S giovanni bosco



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L’Italia pagana.
(10) La materia, ricavata dai manuali più comuni, specialmente dal Tettoni, è qui trattata collo studio della più elementare semplicità. Nella I ediz. (non ancora adattata a programmi) si pensò a completar la materia con un sobrio dizionarietto comparativo dei nomi geografici antichi e moderni. Dalla II ediz. in poi si premise a questo dizionarietto una minuziosa descrizione dell’Italia Antica (Romana) modellata sullo Schiaparelli-Goldsmith (cfr. infra, nota 176). Anche il presente capitolo fu ritoccato nella IV-V ediz. per aggiornare qualche denominazione politica. Ma i curatori dell’ottava vollero rettificare e arrotondare le notizie, allontanandosi dallo stile e dallo scopo primitivo.
(11) Data aggiunta in V ediz.
(12) «I monti più famosi» nelle ediz. I-IlI.
(13) «Torino, capitale del Piemonte» in ediz. I-IV. La ottava aggiungeva qualche altra notizia.
(14) Qui, é più sotto, si è dopo la III ediz. (1861) aggiornato Regno di Napoli in provincie napoletane. così allora tutti i testi scolastici.
(15) Le notizie di questo alinea (qui trasportato in V ediz. dal terzo capoverso) furono rettificate e completate in VIII ediz.: restituendo la forma originaria (sostanzialmente non erronea) noi crediamo di conservare la maniera genuina di Don Bosco.
(16) La materia viene dal Micali, L’Italia avanti il dominio dei Romani, Torino, Pomba, 1852: parte I, cap. VII-VIII: ma la forma del capitolo è modellata sul Tettoni e sullo Schiaparelli.
(17) L’origine noetica, anzi semitica, è affermata da Scipione Maffei (Verona illustrata), e il Micali (op. cit., pag. 69-70) ne cita i sostenitori. Ma il nostro A. deriva la notizia (e la fonte Maffeiana) dalla Storia d’Italia da’ suoi primi abitatori dopo il diluvio fino ai nostri giorni; anonimo edito dal Marietti, vol. V del Corso di Storia Sacra e profana ad uso della gioventù, in 7 volumi. (Nell’ediz. del 1863, pag. 8). - L’opinione dell’origine semitica (l’etimologia non è ancor bene stabilita neppure al presente) era del resto comune ai tempi del nostro scrittore (cfr. Balbo, Sommario, Epoca Prima, § 5), e ancora dopo la sostenne nel 1878 il celebre Kiepert (Man. di Geogr. Antica, pag. 24) e così il Rohl e il De Cara. Lo Schiaparelli, nelle note al Goldsmith (1851), accenna al sorgere della nuova opinione dell’origine indo-germanica.
(18) Di questo bel capitolo non fu possibile riscontrare la fonte diretta. Ma l’idea ottimista circa la religione italica, come pure qualche altro concetto, viene dal Micali.
(19) I capitoli IV e V ne formavano uno solo nelle edizioni anteriori al 1873. La narrazione (specialmente a fine cap. IV e nel V) è ricalcata in gran parte sul Lamè-Fleury, St. Romana (ediz. Milano, vol. I, pag. 21-23), inserendovi le notizie sulle istituzioni di Romolo, desunte dal Tettoni e coordinate con le idee aristocratiche dell’autore francese.
(20) Notizia non aggiornata neppure nell’edizione definitiva.
(21) L’idea tutta italica della storia nel nostro Autore, che in ciò s’ispira al Micali, lo induce a collocare qui, tra le glorie italiane, anche Pitagora. Il capitolo ritrae prossimamente dal rispettivo articolo del Dizionario storico portatile dell’ab. Ladvocat (trad. ital.); Bassano, Remondini, 1773.
