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CI. 1, 4, 33
Ὁ αὐτÕj βαsiλeÝj τοῖ j πανταχοà γÁj qεοφιleστάτοιj
™πιskόποij. Qeίαν ἐποιηsαμeθa διάταξιν οÝδeνˆ suγχwroàntej οὐdὲ
¥kοuαn γυναῖ kα δοÚλην À ™leνqšραν eἰj ακην¾ν À Ñρχ»sτραν
kαqέλkeιν οÙdὲ ¢pαllαγÁναι βοuλομένην κwλύειν À τοὺj
™γγuητὰj τoὺj αÙtῆj ὡj ὑpὲρ αÙτοà tούτοu χρus…ον ·htὸν
ὁμολογήsανταj ¢paiteῖ ν. 1 Ἀll'εἴ τι τοioτàτο γένοιτο, kωλύεσqαι
ταàτα παρά τe tîν λαμπροτάτων τîν ἐπαρχιîν ¢rχόnων kαˆ παρ¦
τών ἐν ταῖ j πόλeσι qeοφιλεστάτwν ἐπιskόπων dietαξάμeqα δόντej
¥dειαν τοῖ j qεοφιλεστάτoij ἐπισkόποιj ¤μα τù lαμπροτάτῳ τῆj
ἐπαrχίαj ¥ρχοντι χαˆ ¥kονταj ¥geiν πrÕj ˜αuτοÝj τοÝj
βιαsaμένοuj À tοÝj ¢paλλάττεσqαi tῆj ἐργαs…aj kωλÚονταj kαˆ
dημος…αν μὲν αὐtῶν ποieῖ ν τ¾ν οὐs…αν, ἐkε…νουj δὲ τῆj pόλeωj
ἐxeλαÚνeiν. 2 Εἰ δὲ ὁ t¾ν ἐπαrχ…αν ἰqύνων αὐτὸj ὁ βιαζόμeνοj eἴ η
À t¾ν ἐk τῆj εἰρημένηj έργαsίαj ¢pallαγ¾ν kωlύων, d…δομεν
ἄdειαν kαὶ μόνοij τοῖ j qεοφιlsεsτάτοιj ἐπιskόpoij προσιέναι τ¾ν
ταàτα πάsχοusαν À τὸν αὐτῆj ἐγγuητ»ν, τοÝj δὲ ἐναντιoàsqαι tù
τ¾ν ¢ρχ¾ν œχονi kαὶ μ¾ suγχωreῖ ν ¢dιkε‹ν À, e„ μ¾ γένοιντο πρὸj
tοàτο ἱkανοί, μηνÚeιν e„ς τ¾ν βαsιlίαν, éστe ἀξ ἡμîν t¾ν
προsήkοuσαν ἐξeνεχqÁναi pοινήν, τîν ἐγγuîν kαqάπαξ λuομένων
kαˆ τîν ἐγγuητîν ¢ζημίων fulαtτομšnων: ¥δειαν δίδοντej τα‹j
ἀpαλλαττοmέναιj τοιαÚταιj γuναιξίν ἐλβνqέrαij kαˆ εÙγeνέsiν
οÜσαιj πρÕj γάμον χωρe‹ν νόμιmον, k¨ν e„ τuγχάνοιεν τaῖ j
σεμνοταταιj ¢ξίαιj οἱ ταÚταj λαμβάνοντεj κεkοσμημšνοι, μηkšτi
δεομšναιj βασιλιkÁς ἀντιγραfÁj, ¢λλ¦ kατ'ἐxoυs…αν τÒν γάμον
prαττούσαij, gαμιkîν μšντοι σuμβολαίων ἐk τρόpον pανtÕj
μetaξÝ αÙτîν γινομšνων: τ¦ αÙt¦ kαˆ πeρˆ τîν quγατšρων τîν
αkηνιkîν diαtαxάμeνοι. 3 (1) Τ¾ν μὲν οâν eἰρημšνην δiάταξιν kαˆ ὲν
τù πšμπτῳ βιβliῳ τîν παsîν δiaτάξeων τοÚtον δ¾ toà τÁj
governatore decada dalla carica e, perso il patrimonio, sia bandito per sempre. 6 Sia lecito
a tali donne anche di intraprendere le nozze, senza legittimazione imperiale, 7 e nei suoi
tempi abbia valore questa legge, che siano impediti tutti i matrimoni che fin dall’inizio
furono proibiti, tranne quello che in passato si escogitò che avesse bisogno della sacra
legittimazione e oggi non più. 8 Questa legge vuole mantenere tutto ciò che ha sancito
per tutto il tempo che esse si mantengono nella buona condotta: infatti, se dopo le nozze
hanno di nuovo acconsentito a diventare prostitute, non solo decadano dalla condizione
di libertà che ottennero, ma neppure godano di alcun beneficio né da questa né dalla
legge della divina memoria di Giustino: infatti commettono reato di stupro”.
