S giovanni bosco



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Storia moderna.
PRELIMINARE. - La Storia Moderna è stata più della precedente rimaneggiata e accresciuta di nuova materia e di capitoli: tantochè dai 38 della I edizione, già divenuti 46 nella II, si giunge a 53 cap. nell’VIII: inoltre nell’ediz. del 1874 vi fu ancora aggiunto Il Sommario Cronologico dal 1859 al 1873.

Fonti varie e disparate dànno la materia al racconto, e, specialmente nelle biografie dei contemporanei, vi contribuiscono anche le notizie e conoscenze personali. - Per i tempi più vicini, dal Trattato di Vienna in poi, manca l’aiuto dei libri manuali, giacché tutti si arrestano al 1815, e i Programmi (compresi quelli della Legge Casati) non prescrivevano oltre.

La storia contemporanea, che il nostro A. ha pur voluto includere, aggiornandosi fino al 1859, è pertanto desunta da scritti coevi di svariata natura, o dai periodici ufficiali. cosicché non sempre fu possibile all’Autore il ricalco letterale, e non è sempre facile o possibile a noi il riconoscimento e l’indicazione delle fonti.

Delle aggiunte, quelle che completano la storia fino al 1815, possono dirsi tutte d’altra mano, e introdotte per ragioni di scuola e trattate con metodo e stile diverso da quello dell’Autore: e di queste non importa cercar fonti o modelli; le altre invece, tutte opera diretta, o poche volte mediata, dell’Autore, hanno ciascuna le proprie fonti, che, per il nostro proposito, debbono essere accennate, per l’importanza che riveste la scelta e preferenza di esse rispetto alle idee e sentimenti dell’Autore.

Quest’Epoca Quarta abbisogna più che le altre di Postille a commento dell’esposizione fatta dall’Autore, per chiarirne il pensiero, e, in qualche caso, difenderne le asserzioni. Ciò che noi faremo con la massima oggettività.
(123) Aver assegnato alla Storia Moderna la scoperta del Nuovo Mondo, è concezione moderna dell’Autore, che dimostra aver fatto sullo svolgimento della storia qualche studio più profondo che non appaia dal tono delle narrazioni.

I tre lunghi capitoli della storia Colombiana derivano direttamente, anzi sono ricalcati sulle 22 pagine che vi dedica il Giannetto, ediz. cit., 111, 162-184 Gli accostamenti letterali sono frequentissimi e a lunghi tratti. Ma l’Autore, come suole in simili casi, cita la sua fonte.

Ciò dimostra come il Giannetto sia stato per Don Bosco non solo fonte immediata della materia, ma principalmente il modello più prossimo ad affine del suo stile. Nessuno, che.conosca il fare di Don Bosco, potrebbe pensare, leggendo queste pagine, che siano, con poco e talora nessun divario, quelle del Parravicini.

L’introduzione è originale (cfr. lo stile delle notizie geografiche). La notizia sulle scoperte dei Portoghesi è della II ediz.: vi allude però anche il Giannetto.

Dall’accenno a Colombo in poi, il testo procede modellandosi sul Giannetto, con qualche miglioria verbale e stilistica, impreziosita poi dai curatori della VIII edizione. La quale ha poi la notizia della benedizione delle navi e la nota in fine del capitolo.

L’A. cita del Giannetto, qui e altrove, il vol. IV. È una II ediz. in 4 voll., Torino, 1838. Le altre sono per lo più in 3 voll. I Racconti morali tratti dalla Storia d’Italia formano la Parte Quinta.

La materia del presente Cap. I corrisponde alle pag. 162-169 dell’ediz. in 3 voll., Torino, 1838, che noi seguiamo.
(124) Cfr. nota prec. - V. Giannetto, ed. cit., pag. 169-175.
(125) Cfr. nota prec. - V. Giannetto, ed. cit., pag. 175-183. L’A. non ha riportato il ritratto fisico-morale ch’è nel modello, pag. 183-184.

