Rivoluzione: Russia, 1914-1917



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Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
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È vero che si trattò di un periodo relativamente breve, al quale subentrò 
una rinnovata stagione di tensioni e di scontro politico a partire dalla primavera 
del 1915, in concomitanza con le crescenti difficoltà causate dal protrarsi del 
conflitto e con l’inizio della disastrosa ritirata sul fronte occidentale dinnanzi 
alla travolgente avanzata tedesca; nondimeno, minimizzarlo al punto di passarlo 
quasi sotto silenzio, come fa ad esempio R. Pipes nella sua storia della rivoluzione 
russa
29
, sarebbe un grave errore. In primo luogo perché costituisce un elemento 
che accomuna l’esperienza zarista a quella degli altri paesi coinvolti nella Grande 
guerra, fornendo ulteriore prova della necessità di interpretare il caso russo in 
un’ottica paneuropea; e inoltre perché offre un buon punto di osservazione per 
approfondire i temi controversi del consenso all’impresa bellica, della propagan-
da di guerra, della consistenza e delle caratteristiche del patriottismo russo. 
Scrive J.-J. Becker a proposito delle Unioni sacre: 
La generalizzazione di questo fenomeno che si verificò nel 1914 non fu frutto del caso: 
essa esprime il fatto che tale conflitto, in parte accidentale, si trasformò quasi istanta-
neamente in una guerra dei popoli; inoltre riflette l’esistenza di una comune volontà di 
battersi per la difesa della propria patria e rende palese per la prima volta – in un certo 
senso anche per l’ultima – l’importanza dei sentimenti nazionali nei rapporti interna-
zionali. L’Unione sacra dà un’impressione d’istantaneità se vista retrospettivamente
ma in realtà è stata il risultato di una costruzione, rapida, certamente, ma comunque di 
una costruzione
30

Lo storico francese mostra però scetticismo nei confronti di una piena ap-
plicabilità del concetto alla Russia zarista, facendo genericamente riferimento 
alla mancanza di un autentico terreno di confronto e dunque di incontro tra le 
forze politiche e di governo del paese. È probabilmente questo «pregiudizio» nei 
un’enfatica esaltazione dell’unità «tra strati inferiori e superiori della popolazione» verificatasi 
«per la prima volta nella storia della Russia», e sancita dalla «giornata storica» del 26 luglio, S. 
Mansyrev, Vojna i russkoe nacional’noe samosoznanie, in «Istoričeskij vestnik», 6, 1915, pp. 924-
925.
29
  R. Pipes, The Russian Revolution 1899-1919, London, HarperCollins, 1990.
30
  J.-J. Becker, Unioni sacre, in La Prima guerra mondiale, cit., p. 153.


Capitolo I.  La Russia nella Prima guerra mondiale
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confronti del caso russo che gli impedisce di vedere le analogie tra lo slogan di 
vnutrennyj mir e quelli, tedesco e francese, di Burgfrieden e di Union sacrée
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Proprio quest’analogia invece ispira l’articolo di E. Lohr dedicato al tema 
dell’unità patriottica nella stampa russa durante i primi mesi del conflitto. L’au-
tore illustra la pervasività e la rilevanza del tema del vnutrennyj mir sui principali 
quotidiani dell’epoca, senza tralasciare di ricordare opportunamente che le voci 
di aperto dissenso non avevano accesso alla stampa dell’epoca perché la censura 
di guerra aveva immediatamente chiuso le testate che avevano assunto una po-
sizione pacifista
32
. Si riscontrano del resto significative differenze tra giornali di 
diverso orientamento nel modo di interpretare il sostegno alla guerra: mentre la 
stampa conservatrice dell’editore Suvorin, rappresentata ad esempio da «Novoe 
vremja», sostiene convintamente la causa dell’unificazione attorno allo zar di tut-
ta la popolazione in nome del patriottismo e dell’esaltazione dell’identità nazio-
nale russa contro il nemico, nei giornali della destra ultramonarchica come «Rus-
skoe znamja» prevale un atteggiamento critico verso l’idea del vnutrennyj mir, in 
nome del principio secondo il quale guerra e politica estera sono arcana imperii
affare dinastico, e in connessione con la propensione ad appoggiare campagne 
contro le minoranze nazionali interne considerate potenzialmente «traditrici», 
primi fra tutti i tedeschi e gli ebrei. 
È opportuno inoltre ricordare che un atteggiamento moderatamente critico 
nei confronti dello slogan della edinaja Rossija (Russia unitaria) e della logica 
dell’accantonamento delle questioni sociali interne in nome dell’unità patriottica 
si ritrova in un autorevole periodico del socialismo populista-legale, «Russkoe 
bogastvo». A. Pešekonov e V. Mjakotin passano dettagliatamente in rassegna la 
stampa conservatrice e liberale, e ne traggono spunto per rimarcare l’impossibili-
tà di «congelare» e accantonare gli urgenti problemi interni: un’autentica unità di 
tutte le forze sociali, pur necessaria per vincere la guerra, non può essere davvero 
conseguita se non si procede immediatamente a riformare in senso democratico 
l’assetto sociale e statale della Russia
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  Proprio Becker spiega che in Francia l’espressione, coniata da Poincaré, venne affermandosi 
nell’uso comune solo gradualmente, e che nei primi mesi era utilizzata piuttosto «riconciliazione 
nazionale», affine non solo alla «pace civile» dei tedeschi ma anche alla «pace interna» dei russi.
32
  E. Lohr, The Russian Press, cit., pp. 93-97.
33
  A. Pešekonov, Na očerednyja temy. Edinaja Rossija, in «Russkoe bogatstvo», 9, 1914, pp. 293-
323; V. Mjakotin, Nabroski sovremennosti. «Bor’ba s germanizmom» i nacional’nyj vopros, ivi, pp. 
323-338. In seguito alla pubblicazione di questi interventi le autorità pietrogradesi decretano 


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