Biblioteca dell’officina di studi medievali



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Alcune considerazioni sulla presenza ebraica in Sicilia nel Medioevo
L’appartenenza alla Regia camera, inoltre, impediva l’assimilazione della po-
polazione ebraica con la popolazione locale.
12
 I segni esteriori della discriminazione 
non decaddero mai: dalla rotella sugli abiti al panno rosso esibito dalle botteghe.
13
 La 
rotella rossa, il segno distintivo che i giudei erano obbligati a portare per distinguersi 
dai cristiani, era il segno della loro infamia, che li rendeva oggetto di disprezzo e di 
scherno da parte dei loro oppressori. L’imperatore Federico II l’aveva stabilita con-
tra judeos, ut in differentia vestium et gestorum a cristianis discernantur.
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Nelle costituzioni melfitane gli ebrei vengono trattati allo stesso modo dei 
musulmani, cioè come una minoranza cui l’imperatore garantisce la sua protezione. 
Nel paragrafo I 18 viene stabilito che ebrei e musulmani devono avere la possibilità 
di iniziare procedimenti legali, «perché non vogliamo che innocenti vengono perse-
guitati soltanto perché sono ebrei o musulmani». In un altro paragrafo (I 28) viene 
stabilito che nel caso che i colpevoli di un omicidio non possano essere individuati, 
gli abitanti della comunità, in cui il delitto è avvenuto, debbano pagare una multa 
collettiva: per l’omicidio di un cristiano cento augustali, per quello di un ebreo o un 
musulmano soltanto cinquanta. La vita di un ebreo o di un musulmano valeva quindi 
soltanto la metà di quella di un cristiano.
La condizione giuridica degli ebrei siciliani era quella di cittadini di secondo grado.
Essi si trovavano, come accennato, alle dirette dipendenze del re, il quale ave-
va così titolo per ingerirsi di tutto quanto si riferiva loro, poteva avanzare richieste 
di contributi ordinari e straordinari, e nello stesso tempo aveva interesse ad avere di 
fronte a sé una collettività unita con cui poter trattare. Di contro, gli ebrei potevano 
domandare l’intervento diretto del sovrano per raddrizzare i torti subiti, avevano la 
garanzia del rispetto delle concessioni loro fatte a compenso di tutti i “contributi” 
versati. Gli ebrei avevano riconoscimento ed autonomia come collettività; tutela in 
tutti i loro servizi religiosi, potevano possedere una sinagoga, un cimitero, un bagno 
rituale ed un mattatoio.
Attilio Milano osserva:
l’interesse parallelo, nel sovrano svevo prima e nell’aragonese dopo, di avere 
di fronte a sé una collettività ebraica unita e responsabile, e negli ebrei di poter-
gli opporre un fronte solido d’azione o di resistenza secondo il caso, fece sì che 
in nessun altro periodo o in nessun’altra parte d’Italia si ebbe una collettività 
ebraica così rigidamente e integralmente organizzata come in Sicilia.
15
12
 Ibid.
13
 n. B
uCaRia
, Sicilia judaica, Palermo 1996, p. 20.
14
  F.  L
ionti
,  Documenti  relativi  agli  ebrei  di  Sicilia, in Archivio  Storico  Siciliano, VIII-IX 
(1883-84), p. 156. Obbligo ribadito poi, nel 1366, da Federico III.
15
 a. M
iLano
Storia degli ebrei in Italia, cit., p. 176.


96
Luciana Pepi
Gli ebrei siciliani avevano libera scelta di attività, essendo loro preclusa solo 
la via dei pubblici uffici; potevano stabilirsi dove volevano, potevano possedere beni 
immobili, in città o in campagna. Ebbero, a volte, anche ruoli importanti, come Sa-
muel Sala da Trapani che per due volte, nel 1403 e nel 1409, fu incaricato di trattare 
la pace tra il re di Sicilia e quello di Tripoli.
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Potevano possedere case, terre e potevano svolgere qualsiasi attività economi-
ca. Si dedicarono all’agricoltura, alla pesca, al commercio e all’artigianato.
La loro presenza è attestata in quasi tutte le attività, erano: rinomati conciatori, 
carpentieri, calzolai, banchieri, notai,
17
 medici, veterinari.
Famosi come abili lavoratori di ferro, di rame, di legno, di pelli, di metalli preziosi.
Anche le lettere della gheniza hanno notevolmente contribuito a far luce sulle 
molteplici attività commerciali degli ebrei siciliani.
18
 Un importante ruolo ebbero 
nell’esportazione di vari prodotti quali: metalli, minerali, lino, pelli, mandorle, tes-
suti, seta.
A Trapani la pesca e la lavorazione del corallo erano monopolio degli ebrei. 
Descrivendo la vita economica ebraica a Trapani, Angela Scandaliato scrive:
i Sala, i Sammi, gli Atono, i Cuyno, i Romano […] occupano parecchi registri 
notarili e denunciano un fervore di attività economiche che dà un’impronta 
inconfondibile alla Trapani del Quattrocento, con le sue botteghe di coralli e 
corallari, gli orafi, il suo porto dove si agita una umanità variopinta di mercanti 
mediterranei barbarosi, […] le sue tonnare e i laboratori di tonnina dove voci 
in volgare siciliano si mescolavano a suoni in arabo maghrebino.
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Emerge  da  diverse  fonti  che  la  maggior  parte  degli  ebrei  esercitavano  co-
munque mestieri artigiani. L’attività più diffusa era l’arte tintoria, nella quale essi 
avevano acquisito una posizione quasi monopolistica. A questa attività erano legati 
la produzione ed il commercio di seta e di stoffe pregiate. Soprattutto gli ebrei pa-
lermitani erano noti per la lavorazione della seta e della tintoria.
20
 La tintoria era 
un’occupazione così prettamente ebraica che in alcuni casi il termine era usato come 
sinonimo di giudecca.
21
16
 B. 
e
 G. L
aGuMina
Codice diplomatico dei Giudei di Sicilia, cit., vol. III, I, 176, 250, 257, 
304, 499.
17
 Sulle dinastie di notai ebrei a Trapani cfr. a. s
CanDaLiato
, Momenti di vita ebraica a Trapani 
nel Quattrocento, in Gli ebrei in Sicilia dal tardoantico al medioevo, Palermo 1988, pp. 170-171.
18
 I documenti della gheniza del Cairo hanno creato le basi di un imponente studio della civiltà 
ebraica nel Mediterraneo del primo medioevo. Cfr. s. D. G
oitein
A mediterranean society. The jewish 
communities of the arab world as portrayed in the documents of the Cairo Geniza, 1967-1988, 5 voll.
19
 Ibid., p. 169.
20
 a. M
iLano
Storia degli ebrei di Italia, cit., p. 93.
21
 R. s
tRaus
Gli ebrei di Sicilia dai Normanni a Federico II, Palermo 1992, p. 69.


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