Dicembre 2016 e ditoriale



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F

ATTI E

O

PINIONI

Nuova Secondaria - n. 4 2016 - Anno XXXIV - ISSN 1828-4582

netta prevalenza dell’apprendistato

professionalizzante rispetto agli ap-

prendistati a finalità formativa di

primo e terzo livello. Con il 95% di

tutti i rapporti di apprendistato esi-

stenti, quello professionalizzante nel

2015 riduce a ambiti ormai assoluta-

mente irrisori quelli riconducibili a

forme di apprendimento duale come

il primo e il terzo livello. Di conse-

guenza, questa ormai consolidata pa-

rabola evolutiva, ha fatto perdere al-

l’apprendistato quasi totalmente la

connotazione di contratto formativo

per privilegiare, invece, con l’ap-

prendistato professionalizzante, le ca-

ratteristiche tipiche di un contratto di

inserimento lavorativo.

4. Si innalza l’età media 

In questi ultimi anni l’età media degli

apprendisti occupati si è progressiva-

mente alzata. Anche qui il primo ele-

mento di spinta è stata la crisi che ha

colpito più duramente le fasce più

giovani del mercato del lavoro (in

particolare tra i 15 e i 24 anni). Va tut-

tavia rilevato come questa tendenza

sia anche dovuta al progressivo ab-

bandono da parte delle imprese della

tipologia più giovanile dell’appren-

distato formativo, cioè quello per la

qualifica e il diploma. Tipologia con-

trattuale particolarmente complicata

da gestire sia perché spesso si ha a

che fare con minori, sia per la diffi-

coltà a organizzare concretamente i

percorsi formativi. 

Vien fatto di pensare, anche sulla

scorta di quanto scrive Bobba che

siano gli aspetti normativi, connessi a

contenuto misto del contratto di ap-















L’apprendistato tra vantaggi

e resistenze

Nell’Introduzione al XVI Rapporto

di monitoraggio sull’apprendistato (a

cura dell’Isfol e relativo al 2015) il

sottosegretario al Lavoro Luigi

Bobba, con la competenza che tutti

gli riconoscono, mette in evidenza

quelle che sono la maggiori criticità

dell’istituto, il quale, per quanto siano

generali e condivisi gli auspici di una

sua valorizzazione come soglia di ac-

cesso dei giovani al lavoro, in realtà

fatica ad affermarsi.

1. Gli incentivi

L’esonero totale dal versamento con-

tributivo riconosciuto all’apprendi-

stato può indubbiamente rappresen-

tare un fattore di maggiore attenzione

per le imprese, ma solo a condizione

di una sostanziale chiarezza di obbli-

ghi e procedure che nel vecchio ap-

prendistato non sono state conseguite.

In questo contesto le misure di de-

contribuzione previste per le assun-

zioni con contratto a tempo indeter-

minato a tutele crescenti hanno

rappresentato una condizione di con-

correnzialità tra le due forme contrat-

tuali, ma non perché l’apprendistato

fosse improvvisamente diventato

meno conveniente, ma perché mante-

neva profili di insufficiente chiarezza

in ordine alle modalità con cui le

aziende avrebbero dovuto erogare la

formazione in cooperazione con le

Regioni e con le istituzioni forma-

tive. In effetti il contratto a tutele cre-

scenti – defalcato di ogni onere con-

tributivo – ha di fatto cannibalizzato

un apprendistato che era già di per sé

caratterizzato da una intrinseca de-

bolezza e da una incapacità di espri-

mere un vero appeal per le imprese,

nonostante le molte revisioni a cui è

stato sottoposto nell’ultimo decennio.



2. I settori più consolidati di im-

piego degli apprendisti

Il calo considerevole del ricorso al-

l’apprendistato nelle assunzioni è do-

vuto anche al fatto che, nei tre settori

a più elevata concentrazione di ap-

prendisti, gli effetti della crisi si sono

abbattuti con più pesantezza. Ciò vale

per il settore delle costruzioni, vale

per l’artigianato dove la chiusura di

numerose aziende ha comportato un

impoverimento delle tradizioni pro-

duttive del made in Italy, vale anche

per le attività commerciali che hanno

subito forti contraccolpi, soprattutto

nelle piccole aziende, dovuti sia alla

stagnazione dei consumi interni sia

alla forte concorrenza dei grandi cen-

tri commerciali.



3. Diverse tipologie di apprendistato

Anche per il 2015 è confermata la



Il lavoro e la scuola

di Giuliano Cazzola

smettono un sapere in pillole e de-

vono invece rivendicare, con orgo-

glio, la loro funzione culturale e in-

tellettuale perché i docenti, mentre

spiegano e lavorano in classe, for-

mano i loro stessi studenti. Gli inse-

gnanti sono e devono così essere de-

gli intellettuali, ovvero quegli intel-

lettuali cui è affidata, dall’intera

nazione, il lavoro più prezioso per il

suo stesso futuro, perché forma i

nuovi cittadini.

Fabio Minazzi

Università dell’Insubria

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prendistato e agli obblighi della for-

mazione, a scoraggiare l’uso di questo

strumento o a determinarne l’utilizzo

nella tipologia professionalizzante.

Anche perché, da un punto di vista

del costo del lavoro, la contribuzione

agevolata prevista per il rapporto di

apprendistato rimane certamente più

competitiva delle altre. Soprattutto per

le piccole imprese. Ipotizziamo, in-

fatti, di voler assume un lavoratore

con retribuzione lorda mensile pari a

1000 euro (a tempo pieno) per un da-

tore di lavoro inquadrato nel settore

industriale con meno di 15 dipendenti.

