Acquisizione e analisi dati-ambientali: gestione informatizzata di archivi digitali



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Obiettivi di gestione

Ai problemi connessi alla generale rarità dei rapaci in natura si accompagna una ecologia della nidificazione spesso molto specializzata e la necessità di disporre di ampi territori per il reperimento delle risorse alimentari.

Per la tutela delle specie più rare considerate nel paragrafo precedente appare opportuno e prioritario considerare alcune strategie di gestione di seguito descritte.

Creazione di zone di protezione nei territori di riproduzione. Tale intervento appare necessario, per le aree di nidificazione conosciute, al fine di garantire la tutela della riproduzione almeno nell’immediato futuro. Molte specie di Rapaci presentano una notevole fedeltà al sito di nidificazione. In particolare l’Aquila reale possiede nel suo territorio una serie di nidi che può usare alternativamente in stagioni riproduttive diverse. Risulta quindi particolarmente importante salvaguardare tutti i nidi noti, seppure utilizzati in tempi diversi. La conservazione dei nidi preesistenti è un’efficace politica di tutela anche per le specie che utilizzano grandi alberi (Falco pecchiaiolo, Nibbio bruno, Biancone, Astore, ecc.). Di questi nidi è necessario un adeguato censimento e la protezione puntuale al fine di evitarne l’abbattimento, soprattutto nei casi di sfruttamento forestale delle aree interessate.

Per specie rare o comunque con siti di nidificazione molto localizzati (ad es. Aquila reale, Pellegrino, Biancone) risulta molto importante la protezione diretta dal disturbo antropico dei singoli nidi occupati e la tutela di una “core area” (area indisturbata) attorno al sito di nidificazione. Per la valutazione di tale area sono da prendere in considerazione diversi fattori quali la dislocazione di posatoi abituali (nel caso dell’Aquila reale) e la distanza di fuga dei Rapaci. Questa è valutata tra i 500 m e i 1000 m a seconda delle specie e del rapporto della medesime con l’uomo. Nella “core area” appare opportuno regolamentare gli accessi nel periodo compreso tra il corteggiamento e l’involo dei giovani, soprattutto per le specie di maggiore valore e per le aree più facilmente accessibili.



Conservazione e miglioramento degli habitat potenzialmente idonei alle specie

Per i Rapaci meritano particolare tutela le aree golenali del Po. In tali aree è opportuno prevedere:



  • la conservazione delle ultime aree boscate mature e delle siepi con alberi secolari (per il Nibbio bruno possono essere favorevoli anche i pioppeti artificiali malgovernati o gestiti con opportuni accorgimenti naturalistici)

  • miglioramenti strutturali di fitocenosi boschive degradate

  • riduzione della frammentazione tra gli habitat boschivi relitti attraverso interventi di forestazione naturalistica

  • tutela e ripristino delle zone umide e di una loro maggiore continuità lungo la fascia di meandreggiamento, con particolare attenzione alla formazione di canneti estesi in aree poco disturbate (Falco di palude)

  • conversione di alcune aree golenali coltivate in incolti e brughiere e tutela delle formazioni alto-erbacee presenti sulle principali isole fluviali (Albanella minore).

In ambito collinare particolare attenzione va dedicata agli interventi di:

  • tutela delle zone calanchive (fascia delle argille plioceniche) e di affioramento roccioso, nell’intorno delle quali va garantita la presenza e/o la ricostituzione di aree boscate mature, alternate ad incolti (Falco pecchiaiolo, Biancone, Pellegrino)

  • tutela di fitocenosi boschive mature anche se di ridotta estensione (ad es. bosco della Bastardina, bosco di Croara, bosco Verani, bosco di Fornace Vecchia) per le quali andrebbero incentivati (tramite convenzioni con i proprietari dei fondi) tipi di conduzione ad alto fusto e interventi migliorativi della struttura del bosco indirizzati a finalità prettamente naturalistiche

  • restituzione di aree incolte lungo i corsi fluviali e ricreazione di fitocenosi ripariali complesse ed estese.

