Acquisizione e analisi dati-ambientali: gestione informatizzata di archivi digitali


SPECIE DI PREVALENTE INTERESSE NATURALISTICO E CONSERVAZIONISTICO



Yüklə 0,66 Mb.
səhifə2/12
tarix30.04.2018
ölçüsü0,66 Mb.
#40802
1   2   3   4   5   6   7   8   9   ...   12

SPECIE DI PREVALENTE INTERESSE NATURALISTICO E CONSERVAZIONISTICO

Il territorio provinciale ospita specie di rilievo conservazionistico a livello regionale, nazionale ed europeo.

Le specie di Uccelli e di Mammiferi di prioritario interesse conservazionistico a livello regionale sono state definite nella carta regionale delle vocazioni faunistiche.

A livello nazionale, la legge statale sulla caccia elenca le specie particolarmente protette (art. 2 , L. 157/92), mentre un elenco completo delle specie in pericolo di estinzione è riportato nella “Lista rossa dei Vertebrati Italiani” (Calvario et al, 1997).

Le specie di Uccelli di interesse europeo sono definite da Bird Life International che ha redatto una lista delle specie SPEC (“Species of European Conservation Concern”), il cui grado di protezione è riferito alla stato globale ed europeo e alla frazione europea delle loro popolazioni (Lambertini M, 1995). Le specie di Mammiferi che a livello europeo richiedono una protezione rigorosa e/o la designazione di zone speciali di conservazione sono indicate dalla Dir. Habitat (92/43/CEE) recepita a livello nazionale con DPR n. 357/97.

In totale, il territorio provinciale ospita n. 55 specie di Uccelli nidificanti e n. 30 specie di Mammiferi da considerarsi di prevalente interesse conservazionistico. Dette specie sono riportate nei successivi prospetti dove con (*) sono state contrassegnate le specie cacciabili. Le specie svernanti di interesse conservazionistico sono segnalate nei paragrafi relativi all’avifauna migratoria.

La distribuzione, lo status, le problematiche e gli obiettivi di gestione per alcune specie o gruppi di specie vengono trattati nei paragrafi successivi in relazione alle informazioni disponibili.
Uccelli


TAXA

Specie particolarmente protette (art.2, L.157/92)


Specie di interesse conservazionistico a livello europeo

(SPEC 2-3)

Specie a maggior priorità di conservazione a livello regionale

(Carta Voc. Faun. )

Specie in pericolo di estinzione

(Lista Rossa Nazionale)

RAPACI diurni e notturni

Tutte (17 specie)

Diurni:

Nibbio bruno

Aquila reale

Falco pellegrino

Gheppio

Notturni:

Barbagianni

Assiolo

Civetta


Nibbio bruno

Falco di palude

Albanella minore

Aquila reale

Falco pellegrino


Biancone

Falco di palude

Falco pellegrino

Aquila reale

Astore

Lodolaio


Nibbio bruno

Albanella minore

Pecchiaiolo


ARDEIDI


Tarabuso


Tarabuso,

Tarabusino

Airone rosso


Tarabuso, Tarabusino, Airone rosso e Ardeidi coloniali

Airone rosso

Tarabusino



ANATIDI




Marzaiola*

Marzaiola*

Marzaiola*


FASIANIDI




Starna*

Pernice rossa*






Starna*


RALLIDI










Porciglione*


LIMICOLI

Cavaliere d’Italia,

Occhione


Occhione

Cavaliere d’Italia, Occhione


Occhione

STERNIDI




Fraticello

Fraticello, Sterna comune





COLUMBIDI




Tortora selvatica*







CAPRIMULGIDI




Succiacapre







CORACIFORMI




Martin pescatore, Gruccione







PICIDI

Tutte (4 specie)

Picchio verde, Torcicollo







ALAUDIDI




Calandrella, Cappellaccia, Tottavilla, Allodola*







IRUNDINIDI




Rondine, Topino


Topino

Rondine rossiccia

MOTACILLIDI




Calandro







CINCLIDI










Merlo acquaiolo

TURDIDI




Codirosso, Saltimpalo, Codirossone







SILVIDI










Forapaglie, Salciaiola

MUSCICAPIDI




Pigliamosche








LANIDI




Averla piccola, Averla cenerina

Averla cenerina

Averla cenerina

EMBERIZIDI




Ortolano, Zigolo muciatto








Mammiferi


TAXA

Specie particolarmente protette (art.2, L.157/92)


Specie di interesse conservazionistico a livello europeo

(Dir. Habitat)

Specie a maggior priorità di conservazione a livello regionale

(Carta Voc. Faun. )

Specie in pericolo di estinzione

(Lista Rossa Nazionale)

RODITORI




Moscardino, Istrice




Quercino, Topolino delle risaie, Scoiattolo

CARNIVORI


Lupo


Puzzola

Lupo

Lupo

Lupo


CHIROTTERI




Tutte (23 specie)

Rinolofo euriale, Rinolofo maggiore, Rinolofo minore, Barbastello

tutte (23 specie)

LUPO
Distribuzione status e problematiche nei Comprensori Omogenei individuati in ambito provinciale.


Il Lupo è scomparso in tempi più o meno recenti da gran parte dell’areale storico; in molti paesi europei si è estinto tra la fine del 1700 e gli inizi del 1900, a causa di un’accanita persecuzione.

