150
diritto chi abbandona il neonato, dall’altra impedisce che la decisione del
raccoglitore di allevare il bambino, che dovrebbe essere dettata da pietà, si
trasformi in fonte di guadagno illecito: a tal fine vieta che l’espositore
agisca in rivendica per far valere la propria potestas, e, per quanto concerne
il raccoglitore, vieta che egli trattenga presso di sé l’esposto in stato di
schiavitù.
Giustiniano stabilisce quindi che tutti gli esposti, indistintamente,
siano dichiarati ingenui e liberi da qualsiasi vincolo verso l’educatore: non
è ammesso neppure il rapporto di patronato, assai frequente in quanto
accadeva spesso che il raccoglitore, dopo aver fatto crescere l’esposto in
condizione servile, lo manomettesse.
Giustiniano torna sull’argomento nella legislazione novellare,
dedicando all’esposizione di infanti Nov. 153 del 541. La costituzione,
riguardante i soli esposti di condizione servile, è promulgata su richiesta
del vescovo Andrea di Tessalonica, il quale punta il dito contro coloro che
abbandonano i neonati davanti alle chiese o altri luoghi pii, e poi – una
volta che essi sono diventati adulti a spese delle persone che li hanno
allevati – li rivendicano come loro proprietà (
59
).
Nov. 153, praef. Perˆ tîn cameuretîn brefîn
`O aÙtÕς basileÝς 'Hl…v tù ™ndoxot£tῳ ™p£rcῳ toà 'Illurikoà.
”Egklhma tÁς ¢nqrwp…nhς gnèmhς ¢llÒtrion kaˆ oÙd perˆ
p£ntwn barb£rwn ¢xiÒpiston 'Andršaς Ð qeofilšstatoς
presbÚteroς kaˆ ¢pokrisi£rioς tÁς tîn Qessalonikšwn
¡giwt£thς ™kklhs…aς proς»ggeilen, éς tineς t¦ proÒnta eÙqÝς
™k koil…aς ¢porr…ptonteς bršfh kaˆ ™n ta‹ς ¡g…aiς aÙt¦
katalimp£nonteς ™kklhs…aiς met¦ tÕ taàta par¦ tîn
(
59
) La
B
IANCHI
F
OSSATI
V
ANZETTI
,
Vendita ed esposizione degli infanti da Costantino a
Giustiniano, cit., p. 224 ipotizza che nella repressione di questo comportamento il diritto
della Chiesa potrebbe aver preceduto la legislazione imperiale: già il canone 9 del
Concilio Vasense II del 442
comminava la pena prevista per l’omicidio nei confronti di
chi, dopo aver esposto un neonato, osasse rivendicarlo. Le stesse disposizioni sono
contenute nel canone 51 del Concilio Arleatense II (442-506) e richiamate nel Concilio
Agathense del 506, al canone 24. Sul punto si veda ampiamente M
ELLUSO
, La schiavitù
nell’età giustinianea, cit., pp. 33-47.
151
eÙseboÚntwn ¢nqrèpwn ¢nagwgÁς kaˆ trofÁς ¢ciwqÁnai
™kdikoàsi kaˆ doÚlouς proςaggšllousi, kaˆ ™piqumoàsi tÍ o„ke…v
çmÒthti toàto proςqe‹nai, éςte oÞς ™n aÙto‹ς to‹ς tÁς zwÁς
prooim…oiς qan£tῳ paradedèkasin, aÙc»santaς sterÁsai tÁς
™leuqer…aς. ™peid¾ to…nun tÕ toioàton ¢tÒphma poll¦ kat¦
taÙtÕn perišcei ™gkl»mata, fÒnon te kaˆ sukofant…an kaˆ Ósa ¥n
tiς ™n tÍ toiaÚtV pr£xei eÙkÒlwς ¢pariqm»saito, œdei toÝς t¦
toiaàta diapraxamšnouς t¾n ™k tîn nÒmwn m¾ diafeÚgein
™kd…khsin, ¢ll'e„ς tÕ toÝς ¥llouς swfronestšrouς genšsqai ta‹ς
™sc£taiς aÙtoÝς ØpoblhqÁnai poina‹ς, oŒa ™k tÁς ¢naide…aς tÁς
™nagwgÁς ‡dia ™gkl»mata proςagge…lantaς. Óper toà loipoà
fulacqÁnai qesp…zomen (
60
).
Nel caput 1 l’imperatore si unisce allo sdegno del vescovo e giudica
crudele l’atteggiamento di chi, dopo aver abbandonato un bambino
esponendolo al rischio di morire, tenta, in un secondo momento, di
privarlo della libertà: ribadisce perciò che l’esposto diventa libero a tutti
gli effetti e non può essere rivendicato dal padrone, anche se quest’ultimo
è in grado di dimostrare il suo diritto di proprietà.
