S giovanni bosco



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L’abate Amedeo Peyron (173).

(Dall’anno 1785 all’anno 1870).

Quest’uomo tanto onorato per virtù e vasto sapere nacque in Torino da onorevole famiglia il 2 ottobre 1785. Rimasto orfano di padre in giovanile età e in condizione di fortuna poco favorevole, dovette presto pensare a provvedere a sé col suo proprio ingegno.

In que’ tempi tra noi dominavano i Francesi sotto Napoleone; e Torino, avendo cessato di essere capitale, aveva perduto in gran parte l’antico suo splendore. Il buon Amedeo, invece di correre dietro agli onori, che facilmente avrebbe potuto conseguire nei giorni più belli del potente conquistatore, si diè con animo agli amati studi sotto la disciplina del sopraccennato abate Caluso. Questo ottimo religioso raccoglieva in casa sua quanti giovani poteva, purché fossero desiderosi di far tesoro di quella sapienza, che egli aveva acquistata. Colla costanza nello studio e colla onestà di vita si guadagnò l’animo del maestro di modo, che divenne primo de’ suoi discepoli, e poco appresso suo successore. Dietro a tanto esempio, sentendosi la vocazione al sacerdozio, la seguitò e ne compì esattamente i doveri per tutta la vita. Egli diede presto frutti del suo sapere col pubblicare la descrizione di un Evangelario greco, riducendo al suo giusto merito il presunto valore di quel codice; ed intanto preparava un più esteso lavoro di critica letteraria. Ed era ben conveniente che in Italia eziandio si desse assidua opera a quegli studi critici, sì coltivati altrove, e così s’impedisse che stranieri poco coscienziosi venissero a toglierci o guastarci il grande patrimonio de’ nostri avi. Aveva egli preso a fare la rivista di un manoscritto greco, che esisteva nell’Università di Torino, e contenente frammenti dei filosofi Empedocle e Parmenide, restituendone ed illustrandone il testo; e vi aggiungeva ricerche intorno al genuino testo greco del commentario di Simplicio sopra Aristotile, de coelo et mundo. Questo lavoro dettato in latino fu stampato in Lipsia nel 1810.

Quando nel 1814 fu instaurata ne’ suoi dominii l’Augusta Casa di Savoia, a richiesta del suo Sovrano lavorò indefesso per far rifiorire gli studi nella nostra Università. A tutto egli pensava, avendo l’occhio a’ maestri ed ai libri che venivano proposti. Appunto in quel tempo scrisse due memorie che il poeta Vincenzo Monti inserì in un’opera che egli stampava a Milano, intitolata: Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca. Doleva assai al buon sacerdote di vedere che la Crusca, destinata a stare tra le mani dei giovanetti, servisse ad essi più di scandalo che a bene; poiché mentre portava per sovrascritto il motto: Il più bel fior ne colgo, riusciva un libro de’ più osceni.

Fu anche scelto dal governo a recarsi nelle varie provincie del Piemonte e della Lombardia per farvi ricerche di codici d’antichità, di quadri, e rarità artistiche d’ogni maniera a fine di arricchirne le biblioteche ed i musei, e preparare la formazione a Torino di una pinacoteca. Ed in parte si deve a lui se questa città non è più l’ultima in Italia per tele di lodati pittori.

Il Cardinale Angelo Maj dopo molte ricerche era riuscito a trovare, l’anno 1822, nell’Ambrosiana biblioteca, con meraviglia di tutta Europa, un’opera intiera di Cicerone, creduta fino allora affatto perduta. La felice scoperta di Maj invogliò anche il Peyron ad indagare i testi classici, i codici di carta pecora, e a questo lavoro consacrandosi a tutt’uomo pervenne anch’egli a nobile fine. Scoprì vari squarci smarriti delle orazioni di Cicerone, e parecchi luoghi delle sue lettere familiari, una specialmente nell’orazione in favore di T. Annio Milone, e quattordici fogli appartenenti ai cinque primi libri del codice di Teodosio, che è una raccolta non solo di precetti giuridici, ma anche di fitti storici.