(22) La citazione è evidentemente spostata. I passi qui allegati dicono soltanto che Numa non può essere discepolo di Pitagora, nato un buon secolo dopo. E invece di Polibio è da leggere Dionigi d’Alicarn., II, 57 e seg. La notizia su Archita di Taranto fu aggiunta in VIII ediz. con giusta citaz. da Cicerone. Invece non ci entrava la citaz. da Giustino, regalata dai curatori della medesima ediz. - Giustino e gli altri coevi riferiscono le dottrine di Pitagora, ma nulla di quanto qui si dice. (Cfr. MIGNE, Patr. Gr., vol. VI).
(23) Sul Lamè-Fleury, cit., sono modellati la prima metà (pag. 30-33) e il penultimo capoverso del capitolo (pag. 39). L’A. stesso cita la Vita di Numa di Plutarco; segno che ha controllato il libro modello con la fonte antica.
(24) Cfr. Tettoni e Goldsmith per la prima metà. L’altra parte (Distruzione di Alba e continuaz.) viene dal Lamè-Fl., pag. 44-46; 50-SI; con sensibili trasferimenti verbali. La Pulini, distrutta da Anco Marzio, è il Politorium di Livio e Dionigi d’Alicarn. - Così è anche nel Dizionarietto in fine del libro.
(25) Le notizie sui Galli da Micali, Parte II, c. IV. - Il racconto del fatto di Atto Navio (cfr. Rollin) aggiunto in II ediz. riferendolo ad Anco Marzio (Cap. preced.), fu trasportato e riferito a Tarquinio in IV ediz. (1863).
(26) La prima metà del cap. dal Tettoni, pag. 325 e seg.: la seconda (Giunio Bruto, etc.) dal Lamè-Fl., 64 e seg., dal quale è pure ricavata (pag. 72) la morale.
(27) Nella I ediz. il capitolo comprendeva anche i due primi capoversi del seguente, e s’intitolava: L’Italia ai tempi della Repubblica Romana, e il successivo: Porsenna a Roma. - La II ediz. separò la materia. Si è restituito il tratto: «Si coltivano le campagne... di tutto questo paese» omesso per una probabile svista nella VIII ediz. - Il presente cap. XI è ricalcato sul Tettoni, con inserzione d’un capoverso del Lamè-Fl. (pag. 73).
(28) Materia desunta con frequenti ricalchi dal Lamè-Fl., pag. 80-83 e 86. Il Lamè-Fl. dà altro senso al fatto di Clelia, qui modellato sul Tettoni.
(29) I primi capoversi ricalcati sulla St. Romana del Marietti, ed. cit., 24-25; il resto sul Tettoni (notizie sulle cariche), 305-330, e sul Goldsmith (l’apologo). I due cenni sulla guerra dei Latini, agg. in II ediz.: nella V fu completata la notizia sui tribuni.
(30) Avendo presente il Coriolano di Plutarco, l’A. segue nel racconto il Rollin, abbreviando. Un periodo (terrore dei Romani) da Lamè-Fl., 101. L’ultimo capoverso agg. in II ediz., ricavandolo dal Tettoni.
(31) La materia è ricalcata sul Tettoni e sul Goldsmith. La descrizione del trionfo è in Lamè-Fl., 95-97, a proposito di Coriolano. - Nella I ediz. l’accenno ai decemviri finiva con l’abolizione del decemvirato. Esigenze scolastiche fecero aggiungere già in II ediz. il nome del tribuno Terentillo, le leggi Licinie, la creazione dei censori. Finalmente nell’VIII edizione tra la antica stesura e i nuovi capoversi fu inserito il fatto di Virginia, che l’A. aveva sempre per studioso riserbo evitato, e che qui, tenendo presente il correttissimo Lamè-Fl., racconta nella forma più consona al suo proposito.
(32) Il capitolo è ricalcato fedelmente sulla Storia Greca di Lamè-Fl., verso di Carlo Mellini, Milano, S. a., in-32 picc.: pag. 229-37 per la storia di Dionigi il Vecchio; pag. 238-53 per Dionigi il Giovane e Dione: frequenti sono le coincidenze verbali.

