Dicembre 2016 e ditoriale


Il paesaggio come opera d’arte



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Il paesaggio come opera d’arte

Salvatore Settis applica il concetto di veduta sia al pae-

saggio reale sia alla sua rappresentazione pittorica per sot-

tolineare un altro dato che qualifica il territorio italiano:

quello di essere soggetto privilegiato per artisti di ogni

epoca. Non è un caso che Emilio Sereni nella sua Storia



del paesaggio agrario italiano pubblicata nel 1961 sia ri-

corso a opere d’arte di diverse epoche (mosaici, tele, af-

freschi, disegni, dipinti) per documentare le trasforma-

zioni della campagna.

La rappresentazione artistica del paesaggio diventa, dun-

que, uno strumento indispensabile per studiarne l’evolu-

zione nel tempo.

Pensiamo all’Eruzione del Vesuvio dipinta nel 1871 da Tur-

ner paragonata a quella di Warhol del 1985. Gli stessi scorci

di Venezia descritti da Canaletto possono essere accostati a

quelli di Manet e confrontati con quelli di De Pisis. 

Molte realtà geografiche sono l’elemento ricorrente di uno

specifico artista che riflette una predilizione e un’identità

geografica. Emblematici sono i casi di Pietro Perugino in

riferimento alla terra umbra e di Piero della Francesca per

la Toscana. Ma come non ricordare l’Appennino bolo-

gnese di Giorgio Morandi o la Sicilia di Renato Guttuso?

Il fascino del paesaggio italiano ha portato Maurits Cor-

nelius Escher a dedicare gran parte della sua produzione

anteriore al 1936 al nostro Paese alternando scorci urbani

e paesaggistici in massima parte riferiti all’Italia centrale

e meridionale

2



Non solo vedute dipinte; il riferimento può applicarsi an-



che a versi o a prose di scrittori italiani e stranieri. Le col-

line delle Langhe rivivono nelle pagine di Cesare Pavese

così come la Maremma toscana, oltre che dai dipinti dei

Macchiaioli, è descritta dalle poesie di Carducci; l’assolato

territorio ligure delle Cinque Terre emerge dai versi di Eu-

genio Montale, mentre il paesaggio lombardo compare

come elemento suggestivo nei passi dei Promessi Sposi.

Gli appunti di viaggio aprono un interessante riferimento

al paesaggio italiano. Da Montaigne a Stendhal e a Goe-

the


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sino a Guido Piovene, Claudio Magris e Paolo Rumiz

il  grand tour nel nostro Paese fornisce documenti de-

scrittivi che potrebbero essere utilizzati come guide per

conoscerne la bellezza artistica e paesaggistica. Di grande

interesse sono le testimonianze di visite in Italia di Renoir

e di Manet, ma anche di Gustave Klimt e di Paul Klee; i

Diari di quest’ultimo rivelano lo stupore e il fascino che

l’artista provò durante un lungo viaggio tra l’ottobre 1901

e il maggio successivo.

Anche la documentazione fotografica attraverso gli scatti

di grandi artisti contemporanei, quali Gianni Berengo

Gardin e Luigi Ghirri

4

, offre validi spunti per la cono-



scenza del nostro territorio.

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Nuova Secondaria - n. 4 2016 - Anno XXXIV - ISSN 1828-4582

Canaletto, Regata sul Canal Grande, 1747.

F. Giudiceandrea, L’influenza dell’Italia sull’arte di M.C. Escher, in M. Bus-

sagli - F. Giudiceandrea (a cura di), M.C. Escher, catalogo della mostra M.C.



Escher, Milano, Palazzo Reale 24/6/2016 - 22/1/2017.

M. Panizza - P. Coratza, Il “Viaggio in Italia” di Goethe e il paesaggio della

geologia, ISPRA, Roma 2012 in www.isprambiente.gov.it/files/pubblica-

zioni/pubblicazionidipregio/Viaggio_Goethe_rid.pdf



A.A.V.V., Viaggio in Italia, 1984 progetto fotografico voluto da Luigi Ghirri

e curato da Ghirri stesso, Gianni Leone ed Enzo Velati. Il lavoro è considerato

una pietra miliare per la storia della fotografia contemporanea italiana, una

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E

SAMI DI

S

TATO

2016

Nuova Secondaria - n. 4 2016 - Anno XXXIV - ISSN 1828-4582

sorta di “manifesto” di quella che, nata nei primi anni Ottanta, sarebbe diventata

una importante tendenza della ricerca fotografica del nostro Paese riconosciuta

a livello internazionale: la “scuola di paesaggio italiana”. La raccolta di scatti è

consultabile sul sito del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Bal-

samo: www.mufoco.org/collezioni/fondo-viaggio-in-italia



La tutela del paesaggio

I documenti proposti per la prima prova dell’esame di ma-

turità presentano un riferimento giuridico all’art. 9 della

Costituzione del 1948 che unisce lo sviluppo culturale e

la ricerca alla tutela. Progresso e salvaguardia sono con-

nessi in una comune responsabilità che si concretizza

nella conoscenza delle testimonianze del passato che

vanno valorizzate per guidare le scelte future. 

