Tabù, eufemismo e disfemismo in Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno



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2. 2. OSCENITÀ




1 A. Banchieri, Novella di Cacasenno, p. 75.

2 G. C. Croce, Bertoldo e Bertoldino, p. 5.

3 Ibid.

4 Ibid., p.17.

5 Ibid.

6 Ibid., p. 52.

7 N. Galli de’Paratesi, Le Brutte parole, Verona 1969, p. 11.

8 M. Appiani, Il pudore nel linguaggio, Milano 2006, p. 71.

9 La parola tabù (composta probabilmente dal verbo ta ‘marcare, notare, segnare’ e dall’avverbio di intensità pu ‘oltremisura, eccessivamente’) è stata riportata in Europa nel 1777 dall’esploratore James Cook.

10 S. Freud paragona la parola tabù con la parola degli antichi romani sacer e parla del duplice aspetto semantico che secondo lui coincide con l’espressione «posvátný ostych» (Totem a tabu, Praha 1991, p. 22). Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «timidezza sacrale».

11 L. M. Grimes, El tabú lingüístico en México: El lenguaje erótico de los mexicanos, New York 1978, cit. da M. C. Gómez ne La interdicción lingüística, p. 19.

12 Nora Galli de’ Paratesi, op. cit., p. 26.

13 Ibid.

14 Ibid.

15 M. Appiani, op. cit., p. 61.

16 A. Dąbrowska, Éufemizmy współczsnego języka polskiego, Wrocław 1993, p. 17. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «è un’antico divieto, imposto dall’esterno, che si scontra con il desiderio più forte dell’uomo».

17 M. C. Gómez, La interdicción lingüística, Cádiz 1986, p. 20. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «di popoli selvaggi».

18 Ibid., p. 21. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «una consolidata paura della parola vera, la credenza in un potere più o meno soprannaturale, imanente nel mondo».

19 F. de Saussure, Curso de lingüística general, publicato da Ch. Bally e A. Sechehaye, Buenos Aires 1976, cit. da M. C. Gόmez ne La interdicción lingüística, p. 22. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «non nego l’arbitrarietà del segno, ma devo ammettere che in questa circostanza, è talmente tenue che diffenderla significherebbe negare i fondamenti che sostengono il tabù linguistico.».

20 B. Malinowski, El problema del significado en las Lenguas Primitivas, in C. K. Ogden e I. A. Richards, El significado del significado, Buenos Aires 1964, cit. da M. C. Gómez ne La interdicción lingüística, p. 22. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «perfetta corrispondenza tra il linguaggio e la realtà».

21 Giuliano Bonfante (1939, p. 201) cit. da M. Appiani in op. cit, p. 76., dice che: «il nome del “capo” è stato rimpiazzato da quello di “vaso”, lat. testa, in italiano e in francese, e deformato in spagnolo.» poi altre parti del corpo secondo G. Bonfante (1939, p. 202) citato ora da N. Galli de’Paratesi (1969, p. 31) stanno sotto l’interdizione «la parola per “mano” era tabuata nelle lingue indoeuropee, e così quella per “occhio” ed altre ancora.». In Italiano gli animali tabù sono pochi: il nome eufemistico che deriva dal diminutivo latino domnŭla, ‘signorina’ cioè donnola «pare sia stata tabuata fino al formarsi delle lingue romanze, poiché questo fatto ha influito sui vari nomi che ha assunto in tali lingue.» (N. Galli de’ Paratesi, Le brutte parole, p. 149).

22 Cfr. M. C. Gómez, op. cit., p. 20.

23 N. Galli de’ Paratesi, op. cit., p. 27.

24 M. C. Gómez, op. cit., p. 38.

25 La parola polinesiana noa (viene percepita come il contrario della parola tabù) indica cose comuni o generiche e possiede quindi il valore neutrale. A. Dąbrowska sostiene che i due termini sono legati fra di sé subito dall’inizio della loro esistenza in base al rapporto «śvięty - neśvięty, nieczysty - czysty». (op. cit., p. 16). Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «sacro - non sacro, impuro - puro».