Il suo amore per le lingue antiche ebbe una favorevole occasione allorché il Re Carlo Felice fece trasportare di Egitto in Torino una magnifica collezione di antichità egiziane. Vari dotti, e specialmente il francese Champollion, il giovane, avevano fatto pronti studi sui geroglifici, ma l’abate Peyron giovandosi della sua perizia nel greco pose in luce recondite notizie racchiuse ne’ fogli di quella collezione. In essi egli scoperse vari usi e abitudini di quel meraviglioso popolo, e alcuni documenti che servono a riempire la lacuna massima in quanto si riferiva alla storia civile. Alcuni francesi celebri nel dicifrare quelle antichità ammirarono il valoroso Peyron, lo lodarono senza fine, e dietro il suo metodo raccolsero assai frutti da quell’arida fatica. Fu poi meravigliosa la scoperta in un di quei papiri che conteneva l’interessante tessuto di una lite discussa or fa mille novecento e più anni. Seguendo i vari stadi del processo fa conoscere le diverse qualità delle persone che vi presero parte diretta o indiretta. Allora quante accademie erano in fiore vollero avere il Peyron come loro compagno. Qui viene l’opportunità di dire che il Peyron ebbe l’idea di rientrare nello studio più intimo della lingua nazionale di quel paese misterioso, che è l’Egitto, e si trattenne per dieci anni nell’ardua fatica della compilazione di un vocabolario Copto (*).
[(*) Dicesi lingua Copta quella di cui si servivano gli Egizii ne’ secoli cristiani; lingua Egizia, quella che era colà in uso sotto i Faraoni ed i Tolomei. Il Copto si esprime colle sue radici schiette e nitide cui aggiungendosi particelle prima o dopo, si produce varietà di significato. È una lingua precisa che ricusa ogni ornamento oratorio o poetico (a)]
Fin dagli anni giovanili egli si era occupato di questa lingua, di cui l’abate Caluso aveva mezzo secolo prima pubblicati i principii; ma poi avevala tralasciata, né la riprese se non per incitamento del Champollion, il quale desiderava vedersi preparato un potente mezzo per la spiegazione de’ geroglifici Egiziani. Quando Peyron pubblicò il suo dizionario i medesimi suoi avversari furono costretti di lodarlo pubblicamente e di considerarlo come il più celebre studioso delle lingue d’Oriente che a que’ dì vivesse. Diede eziandio alla luce la grammatica Copta per compiere quel grande apparato d’insegnamento da lui costrutto con tanto maggior merito di lode, quanto più arido e disgustoso ne era il lavoro. L’opera tuttavia principale del Peyron, quella che corona la sua gloria, come coronò la sua vita, si è la dotta traduzione degli otto libri della Guerra del Peloponneso scritti dal greco Tucidide. Per amore di religione e di patria nel 1852 pubblicò un’operetta sull’istruzione secondaria, coll’intendimento di scongiurare quei gravi mali che vedeva prepararsi alla gioventù nelle scuole. È questa piccolissima di mole, ma altissima per prudenza e senno pratico. E gran vantaggio ricaverebbe quel maestro, il quale applicasse i pensieri di lui a bene degli allievi. Pubblicò ancora a profitto degli studiosi una grammatichetta della lingua italiana lodata assai, ove in breve e con maravigliosa chiarezza si fa intendere ai giovanetti delle nostre prime scuole. Persuaso una volta più della vanità delle cose terrene, il Peyron rinunziò alle pubbliche cariche, come a quella di Senatore del Regno, di Membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, per tutto dedicarsi ai prediletti suoi studi dell’antichità. Amante del silenzio, favoriva gli studiosi e li raccomandava a chi potevali efficacemente aiutare. Il suo cuore fatto per la carità godeva, se s’incontrava in qualche allievo d’intelligenza e virtù. Nell’età avanzata, oppresso dagli anni, soleva ancora fare un lungo tratto di via per dare gratuitamente lezioni di greco ad un allievo povero, ma di belle speranze. E mentre la Francia, la Prussia, e sin la lontana America parlavano di lui e lo acclamavano sapientissimo, egli tutto si godeva quando, compiuta un’opera cristiana, ne la vedeva benedetta da Dio. Né era in minore venerazione presso ai suoi cittadini, perciocché mentre già decrepito si aggirava per le vie di Torino ognuno lo faceva segno alla pubblica ammirazione e rispetto: poi quando morì gli fu collocato un modesto ma bel monumento nella R. Università degli studi. Colla morte del giusto passò a Dio nel mattino del 27 aprile 1870, ottantesimo quinto di sua età.
LII
Alessandro Manzoni (174).

(Dall’anno 1785 all’anno 1873).


Alessandro Manzoni nacque in Milano di nobile famiglia il dì 8 marzo 1785. Perduto il genitore in tenera età, fu allevato dalla madre, che era figlia del marchese Cesare Beccaria. Fece i suoi studi prima in patria, poscia a Pavia, dando e nell’uno e nell’altro luogo luminose prove di alto ingegno. Correvano allora tristissimi tempi e pieni di pericoli specialmente per la gioventù studiosa. Voltaire, Rousseau ed altri filosofi francesi erano stati precipua cagione del pervertimento degli animi in Francia, non solo per quanto riguarda la politica, ma eziandio nel fatto della morale e della religione; quindi anche su l’Italia erasi riversato il pestifero torrente dell’incredulità. Per la qual cosa il nostro Alessandro ebbe, come altri non pochi, la sventura di crescere nella irreligione e di essere imbevuto di perverse massime. Condotto poi a Parigi nel 1805 e raccomandato dal suo ingegno e dall’illustre nome di sua famiglia, si trovò dischiuse le porte alle conversazioni di quei dotti, nelle quali regnava lo sciagurato vezzo di sprezzare e bestemmiare tutto quello che sapeva di religione. Ritornato a Milano più irreligioso di prima, vi sposò Enrichetta Blondel, protestante, la quale tuttavia fu nelle mani di Dio strumento per la conversione del nostro Alessandro.

Nel 1810 erasi nuovamente recato colla madre e colla moglie in Parigi e frequentavano la sua casa i dotti, di cui sopra si è fatto parola, nemici acerrimi del cattolicismo. Nell’anno medesimo era stato nominato da Napoleone membro del Corpo Legislativo il conte Gio. Battista Somis, decoro della magistratura e delle lettere piemontesi, cattolico fervente e coraggioso. Dovendo egli passare in Parigi buona parte dell’anno, era stato come connazionale raccomandato nella famiglia Manzoni, che lo ricevette amorevolmente. Frequentando quella casa trovossi un giorno il Somis in una di quelle conversazioni, nella quale senza riguardo alcuno si diceva contro il cattolicismo le più orribili bestemmie. Arse egli di sdegno e con quella eloquenza, che gli era propria, e con profonda dottrina seppe in quella conferenza ed in parecchie altre tenute nei giorni seguenti, sì bene ribattere le infami calunnie di quei liberi pensatori, che li ridusse al silenzio. Enrichetta Blondel, la quale colla suocera stava occupata in lavori domestici, ma dava retta alle convincenti ragioni dell’illustre Piemontese, fu la prima a sentire amore per il cattolicismo. Tanto poterono in essa le parole del conte Somis, che domandò tosto di essere istruita nella cattolica religione e poco dopo abiurò gli errori della sua setta. Il nostro Alessandro, tormentato da mille dubbi dopo quelle conferenze, tutto internamente agitato, entra un giorno nella chiesa di S. Rocco e: O Dio, dice, se ci sei, fammiti conoscere. Iddio ascoltò quella povera preghiera, schiuse quell’intelletto alle verità della fede, diede pace a quell’agitato cuore, e da quel punto Manzoni fu cattolico. Anche la madre, rapita dall’esempio della nuora Enrichetta, si diede a condurre vita cristiana e tutti e tre divenuti fervorosi cattolici fecero allora ritorno a Milano.