Il termine tutela presente nell’art. 9 non è, infatti, da con-

siderarsi come vincolo, ma un patto collettivo che rafforza

la nostra identità ponendosi in un’ottica fortemente pro-

pulsiva.


Proprio in attuazione dell’art. 9 della Costituzione il

primo strumento di tutela del nostro ordinamento è il

Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D. Lgs. 22

gennaio 2004, n. 42) che rimanda direttamente alla rela-

tiva Convenzione Europea ratificata in Italia con la legge

16 marzo 2011, n.108. L’accordo impegna i Paesi sotto-

scrittori a riconoscere il paesaggio come componente es-

senziale del contesto di vita delle popolazioni e tutela il

diritto di ogni persona, nelle generazioni presenti e future,

a vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute e

il suo benessere; contemporaneamente ribadisce il dovere

di ogni cittadino di interessarsi a ciò che accade al proprio

territorio e a impegnarsi direttamente nella sua tutela.

Il richiamo a questi principi e, soprattutto, il riferimento

a «un corretto esercizio della cultura» è presente nel te-

sto di Strinati proposto dal Miur.



Vivere il paesaggio

«È un’armonia e una bellezza questa di tipo poco noto [...]

a cui non siamo stati adeguatamente educati». Così An-

drea Carandini pone la questione della nostra diffusa in-

consapevolezza; anche Vittorio Sgarbi afferma: «Il pae-

saggio rappresenta l’ Italia tutta [...] un patrimonio da

difendere e ancora, in gran parte, da valorizzare». Altret-

tanto diretto è l’invito di Claudio Strinati a «viaggiare at-

traverso i paesaggi meravigliosi della nostra Italia» di-

fendendoli da quelle brutture (speculazioni edilizie,

inquinamento, ...) che sono da condannare, ma soprattutto

da prevenire.

Sono questi gli elementi di maggior importanza da uti-

lizzare come spunto per l’attività didattica. Lo studio, la

conoscenza e la riflessione critica sulla realtà del pae-

saggio portano, infatti, a raggiungere quegli obiettivi di

cittadinanza attiva a cui i nostri studenti devono essere

educati.


Chi oggi giunge a Napoli dal mare, vede una scena diversa

da quella di fine Settecento. Rispetto alla Vista di Napoli

di Vanvitelli, la panoramica odierna segnala gli stessi

edifici del lungomare, ma la collina restrostante è invase

da case. Il fondale della citta settecentesca è stato in-

ghiottito dalla crescita convulsa delle periferie che ne

hanno completamente mutato il contesto.

Non si vuole negare la necessità del cambiamento, ma

vanno riconosciuti gli sfregi e le deturpazioni che il no-

stro Paese sopporta. Questa consapevolezza è il primo

passo per promuovere una tutela attiva; il paesaggio deve

essere sostenuto nelle sue trasformazioni da valori, co-

noscenze e progetti che prevedano la perfetta e armonica

integrazione fra le preesistenze e i nuovi inserimenti.

La scuola può assumere un ruolo fondamentale in questa

educazione al bello e alla sua conservazione e valorizza-

zione soprattutto partendo dalle realtà territoriali di ap-

partenenza. L’insegnante ricercatore non potrà fare a

meno di tessere collegamenti con gli enti maggiormente

qualificati nel settore dei beni artistici, culturali e pae-

saggistici – citiamo a esempio il Fondo Ambientale Ita-

liano e Italia Nostra – per realizzare attività progettuali e

compiti di realtà che avvicinino sempre più gli studenti al

loro paesaggio. Le attività turistiche, possibilità di svi-

luppo economico come ricordato nei documenti della

prova, potrebbero essere sostenute dai lavori di appro-

fondimento dei nostri studenti. Così come il territorio

italiano potrebbe essere scelto come meta privilegiata di

viaggi d’istruzione progettati dai ragazzi attraverso un tu-

rismo sostenibile. 

Tra il 1338 e il 1339 Ambrogio Lorenzetti dipinse nel Pa-

lazzo Pubblico di Siena, dove oggi possiamo ancora os-

servarli, gli Effetti del Buon Governo in città e in cam-

pagna. Con un’ampia veduta a volo d’uccello l’artista

descrive la città senese e il contado circostante. Giusta-

mente definito come il più antico ritratto topografico

realizzato sull’effettiva esperienza visiva dell’artista,

l’opera voleva trasmettere un messaggio celebrativo del-

l’ottima gestione del territorio da parte del governo dei

Nove. In questo ciclo di affreschi il rapporto di equilibrio

e mutuo aiuto tra città e campagna, tra paesaggio urbano

e paesaggio rurale e naturale si fonda sulla partecipazione

e sul lavoro di tutti alla ricerca del bene comune.

Non è questo il messaggio dell’art. 9 della Costituzione?

Sta a noi proporlo nella didattica quotidiana.



Lucia Danioni

Docente L.S. A. Omodeo, Mortara

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