L’aneddoto dell’uovo di Colombo viene da altra fonte.

Si noti che il Giannetto aveva stampato Bodavilla, come la I ediz. del Nostro: fu corretto in II ediz.
(126) L’inizio è originale, con lo scambio di Francesco, dato come figlio, del contadino Attendolo, con suo padre Muzio Attendolo Sforza, corretto in II edizione. Il resto, fino alla partenza di Carlo VIII per la Toscana e Napoli, viene da Lamé-Fleury, Storia Moderna, ed. cit., vol. I, cap.: I Duchi di Milano, pag. 35-41, con abbreviamenti e ricalchi letterali (cfr. da pag. 36 e da pag. 41 le trame del Moro e l’incontro di Galeazzo con Carlo VIII).

Il seguito è costrutto su fonti d’indole metodica, principalmente sul Ricotti. È naturale che il Lamè Fl., ufficiale francese, dia ai Francesi la vittoria a Fornovo, rovesciando parecchi termini. Qualche spunto su Ludovico il Moro (sua fine) dal Giannetto, pag. 236. Il duca di Savoia che lasciò il passo a Luigi XII nel 1499 è Filiberto II, non Carlo II, che regnava al tempo di Carlo VIII e morì nel 1496.

La storia del Savonarola è fatta di spunti del Ricotti (riporti verbali) e del Bercastel, con idee di Don Bosco, il quale, colla sua concezione della dignità e santità del Pontificato e del ministero del Vicario di G. Cristo, sta sempre contro chiunque per qualsiasi motivo si opponga al Papa o gli disobbedisca. Egli non ha potuto addurre il celebre giudizio del Balbo, perché comparve nell’ultima edizione preparata dall’autore, che usci soltanto nel 1856 (Ediz. X, Prima fiorentina).

Notiamo che il capitolo era stato stranamente ritoccato e quasi riscritto nella dicitura, senza ragione o vantaggio di sorta.


(127) Le linee della prima parte del cap. sono modellate sul Giannetto, cit., pag. 236-37; le notizie vengono dal Ricotti, col quale sott’occhio si discorre della battaglia d’Agnadello e del rivolgimento di Giulio II. Dal medesimo la battaglia di Ravenna e (con notevoli riporti verbali) la battaglia di Novara, la venuta del Trivulzio, fino alla battaglia di Marignano. Questa è narrata seguendo il Lamé-Fl. (cap. La Battaglia di Marignano), pag. 77-78. Così il resto del capitolo, modellato su pag. 79-81.
(128) I due capitoli VI e VII, che si completano l’un l’altro, hanno un andamento saltuario, che si sarebbe potuto evitare facendone, con la stessa materia, due o tre capitoli biografici, col vantaggio della compiutezza e dell’unità.

L’inizio del capitolo VI (si noti) da Lamé-Fl. (cap. Michelangelo a Roma), ed. cit., pag. 82. - Di Leone X: il primo capo verso dal Giannetto, cit., pag. 188 (nota: «Egli amava molto l’Italia» volto dal Nostro in «desiderava molto la gloria e la felicità, etc. »); il seguito dal Lamé-Fl., pag. 82-83. Da quest’ultimo viene la storia di Nicolò Tartaglia, quasi integralmente trasferita.

Di Michelangelo (che all’uso vecchio era Buonarotti) le notizie non provengono dal Lamé-Fl., ma dal Giannetto, cit., 210-215 (solo in III ediz. si corresse Grillandio, che nella fonte era già Grillandaio, in Ghirlandaio).

Le notizie su Bramante vengono dal Lamé (cap. cit., 85), come le susseguenti su Michelangelo (pag. 85-87) e quelle su Leonardo (pag. 85-86); del cui passaggio in Francia e della morte si parla seguendo il Giannetto, pag. 204, e si chiude con un periodo (un po’ angusto di vedute) del Lamè-Fl., pag. 86. In I ediz. l’età era di 75 anni, corretta subito nella seconda.