Le mutate idee nel fatto di religione non tardò il Manzoni di mostrare al pubblico colla sua operetta: Sulla Morale cattolica, opera che ebbe l’onore di più edizioni in Italia e d’essere tradotta in molte lingue straniere. Ma giova qui raccontare colle parole stesse dello scrittore l’origine di quest’opera. Dice egli dunque in sul principio della prefazione:

«Questo scritto è destinato a difendere la morale della Chiesa cattolica dalle accuse che le son fatte nel capo CXXVII della Storia delle repubbliche italiane del medio evo (*).


[(*) Autore di quest’infame Storia è il Sismondi (a).]
»Ivi s’intende provare che la corruttela dell’Italia deriva in parte da questa morale. lo sono convinto che essa è la sola morale santa e ragionata; che la corruttela viene anzi dal trasgredirla, dal non conoscerla o dall’interpretarla a rovescio; che è impossibile trovare contro di essa un argomento valido; ed ho qui esposte le ragioni, per cui non ritengo tale alcuno di quelli addotti dall’illustre autore di quella Storia».

Fece conoscere ancora la sua fede colla pubblicazione nel 1813 degli Inni sacri, che sono forse i più belli che possegga l’italiana letteratura. Abbiamo in essi compiuta la immagine del perfetto poeta cristiano. La morte di Napoleone nel 1821 inspirogli quel cantico, che certo non morrà: Il Cinque Maggio.

Circa il medesimo tempo diede alla luce le due sue tragedie: Il conte di Carmagnola e L’Adelchi, nelle quali tentò di dar più ampia forma alla tragedia italiana, sull’esempio degli Inglesi e dei Tedeschi.

Ma l’opera, che acquisterà al Manzoni nome grande presso i posteri è il romanzo: I Promessi Sposi. Ebbe l’autore per iscopo di farci conoscere con questo lavoro un tristo periodo della storia Milanese, la dominazione cioè degli Spagnuoli in Lombardia nel secolo XVII, la terribile pestilenza, che allora spopolò la città di Milano e la infame storia degli untori; e meglio non avrebbe potuto raggiungere il suo fine. La stima che abbiamo per quest’opera non ci tratterrà tuttavia dal biasimare altamente il ritratto che ci porge di Don Abbondio e quello della sgraziata Geltrude. Il Manzoni, che voleva dare all’Italia un libro veramente morale ed inspirato da sentimento cattolico, poteva, certo, presentarci migliori caratteri; gli stessi romanzieri d’oltr’Alpe ben altra idea ci porgono generalmente del parroco cattolico. Il giovane poi, che fin da’ suoi primi anni ha imparato, coll’amore ai genitori, la venerazione al proprio parroco, dovrà necessariamente ricevere cattiva impressione nella mente e nel cuore dopo siffatta lettura.

Dopo la pubblicazione dei Promessi Sposi, che fu nel 1826, diede ancora in luce alcuni discorsi e dissertazioni su cose letterarie e storiche; opere di piccola mole e di minor importanza che le precedenti. Continuando ad abitare in Milano lontano dai pubblici affari ed amico ai più dotti non solo d’Italia, ma di tutta l’Europa, era anche di buon esempio per la sua cristiana maniera di vivere. Ordinariamente lo si vedeva ogni giorno assistere alla S. Messa; e ci assicurano che ogni settimana frequentava i sacramenti della Confessione e della Comunione. Con questo tenore di vita giunse all’estrema vecchiaia; e morì in età di 88 anni il 22 maggio 1873, con tutti i conforti di quella religione che dalla sua conversione aveva sempre amato.

Dissero alcuni che Alessandro Manzoni negli ultimi suoi anni ritornasse a sentimenti meno cristiani; ma noi dovendo giudicare uno scrittore dalle opere pubblicate, e non dal suo privato modo di sentire, il quale non ci è dato di conoscere, diciamo che in tutti i libri del Manzoni non una frase incontrasi, che non si accordi pienamente colla dottrina cattolica.



LIII
Conclusione (175)

Io avrei ancora dovuto parlarvi di molti altri sommi personaggi, che illustrarono questi nostri ultimi tempi, come sono il Cardinale Gerdil; il cardinale Costa; il canonico Cottolengo, fondatore dell’Opera meravigliosa, detta Piccola Casa della Provvidenza; Cesare Balbo; il barone Sallier della Torre. Ma di costoro sono stampati libri a parte (*).


[(*) Le edizioni precedenti, fino al 1866 (V ediz.) dicevano: «di costoro credo che saranno in breve stampati libri a parte» (*).]
Ci sono eziandio molti fatti contemporanei, che meriterebbero di essere da voi letti; ma essi, come già vi dissi, o non sono ancora compiuti, o, vivendo ancora i personaggi a cui sono riferiti, non se ne può parlare convenevolmente.

Noi pertanto porremo qui termine ai racconti sulla Storia d’Italia; ma per conclusione di quanto vi ho finora esposto vorrei che v’imprimeste in mente alcuni ricordi da non mai dimenticarsi, i quali voi potete applicare a qualsiasi altra storia che siate per leggere.

Ricordatevi primieramente che la storia è una terribile e grande maestra dell’uomo. Maestra terribile, perché espone le azioni degli uomini tali quali sono state fatte, senza avere riguardo alla dignità, grandezza e ricchezza di coloro a cui si riferiscono. Compiuta un’azione, la storia è in diritto di esporla, approvarla o biasimarla, secondo che si merita. Perciò dobbiamo temere grandemente pensando a quello che altri saranno per dire intorno alle nostre opere, e vivere in modo che gli uomini abbiano argomento di parlar bene di noi.

