Rivoluzione: Russia, 1914-1917



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Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
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Il ricco e variegato spettro della stampa liberale, progressista e democrati-
ca sposa invece con entusiasmo l’unità patriottica, e nell’interpretarla enfatizza, 
piuttosto che il tema della «fusione tra zar e popolo» caro ai conservatori
34
, aspet-
ti quali: il significato politico e patriottico della seduta straordinaria della Duma 
del 26 luglio; la rilevanza delle implicazioni positive del vnutrennyj mir ai fini 
dello sviluppo di una cittadinanza moderna, della promozione di un sentimento 
nazionale inclusivo, della costruzione di una migliore interazione con le mino-
ranze nazionali non russe dell’impero. A proposito del rapporto tra la stampa e 
la propaganda ufficiale nelle prime fasi della guerra Lohr scrive: senza dubbio 
«lo Stato influenzò i contorni generali del discorso pubblico sulla stampa», non 
solo «chiudendo la grandissima parte dei giornali socialisti», ma anche «incorag-
giando i periodici “patriottici” attraverso sussidi e assistenza indiretta, ed inoltre 
pubblicando una serie di propri nuovi periodici»; ma sarebbe eccessivo affermare 
che «la stampa legale russa fu trasformata in un potente ed esteso strumento di 
propaganda del governo», dal momento che «non sarebbe stato possibile per i 
censori esercitare un controllo tanto pervasivo sulla stampa»
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Lo spoglio di alcuni quotidiani, soprattutto di area liberale e progressista
induce non solo a confermare questa lettura, ma ad articolarne ulteriormente 
le motivazioni: le posizioni espresse dalle redazioni, e ancor più dalle numero-
se firme del mondo scientifico, intellettuale e artistico, sono con tutta evidenza 
espressione di visioni del mondo e radicati orientamenti intellettuali e politici, 
piuttosto che del desiderio di conformarsi alle parole d’ordine ufficiali. Natural-
mente ciò non significa che nello scrivere non si dovesse tenere accuratamente 
conto del controllo esercitato dalla censura: gli spazi bianchi che ritroviamo tal-
volta sulle colonne dei quotidiani e sulle pagine dei pamphlets, nel bel mezzo di 
argomentazioni e ragionamenti, ci ricordano quanto dovesse essere sorvegliata 
e attenta la prosa dei commentatori. Del resto scrittori, giornalisti e pubblicisti 
russi avevano una lunga consuetudine con il controllo repressivo sulla libertà di 
espressione, ridimensionato solo all’indomani della rivoluzione del 1905; si tratta 
dunque anche di leggere tra le righe, di interpretare allusioni e riferimenti, di 
cogliere sfumature critiche. 
la sospensione della rivista per tutta la durata del conflitto (ma già in novembre il periodico ri-
appare come «Russkie zapiski»), cfr. A. Sypčenko, Narodno-socialističeskaja partija v 1907-1917
Moskva, Rosspen, 1999, p. 146.
34
 Cfr. K Manifestu o vojne Car i narod in «Novoe vremja», 21 luglio 1914.
35
  E. Lohr, The Russian Press, cit., pp. 96-97.


Capitolo I.  La Russia nella Prima guerra mondiale
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Quotidiani come la professurskaja gazeta «Russkie Vedomosti», i liberal-pro-
gressisti «Birževye Vedomosti» e «Utro Rossii», il costituzionalista-democratico 
«Reč’», si rivolgevano a una minoranza della popolazione, colta ed eminentemen-
te urbana. Un taglio più popolare caratterizzava «Russkoe slovo», ma è ipotizza-
bile che, soprattutto nelle campagne, l’impatto della carta stampata e dei pamph-
lets, altamente diffusi tra i ceti operai e popolari urbani, rimanesse circoscritto. 
È anche per questo motivo
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 che gli studi sulla propaganda patriottica in Russia 
durante la guerra si sono particolarmente soffermati – del resto applicando al 
caso russo metodi e approcci ormai ben consolidati nella storiografia sulla guerra 
in Europa – sulle forme di comunicazione che fanno ricorso alle immagini: ma-
nifesti, lubki (stampe popolari), fumetti, riviste illustrate. 
K. Petrone ha sostenuto che lo studio di strumenti di propaganda di impatto 
popolare, quali erano i manifesti illustrati, dimostra che vi fu uno sforzo propa-
gandistico di aggiornare e ampliare l’immagine dell’impero russo come gran-
de famiglia multietnica, comprendente tra gli eroi di guerra anche caucasici ed 
ebrei, nella quale anche i non russi erano parte riconosciuta dello sforzo bellico: 
sebbene tali visioni della comunità nazionale avessero in ultima analisi fallito nel 
mobilitare i sudditi dell’impero, «esse mostrano che il governo e la società russa 
in periodo di guerra erano consapevoli della necessità di creare una visione più 
moderna e inclusiva della nazione»
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Lo studio della cultura patriottica condotto da H. Jahn attraverso le immagi-
ni delle pubblicazioni popolari, ma anche attraverso le rappresentazioni teatrali, 
le canzoni etc., giunge alla conclusione che non vi era «alcuna figura simbolica 
comunemente accettata», né la bandiera e l’inno nazionale, né tantomeno lo zar, 
la corte e i generali: le fratture esistenti nella società russa impedivano il definirsi
anche nel periodo bellico, di un’identità nazionale solida e condivisa. Il recupero 
nel corso della guerra della tradizione folclorica del passato da parte dell’intel-
ligencija artistica è interpretato come «una reazione all’assenza di punti focali 
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  Hubertus Jahn rileva che la filosofia nazionalistica e la propaganda patriottica costituisco-
no la fonte principale degli studi sul nazionalismo, ma riflettono ben poco dell’atteggiamento 
popolare, dal momento che sono il frutto soprattutto della minoranza colta, dell’intelligencija
cfr. H. F. Jahn, Patriotic Culture in Russia during World War I, Ithaca, N.Y., Cornell University 
Press, 1995.
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  K. Petrone, Family, Masculinity, and Heroism in Russian War Posters of the First World War
in Borderlines: Genders and Identities in War and Peace, 1870-1930, a cura di B. Melman, New 
York, Routledge, 1998, pp. 95-119.


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