In ambito montano, oltre a quanto già esposto per il settore collinare, rappresentano ulteriori interventi favorevoli alla presenza dei Rapaci:

  • la conservazione e il ripristino dei pascoli abbandonati; detti ambienti sono infatti utilizzati da diverse specie di rapaci migratori (Poiana, Gheppio, Falco di palude, Albanella minore, Nibbio bruno, ecc.) come sito di alimentazione preferenziale nel periodo post-riproduttivo

  • la tutela delle formazioni forestali ad alto fusto (querceti, faggete, castagneti da frutto e anche rimboschimenti di conifere che hanno ormai raggiunto un certo grado di maturità)

  • la conversione dei cedui ad alto fusto ed in generale la conduzione dei boschi secondo criteri più naturalistici.

Controllo sulle uccisioni illegali

Occorre predisporre piani di controllo appositamente studiati per eliminare il rilascio di bocconi avvelenati e l’utilizzo di tagliole e altri mezzi di uccisione. Una maggiore sorveglianza è inoltre necessaria per combattere il bracconaggio ancora ampiamente diffuso nei confronti di molte specie di Rapaci.



Incremento della disponibilità di siti di nidificazione

Può essere attuato tramite la messa in opera di appositi nidi artificiali studiati per specie ciascuna specie da posizionare in aree vocate, previo accertamento della disponibilità trofica locale.


INDIVIDUAZIONE DELLE EMERGENZE FAUNISTICHE
Il confronto con i dati regionali e nazionali evidenzia, per la provincia di Piacenza, valori elevati di ricchezza faunistica tanto per le specie di Uccelli (migratrici, svernanti e nidificanti), quanto per quelle di Mammiferi.

La conformazione del territorio e la notevole diversificazione del paesaggio dovuta all’alternanza delle condizioni geomorfologiche e climatiche, alla successione altitudinale, alla complessità dei rilievi e del reticolo idrografico determinano una varietà di ambienti a loro volta caratterizzati da differenti comunità vegetazionali e faunistiche.

In particolare alcune aree, in cui le attività umane hanno avuto effetto limitato, si sono preservate relativamente integre tanto da consentire il perdurare dei naturali processi ecologici e la presenza di una fauna caratteristica. Sebbene dette aree non possano considerarsi selvagge le stesse sono caratterizzate da elevati valori faunistici per la presenza di specie di importanza naturalistica e conservazionistica. Dette aree rappresentano vere e proprie emergenze faunistiche e serbatoi di diversità e ricchezza specifica.

Una ricognizione delle emergenze faunistiche esistenti sul territorio provinciale viene effettuata in questa sede anche al fine di integrare la valutazione del Valore Naturalistico Complessivo del territorio già operata, a livello regionale, nella Carta delle Vocazioni Faunistiche. Detta valutazione che esprime le potenzialità ambientali del territorio regionale in termini di diversità specifica, rarità e originalità delle ornitocenosi viene qui arricchita con informazioni locali derivate dall’accertamento, tramite apposte indagini e rilievi di campo, di valori faunistici effettivamente esistenti e dalla raccolta e sintesi dei contenuti di precedenti indagini naturalistiche e faunistiche effettuate sul territorio provinciale. A tal fine sono stati considerati i dati e le informazioni provenienti da:



  • un apposito studio, finanziato dall’amministrazione, e finalizzato all’individuazione di una rete di unità ecosistemiche naturali sul territorio provinciale (Camoni 1998)

  • elenchi faunistici relativi all’individuazione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) (Dir.92/43/CEE; D.P.R. n. 357/97) di cui al Progetto Bioitaly - Natura 2000 (Regione Emilia Romagna, 1997)

  • rilievi effettuati nell’ambito del Progetto Atlante Italiano (Uccelli e Mammiferi) resi disponibili dalla sezione provinciale della LIPU

  • dati raccolti nei censimenti invernali degli uccelli acquatici (International Waterfowl Census, IWC)

  • altri dati sullo status e la distribuzione di specie di prevalente interesse conservazionistico raccolti nel corso di censimenti o rilievi più o meno sistematici effettuati dalla vigilanza dipendente dell’amministrazione provinciale e/o da volontari e appassionati naturalisti afferenti ad associazioni ambientaliste e/o istituti di gestione.