La storia è eziandio grande maestra per le cose che insegna. Essa insegna come in ogni tempo sia stata amata la virtù e sieno sempre stati venerati quelli che l’hanno praticata; e come al contrario fu sempre biasimato il vizio e furono disprezzati i viziosi. La qual cosa deve essere a noi di eccitamento a fuggire costantemente il vizio e praticare la virtù.

Finalmente vi rimanga altamente radicato nell’animo il pensiero che la religione fu in ogni tempo riputata il sostegno dell’umana società e delle famiglie, e che dove non vi è religione non vi è che immoralità e disordine; che perciò noi dobbiamo adoperarci per promuoverla, amarla e farla amare anche dai nostri simili e guardarci cautamente da quelli che non la onorano o la disprezzano.

Gesù Cristo nostro Salvatore ha fondata la sua Chiesa, e unicamente in questa Chiesa conservasi la vera religione. Questa religione è la cattolica, unica vera, unica santa, fuori della quale niuno può salvarsi.

Amiamo pertanto questa religione, dico di nuovo, e pratichiamola; amiamola colla fermezza nel credere, pratichiamola coll’adempimento dei suoi precetti. E poiché avvi un solo Dio, una sola fede, ed una sola religione, uniamoci anche noi in un vincolo di fede e di carità per aiutarci nei bisogni della presente vita; sicché l’uno dall’altro a vicenda confortati nel corpo e nello spirito, possiamo pervenire un giorno a regnare eternamente con Dio nella patria dei beati in Cielo.

SOMMARIO CRONOLOGICO

DEI PRINCIPALI AVVENIMENTI

DALLA PACE DI VILLAFRANCA [1859]

ALLA MORTE DI NAPOLEONE III

[1873] (176)


1859, 11 luglio. Si firmano a Villafranca i preliminari della pace, per cui l’Imperatore d’Austria e quello di Francia s’impegnano a secondare la formazione di una Confederazione italiana sotto la presidenza onoraria di Pio IX, cui si chiederanno riforme. La Venezia rimanendo all’Austria, farà parte di questa confederazione. L’Austria cede la Lombardia alla Francia onde la rimetta al Re di Sardegna. I Principi di Toscana e di Modena rientreranno ne’ loro Stati.
- 28 luglio. Nomina di Farini a Dittatore in Modena.
- 13 agosto. L’assemblea Toscana dichiara decaduta la dominazione della dinastia Austro-Lorenese.

- 28 agosto. Votasi l’annessione della Toscana allo Stato Sardo.


- 17 ottobre. Sottoscrivesi il trattato di Zurigo sulle basi dei preliminari di Villafranca, rimandando ad un Congresso la risoluzione delle quistioni pendenti.
- 31 dicembre. Napoleone III propone al S. Padre di cedere le provincie ribellate dell’Emilia, e di chiedere alle Potenze che gli guarentiscano il possesso del resto del suo dominio.
1860, 19 gennaio. Enciclica di S. S. Pio IX per dichiarare al mondo cattolico ch’egli non può rinunziare ad alcuna parte del suo dominio senza venir meno ai suoi giuramenti - eccitar querele e moti nelle provincie della S. Sede - recar ingiuria a tutti i cattolici - debilitare i diritti di tutti i Principi del mondo cristiano - e assentire ai perniciosissimi princìpi.
- 1° marzo. Napoleone dichiara al Corpo Legislativo che, tornate infruttuose le trattative per l’indipendenza della Venezia, a prezzo della restaurazione dei Principi italiani spodestati, ha proposto alle potenze il seguente accomodamento: Parma e Modena al Piemonte; Toscana Stato separato ed indipendente; Vicariato di Vittorio Emanuele nelle Romagne; Savoia e Nizza alla Francia; consiglio al Re di Sardegna di desistere dalla politica tendente ad assorbire tutti gli Stati d’Italia; principio di non intervento da parte delle Potenze d’Europa.
1860, 18 marzo. Annessione dell’Emilia al Piemonte.
- 22 marzo. Annessione della Toscana. Le truppe Francesi abbandonano la Lombardia e rientrano in Francia.

- 6 maggio. Partenza di Garibaldi per la Sicilia: Sbarco a Marsala. - Insurrezione della Sicilia.

- agosto. Sbarco di Garibaldi sul Napolitano. Insurrezione delle Calabrie, della Basilicata, della Puglia.

- 30 agosto. Abboccamento di Farini e Cialdini con Napoleone III a Chambéry.


- 6 settembre. Il Re di Napoli si ritira a Gaeta.
- 7 settembre. Ingresso di Garibaldi in Napoli.
- 8 settembre. Le truppe piemontesi, sotto gli ordini del Generale Fanti, entrano nelle Marche e nell’Umbria.
- 9 settembre. Nota di Cavour al Card. Antonelli per annunciargli che la formazione e l’esistenza di truppe straniere al soldo del Governo Pontificio offendono il sentimento delle popolazioni delle Marche e dell’Umbria, per cui si è disposta l’occupazione di queste provincie, se tosto non si disciolgano quelle truppe.

- 14 settembre. In seguito a questi fatti Napoleone richiama il suo Ambasciatore da Torino.

- 18 settembre. Battaglia di Castelfidardo e morte del Colonnello Pimodan. - Il Gen. La-Moricière si ritira in Ancona.

- 29 settembre. Presa di Ancona.

- 29-30 settembre. Combattimento fra garibaldini e le truppe del Re Francesco II sotto Capua.

- 6 ottobre. Truppe francesi sbarcano a Civitavecchia sotto colore di guarentire il Papa da un’aggressione del Piemonte.