(33) La guerra di Vejo parte dal Goldsmith, parte dal Marietti. L’invasione Gallica dal Goldsmith, abbreviato. - Il nostro A. volge in dialogo diretto (come altre volte) l’indiretto della fonte. Il riferimento a Polibio (II, 18, 3) è suggerito dal Tettoni, ma si attiene al testo originale. Esso dice: Mox interveniente casu qui domum eos revocabat, quod Veneti ipsorum fines infesto exercitu erant ingressi, pace cum Romanis facta, urbeque iis reddita ad suas sedes redeunt. (Trad. Didot).


(34) Racconto materiato di ricalchi su fonti varie. I primi due capoversi, uno dal Tettoni, l’altro da Marietti (riassunto). In II ediz. per integrazione programmatica, qui s’inserisce la I Sannitica (Valerio Corvo) e poi la guerra Latina (Manlio e Decio) modellandosi sul Tettoni e Lamè-Fl. Dal Lamè-Fl., 124-126 deriva la narrazione delle Forche Caudine (Il Sannitica); poi si continua col Marietti (Sconfitte dei Sanniti e III Sannitica) e si conclude con la morale presa dal buon Lamè.
(35) Nella materia comune a tutti i testi, l’A. inserisce alcuni tratti del Lamè-Fl. (Gli elefanti - il tradimento del medico - la fine di Pirro), pag. 129, 134, 135. - L’ultimo capoverso fu aggiunto in II ediz.
(36) Il capitolo ebbe alcuni ritocchi nella II ediz. e qualche leggera variante verbale ancora nella V: la I ediz. era più semplice nella dicitura.

L’ingenua informazione sul modo di «camminare sul mare» è tolta dal Lamè-Fl.: pag. 136-37; anche il particolare (soppresso in II ediz.) che «i bastimenti che andavano a vele o a remi nominavansi galere (!) etc.». Dal medesimo, pag. 141-42, le imprese di Duilio e la guerra Africana di Regolo: il resto dal Goldsmith (presso Tettoni, 366-67): anche gli articoli della pace, non numerati nella fonte. Il primo capoverso fu ampliato nella II ediz. e qualche variante verbale operata nella V ediz.


(37) Le fonti sono: Cornelio (che Don Bosco sapeva a memoria fin da ragazzo) per la prima parte: poi il Marietti (dalla Trebbia a Canne); quindi Lamè-Fl., pag. 154-55; 158: l’ultimo capoverso dal Marietti.
(38) La prima parte dal Goldsmith, abbreviando: dalla venuta di Annibale in Africa si segue, spesso testualmente, il Marietti, intercalandovi il dialogo che la postilla originale dice tratta dal Rollin; la fine di Scipione sul Goldsmith; un paio di periodetti (Annibale in Bitinia) da Lamè-Fl., 166.

La citazione da ROLLIN, Storia delle Quattro Monarchie, è inesatta, o meglio, confusa. La Storia delle Quattro Monarchie appartiene al gruppo degli Anonimi Marietti, trad. dal franc., ediz. 1834 e 1842, ed è citata qualche volta, senz’altra indicazione, dal Tettoni. - Ma il passo qui postillato viene da un estratto di St. Antica fatto sul Rollin, dall’ab. Tallhiè, 1744, in 4 voll., e ripreso da J. C. Royou, in 4 voll., Parigi, ISII, vol. I, pag. 201: dove il dialogo è come qui, salvo i verbi intercalari di domanda e risposta. - L’A. ha confuso le due opere, ed ha attribuito a Rollin un lavoro fatto sulle sue opere notissime. Nella Storia Romana di Rollin (vol. XXXIV, lib. XXII, § II, pag. 54-55, ediz. ital., Venezia, Alvisopoli, 1821) il dialogo leggendario è riferito traducendo il passo di Livio, XXXV, 14, che sembra crederei poco.


(39) Si segue il Lamè-Fl. (pag. 157-5S) fino alla presa di Siracusa. Il resto che riguarda la fine d’Archimede (Marcello, che onorava... etc.) è trasferito da Marietti, conchiudendo con due periodi del Lamè-Fl., 15S.
(40) Da Goldsmith con T. Livio, il Catone Censore; dal Tettoni la definizione della Censura. Il racconto della guerra da Lamè-Fl., 173-75. In II ediz. fu aggiunto il cenno sulla caduta di Corinto. Il Giuda Maccabeo non dalla sua Storia Sacra (che n’ha un cenno fugace nell’ediz. 1847), ma dalla Bibbia, I Machab., VIII, I, 17, 20-25). La prima ediz. diceva: «Il Senato Romano fece scrivere sopra tavole di bronzo, etc.». - Un errore tipogr. nella IV ediz. diede: sopra tavola, e perpetuandosi indusse i curatori della VIII ediz. a far dire: «sopra una tavola». Ma il testo biblico dice (VIII, 22): in tabulis aereis, com’era naturale... per la doppia copia.