26 M. C. Gómez op. cit., p. 19. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «Corrisponde, nella nostra terminologia, al concetto di eufemismo.».

27 M. C. Gómez, op. cit., p. 19. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «In questo modo, e come risultato di questa connessione di opposizioni, sorge la necessità di produrre, linguisticamente, tutta una serie di parole noa con cui sostituire i termini proscritti, dissimulando, di conseguenza, le varie situazioni in divieto.».

28 A. A. Sobrero, Quando si rompe un antico tabù, la Repubblica 1992, p. 35.

29 Ibid.

30 M. Appiani, op. cit., p. 75.

31 W. Havers, Neuere Literatur zum Sprachtabu, Wien 1946, cit. da Roberta Rada in Tabus und Euphemismen in der deutschen Gegenwarssprache mit besonderer Berücksichtigung der Eigenschaften von Euphemismen, Budapest 2001, p. 36. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi.

32 Ibid. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi.

33 Ibid. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «Austria e Neustria, ma non “Westria”, Ostgoten, Ostrogothen, Austrogoti ma non “Westgoten”, ma Visi, Vesi, vale a dire Wisigothi cioè quelli buoni, quelli coraggiosi”.».

34 G. Bonfante (1939 p. 202) cit. da M. Appiani, in op. cit., p. 76.

35 S. Widłak (1963): 1. Wierzenia religijne, magia, strach, zabobon. (Credenze religiose, magia, paura, superstizione.), 2. Przyzwoitość, skromność, wstyd. (Decenza, pudore, vergogna.)3. Delikatność, uprzejmość, współczucie i litość. (Delicatezza, cortesia, compassione e pietà.), 4. Roztropność, przezorność, megalomania, spryt i interes. (Precauzione, prudenza, megalomania, furbizia, interesse.); Z. Leszczyński (1988): 1. Wierzenia religijne, magia i strach. (Credenze religiose, magia e paura.), 2. Przyzwoitość, skromność, wstyd. (Decenza, pudore, vergogna.), 3. Dobre wychowanie, współczucie i litość. (Le buone maniere, compassione e pietà.), 4. Tabu dyplomatyczne. (Tabù diplomatico.), citati da A. Dąbrowska, in op. cit., pp. 29-31. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi.

36 J. da Silva Correira, O eufemismo e o disfemismo na língua e na literatura portuguesa, Lisboa 1927, pp. 445 - 787, cit. da M. C. Gómez in op. cit., p. 53. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi.

37 S. Widłak, Zjawisko tabu językovego, Polskie towarzystwo Ludoznavce, t. 52, 1968, p. 10, accessibile sul sito: http://dlibra.psnc.pl/demo/dlibra/doccontent?id=77&dirids=1.

Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «tabù primitivo, l’originale […] che con lo sviluppo delle civiltà cede il posto alle norme socio - morali […] rimanendo come un ricordo svanito.».



38 Ibid., p. 11.

39 M. C. Gómez, op. cit., p. 44. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «Questi eufemismi di megalomania sono molto in voga attualmente. Si tende, in questo modo, a classificare la nomenclatura di certi mestieri e arti in maniera più decorosa.». N. G. de’ Paratesi afferma che in Italia: «Le organizzazioni sindacali e di categoria si battono per il rinnovamento e la rinobilitazione delle denominazioni di mestieri.» (Brutte parole, p. 164).

40 M. Appiani, op. cit., p. 70.

41 Anche Ch. E. Kany definisce l’eufemismo come: «the means by which a disagreeable, offensive, or fearinstilling matter is designated with an indirect or softer term» (American-Spanish euphemisms, 1960 p. 5. cit. da G. M. Foster in Euphemism and cultural sensitivity in Tzintzuntzan, California 1965, p.53., accessibile sul sito: www.jstor.org/pss/3316777). Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «il mezzo con cui una materia sgradevole, offensiva o tosta è designata con un termine indiretto o più morbido». Tale definizione sostengono molti linguisti: Richard A. Spears, H. Oertel, R. Rada, N. Galli de’Paratesi.