- 10 ottobre. La Russia richiama il suo Legato da Torino.
- 15 ottobre. Le truppe piemontesi entrano nel Regno di Napoli.
1860, 7 novembre. Annessione del Regno di Napoli allo scettro di Vittorio Emanuele.
1861, 13 febbraio. Presa di Gaeta. Il Re di Napoli si rifugia a Roma.
- 17 marzo. Il Re Vittorio Emanuele assume il titolo di Re d’Italia.
- 28 maggio. Austria e Spagna propongono alla Francia un intervento in comune per tutelare la S. Sede da ulteriori aggressioni. Evasiva risposta di Napoleone III.
- 6 giugno. Morte del Conte di Cavour.
- 12 luglio. Napoleone III riconosce il Regno d’Italia, dicendo a Vittorio Emanuele che lascierà le sue truppe a Roma finché l’Italia non sia riconciliata col Papa.
- 7 dicembre. Eruzione del Vesuvio. - Rovina di Torre del Greco.
- 7 dicembre. Spedizione della Francia, Inghilterra e Spagna nel Messico.
1862, febbraio. Tentativi del Ministro Ricasoli per andare a Roma senza il consenso della Francia.
- marzo. Caduta del Ministro Ricasoli. Sottentra Rattazzi, il quale continua la stessa politica.
- aprile. L’Inghilterra si adopera presso la Francia onde richiami le sue truppe da Roma.
- maggio. Fatti di Sarnico. - Tentativo di una spedizione di Garibaldi nel Tirolo. - La Francia si oppone.
- 30 maggio. Proposta di Napoleone III alla S. Sede, perché si contenti delle provincie rimastele e di una lista civile.
- (24 giugno). Rifiuto del Papa.
- 9 giugno. Canonizzazione in Roma dei Ss. Martiri Giapponesi; presenti 287 Vescovi convenuti da tutte le parti dell’Orbe Cattolico.
- giugno. Armamento di garibaldini in Sicilia per una simulata spedizione in Grecia.
- luglio. Garibaldi predica una crociata su Roma. La Francia rafforza la sua guarnigione nel Pontificio.
- luglio. La Russia e la Prussia riconoscono il Regno d’Italia.
- agosto. Spedizione a Palermo del generale Cugia per arrestare i moti dei garibaldini. La Sicilia è posta in istato d’assedio. - Garibaldi passa in Calabria.

1862, 28 agosto. Combattimento di Aspromonte. - Garibaldi è ferito, preso e condotto al Varignano.

- 10 settembre. Il Gabinetto Italiano dichiara all’estero la necessità di dar Roma all’Italia.

- 5 ottobre. Amnistia accordata a Garibaldi e ai suoi compagni.


- 8 ottobre. Il Gabinetto Italiano invita la Francia a richiamare le sue truppe da Roma, promettendo di guarentire l’indipendenza della S. Sede.

- 27 ottobre. Matrimonio della Principessa Pia col Re del Portogallo.


1863, gennaio. Insurrezione della Polonia.
- marzo. Il Ministro Farini cade in istato di demenza. - 21 aprile. Lettera di Pio IX all’Imperatore di Russia in favore della Polonia.
- 4 novembre. Lettera di Napoleone III ai Sovrani di Europa invitandoli ad un Congresso per gettar le basi di una pacificazione generale, distruggendo i trattati del 1815. - Il Congresso non ha luogo.

1864, 2 gennaio. Attentato di Greco, Imperatori, Trabucco contro la vita di Napoleone III.

- febbraio. Guerra dell’Austria e della Prussia unite contro la Danimarca per la quistione dello Schleswig-Holstein.

- 15 settembre. Convenzione tra la Francia e l’Italia.


- La Francia si obbliga a ritirare gradatamente entro due anni le sue truppe da Roma. - L’Italia promette di rispettare il territorio del S. Padre, di prendere su di sé una parte del debito pontificio e di trasferire la capitale a Firenze.

- 21-22 settembre. Torbidi in Torino pel trasporto della Capitale. - Stragi in piazza Castello e in piazza San Carlo. - Dimissione del Ministero Minghetti-Peruzzi.

- 16 novembre. Conclusione della pace tra l’Austria e la Prussia da una parte e la Danimarca dall’altra.

- 8 dicembre. Pubblicazione del Sillabo in cui sono messi in luce i principali errori del nostro secolo.

1865, 14 maggio. Inaugurazione della Capitale a Firenze.
­ Festa pel 6° Centenario di Dante.
- luglio. Stragi del coléra ad Ancona. - Si propaga per tutta Europa.

1865, agosto. Conflitto fra l’Austria e la Prussia. - Patti convenuti a Gastein.