L’individuazione delle singole emergenze è stata effettuata sulla base dei seguenti valori:



  • presenza di tipi ambientali di interesse faunistico e/o elevata eterogeneità ambientale

  • elevata ricchezza specifica della comunità ornitica (la ricchezza specifica è un ottimo indicatore di complessità dell’ambiente ed è correlata alle capacità di un ambiente di fornire habitat diversificati e risorse trofiche per una comunità faunistica ricca e strutturata)

  • nidificazione e/o presenza di specie (Mammiferi e Uccelli) di preminente valore conservazionistico

  • transito, sosta e alimentazione e/o svernamento di contingenti di avifauna migratoria.

Le emergenze faunistiche individuate sul territorio provinciale sono 32 e comprendono 16 aree designate quali Siti di Importanza Comunitaria ai sensi del DPR n.357/97 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche).

Dette aree sono riportate nella Carta delle Emergenze Faunistiche allegata al presente piano e nei successivi prospetti in cui le medesime aree sono aggregate per ambiente generale di appartenenza. Nei prospetti sono riportate, a titolo riassuntivo, alcune informazioni di base relative ad aspetti ambientali e faunistici.

Un primo gruppo di emergenze interessa gli ambienti fluviali e ripariali. Tali ambienti, che a livello regionale ospitano il 33% dell’avifauna nidificante, assumono particolare importanza anche a livello provinciale poiché vi si concentra il maggior numero di specie nidificanti di interesse conservazionistico presenti sul territorio piacentino. Alcune tratti fluviali rappresentano anche siti di rilevante importanza per la sosta e l’alimentazione dei migratori, svernanti e di passo; tutte le aree individuate, infatti, sono poste lungo le direttrici di migrazione principale o secondarie che attraversano il territorio provinciale.

Le emergenze faunistiche degli ambienti fluviali e ripariali sono localizzate lungo la fascia di meandreggiamento del F. Po e lungo alcuni dei suoi principali affluenti (Tidone, Trebbia e Nure).

Un interesse particolare assumono le emergenze individuate lungo l’asta del Po, poiché rappresentative degli ultimi ambienti naturali in grado di mantenere, se sottoposti ad adeguata tutela, significativi livelli di biodiversità nell’ambito del contesto generale della pianura piacentina, ormai pressoché privo dei suoi originari elementi di naturalità.

Un numero rilevante di emergenze è caratterizzato dalla presenza di affioramenti rocciosi. Le pareti rocciose rappresentano ambienti di particolare interesse conservazionistico. In particolare, costituiscono habitat prioritari ed esclusivi per molti Rapaci, tra cui l’Aquila reale, il Falco pellegrino, il Biancone. L’intorno di questi affioramenti si caratterizza per un’elevata eterogeneità ambientale e un ridotto grado di antropizzazione; agli ambienti rupestri si affiancano infatti tipi ambientali quali querceti mesofili e xerofili, rimboschimenti di conifere, cespuglieti, praterie e incolti, coltivi intercalati da elementi naturali (siepi, boschetti), laghetti, piccoli corsi d’acqua con le relative fasce ecotonali. Detti affioramenti offrono ospitalità non solo alle specie strettamente legate all’ambiente roccioso, ma ad una comunità faunistica ricca e diversificata. Alcune aree di crinale sono interessate da un particolare utilizzo da parte dell’avifauna migratoria.

Altre emergenze faunistiche e naturalistiche sono rappresentate dai boschi maturi situati a quote basse. Dette formazioni, ormai rarissime sul territorio provinciale, rappresentano ambienti relitti per molte specie di Mammiferi, un tempo diffuse in ambito padano, quali Scoiattolo, Ghiro, Tasso, Chirotteri forestali (tra cui il rarissimo Barbastello) e Uccelli tipici dei boschi planiziali padani (Picchi, Cince, Sparviere, Poiana, Allocco, Civetta). Nonostante le ridotte dimensioni tali aree assumono rilevante interesse conservazionistico in quanto elementi di diversità in un contesto fortemente monotono e semplificato.