Quisquilie, si: ma che dimostrano in qual modo si son fatte le correzioni (?) d’altra mano.


(41) Il capitolo è steso avendo sott’occhio il Goldsmith, il Lamè-Fl. (Cornelia, pag. 183) e il Tettoni (pag. 384-85). La conclusione è inspirata al Lamè-Fl., vecchio conservatore.
(42) Fonti dell’ediz. primitiva sono, per ordine, il Goldsmith, il Lamè-Fl. (pag. 193, i Teutoni), il Marietti (i Cimbri) fedelmente trasferito; di poi il Lamè-Fl. (pag. 194, la battaglia). - Ma fin dalla II ediz. fu rimaneggiato nella prima parte aggiungendovi la Guerra Giugurtina (prima il cap. s’intitolava «Mario a Vercelli») e ancora qualche ritocco avvenne nella V ediz.

L’VIII ediz. (1873) rifuse poi la biografia di Mario, omise qualche cosa dei Teutoni, e ineri la notizia dello stanziamento dei Cimbri tra l’Adige e Milano, serbando tuttavia l’ubicazione dei Campi Raudii presso Vercelli. Sono imprestiti dei curatori.

La conclusione era più semplice e più efficace in I ediz.: «Ma egli si lasciò trasportare dalla superbia, e la superbia è la rovina degli uomini».
(43) La II edizione finiva il periodo (che noi diamo secondo la V) così: «... non poco splendore al nome romano, facendo però gran bene e gran male alla patria».

L’ediz. VIII sostituisce questi due periodi cosi: «Mentre andavasi perdendo l’antico valore, si dovettero sostenere molte guerre, in cui si segnalò un uomo famoso di nome Caio Mario. Egli era nato da poveri contadini in Civernate presso Arpino, e durante la sua giovinezza lavorò la terra a giornata per altri». - Più sotto sostituisce cugino e cugini (Aderbale e Giugurta) a «fratello». Conserviamo questa correzione a servizio dell’ediz. divulgativa.

(44) Il racconto della Guerra Sociale è condotto sulla scorta del Micali, citato dall’A. stesso. Nell’ediz. Pomba, 1852, voll. 2, in-8, la materia è contenuta nelle pag. 3,27-339, e qualche passo è trasferito testualmente. La descrizione dei prodigi è in nota (3) a pag. 339. - Ma il Vulcano non è il Vesuvio, bensì lo Stromboli. - La storia di Mario e Silla (detto per una svista Giunio pér Lucio, e non mai corretto neppure dai correttori dell’VIII) viene da Lamè-Fl., pag. 198-202: dove (pag. 198) il questore è un littore romano.
(45) Questo e il capitolo seguente ne formavano uno solo in I ediz. e furono separati già nella II ediz. - Nell’VIII ediz., oltre a frequenti e inutili ritocchi verbali, fu inserito il cenno su Catone Uticense. Con ciò venne a risentirsene la serie dei tre grandi che il disegno intendeva presentare: Pompeo, Cicerone, Cesare. - E il raccordo tra l’inserzione e la continuazione (ritr. di Cesare) non può dirsi felice. - È singolare che le linee di questo cap. XXVIII coincidano con quelle del cap. XI, lib. V, della St. Univ. del Cantù.

Il racconto segue il Goldsmith (parte I, XIX); quindi il Tettoni, pag. 401 (Spartaco) e pag. 4°0 (Mitridate): poi si vale del Lamé-Fl., 221. - Il ritratto di Cesare e sua dittatura da Goldsmith (XIX, VI); la storia di Crasso da Lamè­Fl., 226; Farsaglia, idem, 229; congiura e uccisione di Cesare, 233-35. Un bel mosaico. Più nutrito di fatti sarebbe stato il Marietti; ma l’autore francese, di cui è traduzione, rivela uno spirito troppo avverso al gran Dittatore. Forse perché ha vinto i Galli? O per antibonapartismo?