- ottobre. In omaggio della Convenzione del 15 settembre le truppe francesi si restringono ad occupare Roma, Civitavecchia e Viterbo.
1866, 9 febbraio. La Russia rompe le sue relazioni colla S. Sede per l’energica protesta fatta da questa in favore della oppressa Polonia.
- aprile. Si ravviva la questione tra l’Austria e la Prussia pei Ducati dello Schleswig-Holstein. - Preparativi di guerra tra l’Austria e l’Italia.
- 7-28 giugno. L’esercito Prussiano occupa vittoriosamente l’Holstein, l’Hannover, l’Assia, la Sassonia, Francoforte.
- 17 giugno. La Prussia intima la guerra all’Austria.
- 20 giugno. L’Italia dichiara guerra all’Austria.
- 23 giugno. L’esercito italiano passa il Mincio. - Garibaldi con 20 battaglioni di volontari si avanza nel Tirolo.
- 24 giugno. Battaglia di Custoza. - Il corpo del Generale Cialdini sospende il passaggio del Po.
- 27 giugno. I Prussiani sconfiggono gli Austriaci a Nachod; poi (29) a Gitschin.
- 3 luglio. Battaglia di Sadowa: 300 mila Prussiani sconfiggono 280 mila Austriaci, che vi perdono circa 40 mila uomini e 174 cannoni.
- 4 luglio. Napoleone III propone all’Austria la propria mediazione per la pace.
- 5 luglio. Napoleone III telegrafa al Re Vittorio Emanuele che l’Austria cede il Veneto alla Francia: gli propone un armistizio che è rifiutato.
- 8 luglio. L’esercito italiano ripassa il Po e si avanza fino al Tagliamento e verso Trento.
- 11 luglio. Armistizio fra l’Austria e l’Italia per le truppe di terra.
- 20 luglio. Battaglia navale di Lissa. - La nave il Re d’Italia va a picco, la Palestro è incendiata. - L’Ammiraglio Persano si ritira in Ancona; l’Ammiraglio Tegetoff rientra in Pola.
- 22 luglio. Preliminari di pace fra la Prussia e l’Austria: questa dovrà uscire dalla Confederazione Germanica; quella s’impegna di ottenere dall’Italia l’adesione alla pace, appena la Venezia sia ceduta a Vittorio Emanuele.
1866, 16 settembre. Rivoluzione a Palermo. - Gravi sforzi per domarla.
- 3 ottobre. Trattato di pace fra l’Italia e l’Austria. L’Italia acquista il Veneto, il materiale delle fortezze, gli oggetti d’arte e la Corona di ferro; paga all’Austria 87 milioni di franchi.
- 1° novembre. Plebiscito del Veneto per l’annessione al Regno d’Italia.
- 7 novembre. Ingresso del Re in Venezia.
- 7 dicembre. Convenzione tra la Francia e l’Italia, per cui questa si assume il debito pontificio delle provincie tolte alla S. Sede.
- 11 dicembre. Sgombro totale dei francesi dal territorio romano.
1867, 1 aprile. Esposizione universale di Parigi visitata da 58 Sovrani.
- aprile. Dissapori di Francia e Prussia.
- 7 maggio. Congresso di Londra in cui si appianano i dissapori tra la Francia e la Prussia.
- 6 giugno. Attentato del Polacco Berezowski alla vita dello Czar delle Russie in Parigi.
- 18 giugno. Tentativi d’invasione del Pontificio da parte de’ garibaldini.
- 19 giugno. Fucilazione dell’Imperatore Massimiliano nel Messico.
- 29 giugno. Solenne celebrazione del 18° Centenario di S. Pietro, presenti 486 Vescovi convenuti da tutte le parti del mondo.
- luglio. Arruolamento di garibaldini nelle principali città d’Italia.
- 19 agosto. Convegno di Salisburgo tra gli Imperatori d’Austria e di Francia.
- 21 settembre. Garibaldi entra coi suoi nel territorio pontificio. - È arrestato a Sinalunga, condotto in Alessandria, poi a Caprera, donde ritorna dopo pochi giorni.
- settembre-ottobre. Combattimento fra garibaldini e zuavi pontifici.- Le truppe italiane s’ingrossano al confine Romano.
- 22 ottobre. Attentato di sollevazione in Roma. - Scoppio della caserma Serristori.
- 28 ottobre. Sbarco a Civitavecchia di truppe francesi in soccorso della S. Sede.
1867, 30 ottobre. Le truppe italiane entrano nello Stato pontificio.
- 1° novembre. La Francia dichiara di non poter consentire all’occupazione fatta dall’esercito italiano.
- 3 novembre. Combattimento di Mentana. - I garibaldini si ritirano.
- 4 novembre. Nuovo arresto di Garibaldi, che è ricondotto a Caprera. - Le truppe italiane si ritirano dal territorio romano. - L’Italia chiede alla Francia che richiami essa pure le sue.
1868, 1° febbraio. Matrimonio del Principe Umberto colla Principessa Margherita di Savoia.
- 25 maggio. L’Austria rompe il Concordato stabilito nel 1855 colla S. Sede.
- 29 giugno. Bolla di convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano.
- 1° agosto. Nuova Costituzione dell’Impero Austriaco in Monarchia Austro-Ungarica.
- 29 settembre. La Regina di Spagna, Isabella II, è costretta a riparare in Francia.
1869, febbraio. Nuovi dissapori tra la Francia e la Prussia.
- 8 agosto. Napoleone III accorda alla Francia la Costituzione parlamentare.
- 17 novembre. Inaugurazione del Canale di Suez compiuto dal Lesseps colla spesa di circa 500 milioni.
1870, marzo-aprile. Torbidi a Pavia, Piacenza e in altre città d’Italia e di Francia per opera dei Mazziniani.
- 8 maggio. Plebiscito della Francia: circa 7.500.000 voti favorevoli a Napoleone III, 1.500.000, contrari.
- 6 luglio. Candidatura del principe di Hohenzollern al trono di Spagna approvata dalla Prussia. La Francia dichiara opporvisi a costo di una guerra.
- 15 luglio. Rottura della guerra tra la Francia e la Prussia.
- 22 luglio. Il S. Padre offre la sua mediazione di pace all’Imperatore di Francia e al Re di Prussia. - Non viene accettata.
- 2 agosto. Napoleone III richiama in Francia le truppe d’occupazione di Roma. - Truppe italiane si avanzano verso il confine Romano.
- 2 agosto. Primo scontro dei Francesi e de’ Prussiani a Saarbruck.
1870, 4 agosto. Le truppe francesi abbandonano Roma.
- 4 agosto. Sconfitta dei Francesi a Weissembourg.
- 6 agosto. Sbarco a Tolone delle truppe provenienti da Roma.
- 6 agosto. Sconfitta dei Francesi a Worth.
- 7 agosto. Tumulti in Parigi. - Vi è stabilito lo stato d’assedio.
- 14 agosto. La Francia toglie la sua bandiera da Civitavecchia.
- 14 agosto. L’esercito francese è ributtato su Metz.
- 2 settembre. Capitolazione di Sedano - Napoleone III si costituisce prigioniero; dichiara reggente l’Imperatrice.
- 4 settembre. Si ripudia il governo bonapartista e vi è sostituito un governo della difesa con a capo J. Favre.
- 5 settembre. I Prussiani marciano su Parigi. - Nel Consiglio de’ Ministri a Firenze si decide l’occupazione di Roma.
- settembre. Solenne decreto che proclama San Giuseppe Patrono della Chiesa universale.
- 10 settembre. Il Conte Ponza di S. Martino reca al S. Padre una lettera del Re Vittorio Emanuele, in cui gli espone l’indeclinabile necessità che le truppe italiane entrino ad occupare il territorio Romano. - Il S. Padre dichiara di non potervi consentire.
- 11 settembre. L’esercito italiano entra nel territorio pontificio.
- 15 settembre. Il generale Cadorna chiede al ministro dell’armi pontificie, General Kanzler, libero l’ingresso in Roma alle proprie truppe.
- 17 settembre. Il GeneraI Kanzler, risponde che S. S. desidera veder occupata Roma dalle proprie truppe, non da quelle di altro sovrano; essere pertanto risoluto a far resistenza.
- 19 settembre. Rescritto del S. Padre al General Kanzler sul modo di condur la difesa di Roma (*).
[(*) «... In quanto poi alla durata della difesa, sono in dovere di ordinare che questa debba unicamente consistere in una protesta atta a constatare la violenza; e nulla più. Cioè di aprire trattative per la resa, appena aperta la breccia. In un momento in cui l’Europa intiera deplora le vittime numerosissime, conseguenza della guerra fra due grandi nazioni, non si dica mai che il Vicario di G. C., quantunque ingiustamente assalito, abbia da acconsentire ad un grande spargimento di sangue. La causa nostra è di Dio e mettiamo tutta nelle sue mani la nostra difesa...» (Pio IX).]