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¹metέραj eÙsεβeίαj ἐpwnÚμον βιβlίοu πρÕοj τ¦j pολιτik¦j ¢ρχ¦j
¢ντιγεγραμμšνην τeqeίkαμεν. 4 Ἐ πειδ¾ dὲ ἐcrÁn di¦ tÁj παροÚsηj
νομοqεσίαj kαὶ ὑμῖ ν τοῖ j pανταχοà γÁj qεοfιλεsτάτοιj
ἐπισkόpοιj tαàτα ποιÁsαι fανεsά, δι¦ τοàτο σuνελόντεj τ¦
kατ'ἐkε…νην ¢φηγήσει πlατuτέρv νομοqετηqšντα τήνδe τ¾ν qείαν
δiάταξιν ποιοÚμeqα kαὶ πrÕj ὑm©j, Óπωj τήν ƒeρατιk¾ν
διαsώζοντεj σεμνόtηtα kαὶ σωφrοsÚνηj ἀνtεχόμενοι tαàtα
φuλάττοιτε, τότε ἐk τοà μεγάlου qεοà δšοj kαὶ βασιλιk¾ν
ἀγανάkτηsιν, eἴ τi τοÚtων παrαβαίητε, λογιζόμeνοi. D. prid. Non.
Νον. Costantinopoli dn. Iustiniano pp. A. IIII et Paulino vc. conss.
[a. 534] (
4
).
(
4
) Trad. a cura dell’A.: “1 Abbiamo fatto una sacra legge, con la quale vietiamo a tutti di
condurre alla prostituzione o al teatro controvoglia una donna, sia libera sia schiava, o le
impediscano di abbandonare la prostituzione di sua volontà, o incontrino suoi fideiussori
che per questo fatto promisero una certa quantità di oro. Ma se accadrà qualcosa di
simile, ordiniamo che ciò debba essere proibito dagli illustrissimi governatori delle
province e dai religiosissimi vescovi delle città, dando facoltà ai religiosissimi vescovi
insieme all’illustrissimo governatore della provincia di trascinare a sé quelli che usarono
violenza o impedirono di allontanarsi dalla prostituzione, anche controvoglia, e di
confiscare anche il loro patrimonio e di cacciarli dalla città. 2 Ma se è lo stesso
governatore della provincia colui che fa violenza, o impedisce che si ritirino dalla
suddetta prostituzione, abbiamo concesso che colei che subisce ciò, o il suo fideiussore, si
rivolgano ai religiosissimi vescovi: questi si oppongano al magistrato e non permettano
che sia fatta offesa: se non sono in grado di fare ciò, riferiscano all’imperatore, affinché da
noi sia inflitta la legittima pena, liberando del tutto i fideiussori e restituite le inutili
fideiussioni; inoltre diamo facoltà a tali donne, sia liberte che libere, di contrarre legittimo
matrimonio, anche se quelli che le sposano appartengono ad altissimo rango, così che
non sia più necessaria la legittimazione imperiale, ma si sposino liberamente, con
l’obbligo tuttavia della confezione degli strumenti dotali: stabiliamo la stessa cosa
riguardo alle figlie delle sceniche. 3 Pertanto abbiamo posto la citata legge, rivolta ai
pubblici magistrati, nel quinto libro di tutte le leggi di questo codice insignito della nostra
benevolenza. 4 Poiché dunque era necessario per mezzo della presente legge rendere
manifeste queste cose anche a voi che siete dovunque religiosissimi vescovi, abbiamo
inviato anche a voi ciò che è stato stabilito in quella con più parole, riassumendo in breve
questa sacra legge, affinché mantenendo la severità sacerdotale e rispettosi della
moderazione, osserviate ciò tenendo conto tanto del timore di Dio onnipotente quanto
dell’indignazione imperiale, se avrete violato qualcuna di queste cose”.
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