Colui che intende richiamare l’esposto in condizione servile deve
infatti essere punito per due motivi: perché egli rivendicando diritti
ammette sua sponte di aver compiuto in passato un grave crimine e perché
la sua punizione sia d’esempio per tutti gli altri.
Nov. 153, 1 “Osoi to…nun oÛtwς ™n ™kklhs…aiς À ·Úmaiς À ¥lloiς
tÒpoiς ¢porrifqšnteς deicqîsi, toÚtouς p©si trÒpoiς ™leuqšrouς
enai parakeleuÒmeqa, k¨n e„ ¢krib»ς tiς ¢pÒdeixiς Øp£rcoi tù
™n£gonti e„ς tÕ de‹xai tÕ toioàton prÒςwpon tÍ aÙtoà diafšrein
despote…v. e„ g¦r to‹ς ¹metšroiς proςtštaktai nÒmoiς, éste toÝς
nosoàntaς o„kštaς par¦ tîn despotîn katafronhqšntaς kaˆ æς
tÁς aÙtîn Øgie…aς ¢pelpisqe…shς ™k tîn kekthmšnwn ™pimele…aς
m¾ ¢xioumšnouς p£ntwς e„ς ™leuqer…an ¢narp£zesqai, pîς ¥ra ge
toÝς ™n aÙtÍ tÍ tÁς zwÁς ¢rcÍ tÍ tîn ¥llwn ¢nqrèpwn
kataleifqšntaς eÙsebe…v kaˆ par'aÙtîn ¢natrafšntaς ¢nexÒmeqa
(
60
) Della Novella, di cui manca la versione latina dell’Authenticum, è proposta traduzione
in Appendice.
152
e„ς ¥dikon doule…an kaqšlkesqai; ¢ll¦ toÚtoiς tÒn te Ðsiètaton
¢rciep…skopon tÁς Qessalonikšwn kaˆ t¾n Øp'aÙtÕn ¡g…an toà
qeoà ™kklhs…an kaˆ t¾n s¾n ™ndoxÒthta bohqe‹n kaˆ t¾n
™leuqer…an aÙto‹ς ™kdike‹n qesp…zomen, mhd t¦ς ™k tîn ¹metšrwn
nÒmwn tîn taàta prattÒntwn diafeugÒntwn poin£ς, oŒa p£shς
¢panqrwp…aς kaˆ çmÒthtoς peplhrwmšnwn [kaˆ] tosoàton p£shς
miaifon…aς ce…ronoς, Óson taÚthn to‹ς ¢qliwtšroiς ™p£gousi. epil.
T¦ to…nun parast£nta ¹m‹n kaˆ di¦ toàde toà qe…ou dhloÚmena
tÚpou ¼ te s¾ ™ndoxÒthς kaˆ Ð kat¦ kairÕn t¾n aÙt¾n
paralhyÒmenoς ¢rc¾n kaˆ ¹ peiqomšnh Øm‹n t£xiς œrgῳ kaˆ pšrati
paradoànai kaˆ parafulacqÁnai speus£tw. kaˆ poin¾ g¦r
™pike…setai e' crus…ou litrîn kat¦ tîn taàta paraba…nein
™piceiroÚntwn À paraba…nesqai sugcwroÚntwn. Dat. prid. id. Dec.
CP. dn. Iustiniani pp. Aug. Basilio vc. cons. [a. 541] (
61
).
La vera novità di Nov. 153 è quindi costituita dalla predisposizione
di gravi pene a carico di chi tenga il comportamento suddetto: non viene
tuttavia specificata la natura della sanzione in quanto si parla solo di
“pene stabilite dalle nostre leggi” (t¦ς ™k tîn ¹metšrwn nÒmwn poin£ς)
anche se il riferimento all’“estremo castigo” (ta‹ς ™sc£taiς poina‹ς) può
far pensare a buon diritto che l’imperatore abbia ripristinato per questo
crimine la pena di morte. Si rivela tuttavia difficile dirlo con certezza
poiché non vi è traccia di ulteriori costituzioni imperiali sullo stesso
argomento che possano offrire una conferma.
Giustiniano paragona infine il caso degli infanti esposti con quello
dei servi malati e abbandonati dai propri padroni: richiamandosi al
provvedimento dell’imperatore Claudio – recepito nella compilazione –
che concede la libertà a questi ultimi, afferma che a maggior ragione il
favor libertatis va applicato nei confronti di bambini. Nov. 153 costituisce
quindi un ulteriore esempio di quello spirito di umanità che
contraddistingue larga parte della legislazione giustinianea.
(
61
) Traduzione in Appendice.
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