42 A. Dąbrowska, op. cit., p. 51. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «eufemismo capisco ampiamente - a livello di lingua può essere qualsiasi mezzo formale (fonologico, morfologico, sintattico) e semantico, che sarebbe utilizzato per creare le sostituzioni alternative (sinonimi testuali) in relazione ai nomi veri.

43 É. Benveniste, Euphémismes anciens et modernes, in Problèmes de linguistique générale I, Paris 1979, p. 308., cit. da M. C. Gόmez in op. cit., p. 30. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «Nella esegesi di queste parole [εύφημία εύφημισμός] si introduce una confusione tra i valori di “langue” e di “parole” (nel senso di Saussure). Le connotazioni religiose, con tutte le sue risonanze, le sue associazioni, le sue interferenze, rilevano dalla “parole”. Ma questi significati sono determinati solo da un valore puramente linguistico. Dobbiamo cominciare dal ripristino del significato proprio dei εύφημετν, εύφημία, e quello è indubbiamente positivo; va detto che, dal momento che tale evidenza è stata ignorata, che εύφημετν significa sempre e solo “esprimere le parole di buon augurio”».

44 Communication de M. Paul Zumthor au IVe congrès de l’Association, à Paris 1952, accessibile sul sito: http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/caief_0571­5865_1953_num_3_1_2030?_Prescripts_Search_isPortletOuvrage=false. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «è originaria del vocabolario sacro».

45 Ibid. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «Questo significa, in linea di principio, l’uso di espressioni fastose durante un sacrificio; in pratica, escludendo qualsiasi espressione negativa dall’interno del santuario.».

46 Ibid. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «Esso costituisce un fenomeno psicologico primario, ma il cui significato evolve nel tempo: per quanto un gruppo umano si svincola dai suoi legami primitivi, l'eufemismo perde valore religioso ed è più spesso legato alla volontà di decenza, al decoro, all’autocontrollo, ad un ideale di correttezza e di armonia collettiva. Quel valore scivola così sempre più verso una funzione morale e, a secondo delle esigenze e delle opportunità, arriva a comprendere, nella lingua delle civiltà più differenziate, un aspetto puramente estetico».

47 M. C. Gómez, op. cit., p. 34.

48 Glossematica è una dottrina linguistica elaborata dal danese L. Hjelmslev, fondata sulla definizione del segno linguistico in termini del tutto relazionali e quindi applicabili a parziale interpretazione matematica. Ogni elemento del testo viene considerato in due modi differenti: piano sintagmatico (la parola viene valutata in relazione con tutte le parole del testo – relazione in praesentia) e piano paradigmatico (la parola viene esaminata in correlazione con tutte le parole della stessa categoria che si possono sostituire con la parola stessa – relazione in absentia).

49 Il sincretismo è la confluenza di due o più funzioni sintattiche, in origine espresse con degli elementi formali diversi, in una sola forma (ablativo latino raccoglie le funzioni di ablativo, locativo e strumentale).La correlazione è la corrispondenza reciproca fra due o più elementi.

50 M. C. Gómez op. cit., p. 34. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «analizza passo per passo i vari elementi che formano linguisticamente il processo eufemistico».

51 R. Senabre, El eufemismo como fenómeno lingüístico, Boletín de la Real Academia Española, LI, 1971, p. 185, cit. da M. C. Gómez in op. cit., p. 34. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «un risoluto sincretismo lessicale prodotto sul piano del contenuto e al livello dell’emittente e che il termine si manifesta in maniera estensiva o camuffata.».