(46) Quasi l’intero capitolo deriva dal Marietti, anche la sentenza sul suicidio, di cui però vien mutata in senso cristiano la conclusione. Dal Lamè-Fl. (pag. 239-40) la battaglia di Filippi e la leggenda di Bruto: così la condotta di Ottaviano (244) e l’assunzione dei titoli (248).

Si noti qui la cronologia. I capitoli XXVIII-XXIX (orig. XXVII) stanno sotto le date 88-61 a. Cr., e il XXX (orig. XXVIII) sotto a. 61 a 1.a Era volgare. Il 61 non risponde ad alcuno dei fatti narrati (salvo forse la fine della congiura di Catilina, secondo Lamè-Fl., che sposta di un anno la cronologia), rimanendo senza datazione tutto il resto. Bisognerà forse correggere in 41 per venire (un po’ inesattamente!) al secondo Triumvirato. Questa data non fu mai corretta.

In fine del cap. XXX riesce strana la collocazione della data della Nascita del Messia nell’anno 45 del regno di Augusto. È un calcolo rifatto sul Baronio (che qui metterebbe 42 secondo la sua maniera di computare gli anni), dove gli anni del regno di Augusto si contano dalla morte di Cesare: sicché egli avrebbe avuto 57 anni d’impero, non 44, come generalmente si contano dalla battaglia d’Azio (31 a. Cr.). La I edizione però aggiungeva in fine un piccolo alinea che diceva: «D’ora innanzi noi computeremo gli anni dall’Era volgare, la quale comincia quattro anni prima (!) della nascita di Cristo». - È un evidente errore di copiatura dal Marietti, il quale dice: «Quivi, secondo le profezie, Gesù Cristo venne al mondo l’anno di Roma 753, quindici anni prima della morte di Augusto, e quattro anni prima dell’Era volgare».

EPOCA SECONDA


L’Italia cristiana.
(47) Dal Goldsmith (o dal Tettoni che lo riporta) viene la materia del cap. I: poteva anche ricavarsi da Svetonio (Octavianus) o da Dione, che narra il fatto di Cinna: ma l’A. ha preferito seguire i libri affini al suo. Per la Clemenza d’Augusto verso Cinna segue molto fedelmente il testo del Marietti (non il Lamè-Fleury, che ne intitola un gran capitolo): salvo che si è romanamente messo il tu là dove il modello (traduzione dal francese) conserva il voi. - Il capoverso del secolo d’Augusto fu aggiunto in II ediz., suggerito dal Marietti, ma condotto liberamente sul Tettoni, 425, tanto che di Cesare come storico si parla soltanto in VIII ediz. - Non si capisce poi perché in tutte le edizioni (compresa l’VIII) si limiti l’impero d’Augusto al 13 d. C. (la data è riconfermata in testo al cap. seg.), mentre poi si fa cominciare quello di Tiberio dall’a. 14. L’anno 13 è forse venuto dal legger male il Muratori, Annali, che (voI. I, pag. 30) intitola: «Anno di Cristo XIV - Indizione II - di Tiberio imperatore I». Il Baronio colloca la morte d’Augusto nell’a. 16 di Cristo.
(48) L’inizio del capitolo dal Goldsmith (Tettoni, 423). Il racconto del disastro di Varo da Lamé-Fl., vol. II, pag. 11-15 (Varo in Germania). La morte d’Augusto dal Tettoni. Per gli anni d’impero, cfr. sopra, n. 46.
(49) Per la morte di Germanico, cfr. Lamé-Fl., vol. II: La morte di Germanico, che ha prestato qualche notizia alle lacune del Marietti, di cui si segue la linea e si riportano gli ultimi due periodi del nostro racconto. Sul citato capitolo del Lamé-Fl. è condotta la continuazione. La storia di Caligola viene dal Marietti, con varianti verbali; ma i due tratti relativi al cavallo Incitato sono del Lamé-Fl., II, 47-48. Il resto dai testi consueti.
(50) Il titolo qui, come sovente nella storia dell’Impero, è preso dal Lamé-Fl. pag. 78. - Della prima parte del capitolo, tutta religiosa, è superfluo cercare una fonte; l’Autore mette di suo. - Della storia di Nerone il primo capoverso è transunto sul Marietti: il resto viene dal Lamé-Fl., II, 79-84, in qualche punto letteralmente, anche nei trapassi del discorso.

