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Piazzale Loreto? Magari.

Clemente Mastella, che come ministro della Giustizia ha uno squisito senso della legalità, s’è subito complimentato con l’amico Silvio: “E’ stato bravo, perchè l’ha messa sul piano politico. E i giudici si sono trattenuti. Magari si sono anche spaventati”. Ecco: su quattro club deferiti, tre si difendono nel processo, mentre quello del capo dell’opposizione la butta in politica, usa spregiudicatamente il suo conflitto d’interessi per denunciare, come padrone delle tv e di mezzo Parlamento, il complotto giacobino di Rossi e Borrelli; poi ricatta come primo azionista Mediaset il sistema-calcio sospendendo i pagamenti alla Lega per i diritti tv e chiedendo due scudetti a tavolino; alla fine riesce a strappare un verdetto scandaloso che tratta il Milan - una delle due architravi del calcio marcio - meglio della Fiorentina e della Lazio: cioè di una vittima del calcio marcio (Della Valle, nemico giurato di Bellachioma in Confindustria) e di uno che contava meno del due a briscola (Lotito-Lolito). L’altra metà del sistema Moggi-Galliani resta in serie A, conserva i miliardi dei diritti tv per campionato e coppa Uefa, trattiene tutti i suoi campioni e, per giunta, si appresta a far man bassa di quelli in fuga da Juve, Fiorentina e Lazio. E quel faro di legalità del ministro della Giustizia che fa? Elogia l’Impunito Supremo per aver saputo “spaventare i giudici” al punto giusto. Ma bravo, ma che bella lezione di sportività: viva i furbi e i prepotenti, viva il conflitto d’interessi e i colpevoli che la fanno franca.Ora, si presume, qualunque imputato in qualsiasi processo si sentirà autorizzato a “spaventare i giudici” come crede o può: parcheggiando un carro armato davanti al tribunale; o entrando in aula col mitra spianato; o facendo simpatiche allusioni ai figli del giudice (“Ma che bei bambini, dottore, li vedo tutte le mattine attraversare la strada per andare a scuola, ah!”).
Chi non conosce Berlusconi si attendeva forse qualche giorno di pudìco silenzio. Invece tutto il contrario: continua a lacrimare, nella speranza di sgraffignare in appello qualche altro punto e magari pure i preliminari di Champions League. Montanelli, che lo conosceva bene, lo chiamava “Chiagni e fotti”. Infatti lui continua a chiagnere, e soprattutto a fottere, col suo codazzo di servi furbi. “Prima i campionati erano falsati da Moggi, ora lo saranno dall’eccesso di giustizialismo”, tromboneggia Cicchitto, che minaccia anche Guido Rossi: “D’ora in poi, con quel che ha fatto ai tifosi, dovrà girare con la ruota di scorta” (parole che, dette da un piduista,vanno prese molto sul serio).“Una ritorsione politica contro il Milan”, delira Maroni. E Ghedini: “E’ un’ esecuzione sommaria”. Roba da far impallidire le garrule fesserie in salsa bianconera di un Buglio (“puro giustizialismo, peggio della testata di Zidane”) o di un Chiamparino (“pena fuori dall’ordinario”). Almeno, pur meritandoselo, juventini, fiorentini e laziali un motivo per piangere ce l’hanno. Ma ci vuole tutta la faccia tosta di Fedele Confalonieri per strillare alla ”persecuzione” e alla “nuova Piazzale Loreto”. Ecco: secondo lui il Milan che usava l’addetto agli arbitri per avere guardalinee compiacenti e se la cava con qualche punto di penalità è come il duce fucilato e appeso per i piedi a un distributore di benzina. Perché, assicura il sempre spiritoso presidente del Biscione, “c’è un disegno dietro, un attacco a Mediaset: dal calcio al digitale terrestre ai discorsi sui tetti pubblicitari”. Un complotto targato Fiat? O Tod’s? Chissà. In attesa di chiarirlo, lo spudorato cita “l’avviso di garanzia di Borrelli a Berlusconi durante il G7 a Napoli” (tre balle in una frase: non era un avviso di garanzia ma un invito a comparire, non fu notificato a Napoli ma a Roma, non c’era nessun G7 ma un convegno sulla criminalità)(ci avete fatto caso che tutti a pappagallo ripetono la storia del g7?). Poi denuncia finalmente un “conflitto d’interessi”: quello “di Guido Rossi, ex consigliere dell’Inter”. Il massimo rappresentante di un’azienda che finanziava illegalmente Craxi, corrompeva giudici e ufficiali della Guardia di Finanza, falsificava bilanci, frodava il fisco, accumulava fondi neri, scambiava mafiosi per stallieri, da vent’anni commissiona o si scrive direttamente leggi su misura guadagnandoci migliaia di miliardi, da 12 anni viola due sentenze della Corte costituzionale e collaborava pure a truccare i campionati, ci si attenderebbe un pizzico di prudenza in più. O magari di pudore, per non sputarsi in faccia davanti allo specchio. Ma ormai anche la faccia è un privilegio. C’è chi, avendola perduta da un pezzo, non teme più di perderla. E chi, più fortunato ancora, non ne ha mai avuta una. 16/07/2006 di Marco Travaglio