In Italia il Lupo, fino al XIX secolo, è sempre stato abbondante in tutta la penisola e in Sicilia (Cagnolaro et al, 1974). A partire dalla metà dell’800 i continui abbattimenti hanno iniziato a mettere in discussione la sua sopravvivenza; intorno al 1920 il Lupo era scomparso dalle Alpi piemontesi, nel dopoguerra si estinse in Sicilia e il suo areale appenninico andò via via restringendosi sempre più a sud.

L’uso di bocconi avvelenati negli anni 60-70 contribuì a limitarne la presenza a poche zone dell’Appennino centromeridionale, dove è sopravvissuto nonostante la persecuzione (400-500 capi abbattuti solo nel decennio considerato) e le modificazioni ambientali che hanno interessato vasti comprensori montani. In seguito alla protezione accordata alla specie dalla legislazione italiana a partire dal 1971, la popolazione appenninica di Lupo ha potuto salvarsi dalla totale estinzione ed iniziare una lenta ripresa. Negli anni ‘80 è iniziata l’espansione dal sud verso il centro Italia e a partire dagli anni 85-86 il Lupo è tornato a riprodursi sull’Appennino tosco-romagnolo e ligure. Attualmente lungo la dorsale appenninica, dall’Aspromonte fino alle Alpi Marittime francesi si stima un numero totale di individui compreso tra 250 e 550.

Nell’estrema porzione nord-occidentale dell’Appennino, e in particolare nel’area compresa tra le province di Piacenza, Alessandria, Genova e Pavia, il Lupo è stato stabilmente presente fino alla seconda metà degli anni ‘40; risale infatti al 1946 l’ultima uccisione documentata a Santo Stefano d’Aveto (GE) (Cagnolaro et al, 1974). Questo vasto comprensorio montano è stato oggetto, nell’ultimo decennio, di una ricerca specifica coordinata dal Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Pavia. Nell’area sono stati recuperati dal 1985 ad oggi le carcasse di sei individui (3 giovani femmine, 1 femmina e 2 maschi adulti) uccisi illegalmente, ma testimonianze attendibili fanno pensare ad un numero reale di uccisioni superiori a dieci.

La presenza in tempi recenti del Lupo sul territorio piacentino è stata documentata dal ritrovamento di alcuni esemplari abbattuti illegalmente. Un maschio adulto è stato ucciso nel 1987 in comune di Ottone (l’esemplare presentava una menomazione alla zampa anteriore sinistra, con amputazione totale del piede ad opera probabilmente di una tagliola) e due esemplari adulti (un maschio e una femmina) sono stati trovati strangolati in lacci nel 1990 nella zona di confine con la provincia di Genova.

Più che di un ritorno del Lupo, sembrerebbe trattarsi di un consolidamento di una popolazione di lupi mai estintasi completamente. Il rinvenimento di almeno tre individui di età inferiore ad un anno e in anni diversi, indica chiaramente che in questo comprensorio sono avvenute riproduzioni almeno a partire dal 1985.

La principale area del territorio provinciale interessata dalla presenza comprende lo spartiacque tra Trebbia e Nure, la Val Boreca, il M. Alfeo, il M. Zucchello, il M. Carmo, il M. Legna, il M. Cavalmurone e il M. Lesima (Tav.29 - Carta della distribuzione provinciale del Lupo). In quest’area sono stati censiti 15 esemplari suddivisi in tre branchi (Meriggi, 1992). Segnalazioni recenti sono state riportate per la Val D’Aveto (Meriggi, com. pers). L’areale di probabile presenza interessa il Comprensorio Omogeneo 7 per il 94,9% del territorio (pari a circa 11.700 ha), e il settore occidentale del Comprensorio Omogeneo 5 (23,2 % del territorio pari a circa 6.600 ha).

La stabilità della presenza del Lupo in provincia di Piacenza è minacciata dalle uccisioni illegali oltre che della netta diminuzione, negli ultimi anni, del numero di capi al pascolo brado e dall’abbandono della gestione sul pascolo del ciclo vacca-vitello.

Le possibilità di affermazione e diffusione della specie dipenderà dall’efficacia degli strumenti di tutela diretta messi in atto e dal mantenimento di condizioni ambientali idonee quali, in particolare, il mantenimento e l’incremento delle popolazioni di prede costituite da Ungulati selvatici.
Vocazione del territorio provinciale.
L’Appennino piacentino presenta buone vocazionalità per il Lupo (Carta regionale delle vocazioni faunistiche). In provincia le aree ad alta vocazione alta interessano tutta la Val Boreca (compresa nei comuni di Ottone e Zerba). Valori intermedi di vocazione interessano un territorio più vasto, comprendente l’alta Val Trebbia, la Val d’Aveto, l’alta Val Nure, il crinale Aveto-Nure fino ai rilievi compresi tra Coli e Farini d’Olmo, l’area di M. Penice. I Comprensori Omogenei interessati sono quelli montani del settore occidentale (CO 4,5,7), caratterizzati da coperture forestali estese alternate a prati e pascoli e da basso disturbo antropico.


Yüklə 0,66 Mb.

Dostları ilə paylaş:
1   2   3   4   5   6   7   8   9   ...   12




Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©genderi.org 2024
rəhbərliyinə müraciət

    Ana səhifə