Due interessanti coincidenze: le furie di Nerone compaiono nell’edizione definitiva della Storia Ecclesiastica (1870), mentre la fuga e la morte e le rispettive considerazioni (appena accennate nell’ediz. 1870) si trovano già nella I ediz. della St. Eccl. del 1845.


(51) Lamè-Fleury, II, pag. 88-90; Goldsmith, la battaglia. - Il fatto di Torino dal Casalis, vol. XX, pag. 103, molto fedelmente.
(52) Il Marietti fornisce il più della materia. L’assedio e presa di Gerusalemme è compendio di Storia ecclesiastica. Gli ultimi periodi da Lamè­Fleury, cit., 103, 106.
(53) Il primo tratto (Bontà di Tito) dal Marietti; il sèguito, con la spiegazione (!) del fenomeno vulcanico, da Lamé-Fl., pag. II I testualmente. Il racconto dell’avvenimento dal Marietti, salvo la notizia del reperto degli scavi, ancora dal Lamé-Fl. 114-115. - I curatori dell’VIII ediz. hanno regalato la citazione da Plinio: ma Don Bosco aveva preso dal Marietti senz’altro.

A che pro addurre le fonti primarie, quando non si usano?


(54) Quasi tutto il capitolo è ricalcato sulla Storia del Cristianesimo del Bercastel (Henrion), lib. II, n. 292, 293, 296. - La questioncella finale ricompare nella St. Eccl. inedita (da noi pubblicata in vol. II, parte II) che attinse ugualmente dal Bercastel.
(55) Della prima parte (Nerva-Traiano-Adriano) è fonte il Marietti: ma l’aneddoto della bontà di Traiano (in I ediz. attribuito per errore grafico ad Adriano), come quanto è detto di Antonino, vengono dal Lamè-Fl., pag. 132, 140-41.
(56) Prese le mosse dal Goldsmith con spunti del Lamè-Fl., si continua (Legione fulminante) col Bercastel-Henrion (vol. II, lib. III, n. 58-59), da cui già dipendeva la I ediz. della St. Ecclesiastica (1845). Alcuni spunti, provenienti dalla medesima fonte, son passati nella St. Eccl. definitiva (1870), che però su Marco Aurelio dice più della Storia presente.
(57) Un po’ dal Marietti (Commodo), un po’ dal Lamè-Fl. fino all’aneddoto del piccolo Geta, che è ancora di Lamé-Fl., (pag. 167: L’assassinio di Geta). Invece l’uccisione di Geta è presa dal Marietti, come la Storia di Eliogabalo completata con spunti dell’altro autore. - La descrizione della persecuzione viene da qualche interprete di Tertulliano.

La serie dei titoli così spiccanti e caratterizzatori del Lamè.-Fl. farà vedere come in certi capitoli se la coincidenza con questa fonte non appare come altrove, il libro sta però aperto e si spizzica qua e colà: Settimio Severo - I figli di Severo - L’assassinio di Geta - Il senato delle donne - I tre Gordiani - I Goti - I trenta tiranni, etc. Nella prima ediz. i titoli coincidevano sovente.


