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turni (aquae duae); a destra, in basso, che il fondo (forse) Squaterianus
di C. Iulius Caesar e C. Bicoleius Rufus riceveva acqua in sei turni. a
sinistra è citato un liberto imperiale di nome Thyrsus che riceveva ben
dodici turni d’acqua, essendo probabilmente il maggiore beneficiario.
le erogazioni d’acqua avvenivano in diversi momenti della giornata, in
un caso dalle 7 del mattino alle 12 (ab hora secunda ad horam sextam),
nell’altro dalle 12 al calare del sole (ad] occa[sum?]) etc. gli assegnatari
sono probabilmente membri della familia di augusto, come si ricava
sia dalla presenza di un Augusti libertus (Thyrsus), sia dal fatto che due
o forse tre dei personaggi in causa sono Iulii e uno, in particolare, è un
Caius Iulius Caesar, probabilmente il figlio di agrippa, adottato con il
fratello Lucius da augusto come successore all’impero. Questo consente
di datare il documento, poiché Caius Iulius Caesar morì in asia nel 4
d.c.
simile alla precedente è la cd. pianta di tivoli (cil xiv.3676)
13
,
riproduzione di un testo epigrafico ora irreperibile diviso in due sezioni,
ognuna relativa all’attibuzione d’acqua a uno specifico fundus, i cui ti-
tolari vengono espressamente indicati, fundus Domitianus di tale M.
Salluius o Salvius e fundus Sosianus di tale Primus. oltre al testo, in alto
alla pagina e al centro, si vedono due rivi, il secondo dei quali appare
interrotto da un ponticello. Questi canali erano dotati di vari foramina,
cioè bocchettoni di erogazione, di cui il testo riporta le misure. anche
qui vengono indicati turni orari di erogazione (es. [ab hora…] noctis
primae ad ho[ram…diei] eiusdem lin. 7-9).
destinato ad un solo beneficiario, Mummius Niger Valerius Vegetus,
era, invece, un altro acquedotto, detto Aqua vegetiana, la cui realizza-
zione è ricordata da un’epigrafe in peperino di 26 x 22 cm, collocata
presso il museo civico di viterbo
14
(cil xi.3003 add. p. 1313 = ils
5771). l’iscrizione è attualmente di sole quattro righe in quanto fu di-
spersa in più pezzi, risultati irreperibili, nel bombardamento del museo
durante la ii guerra mondiale. essa è tuttavia integrabile con le schede
di nissen e Bormann che la videro integra. Bormann schedò un altro
13
e. rodríguez-almeida, Formae urbis antiquae cit., 33 ss. (con bibl.)
14
t. rovidotti, Due iscrizione della regio VII. 1. Mappa fondiaria dell’ager Viterbensis (1),
epigraphica 64 (2002), 190 ss. (con bibl.).
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frammento, oggi perduto, copia identica del testo precedente ma che
riportava le sole ultime cinque righe. inoltre esiste una terza copia in
marmo che reca metà dell’iscrizione: essa è collocata presso il museo
albornoz e è stata ritrovata da t. rovidotti, che ne dà notizia in Epigra-
phica 64 del 2002, p. 190 n. 4.
l’acquedotto misurava 5950 passi (9 Km circa) e andava dal colle
Quinziano (alle spalle dell’attuale porta romana di viterbo) fino alla
zona del cd. Bagnaccio presso le aquae passeris (Bacucco), importanti
terme romane. esso fu realizzato dal console Mummius Niger Valerius
Vegetus (console nel 112 d.c.), per concessione dei decurioni di una
città (forse sorrina nova). l’epigrafe riporta i nomi di 11 latifondi e dei
relativi 9 titolari che l’acquedotto attraversava. esso, inoltre, incontrava
lungo il percorso la via publica Ferentiensis, che portava al municipium
di Ferentium. si tratta di una puntuale mappa fondiaria, la cui reda-
zione in almeno tre esemplari fa ipotizzare l’obbligo di documentare
la concessione del senato locale al console valerio vegeto relativa alla
costruzione dell’acquedotto durante tutto il suo percorso. dal punto di
vista giuridico, documenta la pratica di costruire acquedotti privati ac-
quistando sia il terreno di localizzazione della fonte che la lunga striscia
di suolo occupata dai condotti (comparatis et emancipatis sibi locis itine/
ribusque eius aquae a possessoribus /sui cuiusque fundi, per quae aqua /
s(upra) s(cripta), ducta est…).
