Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
26
troburgo a luglio); il verificarsi di fenomeni di insubordinazione
e renitenza alla
leva, che produssero agitazioni e disordini in alcune località (sovente alimentati
dallo smodato consumo di alcolici); il coagularsi di spontanee manifestazioni di
sostegno alla guerra, talvolta accompagnate da arruolamenti di volontari, even-
tualità che non era stata neanche contemplata dalle autorità militari preposte al
reclutamento
46
.
Il dibattito storiografico sulla natura e pervasività del patriottismo russo è
ancora in pieno svolgimento e annovera due orientamenti principali: coloro che
enfatizzano il carattere elitario del patriottismo, il distacco e l’indifferenza delle
masse rurali, per ribadire l’insufficiente sviluppo di un’identità nazionale para-
gonabile
a quella maturata in Francia, Inghilterra o Germania; e coloro che in-
vece intendono ridimensionare questa peculiarità russa rispetto alle altre potenze
europee e sottolineare che proprio il sacrificio collettivo e la mobilitazione totale
della guerra costituirono un momento di straordinaria accelerazione del processo
di nazionalizzazione
47
.
Rimane ancora aperta, e oggetto di vivo e stimolante dibattito storiografico,
la questione dell’atteggiamento dei contadini, componente
maggioritaria della
popolazione, tra i quali era reclutata la gran parte dei soldati. La studiosa russa
Senjavskaja, dopo aver sottolineato la diffusione dei sentimenti patriottici nelle
prime fasi della guerra, e aver attribuito la cancellazione del ricordo di quella
esperienza nella tradizione russa alla vulgata sovietica della «guerra imperialista»,
non manca di precisare che «tutto ciò che è stato detto non nega il fatto evidente
che per la massa dei contadini in armi la guerra rimaneva per lo più incompren-
sibile ed estranea. Tale circostanza è rilevata da molti contemporanei»
48
. Tra le
testimonianze principali che si è soliti riportare a riguardo vi sono alcuni passi
delle memorie del generale Brusilov
49
, nelle quali si registra la estraneità
dei sol-
dati-contadini, spesso semianalfabeti, rispetto a una comprensione anche ele-
46
J. Sanborn,
The Mobilization of 1914, cit., p. 274.
47
Per un approccio equilibrato cfr. M.K. Stockdale,
Mobilizing the Nation: Patriotic Culture in
Russia’s Great War and Revolution, 1914-1920, in
Russian Culture in War and Revolution, 1914-
22. Book 2. Political Culture, Identities, Mentalities and Memory, a cura di M. Frame - B. Kolo-
nitskii - S.G. Marks - M.K. Stockdale, Bloomington, Ind.,
Slavica Publishers, 2014, pp. 3-26.
48
E. Senjavskaja,
Psichologija vojny v XX veke. Istoričeskij opyt Rossii Moskva, Rosspen , 1999,
p. 198.
49
Ivi, p. 196. Cfr. anche O. Figes,
La tragedia di un popolo. La rivoluzione russa, 1891-1924,
Milano, Corbaccio, 1996, p. 326.
Capitolo I. La Russia nella Prima guerra mondiale
27
mentare del contesto internazionale e delle ragioni della guerra ad esso connesse,
e una indifferenza diffusa nei confronti delle motivazioni patriottiche, sulle quali
sembra invece prevalere un
senso di appartenenza locale, circoscritto al proprio
villaggio e al massimo al proprio distretto
50
.
Le osservazioni di Brusilov si inseriscono bene nel quadro interpretativo clas-
sico della storia russa tardo imperiale, imperniato su due ordini di considerazioni
che è cruciale riassumere per introdurre il tema della propaganda di guerra: 1)
quelle connesse al tema della profonda frattura sociale esistente tra ufficiali e
soldati, in virtù della quale nello stesso esercito si combattevano quasi due guerre
diverse e si ponevano le basi dei conflitti intestini futuri, con gli ufficiali che trat-
tavano con brutalità e indifferenza i soldati, e questi ultimi che accumulavano un
crescente risentimento, infine sfociato nei regolamenti
di conti della primavera-e-
state 1917; 2) quelle concernenti la mancata trasformazione dei contadini russi in
cittadini, conseguente al loro rimanere «separati« giuridicamente e socialmente
dai ceti urbani e dalle élite, alla loro marginalizzazione nel sistema politico, al
livello ancora alto di analfabetismo diffuso nelle campagne, all’isolamento geo-
grafico etc.
La lettura fondata sulle suddette considerazioni, che offre utili spunti per
spiegare il fallimento e la disintegrazione della Russia zarista messa in ginocchio
dalla guerra, ha accomunato storici anche molto diversi tra loro ed è divenuta
quasi senso comune
51
, ma è stata parzialmente messa
in discussione in anni re-
centi. Anche la già menzionata Senjavskaja, pur ribadendo che «la propaganda
patriottica dell’epoca (…) era poco efficace e aveva scarso effetto sui soldati»,
riconosce che «tuttavia tentativi di esercitare un’influenza furono compiuti, come
testimoniato dai titoli di molte
brochures a carattere propagandistico»
52
. Lo sto-
rico statunitense J. Sanborn, sulla base di studi sulla coscrizione obbligatoria,
sulle riforme dell’esercito e sulla mobilitazione di massa nella guerra, contesta
che la Russia alla vigilia della guerra fosse rimasta in larga misura analfabeta, fa
riferimento all’imponente volume di corrispondenza
che coinvolgeva i villaggi
contadini durante la guerra, invita a non dare per scontata la rappresentazione del
mondo rurale come indifferente e ignorante, poco permeato dal senso di iden-
50
A. Brusilov,
Moi vospominanija, Moskva, Rosspen, 2001.
51
Cfr. anche N. Werth,
Contadini-soldati e uscita dalla guerra della Russia, in
La prima guerra
mondiale, vol. II, cit., p. 257.
52
E. Senjavskaja,
Protivniki Rossii v vojnach XX veka. Evoljucija «obraza vraga« v soznanii armii
i obščestva, Moskva, Rosspen, 2006, p. 66.