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La caduta degli dei - Rodolfo Roselli, intervento su Radio Gamma 5 del 12.7.2006

I provvedimenti riguardanti le liberalizzazioni e il loro preannunciato seguito, e tutte le misure per porre al centro, l’interesse dei consumatori, rappresentano un’autentica novità di questo governo.

A parte il fatto che, quando si parla di liberalizzazioni , si usa cautamente questo eufemismo, per non dire che s’intende lottare contro i privilegi, sorgono tuttavia una serie di domande, causate dalla portata di questa svolta politica.

Le domande sono molto semplici: Sarà vera o sarà una sceneggiata ? Avranno la forza e il coraggio d’arrivare in fondo, oppure, lungo la strada le contrattazioni misteriose, non svuoteranno la sostanza delle decisioni iniziali ? I partirti di governo avranno il coraggio di rischiare il loro elettorato lobbistico tradizionale, o sarà solo un trucco per far credere ai cittadini intenzioni solo fantasiose ?

Le liberalizzazioni, anzi chiamiamole con il loro reale nome, cioè l’abolizione dei privilegi, è un vecchio tema sul quale io e molti amici ci battiamo da anni, nella completa indifferenza, anzi irritazione di tutti i partiti.

Ci battiamo per principio, perché ogni privilegio è un mezzo per violare le leggi, ma ci battiamo anche per il loro contenuto, perché ogni privilegio è uno spreco economico pagato da chi lavora, a vantaggio dei fannulloni e furbi. Ci battiamo infine anche per salvare la nostra dignità nazionale, sbeffeggiata all’estero dal carnevale di leggi e di comportamenti che assegnano, giustamente, all’Italia il titolo di patria dei pulcinella.

Sarà vera o sarà una sceneggiata ?

Perché lo stesso Prodi e la sua maggioranza di alcuni anni fa non ci hanno mai pensato ?

Perché la stessa cosa non hanno fatto i governi del Polo CdL, che sarebbero dovuti essere ben più liberali rispetto alla sinistra ? Non sarà, per caso, una mossa astuta per spiazzare Berlusconi sul suo stesso terreno, e sconvolgere ancor di più ,la già critica compattezza del Polo, già messa in discussione proprio da Fini e Berlusconi ? Non sarà il desiderio di rafforzare questa vacillante maggioranza con apporti esterni di gruppi moderati ?

Avere il coraggio d’andare fino in fondo, significa avere obiettivi precisi, non derogabili, e soprattutto privilegi da cancellare e non da sostituire con altri ,quando si accetta a posteriori una qualsiasi concertazione.In questo caso la concertazione non avrebbe senso, perché non si possono sostituire incrostazioni tradizionali con altre incrostazioni compensative, sarebbe semplicemente la fatica di Sisifo.

Quando s’invocano i benefici della concorrenza, in realtà si chiede ad ogni settore di dividere la propria torta con tutti, significa nell’immediato, per i privilegiati, lavorare subito di più e guadagnare di meno.

E’ vero che nel medio-lungo periodo il rapporto benefici/danni aumenterebbe a favore di tutti, ma quando mai le lobby hanno ragionato in termini di medio-lungo periodo ? La parola d’ordine è stata sempre “tutto e subito” ! Quindi andare fino in fondo sarebbe auspicabile ,se fosse credibile !

Ma poi. una politica di questo tipo sarebbe una rivoluzione per le strutture elettorali di tutti i partiti. Tutti noi siamo stati testimoni, da tangentopoli fino ad oggi, quanto sia stato utile, dal punto di vista elettorale, la corruzione fondata sul mare di privilegi esistenti.