52 N. Galli de’ Paratesi, op. cit., p. 57.

53 Ibid.

54 Ibid.

55 Ibid.

56 Ibid.

57 Ibid., p. 58.

58 Ibid., p. 59.

59 Ibid.

60 M. Appiani, op. cit., p. 71.

61 Il Devoto Oli, 2009: «Figura retorica (opposta alleufemismo), per cui si sostituisce (come uso abituale o come coniazione scherz.) una parola normale, spesso gradevole o affettuosa, con altra per stessa sgradevole o offensiva, senza dare allespressione tono ostile.».

62 A. Dąbrowska, op. cit., p. 60. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «Un concetto strettamente legato con l’eufemismo è cacofemismo.»

63 The Jewish Encyclopedia, 1903, vol. 5, p. 286, cit. da A. Dąbrowska, in op. cit., p. 60. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «Il contrario dell’eufemismo è il cacofemismo.».

64 Mayers Enzyklopädisches Lexikon, 1969, p. 21, cit. da A. Dąbrowska, in op. cit., p. 60. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «I cacofemismi sono motivati dalla rabbia. Nelle imprecazioni l’elemento della rabbia è in qualunque modo abbastanza chiaro.».

65 Ibid., p. 62. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «La somma dei valori eufemistici e cacofemistici dovrebbe dare lo zero: cacofemismo - frase vera - eufemismo».

66 http://www.latrobe.edu.au/linguistics/LaTrobePapersinLinguistics/Vol%2001/1AllanandBurridge.pdf

67 Ibid. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «L’accenno Skit! [parodia] che di solito esprime rabbia, frustrazione o angoscia, in genere è un disfemismo. Si pone la questione su come classificare questi eufemismi: Sugar! [dolcezza], Shoot! [si usa per non dire la parola Shit! come in italiano cacchio al posto della parola cazzo] o Shivers! [brividi]. La nostra sensazione è che la locuzione è riconosciuta come un eufemismo, anche se l’atto illocutorio potrebbe essere classificato come disfemismo; di conseguenza, avremmo un ‘disfemismo eufemistico’. Questa condizione sembra ugualmente applicabile a termini piuttosto impertinenti come doodle [scarabocchio] ‘penis’, e alcune rime in slang come jimmy-riddle ‘piddle’ [fare la pipì]. I seguenti termini, che indicano le mestruazioni, sono quasi eufemismi, ma, d’altra parte, non sono disfemismi indiscutibili: have the curse [avere la maledizione],  woman’s complaint [disturbi femminili], be feeling that way [sentirsi in quel modo], off the roof [con il verbo be feeling -sentirsi giù dal tetto, nel senso di sentirsi fuori del normale] ecc. Chiamiamo questi ‘eufemismi disfemistici’ [...]. Altri termini per le mestruazioni come: riding the red rag [passare lo straccio rosso], flying the red flag [battere bandiera rossa], ecc., sono disfemismi o, nella migliore delle ipotesi, eufemismi disfemistici. Con gli eufemismi disfemistici, la locuzione è disfemistica, ma l’illocuzione non lo è.».

68 G. Berrutto, Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche; p. 72, in Introduzione all’italiano contemporaneo, a cura di A. A. Sorbrero, 2008.

69 M. C. Gómez, op. cit., p. 81. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «ci sono pochi ricercatori che hanno approfondito.».

70 Cfr. M. C. Gómez, op. cit., pp. 82, 83, 94. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «parola forte».

71 M. C. Gómez, op. cit., p. 83. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «fuor di dubbio che è più opportuno».

72 Ibid., p. 84. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «il fenomeno inverso all’eufemismo che cerca di non rompere le associazioni con la parola interdetta».

73 Ibid., p. 85. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «Il disfemismo, come il suo opposto eufemismo, si basa sempre sul principio di sostituzione, ma a differenza del suo antonimo, questo cerca, con le stesse risorse linguistiche, non ora la mitigazione o attenuazione, ma con il suo effetto controvalente, la motivazione o rafforzamento del segno interdetto.».

