sce
conoscenze intuitive del mondo, queste conducono
allo sviluppo di quelle che lo psicologo americano defi-
nisce robuste teorie, ovvero un insieme di credenze or-
ganizzate, vere e proprie visioni coerenti del mondo. Non
sempre, però, queste teorie intuitive sono pertinenti, ne
consegue che la scuola non può prescindere dal loro ri-
conoscimento affinché queste non si pongano come osta-
coli alla conoscenza.
Il discente intuitivo, ingenuo, naturale, ricorre a queste
strutture emergenti per dare un senso a fenomeni nuovi e
l’apprendimento, la nuova comprensione, è il frutto di ca-
tene di inferenze derivanti dalle teorie.
Il soggetto che apprende è un ricercatore, esploratore, pen-
satore inesausto che regola in modo intenzionale e rifles-
sivo i propri apprendimenti. Lungo questa linea i processi
di apprendimento sembrano mostrare un debito forte ri-
spetto a quelle teorie che ingenuamente l’uomo costrui-
sce e attraverso le quali intenziona visioni del mondo,
della mente, della conoscenza e dell’apprendimento me-
desimo. Queste teorie, strutture scheletriche (Resnik), se
per il razionalismo di matrice cartesiana e kantiana sono
determinate dalla nascita, seppur suscettibili di modifi-
cazioni nel corso dello sviluppo ontogenetico (da Piaget
fino ai neocartesiani), spostando l’asse piagetiano dal so-
lipsismo al contestualismo, dal pensiero personale al pen-
siero dell’altro (Liverta Sempio, Marchetti), lungo una
prospettiva storico-sociale, si danno all’interno di una
dimensione esperienziale che costantemente richiama e
mette in gioco quella costellazione di significati cultu-
ralmente determinati che sottendono funzionalmente al-
l’interpretazione di ogni processo di apprendimento. Ne
consegue che, sebbene sia ravvisabile un ponte capace di
collegare il razionalismo concettuale e la cognizione si-
tuata (Resnick), ciò che emerge, e che interessa per l’eco-
nomia di queste note, è il comune riconoscimento della
presenza nei processi di apprendimento di un corpus di
conoscenze dotato di potere predittivo, che va al di là di
ciò che è immediatamente presente.
Un’educazione incapace di interrogare e innescare una co-
noscenza della conoscenza, una sospensione sulla na-
tura, sulla struttura e sulle modalità dell’umano appren-
dere, è esposta a quello che Morin individua come errore
dell’educazione tradizionale: la cecità della conoscenza.
Il sociologo francese rivendica la necessità che l’intera-
zione di chi conosce nella sua conoscenza (conoscenza
della conoscenza) si faccia principio permanente del-
l’educazione.
Non è possibile separare in quel processo che è conoscere
le attività auto-osservatrici dalle attività osservatrici, i
processi riflessivi dai processi di oggettivazione. Com-
prendere diviene, così, l’originario modo di apprendere
insieme e la teoria non è la conoscenza, ma ciò che per-
mette la conoscenza; non è una soluzione, ma la possibi-
lità di affrontare un problema (Morin).
È solo, allora, mediante il riconoscimento del ruolo attivo
di quel soggetto osservatore, pensatore, ideatore, stra-
tega, escluso da un oggettivismo epistemologico cieco, at-
traverso l’affermazione del principio di reintroduzione di
colui che conosce in ogni conoscenza, di un soggetto ca-
pace di ricostruire la realtà attraverso quei principi gene-
rativi e strategici del metodo, che il pensiero complesso
può porsi come metodo di apprendimento. È solo grazie
al riconoscimento della centralità di un’azione di rifles-
sione metacognitiva, trasversale e critica, che l’appren-
dere ad apprendere può porsi come paradigma formativo
della mente, delle menti.
È solo un’educazione capace di potenziare l’attitudine a
organizzare la conoscenza, un’educazione veicolata dal-
l’occhio della complessità, inteso come occhio capace di
interrogazioni sulle procedure di acquisizione delle co-
noscenze e sull’autoregolazione eretta a principio orga-
nizzativo della stessa, che è possibile avviare una riforma
dell’insegnamento dove l’apprendimento si rispecifica
come continua opera di ricerca, di costruzione del nuovo.
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ROBLEMI
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EDAGOGICI E
D
IDATTICI
Nuova Secondaria - n. 4 2016 - Anno XXXIV - ISSN 1828-4582
Busto di Jean Piaget, Parc des Bastions, Genevra.