2) le comunità di irrigazione nelle fonti giuridiche e letterarie.
l’esistenza di comunità di irrigazione nel mondo romano è docu-
mentata anche dalle fonti giuridiche e letterarie: fra le prime, ad es.,
un rescritto degli imperatori marco aurelio e lucio vero riportato da
papirio giusto (d. 8.3.17, i de const.) regola la ripartizione fra le pro-
prietà finitime, delle acque di irrigazione tratte da un fiume pubblico:
l’acqua va normalmente divisa in proporzione alla misura dei rispettivi
fondi, salvo che qualcuno dei titolari possa dimostrare l’esistenza di un
diritto maggiore.
Fra le fonti letterarie, si può citare Frontino che, nel De aq. 9.5, do-
cumenta l’esistenza di un canale secondario dell’Aqua Iulia, detto Aqua
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Crabra, costituito da agrippa deviando, poco dopo la sorgente, parte
del flusso principale a favore dei Tusculani possessores: «è infatti l’acqua
– dice Frontino – che tutte le ville della zona ricevono a turno, con una
distribuzione secondo giorni e quantità prestabiliti». alla medesima
Aqua Crabra si riferisce cicerone ( Ad fam. 16.18.3; de leg. agr. 3.2.9),
uno dei Tusculani beneficiari, che precisa anche di pagare per questo un
vectigal alla città di tuscolo ( de leg. agr. 3.2.9). altro accenno di Fronti-
no alle esigenze dell’irrigazione si ha nel De. aq. 1.11 dove, a proposito
dell’Aqua Alsietina, detta anche Augusta perché realizzata dallo stesso
imperatore non prima dell’11 a.c., si dice che una parte dell’acqua,
decisamente poco salubre, era funzionale all’approvvigionamento della
naumachia, il resto era concessa ai giardini adiacenti a scopi irrigui.
altro esempio si trova nella descrizione pliniana (n.h. xviii 188-
189) dell’oasi di tacape, la moderna gabes, che anche oggi è irrigata
da una sorgente che sgorga da una gola incassata tra le rocce: un esem-
pio straordinario, secondo l’a., di colture simultanee, visto che, sotto
palme da datteri e vari arbusti, si succedono nel corso dell’anno, grano,
legumi, piante di foraggio. la ragione della straordinaria fertilità del
suolo sta nell’abbondanza d’acqua distribuita a ciascuno degli abitanti
per un numero determinato di ore (certis horarum spatiis dispensatur
inter incolas).
altri esempi si trovano in fonti più tarde, come c. 11.63.1 del 319,
le tablettes albertini degli anni 493-96, il Bellum Vandalicum ii.19.12
di procopio di cesarea
15
.
3) tracce dell’esistenza di comunità di irrigazione nella discussione
giurisprudenziale
ma, oltre a queste attestazioni ‘dirette’, il digesto conserva anche
una serie di testi che documentano l’esistenza di un’ampia discussione
fra i giuristi sulle problematiche inerenti all’amministrazione interna di
queste comunità di irrigazione, anche se non esiste un titolo specifico
in materia. infatti, nei titoli dedicati alle servitù d’acqua o in quelli sulla
tutela interdittale dell’uso pubblico dei fiumi e delle acque, compaio-
15
P
avis
d’e
scurac
, Irrigation cit., 186 ss.
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