74 N. Galli de’ Paratesi, op. cit., p. 19.

75 Cfr. V. Tartamella, Parolacce, Milano 2006, p. 51.

76 V. Tartamella, op. cit., p. 10.

77 Cfr. V. Tartamella, op. cit., tabelle p. 12 e p. 52.

78 Cfr. Nora Galli de’ Paratesi, op. cit., p. 36.

79 N. Galli de’ Paratesi, op. cit., p. 40.

80 Ibid.

81 Ibid., p. 42.

82 N. Galli de’ Paratesi, op. cit., p. 46.

83 Ibid.

84 N. Galli de’ Paratesi lo indica sulla parola porca>orca nella espressione orca miseria (op. cit., p. 46).

85 Ibid.

86 Ibid.

87 Ibid., p. 45.

88 Ibid.

89 A. Dąbrowska nel caso dell’italiano si serve spesso degli esempi segnalati da N. Galli de’ Paratesi o da S. Widłak.

90 Cfr. A. Dąbrowska, op. cit., p. 275.

91 Cfr. ibid., pp. 285-286.

92 Cfr. ibid., pp. 309-310.

93 Cfr. ibid., p. 331.

94 Cfr. ibid., p. 337.

95 Cfr. ibid., p. 353.

96 Cfr. ibid., p. 356.

97 Cfr. ibid., p. 362.

98 Cfr. ibid., p. 370.

99 Cfr. ibid., p. 374.

100 Cfr. ibid., p. 375.

101 Cfr. ibid.

102 Cfr. ibid., p. 378.

103 M. C. Gómez, op. cit., p. 89. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «non ci sono meccanismi specifici che identificano un termine come eufemistico o disfemistico».

104 Ibid., p. 258. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi: «non possiamo parlare della struttura o del funzionamento strutturale dell’eufemismo, ma solo della sistemazione o della configurazione linguistica: in altre parole, l’eufemismo si può sistematizzare ma non strutturare.».

105 M. C. Gómez, op. cit., p. 111. Traduzione a cura dell’autore della presente tesi.

106 Secondo tale regola, sarebbe scorretto anche un semplice saluto: «Restate in pace, a Dio.» (G. C. Croce, op. cit., p. 64).

107 Spesso si ricorre all’eufemismo Signore quando ci si riferisce a Dio in quanto tale termine simboleggia il potere del padrone ma nelle novelle la parola Signore non viene mai collegata alla divinità e si usa solo come il titolo di rispetto per uomini. L’epiteto di Maria di Nazareth, madre di Gesù Cristo è Madonna. L’epiteto determina un nome e può essere usato come eufemismo anche se non nasce in tal senso. Ma la parola Madonna si usa in questi racconti solo come un antico appellativo di riverenza della donna sposata nel senso di padrona.