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IDATTICI
Nuova Secondaria - n. 4 2016 - Anno XXXIV - ISSN 1828-4582
Apprendimento e tensione veritativa
L’apprendimento è un processo attivo-transattivo di rior-
ganizzazione-ristrutturazione delle conoscenze che si dà
nella dialettica del soggetto con il mondo, esso è un’in-
venzione descrivibile soltanto dall’interno.
Ciò che viene realmente appreso è come l’ombra ai bordi
della prestazione visibile (Bateson). Apprendere equi-
vale a organizzare e riorganizzare l’equilibrio/squilibrio
di un sistema rispetto al nuovo.
La conoscenza non si affranca mai da un impegno verso
la verità, la conoscenza (l’apprendimento) non si allinea
a una pura dimensione cognitiva, ma apre un interrogativo
sul senso della conoscenza e sulle responsabilità che a cui
essa richiama. La conoscenza-apprendimento non è un
oggetto da acquisire, ma un
esercizio, un
impegno, verso
una dimensione di verità che la apre e la mette in opera.
L’educazione diviene tensione di verità, coscienza anti-
cipante capace di perseguire il vero fine di ogni appren-
dimento: potenziare l’attività interiore.
L’apprendimento risulta dalla fusione di intelletto e vo-
lontà, comprensione e volere, di un volere contemplativo
che conduce a un’inattività esterna effetto di un intenso
agire interiore (Masota - Duràn). L’apprendimento come
contemplazione è al contempo un’attività e un risultato,
è espressione della possibilità tutta umana di vedere con
gli occhi della mente.
Paola Martino
Università di Salerno
L’impoverimento di una lettura superficiale
Sicuramente è la più conosciuta delle fiabe e, forse, la più
vecchia; certo, ha subito tante modifiche in termini di par-
ticolari aggiunti, sottratti, taciuti; è stata presentata in in-
numerevoli versioni: scritte, animate, disegnate, cinema-
tografiche, teatrali, musicali che circolano a centinaia in
tutto il mondo, al punto da rendere molto difficile rico-
struire la sua versione originale. Ma Cenerentola è un po’
la storia delle storie, tanto amata e sfruttata da piccoli e
grandi che, quando la raccontano, si sentono legittimati a
rimpiazzare un particolare tralasciato con un altro non
sempre coerente con il racconto stesso. Eppure questa
fiaba non è conosciuta nella sua complessità, ridotta co-
m’è, nelle antologie scolastiche auna proposta di lettura
superficiale o a un’indagine noiosa condotta fra indivi-
duazione delle sequenze narrative, delle situazioni e de-
gli oggetti, e analisi del testo e dei personaggi o, in am-
bito familiare, auna meccanica ripetizione orale, di madre
in figlia, sul lettone, con qualche modesta variante. Poco
spazio è riservato ai suoi tanti risvolti sociali, religiosi, sto-
rici, artistici, filosofici, psicologici, linguistici, antropo-
logici e, perché no?, gastronomici e zoo-botanici, che
pur mettono a dura prova competenze e conoscenze di
alunni, professori e genitori.
Una storia ‘violenta’
A una lettura un po’ più attenta, infatti, la fiaba rivela un
attraente e vasto campo di indagine nel quale si possono
approfondire conoscenze e migliorare competenze di base.
A cominciare da quelle di lettura, declinate nelle loro abi-
lità principali: comprensione effettiva del testo e della sua
struttura, sua recitazione espressiva, analisi dei messaggi
e degli aspetti particolari in esso presenti; per continuare
con quelle di scrittura, soprattutto incentrate sulla riela-
borazione personale del racconto, in un’ottica artistica mu-
Ri-leggere
Cenerentola
Fiorino Tucci
L
A LETTURA DELLA FIABA DI
C
ENERENTOLA
,
NELLE SUE INNUMEREVOLI VERSIONI
,
RIVELA UN
REPERTORIO DI RIFERIMENTI SIMBOLICI CHE LA
RENDONO SORPRENDENTE
.
BIBLIOGRAFIA
D. Fabbri,
La memoria della regina, Guerini e Associati, Milano
2004.
H. Gardner,
Educare al comprendere, tr. it., Feltrinelli, Milano
1993.
O. Liverta Sempio - A. Marchetti,
Il pensiero dell’altro,
Raffaello Cortina, Milano 1995.
A. Masota - C. N. Duràn,
Filosofia dell’educazione, tr. it.,
La Scuola, Brescia 2003.
E. Morin,
I sette saperi necessari all’educazione del futuro,
tr. it., Raffaello Cortina, Milano 2001.
B.M. Varisco,
Costruttivismo socio-culturale, Carocci Roma,
2002.
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