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ai confini come “limite comune” e come “separazione fra

spazi contigui”, ma anche i riferimenti alla frontiera come

fine della terra”, con tutto quanto questo comportava,

nella rappresentazione degli antichi, per coloro che ardi-

vano oltrepassare tale baluardo. Ma, dall’altro lato, tro-

viamo anche (nella parte finale della traccia) il riferi-

mento a parole che richiamano alcune molto concrete

forme assunte da confini e frontiere: basti pensare ai

“muri” e ai “reticolati” menzionati dall’ultima parte del

tema e che sembrano fare inequivocabilmente segno verso

la durezza di molte delle esperienze di conflitto e di mi-

grazione di ieri e di oggi. Una prospettiva quest’ultima per

la quale, tra i molti possibili percorsi di approfondimento,

si po’ rinviare qui per esempio – proprio perché esplici-

tamente riferita al ruolo dei confini – all’opera poetica e

pedagogica di Leonardo Zanier, nella quale si intrecciano

temi e pratiche come quelli dei confini, delle migrazioni

e dei conflitti

7

.

Questa tensione fra complessità dei riferimenti teorici e



difficoltà delle sfide poste dalle pratiche appare una ten-

sione che è forse necessario mantenere per provare ad ac-

costarsi a temi quali quelli del confine e delle frontiere. Si

potrebbe qui citare di nuovo l’esempio dei già menzionati



border studies, capaci da sempre di coniugare riflessioni

teorica fortemente innovativa e descrizione quasi feno-

menologica (ma di una fenomenologia molto storica-

mente situata) delle concrete esperienze di chi abita le aree

di confine. Paradigmatica di questa tensione è, non a

caso, la già citata opera di Gloria Anzaldua.

Questa tensione ricompare anche se proviamo a circo-

scrivere la vastità del tema, per richiamare almeno alcune

delle possibili suggestioni riconducibili a uno dei molti

ambiti di ricerca in cui esso può essere ritrovato ed esplo-

rato, ovvero quello della ricerca pedagogica in contesti

eterogenei e multiculturali

8

.

Nel tentativo infatti di comprendere ed orientare peda-



gogicamente contesti educativi che, a scuola come fuori

da scuola, sono oggi segnati da molte forme di eteroge-

neità, la ricerca pedagogica interculturale si trova quoti-

dianamente di fronte a una pluralità di confini e frontiere,

effettivi e metaforici. Di fronte ad essi è necessario dotarsi

oggi, da un lato, di approcci teorici in grado di corri-

spondere alla complessità emergente, dall’altro di stru-

menti di ricerca capaci di descrivere situazioni le cui ca-

ratteristiche sono spesso legate ad aspetti molto specifici,

anche se non sempre e solo locali. 

Non a caso, proprio in questi contesti, appare oggi parti-

colarmente pertinente l’osservazione avanzata da Hannerz

nel suo già citato inventario dei termini utilizzati per in-

dicare il “confine”: ovvero che un’idea di “confine” come

«linea di demarcazione netta e più o meno continua»

9

può



presentare alcune difficoltà quando viene applicata a con-

testi eterogenei come quelli attuali. In questo senso, forse,

può essere prezioso il riferimento a uno dei campi meta-

forici che Hannerz stesso mostra collegato piuttosto al ter-

mine “frontiera”. Ovvero quello della “terra di confine”:

non tanto o non solo una “linea retta”, ma una area più

ampia, che separa sì, ma anche lascia passare, e comun-

que senza che possano esserne tracciati facilmente e uni-

vocamente i bordi: una zona nella quale «una cosa si tra-

sforma gradualmente in qualcos’altro, dove ci sono

sfumature, ambiguità e incertezza»

10

. È forse proprio a



questa complessità e incertezza, gravida a un tempo di

prospettive di apertura e di concreti rischi di chiusura che

le parole e le tematiche del confine e delle frontiere ci in-

vitano a riflettere e operare. In ambito pedagogico e non

solo.

Davide Zoletto

Università di Udine

L. Zanier, Confini / Cjermins / Grenzsteine / Mejniki. Poesie 1970-1980 e te-

sti in prosa recenti, Forum, Udine 2004, pp. 64-65 e 197-200.

Un esempio, questo, al quale ci si riferisce qui solo a titolo esemplificativo, fra

i molti altri possibili, e rinviando per la necessaria contestualizzazione e per un

opportuno approfondimento all’ampio quadro d’insieme offerto dal recentissimo

M. Fiorucci, F. Pinto Minerva, A. Portera, (eds.), Gli alfabeti dell’intercultura,

ETS, Pisa 2016 (in press).

U. Hannerz, Flussi, confini, ibridi. Parole chiave nell’antropologia transna-

zionale, cit., p. 60.