(129) Per la Basilica Vaticana, cfr. Moroni, op. cit., vol. XII, art. Chiese (continuaz.) pag. 248 e seg. (1842). - Il seguito su Michelangelo (aneddoto della statua pseudo antica), con un po’ d’anacronismo, da Lamé-Fl., pagine 91-93: la morte, dal Giannetto, pag. 222.

Anche dal Lamé-Fl., pag. 93, il cenno su Raffaello (nel nostro A. Raffaele) con qualche spunto d’altra origine: la morte, dal Giannetto, pag. 227­228, in cui è intercalato un periodo (il Papa fa porre la Trasfigurazione presso il letto funebre) del Lamé, pag. 95.

Le notizie su Tiziano sono dell’VIII ediz. È un capitolo tipico per l’intreccio delle fonti.

Dal Moroni, ad nom., le notizie sulla corte di Leone X e i letterati del tempo.

Il cenno su Lutero (accresciuto d’un periodo in VIII ediz.) è un compendio d’idee tessuto nello stile elementare del Giannetto. Nulla di comune con la Storia Eccl. già pubblicata.

La fine di Leone X dal Giannetto, pag. 189: qui citato, perché trasferito alla lettera.


(130) Lamé-Fleury, Storia Mod., I, cap.: Il Conestabile di Borbone, pag. 135-150, fornisce il fondo del presente racconto e qualche breve passo ricalcato (lo scoppio della guerra; la Bicocca, pag. 135-36. - Per la battaglia

di Pavia, cfr. pag. 150). Alcune notizie da testi manuali. Si noti il ricordo della recente battaglia di Novara a proposito della Bicocca: la quale nel caso presente non è quella di Novara, ma la Bicocca di Milano, presso Niguarda, a N. della città. Ma lo sbaglio è appunto nel Ricotti!

La conclusione del racconto, giusta e, cosa singolare, consona ai rimproveri di non pochi illustri contemporanei del Re Francesco, non avrebbe potuto venire dal Lamé-Fl. - L’VIII ediz. l’aveva soppressa e messovi al posto la famosa lettera, seguita dal cenno su Giovanni delle Bande Nere di cui si parlava brevemente nel capitolo appresso, che fu modificato. L’appendice è d’altra mano, purtroppo non molto forte: che idea daranno agli scolari i Franchi e la Lega Lombarda?
(131) Il racconto è ricalcato sul Lamè-Fl., cit., cap.: La prigionia di Re Francesco I (pag. 171-74) e cap.: I funerali di Carlo V (pag. 191-94): vi sono intercalati dal Giannetto il primo periodo del capitolo (pag. 239) e la narrazione dei preparativi del Papa, dell’assalto ed espugnazione delle mura e della presa di Roma (pag. 240): questi ricalcati molto prossimamente. Non è fuor di luogo rilevare le parecchie inesattezze storiche di questo racconto p. es. che Carlo V sia venuto a Roma, etc. Ed è a dolere che i curatori dell’VIII non abbiano sentito il bisogno di inserire un cenno del Congresso di Bologna e dell’incoronazione di Carlo V.

Dal Lamé-Fl. è riportato il ritiro di Carlo V nel convento, e quasi testualmente l’aneddoto degli orologi (pag. 194).

La narrazione dell’Assedio di Nizza fu aggiunta, per necessità scolastiche, nella II ediz., prendendo dal Marietti, St. della R. Casa, pag. 76-78.
(132) Si segue il Giannetto, pag. 242-43 (La Repubblica di Genova) e pag. 244-45 (La congiura del Fiesco), intercalandovi qualche particolare preso da altre fonti. L’aderenza al modello è in qualche punto notevole. - Il cenno alla rivolta di Sampiero in Corsica (inesatto nella data) è della II ediz. - Una qualche data (1528; 1547) nell’VIII ediz. sarebbe venuta a proposito.
(133) Il capitolo XI (nelle prime cinque ediz. intitolato: I duchi di Toscana e la pace di Cambrese) ebbe nella II ediz. alcune forti aggiunte: i cenni sul Ferruccio, le notizie sulla caduta di Siena, quelle riguardanti il governo di Emanuele Filiberto (cfr. Marietti, op. cit., pag. 84-87, 88) e quelle delle Cose di Francia (cfr. titolo del cap. in II ediz.) che continuavano l’ultimo capoverso del capito nella I ediz. (ora all’inizio del capo XII). Nella IV ediz. (1863) quest’ultima aggiunta fu staccata per farne un capitolo a sé (cap. XII: Cose di Francia), che nell’ediz. VIII ricevette ancora qualche chiarimento.