Un ultimo gruppo di emergenze ricade in territori caratterizzati da estese formazioni forestali. Le aree interessate sono prevalentemente localizzate in ambito montano dove, peraltro, comprendono altri tipi ambientali di interesse faunistico quali brughiere e praterie d’altitudine, cespuglieti, ambienti rupestri, laghi e torbiere, torrenti e ruscelli. La presenza di habitat con carattere di rarità associata ad un’elevata complessità ed eterogeneità ambientale e ad un alto grado di naturalità, fa sì che in tali ambiti si abbia un’elevata ricchezza faunistica e una particolare concentrazione di specie di interesse conservazionistico.
Per ogni emergenza individuata è stata realizzata una scheda descrittiva nella quale l’area in esame è stata caratterizzata sulla base dei seguenti aspetti:


  • presenza di habitat di particolare interesse faunistico

  • composizione della componente faunistica

  • presenza di specie di prioritario interesse conservazionistico (come precedentemente definite in questo piano)

  • valore faunistico dell’area individuata

  • situazioni di degrado esistenti

  • interventi gestionali richiesti per il ripristino e il mantenimento dei biotopi e la salvaguardia e l’incremento della fauna di interesse.

Il valore faunistico (VF) di ciascuna area è stato valutato assumendo, quale estimatore, il punteggio risultante dalla sommatoria dei valori assegnati a 7 parametri, relativi alla componente faunistica, utilizzati quali indicatori.

I parametri utilizzati e i valori loro assegnati sono:


  • n° di specie di Uccelli nidificanti certe e probabili: valore 1 fino a 40 specie, valore 2 se presenti più di 40 specie

  • n° di specie di Uccelli nidificanti di prioritario interesse conservazionistico: valore 1 fino a 9 specie, valore 2 da 10 a 20 specie, valore 3 oltre le 20 specie

  • n° di specie di Mammiferi di prioritario interesse conservazionistico: valore 1 fino a 5 specie, valore 2 da 6 a 10 specie, valore 3 oltre le 10 specie

  • n°di specie svernanti appartenenti al gruppo degli Uccelli acquatici o dei Rapaci: valore 1 fino a 15 specie, valore 2 oltre le 15 specie.

  • presenza di direttrici di migrazione dell’avifauna: valore 1 se l’area è interessata da direttrici di migrazione principali, valore 2 se l’area è interessata da direttrici di migrazione secondarie

  • presenza di aree di crinale interessate dal transito e dalla sosta dell’avifauna migratoria: valore 1 se l’area comprende, genericamente, fasce di crinale interessate dal transito e dalla sosta dell’avifauna migratoria, valore 2 se sono presenti valichi o aree di crinale di particolare importanza e maggiore concentrazione dei flussi

  • presenza di Siti di Importanza Comunitaria (SIC, DPR n.357/97): valore 1 per le aree che ricadono in territori designati quali SIC, in quanto comprendenti “habitat” con carattere di rarità e priorità conservazionistica a livello europeo.

A ciascuna area è stata successivamente attribuita una “classe di valore” sulla base del punteggio acquisito: sono state considerate di 1^ classe le emergenze faunistiche che hanno riportato punteggio complessivo compreso tra 8 e 12, e di 2^ classe quelle con punteggio inferiore a 8.

Detta classificazione evidenzia, nell’ambito delle aree individuate, una ulteriore priorità in relazione alle esigenze di conservazione della componente faunistica, fermo restando che tutte le emergenze sono meritevoli di tutela, quand’anche di ridotte dimensioni. A quest’ultimo aspetto si deve, infatti e in alcuni casi, l’attribuzione alla classe inferiore di alcune aree che pure rappresentano biotopi aventi carattere di rarità (ad es. boschi maturi e aree umide di pianura) indispensabili per la sopravvivenza di specie faunistiche di elevato valore.

L’individuazione delle emergenze faunistiche operata in questa sede costituisce una base oggettiva di riferimento per la derivazione degli indirizzi che saranno forniti in questo piano relativamente alla pianificazione delle aree protette e, in particolare, delle oasi di protezione.


Emergenze faunistiche lungo il F. Po

Denominazione

Tipi di habitat

Fauna

1. Foce Tidone-Bosco del Greso- Isola Tidone
2. Boscone Cusani
3. Fiume Po da Foce Trebbia alla Lanca di Mezzano Vigoleno
4. Isole fluviali Maggi ed Enel
5. Bosco Pontone
6. Oasi De Pinedo
7. Isola Serafini e Isola Deserto
8. Bosco Ospizio
9. Lanca Po (“Parco fluviale di Villanova d’Arda”)
10. Vasconi Zuccherificio Eridania