108 Ibid., p. 73.

109 Ibid., p. 46.

110 Ibid., p. 8.

111 Ibid., p. 9.

112 Ibid., p. 28.

113 Ibid., p. 68.

114 Ibid., p. 28.

115 Ibid., p. 8.

116 Ibid., p. 10.

117 Ibid., p. 32.

118 Ibid.

119 Ibid.

120 Ibid., p. 11.

121 N. Galli de’ Paratesi,op. cit., p. 146.

122 A. Banchieri, op. cit., p. 77.

123 Ibid., p. 78.

124 G. C. Croce, op. cit., p. 37.

125 G. C. Croce, op. cit., p. 35.

126 A. Banchieri, op. cit., p. 91.

127 Ibid., p. 88.

128 G. C. Croce, op. cit., p. 16.

129 Ibid., p. 36.

130 Ibid., p. 34.

131 A. Banchieri, op. cit., p. 81.

132 G. C. Croce, op. cit., p. 19.

133 A. Banchieri, op. cit., p. 91.

134 G. C. Croce, op. cit., p. 44.

135 Ibid., p. 48.

136 Ibid., p. 5.

137 A. Banchieri, op. cit., p. 78.

138 G. C. Croce, op. cit., p. 68.

139 Ibid., p. 42.

140 A. Banchieri, op. cit., p. 90.

141Miguel de Cervantes y Saavedra nel primo capitolo del famoso Don Quijote de la Mancha descrive: «il cavallo di Gonella, che tantum pellis et ossa fuit» è abbiamo anche il chiarimento nella nota critica: «Pietro Gonella fu il buffone del duca Borso di Ferrara, che viveva nel quindicesimo secolo. Un giorno, avendo scommesso che il suo cavallo, vecchio e bolso, farebbe un maggior salto che quello del suo signore, lo fece gettare giù da un balcone e vinse la scommessa.» (V. Lodov, Domenichi, p. 11).

142 Ibid.

143 A. Banchieri, op. cit., p. 92.

144 G. C. Croce op. cit., p. 44.

145 Ibid., p. 24.

146 Cfr. G. C. Croce, op. cit., p. 70, A. Banchieri, op. cit., p. 89.

147 A. Banchieri, op. cit., p. 90.

148 Ibid., p. 91.

149 G. C. Croce, op. cit., p. 16.

150 A. Banchieri, op. cit., p. 91.

151 Ibid., p. 84.

152 G. C. Croce, op. cit., p. 28.

153 P. Camporesi, op. cit., p. 137.

154 Il guindolo è un meccanismo per avvolgere la corda.

155 G. C. Croce, op. cit., p. 28.

156 Ibid., p. 54.

157 Ibid., p. 27.

158 Ibid.

159 Ibid., p. 33.

160 N. Galli de’Paratesi, op. cit., p. 127.

161 G. C. Croce, op. cit., p. 26.

162 Ibid., p. 13.

163 Ibid., p. 31.

164 Ibid., p. 55.

165 A. Bianchieri, op. cit., p. 91.

166G. C. Croce, op. cit., p. 55. La locuzione fu a mandato a bere nel contesto della novella equivale a ‘fu mandato a morire’.

167 Ibid., p. 33.

168 Ibid., p. 34.

169 Ibid., p. 47.

170 Ibid., p. 71.

171 Ibid., p. 34.

172 Ibid., p. 32.

173 Ibid., p. 33.

174 Ibid., p. 12.

175 Ibid., p. 64.

176 A. Banchieri, op. cit., p. 87.

177 G. C. Croce, op. cit., p. 24.

178 Ibid.

179 Ibid., p. 63.

180 Ibid., p. 72.

181 Ibid., p. 66.

182 Ibid.

183 Ibid., p. 6.

184 Ibid.

185 Ibid., p. 48.

186 Ibid., p. 11.

187 A. Banchieri, op. cit., p. 76.

188 Ibid., p. 75.

189 G. C. Croce, op. cit., p. 22.

190 La parola topa potrebbe essere la forma regionale e oltretutto la riduzione grafica o fonetica quando si lavora con dei testi vecchi non è da considerare un errore.

191 Cfr. http://www.etimo.it/?term=mazza&find=Cerca.

192 Il Devoto-Oli, 2009.

193 Esistono molte creazioni zoo-metaforiche della vulva: sorca (topo di chiavica), gatta o grilla e la più classica passera. Per gli esempi elencati cfr. N. Galli de’ Paratesi, op. cit., p. 106.

Sorca-Topo di chiavica’ nel linguaggio popolare significa la vulva. Cfr. Il Devoto-Oli, 2009.



194 Cfr. Il Devoto-Oli, 2009.

195 N. Galli de’Paratesi, op. cit., p. 107.

196 G. C. Croce, op. cit., p. 16.

197 Ibid., p. 13.

198 Ibid.

199 Ibid.

200 Ibid.

201 Ibid., p. 66

202 P. Camporesi, op. cit., p. 145.

203 G. C. Croce, op. cit., p. 66.

204 P.Camporesi, op. cit., p. 146.

205 Ibid.

206 G. C. Croce, op. cit., p. 58.

207 Ibid.

208 Ibid., p. 70.

209 Ibid., p. 71.

210 Ibid., p. 6.

211 Ibid., p. 49.

212 G. C. Croce, op. cit., p. 10.

213 Cfr. N. Galli de’ Paratesi, op. cit, p. 97.

214 G. C. Croce, op. cit., p. 64.

215 Il nuovo etimologico DELI, 2008, indica l’anno 1866 (con il riferimento Crusca 5, 1863 - 1923 rimasta interrotta alla lettera O) e poi cita A. Banchieri.