La materia del cap. XI deriva da fonte ignota. Bernardo Segni (testimonio oculare) nelle Storie Fiorentine, che vanno dal 1527 al 1545, dedica a questi fatti i primi quattro libri, e parla del decreto fatto affiggere in latino dal Gonfaloniere Niccolò Capponi sul palazzo della Signoria: Iesus Christus rex Florentini populi S. P. decreto electus (fine maggio 1527) (Cfr. Coll. Class. Ital., 3 voll. 198-200: vol. I, pag. 69). E ricorda che già il Savonarola aveva fatto gridare Cristo re dei Fiorentini in una sua fervente predica.

L’Autore nostro, non si sa perché, nella I ediz. non accennava affatto al Ferruccio, che pure è romanticamente presentato nel Giannetto (cap.: L’assedio di Firenze, pag. 248-52) donde il Nostro non ha derivato nulla. La lacuna fu colmata in II ediz.

Si riconoscono facilmente le osservazioni personali dell’A. Le edizioni primitive poi dicono sempre Cambrese senz’altro: noi abbiam tenuta la correzione in Castel Cambrésis dell’VIII ediz.

Ma neppure nell’VIII ediz. (e perciò in tutte le successive, fino al presente) si corresse l’errore introdotto nella III ediz. di: Pietro il Magnifico invece di Lorenzo.
(134) Il capitolo fu steso da un aiutante, che riassunse ed estrasse materia dal Ricotti (cfr. Lib. II, Sezione II, cap. I). È materia inserita per servire al programma scolastico (Cfr. Progr. Ministeriale, etc., cit.: Storia Moderna, pel 2° anno di filosofia: art. 17). - Dalla II ediz. (dove stava in continuazione del cap. X), alla edizione VIII c’è qualche lieve divario per l’introduzione di qualche chiarimento (cfr. la spiegazione di Ugonotti, con la citazione della Storia Eccles. dell’A., ediz. B-1870).
(135) La tela del capitolo da Lamé-Fl., cito (cap.: Don Giovanni d’Austria); riassunto con riporti verbali, specialmente nella descrizione della battaglia (pag. 220-223). Certi particolari d’interesse italiano e piemontese sono introdotti qua e là, frutto di coltura (ma la prima menzione del Colonna accanto al Venier vi fu intrusa nella V ediz. da altra mano che guastò il periodo, e s’è dovuto poi mettervi anche un il quale); la notizia della difesa di Naupatto (Lepanto) d’un secolo prima, è del Botta, Storia d’Italia, lib. XIII, ma attraverso l’Enciclopedia Popolare Pomba, art. Lepanto. Correggi il Dogato del Veniero in 1577.

La chiusa fu ampliata in VIII ediz. col richiamo dell’Auxilium Christianorum. Al tempo delle precedenti edizioni la chiesa madre di Don Bosco non sorgeva ancora.


(136) La prima parte del capitolo è di fonte ignota. Nulla dal Manzoni, che, descrivendo la peste del 1630 (cap. XXXI) accenna a questa prima con un elogio al Santo da cui l’infortunio prese il nome (la peste di S. Carlo): «Tanto è forte la carità!».

Ma della biografia di S. Carlo Borromeo è sicura la derivazione: Bercastel, op. cit., tomo XXII, lib. LXVIII, pag. 174-178, con qualche passo (la famosa processione) esattamente trasferito.

