, Cardano, Erasmo,
Giusto Lipsio, Ramo. I testi teologici sono di vario orientamento, ma con una
predilezione per quelli contemporanei; ci sono ancora volumi di mistica e di diritto
canonico e abbondano libri di matematica, astronomia, scienze naturali e medicina.
Sono scarse le opere di carattere letterario.
L’immissione di linfa vitale nella missione è rafforzata dal raggiungimento del
secondo obiettivo dell’incarico di Trigault, ovvero il reclutamento di confratelli
d’alto livello professionale nei campi delle scienze. Fra questi c’è il Linceo tedesco
Johann Terrenz Schreck, e i matematici Giacomo Rho, Johann Adam Schall von
Bell, e ancora il filosofo Francisco Furtado.
Il loro arrivo coincide con importanti risultati in campo astronomico. Nel 1630,
dopo un clamoroso fallimento degli scienziati di corte cinesi nel predire l’eclissi, il
Ministro dei Riti chiamerà a far parte dell’Ufficio astronomico i Padri Longobardo
e Schreck, a cui faranno seguito Rho, Schall von Bell e Ferdinand Verbiest. Il loro
lavoro è di assoluta delicatezza per il funzionamento del sistema rituale
neoconfuciano. Da esso dipende la revisione calendariale, che è essenziale per
l’osservanza delle cerimonie, per la correttezza dei principi zodiacali e per la scelta
dei giorni fasti. Il nuovo metodo di computo (Xiyang xinfa lishu) è promulgato sotto
la dinastia Qing nel 1645 “secondo il nuovo metodo occidentale”.
L’ultima fase dell’ambizioso programma è di immettere in Cina la filosofia
aristotelica e, in tal modo, d’infondervi il principio stesso della cultura filosofica e
scientifica occidentale, con il fine di riprodurvi gli stessi schemi su cui sostenere il
completamento del Tomismo. La compatibilità fra alcuni aspetti del classicismo
greco-romano con il Cristianesimo che già era stata sperimentata in Europa viene
ora valutata per la Cina, dove al Confucianesimo viene fatto svolgere nei confronti
del messaggio di Cristo lo stesso ruolo che in Occidente era toccato
all’Aristotelismo.
Il programma si avvia con un immane impegno nel campo delle traduzioni e
degli adattamenti culturali. Furtado, a partire dal 1628, e Alfonso Vagnone, dal
49
Dunne, 1962, pp. 162-172.
50
Verhaeren, 1949.
Per comprendere la “terra incognita”
2053
1631, si applicano con i collaboratori cinesi ad alcuni testi di Aristotele (come il
De
coelo et mundo, la
Dialectica, le
Categoriae, l’
Ethica Nicomachea) e ne compongono altri
in una prospettiva aristotelica.
51
Francesco Sambiasi e Giulio Aleni, partendo dal
De anima, si occupano dell’aspetto scolastico della psicologia e vi adattano la
concezione confuciana della natura umana.
Nel 1645 s’inizia un’altra parte del progetto a cui si dedica Ludovico Buglio che
inizia a tradurre la Summa di san Tommaso e procede nel lavoro fino al 1678.
Tuttavia il successo non viene a contraccambiare lo sforzo di mediazione
compiuto. Il pensiero aristotelico non fa breccia nel mondo dei letterati e i testi
prodotti da questa operazione circolano soltanto in manoscritto e si dimostrano
privi di impatto sulla società colta. Lo stesso destino colpisce la traduzione della
Summa che non penetra minimamente nel pensiero cinese e il manoscritto, di cui si
era persa memoria, riapparirà nel XIX secolo.
Una nuova possibilità sembra trasparire quando, nel 1678, Verbiest ottiene
dall’Imperatore l’incarico di compilare una raccolta di testi di filosofia
occidentale.
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Nella speranza che l’opera possa entrare nel piano di studio delle
scuole dei letterati, Verbiest raccoglie in 60 volumi – di cui sono restati 14 – lo
Qiongli xue “Studio dei principi commensurabili”, facendovi confluire molto delle
opere già tradotte ed elaborate dai confratelli nei campi della filosofia aristotelica
oltre che opere di fisica, geografia, astronomia, meteorologia, meccanica, balistica.
Il suo intento è di predisporre per la Cina un sistema educativo quale quello
attivato nei Collegi gesuitici, basato sui principi rinascimentali. Presentato
all’Imperatore nel 1683, esso si dimostra un lavoro totalmente inutile quando, dopo
pochi mesi, il giudizio espresso risulta assolutamente negativo. Come suona la
motivazione, il progetto, muovendo dal presupposto per cui la conoscenza
appartiene al cervello, è in contraddizione con l’evidenza che colloca il sapere nel
cuore.
53
Oramai, in Oriente, come in Occidente, i Gesuiti sono stati esclusi dalla
partecipazione a qualsiasi realizzazione politica.
B
IBLIOGRAFIA
B
ALDINI
U.,
Saggi sulla cultura della Compagnia di Gesù (secoli XVI-XVIII), Padova,
CLEUP, 2000
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Galileo e i Gesuiti. Miti letterari e retorica della scienza, Milano, Vita e
Pensiero, 2000
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G., “Il
De Amicitia e altre opere cinesi”, in F. Demarchi – R. Scartezzini
(a cura di), Martino Martini: umanista e scienziato nella Cina del secolo XVII, Atti
del Simposio internazionale su Martino Martini e gli scambi culturali tra Cina e
Occidente, Pechino 5-7 aprile 1994, Trento, Università degli Studi di Trento,
1995, pp. 209-217
51
Wardy, 2000.
52
Golvers, 1999.
53
Ivi, p. 17.