216 Con il verbo cacare o caccare possiamo in italiano trovare anche altri composti già nel XIV secolo: cacastechi e nel secolo XVI: cacasentenze, cacasangue, cacasodo, cacasotto. Altri composti si notano più tardi dell’opera di Banchieri: cacadubbi nel 1739, cacanidio nel 1929, cacamillesimo prima del 1930 e infine cacacazzo nel secolo scorso.

217 Il nome greco Arsenios con il significato di ‘maschio o virile’ veniva usato anche in Italia per esempio Sant’Arsenio di Roma.

218 Simili vocaboli composti esistono anche nell’inglese (Fuckstain, Shitstain) che però hanno il significato un po’ più diverso (fetente) e inoltre in quell’epoca l’inglese ha influenzato l’italiano molto meno del tedesco.

219 Il calco è un meccanismo che forma le parole prendendo dei termini già esistenti in un'altra lingua e traduce queste strutture.

220 Ne Il Devoto-Oli, 2009, i due composti risalgono al XVI secolo.

221 Il Devoto-Oli, 2009, riporta l’anno 1891.

222 G. C. Croce, op. cit., p. 53.

223 Ibid., p. 50.

224 A. Banchieri, op. cit., p. 84.

225 Il disfemismo viene collegato qui con delle mosche.

226 G. C. Croce, op. cit., p. 23.

227 Ibid., p. 66.

228 Ibid.

229 A. Banchieri, op. cit., p. 79.

230 G. C. Croce, op. cit., p. 67.

231 Ibid., p.66.

232 Ibid., p. 21.

233 Ibid., p. 36.

234 Ibid., p. 22.

235 Ibid., p. 20.

236 Ibid., p. 32.

237 Ibid.

238 Ibid., p. 56.

239 Ibid., p. 36.

240 Ibid., p. 86.

241 Nora Galli de‘ Paratesi, op. cit., p. 56.

242 Lo scrittore qui non sfrutta neanche l’effetto fonico e la parola culo non viene mai menzionata.

243 A. Banchieri, op. cit., p. 82.

244 G. C. Croce, op. cit., p. 11.

245 Ibid., p. 71.

246 Ibid., p. 55.

247 Ibid., p. 13.

248 Ibid., p. 20.

249 Ibid., p. 65.

250 Ibid., p. 56.

251 Ibid., pp. 56, 65.

252 Come succede nella suffissazione nominale (vocabolario, lampadario).

253 Ibid., p. 70.

254 Cfr. http://www.etimo.it/?term=tafano&find=Cerca

255 G. C. Croce muore nel 1609.

256 G. C. Croce, op. cit., p. 55.

257 Ibid., p. 21.

258 Ibid., p. 13.

259 Ibid., p. 71.

260 Il Devoto-Oli, 2009: chiappa: 1. ‘natica’ prob. dal lat. capŭla ‘coppa’, per la forma tondeggiante; 2. ‘sasso’ dal tema prelatino *klappa ‘sasso’.

261 G. C. Croce, op. cit., p. 15.

262 Vogliamo anche ricordare che il padre di G. C. Croce faceva il fabbro.

263 Cfr. http://www.unifabriano.it/sito/universita.asp?testo=8&x=1&

264 La parola latrina ha origine eufemistica: < *lauatrina e ‘il luogo dove ci si lava’ usato già nel quattordicesimo secolo. Cfr. Il Devoto - Oli, 2009.

265 Perfino la parola cesso ha origine eufemistica e deriva

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