(58) Sulle linee del Marietti riassunto e trasferito si porta fino alle simpatie e massime cristiane di Alessandro, tolti dal Lamè, pag. 186. E dopo il fatto di Ovinio preso dal Marietti, il capitolo procede con materia e parole dell’altro (pag. 186-190, 192); dal Bercastel, abbreviando, la serie delle successioni imperiali fino a Filippo; la conclusione, suggerita dal Marietti (ed. cit., 152) termina con le massime del buon suddito Don Bosco.
(59) La notizia sulla fede cristiana dell’imp. Filippo fu aggiunta in IV ediz.: quella del millenario fortemente modificata e rettificata in V ediz. Le notizie su Filippo dal Tettoni; su Decio, dal Marietti: il resto dal capitolo I Goti del Lamé-Fl., pag. 204-206. - V. Infra, Ined. VI.
(60) Analogie di pensiero con l’inedito VI e spunti tratti dalle solite fonti. Le notizie sulla persecuzione di Valeriano dalla Storia Ecclesiastica (ediz. 1845-48); la sconfitta e prigionia dal Marietti. Nella St. Eccl. il racconto è ricalcato su Bercastel, ed è più ampio; ma qui ne ricorrono parecchie frasi, indizio d’una fonte comune. Nel seguito, sul tracciato del Marietti s’inseriscono tre periodi del Lamé-Fl. pag. 212 (i trenta tiranni), pag. 220 (trattamento di Zenobia, elezione di Tacito), pag. 215, l’identità di Palmira con la Tadmor di Salomone. - Dal Bercastel, attraverso la St. Eccles. vengono le notizie sul contegno di Aureliano verso i Cristiani.
(61) L’inizio del capitolo s’intona, con qualche coincidenza verbale, ai soliti testi citati sopra. Il fatto dei Martiri Tebani vien presentato come già nella St. Eccles. - Il seguito alterna i trasferimenti (anche verbali) dal Marietti con altri dall’Henrion. Di qui (o dal Bercastel, ch’è lo stesso) aveva del resto già derivata la materia analoga per la St. Eccl. del 1845.
(62) Gl’inizi dell’esposizione son condotti secondo certe tradizioni pie. Ma Lattanzio fu maestro non di Costantino, sibbene di Crispo suo figlio. - Il seguito (dalla proclamazione di Massenzio) deriva (questa volta!) dal Muratori, Annali, tomo II, pag.250-53, con fedeli riporti verbali. La notizia però della battaglia di Rivoli è presa dal Casalis, Torino, II (vol. 22) pag. 114. Nella terza edizione (1870) della St. Ecclesiastica (posteriore alla Storia d’Italia) l’Autore collocando la battaglia nei dintorni di Torino, ne adduce a conferma l’affresco Vaticano della Galleria delle Carte geografiche. Ma nel 1855-56 Don Bosco non era ancora stato a Roma. I curatori dell’VIII edizione non tennero conto della notizia.

Per l’Arco di Costantino, cfr. Lamé-Fl., pag. 243; per la statua, Bercastel, lib. VI, n. 446. - La determinazione del sito dell’Arco fu aggiunta nella II ediz., dopochè e perché Don Bosco era stato la prima volta a Roma, nel 1858.


(63) La materia di questo capitolo vien quasi tutta dal Bercastel, lib. VII, ma trasferendo dalla propria St. Eccles. i passi analoghi (morte di Costantino). - Nella II ediz. e nelle seguenti fu inserita la notizia del nuovo ordinamento dell’Impero, riportata dal Tettoni, citato allora e non più.
(64) Il lungo capitolo del Lamè-Fl. che ha questo titolo forse ha servito di guida; ma non da esso è attinta la materia prossima. Servono qui principalmente il Bercastel-Henrion (lib. IX) con parecchi spunti del Marietti (primo e secondo capoverso). - La St. Eccles. (ediz. 1845) ricorre qui con molte coincidenze verbali, venendo alla sua volta dalla medesima fonte; mentre nell’ediz. 1870 vi è passata integralmente dalla Storia d’Italia la descrizione della persecuzione.
(65) Il profilo di Gioviano da Bercastel, lib. IX, n. 25, 89-90, 106 (questo paragrafo fu pure preso dall’anonimo del Marietti!). Quanto segue viene dal Lamè-Fl., pag. 256, che suggerisce all’A. il titolo del capo: il ritratto di Valentiniano dal Marietti, che però ha preso da Bercastel (lib. IX, 25) l’episodio dell’acqua lustrale. Anche il cenno su Valente è ricalcato sul Marietti. - Il resto della narrazione è un estratto da vari e disparati paragrafi del Bercastel, lib. X, con riporti verbali. Quella Storia del Cristianesimo ha dunque servito non al solo nostro Autore, ma anche ad altri, e nello stesso modo.

Da altra fonte, certamente italiana, viene il riflesso sulla effettiva centralità della Chiesa di Roma. Cfr. in vol. I, P. II, Prefaz. alla St. Ecc. ined.