10 Ibi, p. 61.

Idomeni, Grecia, confine con la Macedonia, 29  novembre 2015.

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Scienze umane

Pedagogia

- Le finalità dei sistemi di istruzione

in Europa

Francesco Magni

«L’


Europa sarà forgiata nelle crisi» –

scrive Jean Monnet nelle sue Mémoires 

«e sarà la somma delle soluzioni adottate

per tali crisi»

1

.

Si potrebbe partire da questa citazione di uno dei padri



dell’Europa per avviare una riflessione sullo stato di sa-

lute del progetto europeo e sulle finalità dei sistemi sco-

lastici in Europa: infatti, dalla crisi economico-finanzia-

ria a quella migratoria, passando per la Brexit e gli atti di

terrorismo che hanno tinto di rosso sangue innocente gli

ultimi mesi il suolo europeo, sono numerose le crisi, e le

conseguenti sfide, che interessano il vecchio continente.

Non è un caso, infatti, che da una parte l’attuale Presidente

della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, nel suo

recente discorso sullo stato dell’Unione Europea abbia

parlato di “crisi esistenziale” dell’Europa

2

; dall’altro che



anche Papa Francesco, nel discorso durante la cerimonia

per il conferimento del premio “Carlo Magno”, abbia

domandato con forza: «che cosa ti è successo, Europa

umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della demo-

crazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa

terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati?»

3

.

È in questo contesto di profonda crisi dell’Europa e di



“cambiamento d’epoca” che si inserisce, o almeno si do-

vrebbe inserire, la traccia proposta nell’esame di Stato

2016 per le scienze umane. Peccato però che il primo dei

documenti riportati sia datato 2004 (ben 12 anni fa!),

fornendo così una immagine inesatta e poco “attuale”

del contesto sociale in cui ci si colloca: per esempio, ba-

sti pensare che, nel documento, si riporta come dato ag-

giornato quello secondo il quale solo il «38% delle fami-

glie italiane ha un computer», mentre secondo le ultime

statistiche ISTAT si scopre che oltre il 91% tra i 15-

24enni italiani accede frequentemente a internet e che «tra

il 2010 e il 2015 è aumentata notevolmente la quota di fa-

miglie che dispone di un accesso a Internet da casa, da

52,4 % a 66,2%»

4

.

Ciò detto, nel tentativo di individuare “le finalità dei si-



stemi d’istruzione in Europa”, si proverà a declinare,

seppur per fugaci cenni, l’attuale contesto sociale europeo

secondo quattro “crisi”, utili nell’individuare proprio

quelle finalità e urgenze a cui i sistemi d’istruzione euro-

pei sono oggi chiamati a rispondere.

La crisi dello Stato-nazione

Un possibile punto di avvio è costituito dal secondo do-

cumento (questa volta più recente) laddove si afferma che

i sistemi educativi europei devono dimostrarsi in grado di

far fronte ad «una rivoluzione copernicana» guidata dalla

«globalizzazione e dall’incalzante innovazione tecnolo-

gica».

Un primo fenomeno che si registra in questa direzione è



quello della c.d. europeizzazione delle politiche socio-edu-

cative tra gli Stati Membri (non a caso si parla sempre più

spesso di un comune “spazio europeo dell’istruzione”):

tale traiettoria trova ormai diversi riscontri sia nella let-

teratura scientifica

5

, sia in diversi documenti europei. Ba-



sti qui ricordare le Conclusioni del Consiglio Europeo del

12 maggio 2009 riguardanti un quadro strategico per la

cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della

formazione (Education and Training 2020) laddove si af-



1. J. Monnet, Mémoires, Fayard, Paris 1976, p. 417.

2. Jean-Claude Juncker, Discorso sullo stato dell’Unione 2016: Verso un’Europa

migliore - Un’Europa che protegge, che dà forza, che difende, Strasburgo, 14 set-

tembre 2016.



3. Discorso di Papa Francesco, conferimento del premio Carlo Magno, 6 mag-

gio 2016.



4. Istat, Cittadini, imprese e ICT, 21 dicembre 2015, www.istat.it

5. Ex multis, si vedano i testi di R. Dale, S. Robertson (a cura di), Globalisa-

tion and Europeanisation in Education, Symposium Books, 2009; M. Lawn, S.

Grek, Europeanizing Education: governing a new policy space, Symposium

Books Ltd, Oxford 2012; A. Nordin, D. Sundberg, Transnational policy flows

in European education: the making and governing of knowledge in the educa-

tion policy field, Symposium Book, Oxford 2014; M. Parreira do Amaral, R.

Dale, P. Loncle (Eds.), Shaping the Futures of Young Europeans: education gov-



ernance in eight European countries, Symposium Books, Oxford, United King-

dom 2015.

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