Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
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dell’identità patriottica più convincenti», mentre il volgersi
di molti intellettuali
alle tradizioni culturali russe è considerato come il tentativo di fondare il proprio
patriottismo «senza dover supportare lo Stato o il sovrano esistente»
38
.
Norris svolge una comparazione tra la produzione dei
lubki nei diversi perio-
di di guerra succedutisi dal 1812 al 1945 e rileva la marginalizzazione della figura
dello zar nelle guerre successive a quella del 1812, a fronte della preponderante
immagine del contadino russo, spesso rappresentato con le dimensioni sovranna-
turali dei
bogatyri. Egli
contesta la lettura di Jahn, secondo la quale «la Russia era
priva di un forte senso di identità nazionale nel 1917»: la mancanza di un simbolo
nazionale unificante capace di superare gli antagonismi sociali potrebbe essere
interpretata, argomenta, come un sintomo non della carenza di patriottismo, ma
al contrario della sua forza. Per Norris proprio lo studio della tradizione secolare
russa di cultura patriottica bellica confermerebbe il radicamento del patriottismo
russo, dispiegato in occasione
della Prima guerra mondiale
39
.
In tema di propaganda patriottica non ci si è solo interrogati sulla questione
dell’entità e delle caratteristiche del suo impatto sulle masse popolari; altra que-
stione da affrontare è quella della misura in cui il governo russo si fosse effetti-
vamente adoperato nel mettere in campo una macchina propagandistica almeno
parzialmente paragonabile a quella dei suoi alleati. È evidente infatti che il regi-
me zarista per un verso doveva fare i conti con un contesto sociale più arcaico,
connotato da una larghissima maggioranza di popolazione contadina,
per altro
verso aveva strenuamente resistito ai tentativi di riforma del sistema politico nel
senso dell’ampliamento della partecipazione alla gestione della cosa pubblica, e
in generale aveva costantemente manifestato diffidenza e ostilità nei confronti
dell’auto-organizzazione della società civile. R. Stites ha sottolineato le differenze
tra la Russia e gli altri paesi coinvolti nel conflitto: constatato il ruolo più circo-
scritto svolto dallo Stato nell’organizzare la cultura e mobilitarla in senso propa-
gandistico, esso è stato spiegato appunto con la circostanza che «la monarchia
russa si sentiva a disagio nel mobilitare l’opinione pubblica e i sentimenti delle
masse»
40
.
Le caratteristiche specifiche del contesto russo rendono ancora più impegna-
tivo lo sforzo di comprensione storiografica dell’ampio
consenso che accompagna
38
H. F. Jahn.
Patriotic Culture, cit., pp. 173-175.
39
S.M. Norris,
A War of Images, cit., pp. 136, 161-162.
40
R. Stites,
Days and Nights, cit., p. 9.
Capitolo I. La Russia nella Prima guerra mondiale
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l’entrata in guerra, illustrato per i paesi europei con grande acume ed efficacia da
Audoin-Rouzeau e Annette Becker in un capitolo intitolato «La crociata»
41
. Gli
autori ragionano sulla «velocità con cui si propagò la grande ondata di adesione
alla guerra» tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, e precisano che l’entusiasmo
immediato e spontaneo alla notizia dello scoppio
della guerra ebbe luogo prin-
cipalmente nelle capitali e nelle grandi città, mentre, «fuorché in Belgio, le po-
polazioni rurali si differenziarono nettamente da quelle del mondo urbano»
42
. Si
tratta dunque di comprendere, scrivono, in che modo la rassegnazione e l’accetta-
zione passiva della maggioranza delle popolazioni (quando non l’ostilità all’idea
della guerra, mostrata ad esempio dalla grande manifestazione pacifista svoltasi
a Londra il 2 agosto) si tramutarono rapidamente in consenso, dando luogo a un
fenomeno dalla forte connotazione emozionale (citando Chaunu, un «immenso
investimento affettivo (…) dei francesi sulla Francia») che «è ciò che chiameremo,
non
riuscendo a trovare di meglio, il sorgere del sentimento di nazione (…) Sono
le patrie ad avere il sopravvento. Tutte le forme di internazionalismo (…) sono
più o meno neutralizzate»
43
.
Per quanto riguarda l’entrata in guerra dell’Impero zarista, non mancano
le testimonianze di osservatori stranieri (soprattutto inglesi o francesi) che de-
scrivono l’entusiasmo spontaneo, e in parte inatteso, con il quale la popolazione
urbana aveva accolto la notizia, e che sottolineano l’affinità dell’esperienza russa
con «il paradigma dominante europeo della Grande guerra»
44
. Vi è sostanziale
accordo tra gli storici nel rilevare l’ondata di consenso spontaneo manifestatasi
nella
capitale e nei centri urbani
45
, a fronte di un atteggiamento generalmente
passivo nelle campagne, per lo più rassegnate alla catastrofe incombente. Non
mancano però differenze di accenti a proposito dell’interpretazione di fenomeni
storici ancora controversi: il drastico calo degli scioperi, che nei primi sei mesi del
1914 si erano succeduti a ritmo sostenuto (compreso uno sciopero generale a Pie-
41
S. Audoin-Rouzeau - A. Becker,
La violenza, la crociata, il lutto, cit., pp. 78-157.
42
Ivi, p. 81.
43
Ivi, pp. 78-82.
44
J. Sanborn,
The Mobilization of 1914, cit., p. 268.
45
Cfr. la descrizione del raduno del 2 agosto a Pietroburgo per la
proclamazione della guerra
da parte dello zar, anche in W.C. Fuller,
The Foe Within. Fantasies of Treason and the End of
Imperial Russia, Ithaca and London, Cornell University Press, 2006, p. 119, e la narrazione della
manifestazione di Mosca del 5 agosto, in R.S. Wortman,
Scenarios of Power. Myth and Ceremony
in Russian Monarchy, Vol II, Princeton, New Jersey, PUP, 2000, p. 510.