(66) Su Teodosio il Grande era facile trovar materia in ogni libro. Il Marietti (ed. cit., 178-79) dà materia al primo capoverso : si continua col Lamè-Fl., cit., 266-67: il fatto d’Antiochia ancora da Marietti, 180-81, con molta fedeltà. - Ma l’orazione di Flaviano è nella fonte e nel nostro libro riassunta genericamente, non quale la riferisce il Grisostomo, Homil. 20 ad pop. Antioch. (cfr. Bercastel, lib. X, n. 359). Il resto del capitolo viene dal Lamé-Fl., pag. 267-271; ma l’ultimo capoverso è ancora dal Marietti, loc. cit. - Si noti lo scambio dell’età di Teodosio «giovanissimo capitano...» con quella dell’assunzione all’impero (33 anni): «avvegnachè sommamente giovane, già molto avanzato nel servizio militare» Bercastel, loc. cit., 327-28.
(67) L’espressione cronologica della prima linea fu corretta soltanto nella V ediz.; prima erano rispettivamente terzo e quarto secolo: un lapsus calami. - Il Lamè ha un capit.: Alarico in Italia, che narra la storia dal 394 al 410. Il nostro A. re estrae quasi tutta la materia (pag. 274­80): riassumendo da pag. 274-78; ricalcando più fedelmente la marcia di

Alarico su Roma (pag. 279-80) e l’episodio della matrona romana. ­ Vengono dal Marietti alcuni tratti: il saccheggio di Roma (ed. cit., pag. 187), l’avvilimento dell’impero e la fine di Alarico (pag. 188). - Una svista (non corretta mai!) fece scrivere Teodosio invece di Valentiniano terzo (i due nomi sono molto vicini nel Marietti, pag. 189), e noi... correggiamo.


(68) Capitolo ricalcato, in alcuni punti quasi letteralmente, sul Marietti, (ed. cit., pag. 189-193). Ma il primo capoverso viene dal Lamé-Fl., pag. 272; il ritratto fisico di Attila (che dal goto Jornandes è passato in tutti gli scrittori) da Bercastel (lib. XVI, n. 365). Il cenno su S. Massimo è preso dal Casalis, Torino, vol. cit., pag. 154-55. Per questa caritativa e patriottica opera del Santo Vescovo torinese, cfr. MIGNE, Patr. Lat., LVII, Homil. LXXXVI, e XC-XCI, n. 305-310, e XCII. - Un passo come questo (n. 306): Iniustus plane et impius est filius qui periclitantem deserit matrem. Mater enim quodammodo dulcis est patria, quae te genuit, te enutrivit, quae ut fugere possis, te divitem fecit», non l’ha Cicerone! (Altri collocando il pontificato di S. Massimo fra il 398-423, riporta questi fatti all’invasione di Radagaiso, 405-406). Uno spunto del Lamé-Fl., pag. 287, è quello del ruscello insanguinato a Chàlons.
(69) I primi e gli ultimi capoversi dal Marietti (ed. cit., 194-196). In mezzo entra il Casalis (Antemio, Epifanio e seg.), vol. cit., pag. 157-58. Il resto sparsamente dal medesimo Casalis (pag. 156-161) e da vari manuali ed autori, non escluso il Muratori per qualche notizia ed espressione (cfr. vol. III, 224 e seg.: per il titolo di re d’Italia attribuito a Odoacre, pag. 225).

Dal Marietti (pag. 196) è presa la bella conclusione, un po’ agevolata nello stile, nonostante quel povero egli del traduttore anonimo.

Un’osservazione non inutile. Un maldestro correttore della 111 ediz. (1861) aveva falsato la notizia dei barbari che volevano parte delle terre d’Italia, facendo dire che «... alle guardie... in compenso fu data loro (sic) una parte delle terre d’Italia» e oltrechè la storia, non correva neppure il senso. Noi abbiam restituita la dicitura genuina della I-II edizione. Ma la brutta variante restò, persino nella copiatura del quaderno riprodotto nell’Inedito VI, dove il presente capitolo XXIII è passato, con altri luoghi dei cap. XIII e XXI, a formare il primo capitolo (rimasto unico) di una progettata Storia d’Italia secondo i programmi degli esami per il Liceo. (Cfr. ivi, Nota preliminare).


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