Microeconomia


L’equilibrio concorrenziale nel lungo periodo



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L’equilibrio concorrenziale nel lungo periodo
Il profitto economico nullo
Un’impresa intraprende un’attività nell’aspettativa di trarre un rendimento 
dal proprio investimento. Se un’impresa realizza un profitto economico nullo, 
vuol dire che riceve un rendimento normale da quell’investimento. Il rendimento 
normale corrisponde al costo-opportunità sostenuto dall’impresa per l’acquisto 
dei beni capitali, che è uguale al rendimento di attività alternative. Dunque, 
un’impresa che realizza un profitto economico nullo guadagna, dall’investimento 
in beni capitali, quanto guadagnerebbe da un investimento alternativo. In tali 
condizioni l’impresa ha una prestazione adeguata e può sostenere la propria 
attività. Invece, un’impresa che realizza un profitto economico negativo 
dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di cessare la produzione.
In regime di concorrenza perfetta , il profitto economico delle imprese tende 
a zero nel lungo periodo. Un profitto economico nullo, dunque, non è tanto indice 
del fatto che le imprese hanno una prestazione insoddisfacente, quanto che 
operano in condizioni di concorrenza perfetta.
Illustrazione 41: La scelta del livello di produzione nel 
lungo periodo


Economia di Internet 2007 ­ Appunti di Microeconomia – by DiCanio & gIUANIZ – 
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L’entrata e l’uscita
La figura 8.13 mostra come, con un prezzo di 40 euro, l’impresa abbia un 
incentivo ad aumentare la produzione, per realizzare un profitto positivo. Dato 
che il profitto è calcolato al netto del costo-opportunità del capitale, se il profitto 
è positivo l’investimento ha un rendimento più elevato della norma. Gli 
investitori, quindi, hanno un incentivo a dirottare le proprie risorse verso questo 
settore; si verificano così nuove entrate nel mercato. A un certo punto l’aumento 
della produzione conseguente all’ingresso di nuove imprese provoca uno 
spostamento verso destra della curva di offerta di mercato: la produzione 
aumenta e il prezzo di mercato diminuisce.
Un ragionamento analogo si applica all’uscita dal mercato. Supponiamo che 
il costo medio variabile di ogni impresa sia 30 euro, e che il prezzo scenda a 20 
euro; perdendo denaro, le imprese cominceranno a uscire dal mercato. A un 
certo punto, la minor produzione dovuta all’uscita di molte aziende provoca uno 
spostamento verso sinistra della curva di offerta di mercato: il prodotto 
complessivo diminuisce e il prezzo del bene aumenta, fino a raggiungere 
l’equilibrio in corrispondenza di un prezzo di 30 euro e un profitto economico 
nullo. In sintesi:
In un mercato con libertà di entrata e di uscita, un’impresa entra quando 
pensa di poter realizzare un profitto positivo nel lungo periodo, ed esce di fronte 
alla prospettiva di perdite a lungo termine.
Se tutte le imprese realizzano un profitto economico nullo, nessuna di esse 
ha un incentivo a uscire dal mercato e, analogamente, nessuna impresa ha 
interesse a entrarvi. Perché si realizzi un equilibrio concorrenziale di lungo 
periodo, devono verificarsi le seguenti tre condizioni:
1. Tutte le imprese nel settore massimizzano il profitto.
2. Non ci sono incentivi a entrare nel settore o a uscirne, perché tutte le 
imprese realizzano un profitto economico nullo.
3. Il prezzo è tale per cui la quantità offerta da tutte le imprese del 
settore è uguale alla quantità domandata dai consumatori.
Se all’impresa capita di entrare in un mercato nel momento giusto, può 
godere di un profitto economico positivo nel breve periodo; e se riesce a uscirne 
al momento giusto, può salvaguardare gli interessi dei propri investitori.

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