Gli scandali attuali dei fondi sottratti alla sanità, i concorsi universitari, le elezioni universitarie truccate, gli scandali finanziari Parmalat, Cirio, Ricucci,Consorti, bond argentini, il privilegio dell’eterna carica del Governatore Fazio e tutte le sue conseguenze, gridano a tutto il mondo che oggi, chi è stato eletto, chi governa è figlio legittimo o illegittimo di questi privilegi e di questa corruzione.

E proprio da questi figli dovremmo aspettarci il miracolo di Paolo di Tarso sulla via di Damasco ? Possiamo mai pensare che almeno 500.000 di questi privilegiati, che siedono sulle poltrone istituzionali, improvvisamente sentano l’obbligo morale di sputare nel piatto nel quale mangiano ?

E come si può credere a questo miracolo di moralità quando quasi tutti i partiti hanno consentito di far sedere in Parlamento 25 condannati in via definitiva, 8 condannati in primo grado, 17 imputati, 19 indagati, 10 colpevoli riconosciuti ma beneficiari delle prescrizioni, altri ancora salvati dall’immunità parlamentare, cioè circa 90 parlamentari su 900 ?

Ben 62 nel centrodestra e 17 nel centrosinistra hanno problemi con la giustizia, senza contare che proporzionalmente, analoghe situazioni abbiamo tra gli eletti negli enti locali e nelle varie istituzioni pubbliche. Problemi che si chiamano casi di corruzione, finanziamento illecito, truffa, abuso d’ufficio e falso, associazione mafiosa e bancarotta, già dettagliati, anche durante l’ultima campagna elettorale, nella mia rubrica quindicinale “NON VOTATELI”.

A me farebbe molto piacere assistere a questo miracolo, e sarei ben lieto che fosse beatificato qualcuno, ma in questo caso sarebbe più difficile questo miracolo, che resuscitare i morti o moltiplicare i pani ed i pesci.

Purtroppo i primi fatti già mettono in dubbio questo miracolo. Si parla di seguire la strada della concertazione con tutti. Ma allora questo vuol dire due cose .

Primo, le decisioni prese per decreto legge non sono state precedute da un’attenta analisi dei pro e contro, o peggio, chi lo ha deciso non aveva la benché minima cognizione delle logiche conseguenze. Questo vuol dire avere una buona dose d’incoscienza.

Secondo, che le decisioni annunciate sono semplici scatole vuote da riempire, fuori dei canali istituzionali, e in particolare del Parlamento, per contentare gruppi ben definiti, e non tutti i cittadini , che dovrebbero essere rappresentati in Parlamento. La maggioranza degli italiani rappresentati in Parlamento sono i consumatori, quindi senza tener conto di questi.

Questo vuol dire avviare un processo antidemocratico. Questo si chiama bluff.

Altri fatti preoccupanti sono le posizioni critiche dei sindacati. Leggi cioè le rappresentanze delle lobby degli occupati a tempo indeterminato, contro i precari, i sottoccupati e i disoccupati.

Ma egualmente preoccupante è l’opposizione formale e sostanziale di alcuni partiti di governo, ovviamente preoccupati delle ripercussioni sulle loro rendite di posizione elettorali.

E’ difficile arrivare a delle conclusioni quando ogni giorno qualche pezzo della maggioranza diviene di volta in volta opposizione.

E’ difficile credere ad una liberalizzazione quando altrove si parla di colpire e tagliare pensioni e sanità, cioè di colpire chi ha sempre pagato e non quelle lobby che da queste aree hanno solo tratto immensi profitti. E allora dove sono gli interessi dei consumatori ?

Ma vi sono altri fatti che seminano dubbi.

Davanti alla protesta dei tassisti, il governo ha già calato le braghe. Calarsi le braghe in politichese va tradotto in “valutare soluzioni diverse “, oppure “l’accesso alle licenze non sarà libero ma regolato dai Comuni “, come se ora non fosse così.

Aprire cioè una trattativa , dimenticando alcuni dettagli.

Il rifiuto alla concertazione non è illegale, ma che un servizio pubblico faccia lo sciopero selvaggio, con partecipazione quasi totale, questo è illegale.

Ci si dimentica che un taxi chiamato, al suo arrivo fa pagare al cliente il percorso da dove è venuto, e quasi sempre arriva stranamente da lontano anche se i parcheggi vicini sono pieni di taxi in attesa.

Si rifiuta il cumulo delle licenze, per non far entrare altri lavoratori nel business, ma si chiede di prolungare i turni, usando dipendenti scelti dagli stessi titolari delle licenze, cioè fare un subappalto tra privati su un bene pubblico in concessione.