1870, 19 settembre. Le truppe prussiane s’impadroniscono di Versailles, chiudendo ogni comunicazione con Parigi.


- 20 settembre. Entrata in Roma del General Cadorna per la breccia di Porta Pia. - Protesta della S. Sede al Corpo diplomatico.
- 28 settembre. Resa di Strasburgo:
- 2 ottobre. Plebiscito in Roma.
- 7 ottobre. Garibaldi parte in soccorso della Francia.
- 19 ottobre. Il Generale Bazaine rinchiuso in Metz con 170.000 uomini è costretto a capitolare.
- 5 novembre. Trattative infruttuose del sig. Thiers col sig. Bismark per un armistizio.
- 8 novembre. Il Governo Italiano prende possesso del Quirinale.
- 29 dicembre. Inondazione di Roma. - Il Tevere s’alza 9 metri sopra il suo livello ordinario.
1871, 18 gennaio. Il Re di Prussia è incoronato Imperatore di Alemagna.
- 28 gennaio. Capitolazione di Parigi.
- 3 febbraio. Promulgazione della legge pel trasferimento della Capitale da Firenze a Roma.
- I Prussiani eludendo i Garibaldini forzano il corpo del general Bourbaki, forte di 80.000 uomini, a rifugiarsi nella Svizzera.
- 16 febbraio. Elezione di Adolfo Thiers a capo del potere esecutivo della Repubblica francese.
- 2 febbraio. Preliminari di pace tra la Francia e la Prussia.
- 2 marzo. I Prussiani entrano trionfanti in Parigi e vi restano per 48 ore.
- 2 marzo. È proclamata la decadenza della dinastia di Bonaparte.

- 6 marzo. Protesta di Napoleone III.


- marzo. Le guardie nazionali di Parigi s’impossessano di circa 300 pezzi d’artiglieria e si fortificano a Montmartre.
- 10 marzo. Si decreta il trasferimento della Sede del Governo francese da Bordeaux a Versailles.
- 10 marzo. Trattato di pace tra la Francia e la Prussia. La Francia s’obbliga a pagare 5 miliardi e a rinunziare a una gran parte dell’Alsazia e della Lorena.
1871, 16 marzo. Napoleone III, tornato in libertà, si ritira a vita privata a Chislehurst in Inghilterra.
- 3 aprile. 150.000 comunisti di Parigi assalgono Versailles - ne sono respinti.
- 13 maggio. Promulgazione in Roma della Legge delle guarentigie per assicurare l’indipendenza della S. Sede.
- Il S. Padre rifiuta di aderirvi.
- 16 maggio. - I comunisti atterrano la colonna di piazza Vendòme, e formano un battaglione di donne petroliere.
- 19-28 maggio. Parigi presa d’assalto. - I comunisti incendiano il Louvre, il Palais Royal, il Ministero delle Finanze, le Tuilleries.
- 24 maggio. Fucilazione di Monsignor Darboy, Arcivescovo di Parigi.
- 25 maggio. Fucilazione di altre 18 vittime.
- 3 giugno. L’Alsazia e la Lorena incorporate all’Impero d’Alemagna.
- 11 giugno. Solenne festeggiamento del 25° anniversario del pontificato del S. Padre Pio IX.
- 25 giugno. Abdicazione della Regina di Spagna, Isabella II, in favore del suo figlio D. Alfonso.
- 2 luglio. Ingresso ufficiale del Re Vittorio Emanuele in Roma.
- 9 agosto. Rinvengonsi in Milano le reliquie di S. Ambrogio e dei Ss. Martiri Gervasio e Protasio
- Persecuzione contro il Clero cattolico in Prussia ed in Isvizzera. Associazioni e movimento cattolico di tutta Europa per protestare sentimenti di fedeltà al Sommo Pontefice.
- 17 settembre. Inaugurazione della galleria del Moncenisio.
- 20 settembre. Sgombro dei Prussiani dagli spartimenti più vicini a Parigi.
- 28 ottobre. La Francia rimette in corso legale la moneta d’argento pontificia stata dianzi screditata.
- 27 novembre. Inaugurazione del Parlamento a Roma.
- 28 novembre. Processo dei comunisti di Parigi, di cui 11 mila mandati liberi.
1872, gennaio. Dicerie di fusione dei due rami della Casa di Francia. - Proclama del Conte di Chambord.
- 10 marzo. Morte subitanea di Giuseppe Mazzini in Pisa.
1872, 22 marzo. Petizione di 3 10.000 cattolici all’Assemblea di Versailles in favore della S. Sede.
- 14 aprile. D. Carlos chiama all’armi i suoi partigiani e tutti gli Spagnuoli.
- 25-30 aprile. Grande eruzione del Vesuvio. - Ne piovono le ceneri a Napoli e a Caserta.
- 10 maggio. Abolizione delle facoltà teologiche nelle università d’Italia.
- maggio-giugno. Alluvioni nell’Alta Italia. - Rottura degli argini del Po, e inondazioni nel Ferrarese.
- 16 giugno. Protesta del S. Padre contro la soppressione degli ordini religiosi in Roma.
- 29 giugno. Convenzione tra la Francia e la Prussia per l’intiero sgombro delle truppe prussiane dal territorio francese.
- 18 luglio. Attentato contro la vita del Re Amedeo a Madrid.
- 28-29 luglio. Il Governo Francese apre la sottoscrizione per un prestito di tre miliardi, e glie ne sono offerti 43.
- 31 luglio. Sottoscrizione nazionale per l’erezione in Parigi di un Santuario dedicato al Sacro Cuore di Gesù. - Breve del S. Padre a questo proposito.
1873, 9 gennaio. Morte di Napoleone III.
- 11 gennaio. Abdicazione del Re di Spagna D. Amedeo.