Inesatto è quanto vi si dice del duca Carlo Emanuele I: nel 1578 (anno della venuta di S. Carlo per visitar la SS. Sindone) era duca Emanuele Filiberto: la malattia poi del detto principe fu nel 1583, a Vercelli. Dal Casalis (ad nom.) il cenno sulla statua di Arona.

La postilla (*) sulla Sindone è della VIII ediz., ma i curatori vi parlano di Emanuele Filiberto, e non correggono lo sbaglio del testo! - In qualche edizione (la IV) il titolo è: La peste di Milano.


(137) Nella II edizione fu staccata dal capito precedente la storia della Riforma del Calendario, e unita al capito seguente (L’interdetto di Venezia e gli Uscocchi), inserendovi trammezzo un cenno su Papa Sisto V (la postìlla (*) è dell’VIII edizione).

Le notizie sul Sarpi da Bercastel, che afferma e documenta la propaganda ereticale di lui (Lib. LXXI, pag. 153-57, ed. cit). - Dal Ricotti le usurpazioni del Senato Veneziano e le altre notizie sull’interdetto. La fine di Fra Paolo dal Dizionario Biografico Generale. Gli Uscocchi, un riassunto da Ricotti.


(138) Dal Lamé-F.., Storia Mod., vol. II, cap.: Venezia salvata, pag. 45-53. Ricalco assai fedele, con qualche variante verbale e stilistica. - Nella I ediz. l’A. citava la fonte (l’immunità del Bedmar, pag. 52): nelle altre fu soppressa la citazione.
(139) Il fondo della narrazione è dato dal Marietti, Storia della R. Casa, etc., pag. 87 (Emanuele Filiberto), e pag. 89-96 (Carlo Emanuele I il Grande), con varianti verbali e stilistiche. Ladighera (in Marietti ed altri: Ladighiera) è il Lesdiguières.

Il cenno sui Valdesi viene dall’Henrion-Bercastel; ma l’opera di Carlo Emanuele I si deriva dal Marietti, pag. 92.

Il racconto delle altre imprese mostra d’essere costrutto su vari compendi di Storia, principalmente sul Ricotti. Dal Marietti, pag. 96, la chiusa della biografia.

Dal medesimo (pag. 97), in riassunto, il cenno su Vittorio Amedeo I, donde anche l’aggiunta (lega con Richelieu-Mombaldone) fatta in II ediz.

Notiamo (e sia col debito rispetto) l’omissione del tentativo di Carlo Emanuele I su Ginevra. Né ci spieghiamo perché di Emanuele Filiberto, il secondo fondatore della Monarchia, così benemerito del Piemonte e della Religione, non si sia parlato che di sfuggita, senza farne un capitolo apposito. Fonti e modelli non mancavano.
(140) Nella III ediz. fu specificato il titolo come al presente, correggendone i limiti cronologici.

Per i primi due punti l’A. segue il Giannetto: ma per l’Ariosto non prende che una frase: il resto è evidentemente suo (la nota in calce è dell’VIII ediz. - La Bibl. Giov. Ital. era cominciata nel 1869). - Per il Tasso il Giannetto v’entra con qualche spunto e due periodi (Invito all’incoronazione, S. Onofrio, pag. 257).

La venuta del Tasso in Piemonte (agg. in III ediz., erroneamente collocandola dopo la prigionia di S. Anna) dal Mella, Gerusalemme Liberata, introduzione.

Per Galileo si distingua: la parte biografica, fino a: «Ma il fatto più luminoso, etc.» viene dal Giannetto, pag. 260-63, con l’aggiunta in II ediz. sul governo dei Granduchi mite e munifico, poi moderata in VIII ediz. sopprimendo un periodetto: «Essi, astenendosi dall’attaccare liti coi vicini, procurarono alla Toscana tutti quei beni che dalla pace provengono». Derivazione molto fedele, ed anzi testuale (ed è bene), dove è descritto il carattere di Galileo (pag. 262-63). Ma questo stesso ritratto il Parravicini aveva preso, abbreviandolo, dal Corniani, I Secoli della Lett. italiana (1804-1813): vol. III, Epoca Settima, art. VI. E vi fu chi ne fece colpa a Don Bosco! (cfr. POSTILLA B).