Canneti maturi

lanche e morte

boschi igrofili

zone di greto e sabbioni

praterie aridofile

cespuglieti

scarpate fluviali
tipologie ecotonali:

zone umide/altri ambienti

boschi/altri ambienti

cespuglieti/vegetazione erbacea



Nota

Le aree 3, 5, 6 e 7 sono Siti di Interesse Comunitario (Dir. CEE 92/43, DPR 357/97)



Nidificanti:

colonie di Sternidi

colonie di Ardeidi (garzaie)

colonie di Topino

Tarabuso, Tarabusino, Airone rosso, Cavaliere d’Italia, Marzaiola, Porciglione, Falco di palude, Albanella minore, Nibbio bruno, Lodolaio, Gufo comune, Allocco, Assiolo, Civetta, Barbagianni, Picchio verde, Picchio rosso Maggiore, Torcicollo

Succiacapre, Martin pescatore,

Gruccione, Pigliamosche,

Saltimpalo, Averla piccola, Forapaglie, Salciaiola


Svernanti acquatici

Cormorano, Svassi, Ardeidi, Anatidi, Rallidi, Limicoli, Laridi, Rapaci svernanti in ambito fluviale



Mammiferi

Moscardino, Topolino delle risaie, Scoiattolo, Mustelidi


Direttrici di migrazione: il corso del F. Po rappresenta la principale direttrice di migrazione sul territorio provinciale



Emergenze faunistiche lungo i principali affluenti appenninici

Denominazione

Tipi di habitat

Fauna

11. Conoide del fiume Trebbia
12. Conoide del torrente Nure

ampie zone di greto

zone umide

praterie aridofile

boschi ripari

scarpate fluviali
Ecotoni:

zone umide/altri ambienti

boschi/altri ambienti

cespuglieti/vegetazione erbacea



Nidificanti:

colonie di Sternidi

colonie di Topino

colonie di Gruccione

Occhione, Starna, Allocco, Assiolo, Civetta, Barbagianni,

Picchio verde, Picchio rosso maggiore,

Succiacapre, Martin pescatore,

Pigliamosche, Rondine

Averla piccola, Codirosso,

Saltimpalo, Calandro,

Calandrella, Cappellaccia,

Tottavilla, Allodola, Ortolano


Svernanti

Limicoli, Anatidi, Ardeidi, Rallidi, , Laridi, Rapaci legati agli ambiti fluviali


Mammiferi: Scoiattolo, Chirotteri, Mustelidi,
Direttrici di migrazione: F. Trebbia e T. Nure sono direttrici secondarie di migrazione sul territorio provinciale

13. Fiume Trebbia da loc. Cernusca (Perino) a Bobbio

ampie zone di greto

praterie aridofile

affioramenti rocciosi

cespuglieti ripariali


Ecotoni:

zone umide/altri ambienti

cespuglieti/vegetazione erbacea
Nota

Sito di Interesse Comunitario (Dir. CEE 92/43, DPR 357/97)



Nidificanti:

Pernice rossa, Gheppio, Assiolo, Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Picchio rosso minore, Tortora selvatica, Rondine, Averla piccola, Codirosso, Codirossone, Allodola, Ortolano


Mammiferi

Quercino, Scoiattolo, Puzzola, Chirotteri


Direttrici di migrazione: il F. Trebbia rappresenta una direttrice di migrazione secondaria sul il territorio provinciale

14. Meandri di S.Salvatore

greto fluviale

boschi ripariali

rupi
Ecotoni:

boschi/altri ambienti



Nota

Sito di Interesse Comunitario (Dir. CEE 92/43, DPR 357/97)



Nidificanti:

Gheppio, Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Tortora selvatica, Rondine, Rondine rossiccia, Averla piccola, Codirosso, Merlo acquaiolo


Mammiferi:

Scoiattolo, Puzzola, Chirotteri


Direttrici di migrazione: il F. Trebbia rappresenta una direttrice di migrazione secondaria sul territorio provinciale



Emergenze faunistiche in corrispondenza dei boschi maturi di pianura e prima collina

Denominazione

Tipi di habitat

Fauna

26.Bosco di Fornace Vecchia
27. Bosco Verani
28. Bosco di Croara
29. Bosco della Bastardina

bosco planiziale relittuale

formazioni forestali disetanee pluristratificate - cedui invecchiati

aree umide
Ecotoni:

bosco/altri ambienti

zone umide/altri ambienti


Nidificanti

Sparviere, Allocco, Civetta, Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Picchio rosso minore