Ci si dimentica che il volo Londra-Roma costa circa 40 euro, e la corsa di taxi Aeroporto di Fiumicino-Città ne costa 35.

Ci si dimentica che molti tassisti rifiutano con mille scuse corse di taxi inferiori ai 20 euro. E questo sarebbe servizio pubblico ?

E con tutte queste violazioni e arbitri è poi possibile fare trattative ?

Ma non è solo il modo di trattare con i tassisti che ci preoccupa, ma anche con tutte le altre categorie.

Che fine farà la razionale decisione di vendere i farmaci da banco nei supermercati. Magari con qualche baratto più generoso, cadrà nel nulla e si dimenticherà che è altamente immorale che nelle farmacie si vendano profumi, scarpe, giocattoli etc. alla faccia degli altri esercizi commerciali.

E’ chiaro che i privilegiati delle farmacie minacciano catastrofi sanitarie, se il cliente sarà libero di acquistare e usare i farmaci da banco.

Ma questo terrorismo interessato, è smentito non solo da quanto avviene negli Stati Uniti dal 1972, ma anche da quanto esiste nelle principali nazioni europee come Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Portogallo, Germania etc.

Gli stessi nostri medicinali all’estero costano mediamente il 30% di meno, senza dimenticare lo scandalo del latte in polvere per i bambini che, non solo in Italia è un monopolio delle farmacie, ma è venduto ad un prezzo del 300% in più che nelle altre nazioni.

Altro privilegio monopolistico da eliminare è il principio ereditario per i titolari di farmacie, un’altra delle dinastie esistenti in italia.

I farmacisti smettano di fare i commessi e usino la loro professionalità per costituire un primo soccorso pubblico ai normali cittadini.

E con le altre categorie il discorso sarebbe simile.

Per tutte queste ragioni le forti speranze non possono non essere accompagnate, dati i precedenti, da fortissimi dubbi.

Mi augurerei vivamente di essere un pessimista, perché vorrebbe dire che allora in Italia si sarebbe finalmente verificata la caduta degli dei.






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I farmacisti si arrampicano sugli specchi.

"Pur di salvarsi dal decreto Bersani, sono in molti a lanciare allarmi ingiustificati . Negli scorsi giorni hanno chiesto all'AIFA di fornire una lista dei medicinali "innocui" che possono essere venduti nei supermercati, come se non tutti i farmaci da banco fossero sicuri. E' un modo per arrampicarsi sugli specchi nel tentativo di salvare privilegi che nulla hanno a che vedere con la tutela dei diritti dei cittadini, alla salute e al portafoglio. Per questo chiediamo, dice Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva, che non si torni indietro e si proceda alla vendita dei farmaci senza obbligo di ricetta e da banco nella grande distribuzione, seguendo l'esempio del primo supermercato a Vicenza". Le categorie per le quali i cittadini spendono di più in farmaci da automedicazione sono quelle per le cure dermatologiche, e per le patologie dell'apparato respiratorio, gastrointestinale e del metabolismo, dell'apparato genito-urinario. Negli ultimi anni, inoltre, numerose categorie farmaceutiche, che da oggi potranno esser vendute nei supermercati, hanno subito un notevole rialzo dei prezzi. Cittadinanzattiva pubblica sul suo sito internet una tabella con i farmaci che hanno subito i rincari più marcati. "Una ulteriore considerazione riguarda i cosiddetti farmacisti di serie B, quelli che andrebbero a lavorare nei supermercati. Perché parlarne così male? Sono giovani che non hanno speranza di acquisire una farmacia o di entrare in una impresa farmaceutica e che in questo modo metteremmo, invece, al servizio della collettività. Si tratta di una buona notizia e non di un evento funesto, in un'epoca in cui per i giovani in Italia c'è ben poco spazio".




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POMPA MAGNA.

