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La medicina nel medioevo
diffusione dei monasteri e delle abbazie avvenne lungo la via Francigena, il cammino
di Santiago, ed altre vie di pellegrinaggio, e ciò finì con il creare una rete di luoghi
di cura per tutta l’Europa. La diffusione delle conoscenze mediche fu considerata
importante da Carlo Magno che con il capitolare di Thionville dell’805 ordinò l’inse-
gnamento della medicina, in quel tempo era chiamata
phisica,
insieme a quello della
altre arti: grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia e musica.
Secondo la concezione medievale deve esserci un legame stretto tra medicina
e filosofia, quindi il medico esperto dove essere uno studioso istruito nella filosofia
naturale: la
physica. È questa concezione quella che sta alla base dell’equivalenza
terminologica tra medicina e
physica, possiamo notare che l’equivalenza soprav-
vive nella parola inglese
Physician, che indica il medico.L’ispiratore della Scuola
Palatina di Aquisgrana, Alcuino di York, scrisse un ricettario medico: il ricettario di
Lorsch. La parte introduttiva del ricettario sviluppa il concetto di una motivazione
cristiana con cui si possono affrontare gli studi della medicina. Questo è un fram-
mento del ricettario, conservato nel monastero di Lorsch. Dalla iniziale figura del
monaco-infermiere, si arrivò progressivamente al medico-monaco. Questi medici
cominciarono con il passare del tempo ad esercitare la medicina anche fuori dalle
mura dei monastero.
È anche sorprendente constatare come nel Medioevo hanno potuto anche ope-
rare donne con profonde conoscenze di medicina come la monaca Ildegarda di Bingen
(1098 –1179), che scrisse due opere importanti:
Physica (Storia naturale o Libro delle
medicine semplici) e
Causae et curae (Libro delle cause e dei rimedi o Libro delle
medicine composte). Ildegarda per curare la febbre di qualsiasi genere prescriveva:
«quando una persona ha febbre, non importa per quale motivo, prenda radici di Angeli-
ca e le pesti un po’. Così pestate o schiacciate, le copra con un mezzo bicchiere di vino
e le lasci riposare tutta la notte [...] il mattino dopo aggiunga ancora un po’ di vino e ne
beva
ancora a digiuno, faccia questo per tre o cinque giorni e verrà guarito».
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A partire dal XI secolo nell’ambito della medicina ha origine un lento proces-
so di differenziazione tra le figure sanitarie e quelle religiose. Si fa strada l’idea che
Dio interviene non solo direttamente, ma anche col dare al medico il
donum scien-
tiae. La svolta fu influenzata dalle decisioni del Concilio di Reims del 1131, dove
papa Innocenzo II proibì ai canonici e monaci di esercitare la medicina a scopo di
lucro, e di quelle del 1163 a Tours dove fu proibito ai monaci l’esercizio esterno della
medicina. Nell’XI secolo nacquero in Europa le prime due scuole mediche: a Saler-
no e a Montpellier. Nasceva nell’Occidente la medicina laica. Montpellier per il fatto
di essere posta al confine con il mondo arabo accolse studiosi arabi ed anche allievi
di religione islamica, ciò è testimoniato da una disposizione del 1180 di Guglielmo
VII signore di Montpellier secondo la quale l’accesso agli studi doveva esse consen-
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R. s
CHiLLeR
,
Le cure miracolose di Suor Ildegarda, Piemme 1994, p. 77.
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Salvatore D’Angelo
tito a tutti, senza alcuna discriminazione religiosa o di etnia. La fondazione ufficiale
della scuola di Montpellier si deve al cardinale Corrado, legato di papa Onorio III il
17 aprile del 1220, tuttavia l’attività di insegnamento fu certamente precedente. Non
abbiamo notizie certe sull’anno di fondazione della Scuola salernitana, sappiamo
che nell’820 l’arcidiacono benedettino Adelmo, proveniente da Montecassino, fondò
un ospizio per malati a Salerno, tuttavia questa notizia non ci autorizza a credere che
questo sia l’anno di fondazione della scuola medica.
Il processo di fondazione delle scuole mediche nell’occidente cristiano avven-
ne con l’apporto delle conoscenze dottrinali derivate dagli autori arabi, in coinciden-
za con la fine della fase di espansione araba nel Mediterraneo. Rhazes e Avicenna
sono stati i medici arabi più importanti del periodo che va dal IX al X secolo, e sono
la diretta espressione della integrazione tra la medicina greca e gli studi arabi di fi-
sica e chimica. Gli invasori mussulmani, dopo l’iniziale avversione verso la cultura
greco-ellenistica culminata con la distruzione della biblioteca di Alessandria ordina-
ta dal califfo Omar (furono bruciati i rotoli di pergamena di circa 750.000 volumi), si
lasciarono sedurre dalla cultura greca. Gli arabi trovarono in Siria e in Persia scuole
mediche nutrite dalla scienza greca ne assorbirono le conoscenze e tradussero nella
loro lingua le opere dei grandi autori. La conoscenza delle opere di Rhazes e Avi-
cenna fu fondamentale per lo sviluppo della Scuola medica salernitana, e facilitò il
passaggio dalla medicina conventuale a quella laica. Rhazes (Abu Bakr Mohammad
Ibn Zakariya al-Razi, 864 - 930) fu il primo a capire che la febbre era un meccanismo
di difesa naturale del corpo umano. Criticò la teoria di Galeno riguardo al fatto che
il corpo umano fosse composto da quattro umori, e che le malattie derivassero da
uno squilibrio fra essi. A lui si deve la prima descrizione conosciuta del vaiolo, che
ritroviamo nel
al-Jadarī wa al-hasbah (Libro sul vaiolo e il morbillo). La comparsa
del vaiolo è preceduta da febbre continua, dolore al dorso, prurito nel naso, assieme
anche a bruciori che i pazienti sentono su tutto il corpo, gonfiore del viso che, con il
tempo, va e viene, rossore intenso negli occhi, forte spossatezza i cui sintomi sono lo
sbadigliare e lo stirarsi, dolore alla gola e al petto, con una leggera difficoltà nel re-
spirare, tosse, secchezza del respiro, saliva spessa, e voce rauca, dolori e pesantezza
della testa, inquietudine, nausea e un rosso intenso e brillante delle gengive.
Il vaiolo è l’unica infezione virale mortale completamente eradicata, l’ultimo
caso è stato individuato in Africa nel 1977. Ceppi del virus sono ancora mantenuti
presso
due laboratori, ad Atlanta negli USA e a Novosibirsk in Russia.
Rhazes identificò: l’asma allergica, le riniti primaverili allergiche e le acco-
munò con il raffreddore da fieno. Fu il primo a capire che la febbre era un meccani-
smo di difesa naturale del corpo umano.
Kitāb al-hāwī fī tibb, (Il libro che raccoglie
le notizie sulla medicina) fu tradotto da Gherardo da Cremona. Questa enciclopedia
in nove volumi fu conosciuta in Europa con il titolo di Continens Liber.
La raccolta postuma dei quaderni di appunti di Rhazes:
Al-Hāwī’ comprende
osservazioni originali su malattie e le relative terapie, basate sulla sua esperienza