Valutiamo la riduzione del carico con-

tributivo su base mensile mettendo a

confronto la contribuzione agevolata



ex lege con quella piena (teorica).

Dalla tabella sottostante emerge la

convenienza per l’impresa del con-

tratto di apprendistato, anche perché –

diversamente da altre misure, come,

per esempio, la decontribuzione – il

trattamento contributivo a esso riser-

vato è destinato a restare stabile nel

tempo e a non variare in ragione delle

disponibilità di bilancio (vedi tabella).

Ciò nonostante, non solo l’apprendi-

stato stenta a decollare, ma addirittura

si muove lungo un trend discendente.

L’ultimo triennio 2013-2015 conferma

l’andamento decrescente dei contratti

di apprendistato iniziato a partire dal

2009, che si accentua in particolare

nel 2015; in quest’anno il numero me-

dio di rapporti di lavoro con almeno

una giornata retribuita è risultato pari

a 410.213 in flessione dell’8,1% ri-

spetto all’anno precedente, con una

perdita di circa 36.000 rapporti di la-

voro. In lieve crescita l’età media dei

lavoratori con contratto di apprendi-

stato, che passa dai 24,5 anni nel 2013

ai 25 anni nel 2015. A livello territo-

riale possiamo notare che nel 2015 nel

Sud si registra la flessione più alta (-

13,8%), mentre il Nord-Est ha avuto

variazioni negative più contenute (-

5,4%) consolidando il divario con

l’Italia Centrale. Anche nell’area del

Nord-Ovest, che nel 2014 aveva mo-

strato un recupero di posizioni lavora-

tive medie in apprendistato (+0,7% ri-

spetto al 2013), è tornato il segno

negativo nel 2015 (-6,6%).

Il trend decisamente negativo è ini-

ziato dopo il 2008 in tutte le riparti-

zioni geografiche, con il Nord-Ovest

che continua a essere la zona con il

maggior numero di contratti in ap-

prendistato, il Centro che aveva “sor-

passato” il Nord-Est nel 2010 per poi

tornare a un livello inferiore, e il Sud

con un numero medio di rapporti di

lavoro molto più basso rispetto alle

altre aree del Paese. Nel 2015 la

classe di età che rasenta l’andamento

peggiore è quella dai 18 ai 24 anni

con una diminuzione pari a -12,2% ri-

spetto all’anno precedente, più ac-

centuata per le femmine (-14,4%).

Decisamente migliore la situazione

per gli apprendisti delle classi di età

più avanzate, in cui il numero medio

di rapporti di lavoro nel 2015, per la

classe oltre i 29 anni, presenta un in-

cremento dell’1,3%, in particolare tra

i maschi +2,0%. L’età media è pari a

25 anni nel 2015 (24,7 per i maschi,

25,4 per le femmine), più alta di

mezzo anno rispetto al 2013.

Analizzando l’andamento del numero

di lavoratori che nel corso dell’anno

sono stati avviati con un contratto di

apprendistato, sempre con riferimento

all’ultimo triennio disponibile 2013-

2015, nell’ultimo anno considerato il

numero di lavoratori in apprendistato

avviati nell’anno è risultato pari a

197.388 individui, con una diminu-

zione del 17,7% rispetto all’anno pre-

cedente, in cui si erano registrati

239.804 lavoratori avviati con con-

tratto di apprendistato, in aumento

del 3,1% rispetto al 2013. Come già

fatto notare nella Introduzione di

Luigi Bobba, questa brusca inver-

sione di tendenza può essere moti-

vata dalla previsione normativa della

Legge n. 190/2014 (legge di stabilità

2015) che, allo scopo di promuovere

forme di occupazione stabile, ha in-

trodotto una particolare modalità di

agevolazione contributiva che consi-

ste nell’esonero totale dal versamento

dei contributi previdenziali a carico

dei datori di lavoro. L’esonero è trien-

nale e si riferisce alle assunzioni con

contratto di lavoro a tempo indeter-

minato (o trasformazioni da tempo

determinato a tempo indeterminato)

con decorrenza nel corso del 2015.

Questa particolare agevolazione con-

tributiva può aver reso meno appeti-

bile, per il datore di lavoro, l’assun-

zione di lavoratori con contratto di

apprendistato, in quanto, pur benefi-

ciando di un analogo sistema di age-

volazioni dal punto di vista contribu-

tivo, l’apprendistato presuppone per il

datore di lavoro una serie di obblighi

riguardanti il percorso formativo del

lavoratore. Gli apprendisti avviati nel

2015 sono prevalentemente maschi

(56,2%) concentrati nel Nord (60,3%)

e in particolare nel Nord-Est (32,0%).

Mettendo in relazione i dati sui lavo-

ratori in apprendistato avviati nel-

l’anno, secondo le caratteristiche di

età e sesso emerge che nel 2015 la

maggior parte delle assunzioni si con-

centra nei maschi tra 18 e 24 anni

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ATTI E

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Nuova Secondaria - n. 4 2016 - Anno XXXIV - ISSN 1828-4582

Tipologia 

Contribuzione piena in euro

Contribuzione agevolata in euro

Apprendistato 

308,8

116,1


Legge stabilità 

308,8


185,28

Mobilità 

308,8

116,1


NASPI 

308,8


154,4

L. 92/2012 art. 4 

308,8

154,4


Fonte: ns. elaborazione

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