Chi ha letto i giornali (e non ha visto il Tg1) ha capito di che si tratta. In sintesi: tre anni fa la Cia (americana), sequestra l’imam di Milano a Milano (Italia); l’imam, sotto inchiesta in Italia per collusioni col terrorismo islamico, viene sottratto alla giustizia italiana, trasportato nella base Usa di Aviano e di lì avviato in Egitto, dove viene torturato. I giudici di Milano tentano di arrestare alcuni agenti-sequestratori Cia, ma il ministro Castelli li blocca, aiutando gli spioni americani a sottrarsi alla giustizia italiana. Ora si scopre che questi han goduto della complicità di due dirigenti del Sismi, che fa capo al generale Pollari, che a sua volta fa capo, all’epoca dei fatti, al governo Berlusconi (in particolare al sottosegretario Letta). I due agenti vengono arrestati sia per il sequestro, sia per l’opera di disinformatija avviata sul caso attraverso appositi giornalisti. In particolare un redattore di Libero e il vicedirettore del quotidiano feltriano, il morbido Renato Farina. Siccome siamo in Italia, e tutto, anche le cose terribilmente serie, diventa un film dei Vanzina, fra gli spioni coinvolti spiccano l’agente Seno e l’agente Pompa, mentre il nome in codice di Farina era «Betulla». Il prode Betulla, a gentile richiesta, avrebbe fatto una finta intervista ai pm Spataro e Pomarici, con domande preparate dall’agente Pompa, per annusare l’aria che tirava in Procura. Solo che, grazie alle intercettazioni, i due pm sapevano tutto in anticipo e la missione segreta (si fa per dire) del corpulento 007 ciellin-feltriano fallì miseramente. In attesa di leggere i suoi sapidi rapporti al Sismi e di sapere chi avesse mai potuto scambiare Betulla Farina per una fonte attendibile, associandolo financo al concetto di «intelligence», c’è un post scriptum: gli spioni che combattevano il terrorismo con le sue stesse armi, sequestrando la gente, intercettavano due giornalisti di Repubblica colpevoli di non scrivere sotto dettatura e di non fare interviste fasulle su commissione, ma di dare notizie sulle deviazioni del Sismi: Giuseppe D’Avanzo e Carlo Bonini. È la terza volta in pochi mesi che viene smascherata una centrale illegale di spionaggio ai danni di cittadini incensurati: «SuperAmanda», nata all’ombra di Telecom; l’operazione Qui Quo Qua dell’entourage di Storace per spiare e screditare Marrazzo e la Mussolini, suoi avversari alle regionali 2005; e ora il nuovo SuperSismi smascherato ieri.
Bene, anzi male: con chi se la prendono i «garantisti» della Casa Circondariale delle Libertà, con trombettieri al seguito? Non con chi ha commesso i gravissimi abusi, roba da far impallidire il Watergate. Ma con chi li ha scoperti: la Procura di Milano. Se un giudice, su richiesta di un pm, dispone intercettazioni secondo la legge e s’imbatte nei reati di qualche potente, viene regolarmente linciato e visitato dagli ispettori ministeriali, sguinzagliati prima da Castelli e ora da Mastella, mentre il duo Polito-Dell’Utri promuove una commissione d’inchiesta. Se invece le intercettazioni sono abusive, illegali, criminali, i colpevoli diventano vittime. Il cosiddetto «presidente emerito» Cossiga accusa Spataro e Pomarici ­ magistrati che combattono il terrorismo dai tempi delle Br ­ di arrecare «danni incalcolabile alla sicurezza nazionale» (americana, si suppone) e di fornire «un prezioso aiuto a Bin Laden». L’acuto Giovanardi, che quando c’è da dire una scempiaggine non delude mai, sostiene che a Milano «assolvono i terroristi e arrestano chi li combatte»: non sa che, se un imputato di terrorismo viene assolto, non è un terrorista assolto: è un innocente. Molto interessanti pure i commenti di Castelli e Cicchitto, convinti che indagando sul sequestro di Abu Omar, come già su Calciopoli, «si vuole colpire Berlusconi»: evidentemente sanno qualcosa che noi non sappiamo. Intanto, sul Foglio, il Platinette Barbuto, che prendeva i soldi dalla Cia e che appena intercettano un tangentaro chiama Amnesty International, osserva che in nome dell’antiterrorismo si può «ignorare la legge», con buona pace dell’«indignazione moralistica delle anime belle». A questo punto, non resta che adeguare la legislazione con opportune riforme. Il potere di intercettare passa dai magistrati al Sismi, cioè al governo di turno, o in subordine agli amici di Storace e Cossiga. Il potere di informare resta ai giornalisti, ma solo se prendono soldi e ordini dai servizi, italiani o americani. I giornali cambieranno formato e usciranno nella più comoda versione di carta velina, stampata con in chiostro simpatico, risparmiando fra l’altro sulla carta e sulla tipografia. - da Marco Travaglio 7 luglio 2006.




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Scenari del Sistema Farmaceutico Nazionale.- Dall’utile collettivo agli interessi particolari. - Alcuni esempi e possibili soluzioni.