Svernanti acquatici (zone umide)

Svassi, Anatidi, Rallidi, Ardeidi


Mammiferi

Scoiattolo, Moscardino, Chirotteri




Emergenze faunistiche in corrispondenza dei principali affioramenti rocciosi

Denominazione

Tipi di habitat

Fauna

15. Pietra Parcellara

16. Rocca d’Olgisio



ambienti rupestri

praterie aridofile

cespuglieti

boschi misti e di conifere

aree agricole ricche di siepi e boschetti

zone umide


Ecotoni:

boschi/altri ambienti

cespuglieti/vegetazione erbacea
Nota

Siti di Interesse Comunitario (Dir. CEE 92/43, DPR 357/97)



Nidificanti:

Gheppio, Sparviere, Pecchiaiolo, Albanella Minore, Biancone, poiana, Astore, Allocco, Starna, Pernice rossa, Succiacapre, Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Rondine, Averla piccola, Codirosso, Calandro, Tottavilla, Allodola, Ortolano


Mammiferi: Chirotteri



17. Serpentini di Sassi Neri - M.Penice
18. M. Capra, M. Tre Abati, M. Armelio, M.S. Agostino
19. Roccia Cinque Dita
20. M. Aserei
21. M. Menegosa, M. Lama, Groppo di Gora



ambienti rupestri

prati-pascoli

cespuglieti

boschi montani misti o di conifere

formazioni forestali poco disturbate

aree agricole ricche di siepi e boschetti

zone umide (laghi, torbiere, corsi d’acqua)
Ecotoni:

boschi/altri ambienti

cespuglieti/vegetazione erbacea

zone umide/altri ambienti


Nota

Le aree 18, 19 e 21 sono Siti di Interesse Comunitario (Dir. CEE 92/43, DPR 357/97)



Nidificanti:

Gheppio, Sparviere, Pecchiaiolo, Albanella minore, Biancone, Poiana, Astore, Lodolaio, Allocco, Starna, Pernice rossa, Porciglione, Succiacapre, Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Picchio rosso minore Rondine, Tortora selvatica, Averla piccola, Pigliamosche, Codirosso, Codirossone, Saltimpalo, Calandro, Tottavilla, Allodola, Ortolano, Zigolo muciatto


Mammiferi: Quercino, Scoiattolo, Moscardino, Chirotteri
Direttrici di migrazione: particolari concentrazioni dei flussi migratori in corrispondenza delle aree di crinale e dei principali passi




22. M. Dego, M. Veri, M. Tane
23. M. Nero, L. Nero, La Ciapa Liscia
24. M. Ragola, L. Moo, L. Bino

ambienti rupestri

prati-pascoli

cespuglieti

boschi montani misti o di conifere

formazioni forestali poco disturbate

zone umide (laghi, torbiere, corsi d’acqua)


Ecotoni:

boschi/altri ambienti

cespuglieti/vegetazione erbacea

zone umide/altri ambienti


Nota

Siti di Interesse Comunitario (Dir. CEE 92/43, DPR 357/97)



Nidificanti

Aquila reale, Pecchiaiolo, Astore, Sparviere, Gheppio, Gufo comune, Tortora selvatica, Succiacapre, Torcicollo, Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Rondine, codirosso, Codirossone, Pigliamosche, Averla piccola, Zigolo muciatto


Mammiferi

Scoiattolo, Moscardino, Puzzola, Capriolo, Lupo (solo area 22),

Chirotteri
Direttrici di migrazione: concentrazioni dei flussi migratori in corrispondenza delle aree di crinale e dei principali passi


25. Formazioni calanchive di Castell’Arquato

versanti calanchivi

ambienti ripariali

cespuglieti

aree agricole ricche di siepi e boschetti



Nota: l’area è solo in parte interessata dall’istituzione della Riserva Naturale Geologica del Piacenziano

Nidificanti

Falco pellegrino, Gheppio, Assiolo, Barbagianni, Tortora selvatica, Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Picchio rosso minore, Rondine, Averla piccola, Calandro


Mammiferi: Scoiattolo, Moscardino, Tasso, Chirotteri



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