L’altra parte (che non occorreva ritoccare!) si fonda sostanzialmente sul Bergier, Dictionnaire de Théologie, extrait de l’Encyclopédie Méthodique, Toulouse, 1823: art. Monde e Sciences humaines.

La nota in calce (*) è dell’VIII ediz. e d’altra mano. - Non è fuor di luogo osservare quali siano i limiti in cui si contiene l’A. circa la questione Galiléiana. Egli non fa che esporre le pretese teologiche di Galileo e la condotta di Lui e del Tribunale, nonché la moderazione di quest’ultimo nel trattarlo prima e dopo le due sentenze; senza entrare nel merito di queste. Vedi l’apposita POSTILLA B) in fine delle Note.


(141) Intestazione incompleta. Fin dalla II ediz. fu soppresso l’accenno agli usi spagnoleschi, che noi riportiamo in calce, e che amplifica, un po’ inesattamente, un’ tratto del Ricotti (Lib. II, sez. I, cap. VII). Il racconto delle vicende subalpine viene dal Marietti, pag. 102-105 (in Carlo Emanuele II), benché con libera imitazione: vi ha dato qualche spunto il Casalis, op. cit., vol. IlI, pag. 702 e seg. (Casale). La II ediz. aggiunse il breve cenno su Carlo Emanuele II, seguendo la medesima fonte (pag. 1 II).

Della seconda parte la guida è Ricotti (lib. II, sez. I, cap. VI), seguito con libertà di sviluppo, ma riportandone parole e frasi; qualche notizia è però d’altra provenienza. La II ediz. aggiunse le due notizie sul bombardamento di Genova e sulle imprese del Morosini, entrambe riassunte sul Ricotti. In quest’ultima parte il capriccio di un curatore aveva devastato il testo.


(142) Il capitolo fu aggiunto in VIII ediz. (1873); ma già nella Conclusione della II ediz. si ricordavano i due personaggi tra quelli di cui si sarebbe dovuto dar la biografia. L’estensore (forse D. Francesco Cerruti) si è valso del Corniani, op. cit., attenendovisi più dappresso per il Bartoli, e riassumendo strettamente la parte del Segneri: ma, pure scrivendo senza i preziosismi dei rifacitori del testo, si scosta dal fare di Don Bosco. Ma ormai, mutati i tempi, e volendo adattare la storia del Nostro all’uso di testo scolastico, bisognava pure seguire indirizzi diversi da quelli propostisi dall’Autore quando stendeva primamente il suo lavoro.
(143) La prima metà del capitolo, dal Marietti, cit., pag. 114-117. - La seconda parte (dalla morte di Carlo II di Spagna) segue le linee del Ricotti (Lib. III, sez. I, cap. I), riassumendo per sommi capi e con qualche omissione non supplita dai curatori postumi (l’alleanza con Luigi XIV fino al 1703). Pochi sono i riporti verbali.
(144) Fonte naturale sarebbe stato il Botta, da cui prendono un po’ tutti, e le cui descrizioni sono riportate dal Tettoni in un libro (186;) una volta assai diffuso. - Invece il capitolo è ricalcato, con molta aderenza, sul Ricotti, loc. cit., cap. I, VI-VII.

Ma, a cominciare dal voto di Soperga, si vengono alternando e quasi completando a vicenda passi del Marietti (pag. 121-122) con quelli del Ricatti: casi pel voto, per l’assalto francese e il gesto eroico di Pietro Micca; la vittoria (Ricatti) con l’ingresso dei Principi in Torino (Marietti). È di Don Bosco il richiamo ai ricordi di Soperga. Ed è seguito da un periodetto conclusivo del Marietti, pag. 122.