E’ un fatto che la ricerca nel campo farmaceutico sia uno degli elementi favorenti il miglioramento, per qualità e quantità, del benessere e delle aspettative di vita.

Nel mondo occidentale.

I conflitti nell’interesse tra utile d’impresa e quello collettivo sono datati, oltre che molteplici, essendo la produzione di farmaci curata da Aziende private.

Nel “sonno” delle regole si è assistito spesso alla privatizzazione degli utili ed alla socializzazione delle perdite. Emblematico è l’esempio degli emoderivati infetti.

Né mancano attività più diffusamente lobbistiche.

Non per puro caso i “generici” stentano ad affermarsi percentualmente nella spesa farmaceutica.

La Direttiva CEE 1768/92 concedeva, agli stati che non avessero una propria regolamentazione in materia, la possibilità di estendere di altri cinque anni la già ventennale copertura brevettuale.

In Italia, guarda caso, anticipando la Direttiva CEE con la L. 349/91, era già stata sancita una copertura “complementare” di diciotto anni (in tutto= 38 anni).

Il D.L. 63/02, rivolto all’opportuno allineamento alla norma europea entro il 2008, nell’esame alla Camera produsse invece la possibilità di un completo allineamento al 2029, con un emendamento di tre deputati della maggioranza, approvato da 397 deputati, con 12 contrari ed 1 astenuto.

Il Senato poi approvò quel testo, nonostante una segnalazione dell’Autorità antitrust secondo la quale un brevetto complementare di cinque anni avrebbe consentito in Italia un risparmio di spesa fino a 1,8 miliardi di euro/anno a regime, attraverso anche la commercializzazione dei “generici”.

Nel Consiglio dei ministri del 6 aprile 2006 è stato varato, in recepimento delle Direttive europee 2001/83 e 2003/94, il cosiddetto Testo Unico di riordino delle norme sui farmaci. Il brevetto durerà dieci anni e solo dalla data dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC); dopo di questi la molecola di riferimento può diventare un farmaco generico; i dieci anni diventano undici se il titolare dell’AIC documenta e registra nuove indicazioni terapeutiche specifiche.

Questi più ristretti periodi di protezione brevettale purtroppo non si applicano alle specialità che abbiano ottenuto l’AIC prima dell’entrata in vigore del DPR che recepisce il decreto del 6 aprile.

Intanto troppe recenti novità in campo farmaceutico non sono prodotti originali e innovativi, ma sono formule chimeriche (“too me”). Non portano particolari vantaggi terapeutici, hanno la sola caratteristica di costare anche 10 volte di più dei prodotti precedenti, altrettanto validi, dei quali hanno preso il posto. Le strategie di sviluppo del fenomeno sono state messe in atto dai produttori di farmaci mediante una politica di sostituzione accelerata dei prodotti del mercato con altri aventi più o meno le stesse caratteristiche qualitative, ma assai più costosi. L’alto contenuto promozionale di fatto è stato ed è tuttora in grado di orientare le prescrizioni.

Soprattutto le Aziende che operano in comarketing e non devono ammortizzare i costi di ricerca, possono investire maggiormente nella “promozione”.

Promozione piuttosto che informazione.

Il CeVEAS di Modena, in un convegno presso l’I.S.S. il 20/6/03, ha riportato il lavoro impostato con i medici convenzionati insieme alla figura del farmacista, incontri programmati sulla analisi delle evidenze. Ha visto ridurre la spesa per molti farmaci. Ha però anche riferito di un circuito di messaggi in contrapposizione alle evidenze dei colloqui; ha riferito quindi di: “una vera e propria lotta tra diverse fonti di informazione”.

L’Autorità antitrust, nel Provvedimento n° 6928 del 25/02/1999, riprendendo le affermazioni rese in audizione dalla FNOMCeO e dalle Aziende, rilevava che “sono il marchio/denominazione commerciale e il nome della casa farmaceutica ad essere enfatizzati nell’attività pubbli-promozionale”; inoltre la FNOM affermava che: “L’informazione farmaceutica è guidata dal marketing”. Mentre la L. 833/78 sanciva (art. 31) che “Al SSN spettano compiti di informazione scientifica sui farmaci e di controllo sull’attività di informazione scientifica delle imprese”. Informazione pubblica e controllo di quella privata, il tutto finalizzato “all’esigenza del contenimento dei consumi” (cfr. D.M. 23/06/1981, D.M. 23/11/1982, D.M. 26/02/1985)).