***


NOTE E POSTILLE
AGLI ARTICOLI DELLA STORIA D’ITALIA
(1) Avvertenza premessa alla V edizione (Torino, Tip. dell’Oratorio di S. Franc. di Sales, 1866) e in seguito sempre riprodotta, con qualche leggera variante verbale nell’edizione definitiva. Si ricordi che fino alla VIII ediz. (1873) il nome dell’Autore è sempre Bosco Giovanni.
(2) La Civiltà Cattolica parlò di quest’opera ripetutamente: la prima volta coll’annunzio della I ediz. qui addotto (Anno VIII, Serie III, vol. V, pag. 482, 14 febbr. 1857); la seconda nel 1862 con la recensione della III ediz. qui pure riferita, omettendo i ragguagli sulla distribuzione della materia (Anno XIII, Serie V, vol. III, pag. 474). Altre volte: nel 1863, per la IV ediz., con breve raccomandazione ai padri di famiglia e direttori d’istituti (Serie V, vol. VI, pag. 724); nel 1874, con semplice annunzio dell’Edizione nona (sic) accresciuta, Torino, 1873 (Serie IX, vol. I, pag. 207, anno 1874).
(3) Si allude all’annunzio datone dall’Armonia il 21 ottobre 1856, e riferito integralmente dal Lemoyne (Mem. Biogr., V, 499). Ivi l’opera è lodata principalmente per il suo sano spirito educativo e cattolico. Il giudizio deI Tommaseo si legge in L’Istitutore - Foglio ebdomadario d’istruzione e degli Atti Uff. di essa. - Anno VII, n. 48: Sabbato, 26 - XI - 1859, pag. 764-5, firm. N. Tommaseo. - Il periodico, vissuto otto anni (1853-60), era stampato dalla Tip. Scolastica di Seb. Franco e figli e Comp., Torino, via Arcivescovado, 6. - Il Lemoyne (VI, 291-94) riporta l’art. da L’Armonia, a. XII, 1859, n. 219.
(4) Questa riserva del Tommaseo, che nell’ediz. V compariva, fu soppressa dai curatori dell’VIII ed., e noi la rimettiamo a suo luogo, parendoci che non faccia torto all’Autore. Tutti i libri di storia, anche i più forti, si giudicano così dai competenti.
(5) La redazione corrente della Prefazione è quella dell’edizione definitiva deI 1873-74 e ristampata a stereotipia in molte edizioni successive, e non mai più ritoccata. Tale redazione non differisce dalle precedenti se non per lievi ritocchi verbali, che noi rimettiamo nello stato dell’ediz. V (1866), essendo questa l’ultima di cui consti con certezza essere stata curata personalmente dall’A. - Le varianti di questa dalla prima ediz. risalgono alla IV (1863) e ne sono la conferma. - Ma fin dalla II ediz. (1859) fu necessario inserire (e rimase in seguito) il capoverso programmatico: «Affinché poi... » per annunziare gli accomodamenti dell’edizione ai Programmi Ministeriali per gli esami di Magistero (Licenza Liceale) e di Patente Magistrale, e per le Scuole elementari (questa destinazione solo dalla III ediz. 1861) e tecniche, e parimenti l’inserzione del «Confronto dei nomi geografici, etc.» che nella I ediz. non era annunziato.
(6) La parola [cose] appartiene all’edizione definitiva. Senza di essa, il relativo le quali può riferirsi soltanto alle troppo elevate discussioni politiche.
(7) Le ediz. I-V dicono: «dal principio del Romano Impero sino alla caduta del medesimo». Ma nell’intestazione dell’Epoca Seconda è detto: «dal principio dell’Era volgare, etc.». Manteniamo qui la correzione per comodo delle edizioni divulgative.
(8) Invece di ultima (che manteniamo per compiutezza) stava dalla II ediz. in poi l’ordinativo dell’edizione, e ciò seguitò fino all’ediz. XVI. Ma la sesta e la settima non si trovano, e l’VIII è detta nona sul frontespizio, mentre richiama alle sette precedenti; la X (1874) è detta ottava nella prefazione: così come la decima quarta si richiama alla dodicesima.
(9) Molte fu inserito per non disturbar più la stereotipia. Prima si dava il numero delle edizioni precedenti (cfr. però n. prec.).

EPOCA PRIMA


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