La fine della guerra è dal Ricatti (una svista: Utrecht città del Belgio, correz. in VIII ediz.: d’Olanda).

Il capoverso delle tre morti preso letteralmente dal Balbo, Sommario, Epoca VII, § 24, in Enciclop. Popol. Pomba.

Nella II ediz. fu aggiunto il racconto delle guerre di Venezia coi Turchi, seguendo un po’ troppo vagamente il Ricotti, loc. cit., cap. II, § I.
(145) Il Ricatti e il Marietti si alternano nel fornir materia al capitolo. I primi periodi modellati sul Ricotti (uno aggiunto in II ediz.: istituzione del Magistrato della Riforma): un riflesso sulle ingerenze in cose ecclesiastiche (forse originale) si collega alla dolorosa storia della sua abdicazione, costrutta sul Marietti, pag. 129-132. Il resto è notiziario comune.

La II ediz. aggiunse la notizia dell’estinzione delle due Dinastie di Parma e di Toscana, con le altre vicende di quelle corone. Lo stile è di Don Bosco.


(146) Nella prima edizione mancava la materia dei due primi capoversi, aggiunti in II edizione. Crederemmo che il tratto non sia steso dall’A., il quale parlando di Leopoldo di Toscana non avrebbe omesso un cenno (e un riflesso!) sulle leggi ecclesiastiche Leopoldine (cfr. sopra, capito prec., quanto è detto, per molto meno, di Vittorio Amedeo II).

Della storia della Guerra per la successione di Polonia è difficile riconoscere una fonte particolare, tanto più che il racconto è molto inesatto (cfr. gli ondeggiamenti di Carlo Emanuele III; la durata della guerra, etc.). Il resto era in tutti i manuali.

Si noti l’aggiornamento della IV ediz. (1863) per il Regno delle Due Sicilie.

La guerra per la successione d’Austria segue largamente il Ricotti: la battaglia dell’Assietta vi è ricalcata con stretta aderenza (cfr. loc. cit. cap. III, § VI).

La liberazione di Genova parimenti dal Ricatti: salvochè il grido di Balilla: «La rompo?» è mutato in: «È tempo di finirla» d’ignota fonte. Così deriva il resto del capitolo.
(147) L’inizio del capitolo viene dal Sommario del Balbo, ediz. 1852, Epoca VII, § 28 (nell’Enciclopedia non c’era ancora), un po’ male transunto, giacché la «seconda guerra» degli Inglesi (Indipendenza d’America) è intesa a rovescio (e i curatori dell’VIII ediz. non se ne sono accorti). Del ritratto dell’Alberoni parte deriva dall’Enciclopedia del Pomba; parte (le imprese belliche) dal Ricotti. Il giusto riflesso che separa le due parti è davvero del nostro Autore.

I cenni sul Tanucci provengono in parte dal Moroni, XLVII, 201 e LXV, 271, e nella fine dal Ricatti, naturalmente mutando gli apprezzamenti. Per le immunità (un lavoro giovanile del Tanucci su tal materia era stato condannato dalla Chiesa) cfr. Moroni, vol. XXXIV.

Per il Muratori torniamo al Giannetto, ed. cit., pag. 263-269, che l’Autore cita dal solito vol. IV, per la serie degli esempi di bontà. Qualche notizia (per es. l’approvazione di Benedetto XIV) da altre fonti, tra cui il Corniani, citato;

Il cenno, in coda al capitolo, sulla ribellione della Corsica, è della II ediz.


(148) Il Giannetto è fonte e modello delle due biografie. Ne ha due capitoli distinti, che fanno seguito al Muratori. Ma l’A. si vale pure di qualche notizia attinta altrove, e qui dalle Storie Letterarie.

Per il Metastasio, cfr. ed. cit., pag. 270-71-72: lo spunto dell’esortazione, casi a proposito per Don Bosco, da pag. 271. - I saggi di poesia sono i medesimi. La nota in calce è dell’VIII ediz.


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