Il ribaltamento formale (tanto quello sostanziale era già in atto) si ottenne con la Deliberazione del Comitato Interministeriale dei Prezzi del 2/10/1990: il prezzo al pubblico delle singole confezioni di specialità è ancora determinato dall’applicazione di componenti atte a remunerare le “spese di informazione medico-scientifica”. La conclusione è che, con i soldi del SSN, le aziende farmaceutiche non solo non fanno informazione, ma forzano il mercato.

La norma va abolita ed andrebbe disincentivato il comarketing che amplifica, con le potenzialità viste, questa distorsione del sistema italiano.

Relativamente alla forzatura del mercato non va tralasciato l’allarme che giunge dall’Australia. Un convegno a Newcastle dall'11 al 13 aprile, ha sollevato e discusso il grave problema della creazione artificiale di malattie al solo scopo di vendere farmaci. Su PLoS (Public Library of Science) di aprile, 11 articoli online approfondiscono diversi aspetti di questo grave problema. Dal ruolo dei media, alla consapevolezza degli studenti di medicina e farmacia, ma anche il ruolo regolatorio dei governi.

Paradossalmente il D.lgs 541/92 all’art. 12 prevede che, per convegni informativi che comportano un onere superiore a 50 milioni (di Lire), vanno versati tre milioni (di lire) al Ministero per la pubblicazione del Bollettino d’Informazione sui Farmaci ed altre iniziative statali in materia di informazione e farmacovigilanza. Una partita di giro con rientro modestissimo che non vede certo favorita un’informazione pubblica ed indipendente. Il Testo Unico del Consiglio dei ministri del 6 aprile conferma espressamente questa “sovvenzione di ritorno”, pur abrogando il D.lgs 541/92.

Secondo la ricerca 'Sposa' (Sponsorizzazioni in sanita') condotta sulla banca dati del Ministero della salute, gli sponsor dell'ECM (Educazione continua in medicina) sono quasi esclusivamente, cioe' nel 92,75% dei casi, aziende farmaceutiche. Queste spendono circa 700 milioni di euro l'anno per la formazione e l'aggiornamento permanente dei medici: congressi, convegni e corsi. Come avviene per la ricerca e gli studi clinici, l'industria finanzia, integralmente o parzialmente, due terzi dell'ECM. Le case editrici finanziano i corsi promossi ricorrendo, quasi esclusivamente, a sponsor del settore pharma (99%). Le società scientifiche si avvalgono di sponsor commerciali non appartenenti all'industria farmaceutica solo nel 5% dei corsi realizzati. Anche i 'provider' pubblici, Asl e Ospedali, ricorrono pesantemente allo sponsor farmaceutico, rispettivamente nel 93% e nell'84% dei casi. Appaiono pericolose e stridenti le contiguità fra l’obbligatorietà degli ECM ed il loro collegarsi alle iniziative delle aziende farmaceutiche, le quali le promuovono o sponsorizzano in una ancora ambigua definizione del conflitto di interessi.

Occorrerebbe modificare la succitata Delibera C.I.P. del 2 ottobre 1990, con la quale si stabilì che il prezzo di vendita al pubblico dei farmaci fosse determinato anche dalla componente “spese di informazione medico-scientifica”. Trasferendo allo Stato il contributo della Deliberazione del CIP del 1990 i corsi ECM potrebbero essere finanziati favorendo un’informazione autonoma, chiaramente indipendente e meglio finalizzata all’appropriatezza prescrittiva.

Occorre attuare la separazione tra pubblicità possibile e corretta informazione (L. 833/78).

Oltre al riscontrato conflitto di interessi tra ricercatori ed industria, reso noto sin da qualche anno, nello scorso aprile negli Stati Uniti è emerso un clamoroso studio che rivela connessioni tra psichiatria e case farmaceutiche. Un gruppo di ricercatori pubblici nel campo della salute ha rivelato che più della metà degli psichiatri che hanno preso parte alla stesura dell'ampiamente usato Manuale Diagnostico e Statistico dei Disordini Mentali, meglio noto come DSM, edito dalla Associazione Psichiatrica Americana (APA), ha avuto connessioni finanziarie con compagnie farmaceutiche prima e dopo la pubblicazione del manuale.

Come si comportano i controllori ?

In Europa l'EMEA, organismo che si occupa dei farmaci e la cui approvazione e' per tutti i Paesi dell'Unione un obbligo, dipende dalla Direzione generale dell'Industria, nell'ambito della Commissione europea. Silvio Garattini ha recentemente lamentato la scarsa indipendenza delle agenzia regolatorie internazionali che decidono sui farmaci, troppo deboli di fronte agli interessi dell'industria.

Prendiamo ad esempio quanto accaduto per gli antidepressivi della classe SSRI.

Nel giugno 2003 la Glaxo inviò a tutti i medical practitioners inglesi una lettera per avvertirli dei possibili effetti avversi (rischio di aggressività e/o ideazione suicidaria) correlati all’impiego di Paroxetina negli adolescenti. La notizia fu ripresa ed approfondita dall’autorevole BMJ (10 aprile 2004, pag. 879). L’argomento veniva riproposto anche da The Lancet (24 aprile 2004, pag. 1341) e da JAMA (18 agosto 2004, pag. 807). I risultati della revisione della letteratura erano concordi: i benefici propagandati erano dovuti alla mancata pubblicazione di lavori scientifici “sgraditi”, per cui il rapporto beneficio/rischio risultava non favorevole ed addirittura invertito.

Le autorità regolatorie europee si mossero tardi, addirittura solo dopo l’esplicito invito della Commissione europea a valutare il profilo di rischio denunciato (il 17 dicembre 2004 fu la Commissione europea ad investire della questione l’EMEA ai sensi dell’articolo 31 della direttiva 2001/83/CE). La risposta si ebbe il 19 agosto 2005 con l’invito ad inserire in scheda tecnica la proibizione ad impiegare gli SSRI nella cura dei minori di 18 anni. Per i motivi di 2 anni prima.

Il Ministero della salute italiano ha disposto che le Aziende modificassero subito le schede tecniche dei farmaci ed entro 90 giorni i foglietti illustrativi nelle confezioni (cioè le avvertenze per i genitori dei pazienti). Ma lo ha fatto il 27 ottobre 2005. Incredibilmente il 20 gennaio 2006 il Ministero “vista l’istanza presentata dalle aziende produttrici attraverso associazione di categoria” ha concesso altri 90 giorni per l’aggiornamento dei foglietti illustrativi nelle confezioni. In tutto altri sei mesi per avvisare i genitori dei bambini e degli adolescenti del rischio collegato alla cura (circa 30.000 in trattamento: questa è la stima dei pazienti italiani sotto i 18 anni).

L’industria intanto lasciava trascorrere settimane e mesi per avvisare la classe medica, prima destinataria dell’obbligo di immediata variazione della scheda tecnica (esperienza personale di chi scrive). Gli informatori del farmaco rispondevano di non avere avuto indicazioni dalle Aziende.

Altri soggetti appaiono evanescenti sullo scenario del sistema farmaceutico: Regioni ed ASL.

Più che evanescenti, in diversi territori assenti o latitanti. La promozione e verifica dell’appropriatezza prescrittiva sono argomenti da trattare con tutta calma, parlandone molto e muovendosi lentamente (per carità, chissà che non si corra il rischio che una multinazionale cerchi di mettere in cattiva luce la politica sanitaria di un’intera regione !) . Intanto può lavorare la Guardia di Finanza e la Corte dei Conti su qualche mela marcia.

L’esperienza del CeVEAS di Modena insegna che il confronto tra pari può aiutare anche a sciogliere dubbi ed a migliorarsi. E’ la direzione verso cui bisogna andare.

Lontano da sirene interessate e/o costrette: gli informatori del farmaco.

Interessati se assunti a contratto d’agenzia: lo stipendio cresce con le vendite e queste vanno “spinte” adeguatamente; nella categoria sono, purtroppo, paragonati ai “procacciatori di affari”.

Costretti dalle regole ferree del marketing aziendale (e sottoposti a forme di mobbing) la maggior parte dei “regolari”: ritmi vorticosi, preoccupati dal capo-area (a sua volta pressato dai risultati), dall’umore del medico o dei pazienti in attesa, e da quant’alto comporta il loro impegno.

Il 20 aprile u.s. la Conferenza Stato-Regioni ha varato le rinnovate linee-guida dell’informazione farmaceutica. Nel primo articolo, rispetto alle stesse linee-guida del gennaio 2005, è stata abolita la previsione che gli ISF dovessero avere una “attività svolta sulla base di un rapporto di lavoro univoco e a tempo pieno”. E’ una variazione non da poco, se si considera quanto espresso sopra per quelli tra loro assunti con contratto di agenzia !

La legge sull’Albo degli informatori intanto arriva sempre più tardi della fine delle legislature.

UIL Area medica e veterinaria - Il Responsabile Regione Lazio Medicina Generale Convenzionata Dott. Eugenio Sinesio





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