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ATTI E
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PINIONI
Nuova Secondaria - n. 4 2016 - Anno XXXIV - ISSN 1828-4582
netta prevalenza dell’apprendistato
professionalizzante rispetto agli ap-
prendistati a finalità formativa di
primo e terzo livello. Con il 95% di
tutti i rapporti di apprendistato esi-
stenti, quello professionalizzante nel
2015 riduce a ambiti ormai assoluta-
mente irrisori quelli riconducibili a
forme di apprendimento duale come
il primo e il terzo livello. Di conse-
guenza, questa ormai consolidata pa-
rabola evolutiva, ha fatto perdere al-
l’apprendistato quasi totalmente la
connotazione di contratto formativo
per privilegiare, invece, con l’ap-
prendistato professionalizzante, le ca-
ratteristiche tipiche di un contratto di
inserimento lavorativo.
4. Si innalza l’età media
In questi ultimi anni l’età media degli
apprendisti occupati si è progressiva-
mente alzata. Anche qui il primo ele-
mento di spinta è stata la crisi che ha
colpito più duramente le fasce più
giovani del mercato del lavoro (in
particolare tra i 15 e i 24 anni). Va tut-
tavia rilevato come questa tendenza
sia anche dovuta al progressivo ab-
bandono da parte delle imprese della
tipologia più giovanile dell’appren-
distato formativo, cioè quello per la
qualifica e il diploma. Tipologia con-
trattuale particolarmente complicata
da gestire sia perché spesso si ha a
che fare con minori, sia per la diffi-
coltà a organizzare concretamente i
percorsi formativi.
Vien fatto di pensare, anche sulla
scorta di quanto scrive Bobba che
siano gli aspetti normativi, connessi a
contenuto misto del contratto di ap-
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L’apprendistato tra vantaggi
e resistenze
Nell’Introduzione al XVI Rapporto
di monitoraggio sull’apprendistato (a
cura dell’Isfol e relativo al 2015) il
sottosegretario al Lavoro Luigi
Bobba, con la competenza che tutti
gli riconoscono, mette in evidenza
quelle che sono la maggiori criticità
dell’istituto, il quale, per quanto siano
generali e condivisi gli auspici di una
sua valorizzazione come soglia di ac-
cesso dei giovani al lavoro, in realtà
fatica ad affermarsi.
1. Gli incentivi
L’esonero totale dal versamento con-
tributivo riconosciuto all’apprendi-
stato può indubbiamente rappresen-
tare un fattore di maggiore attenzione
per le imprese, ma solo a condizione
di una sostanziale chiarezza di obbli-
ghi e procedure che nel vecchio ap-
prendistato non sono state conseguite.
In questo contesto le misure di de-
contribuzione previste per le assun-
zioni con contratto a tempo indeter-
minato a tutele crescenti hanno
rappresentato una condizione di con-
correnzialità tra le due forme contrat-
tuali, ma non perché l’apprendistato
fosse improvvisamente diventato
meno conveniente, ma perché mante-
neva profili di insufficiente chiarezza
in ordine alle modalità con cui le
aziende avrebbero dovuto erogare la
formazione in cooperazione con le
Regioni e con le istituzioni forma-
tive. In effetti il contratto a tutele cre-
scenti – defalcato di ogni onere con-
tributivo – ha di fatto cannibalizzato
un apprendistato che era già di per sé
caratterizzato da una intrinseca de-
bolezza e da una incapacità di espri-
mere un vero appeal per le imprese,
nonostante le molte revisioni a cui è
stato sottoposto nell’ultimo decennio.
2. I settori più consolidati di im-
piego degli apprendisti
Il calo considerevole del ricorso al-
l’apprendistato nelle assunzioni è do-
vuto anche al fatto che, nei tre settori
a più elevata concentrazione di ap-
prendisti, gli effetti della crisi si sono
abbattuti con più pesantezza. Ciò vale
per il settore delle costruzioni, vale
per l’artigianato dove la chiusura di
numerose aziende ha comportato un
impoverimento delle tradizioni pro-
duttive del made in Italy, vale anche
per le attività commerciali che hanno
subito forti contraccolpi, soprattutto
nelle piccole aziende, dovuti sia alla
stagnazione dei consumi interni sia
alla forte concorrenza dei grandi cen-
tri commerciali.
3. Diverse tipologie di apprendistato
Anche per il 2015 è confermata la
Il lavoro e la scuola
di Giuliano Cazzola
smettono un sapere in pillole e de-
vono invece rivendicare, con orgo-
glio, la loro funzione culturale e in-
tellettuale perché i docenti, mentre
spiegano e lavorano in classe, for-
mano i loro stessi studenti. Gli inse-
gnanti sono e devono così essere de-
gli intellettuali, ovvero quegli intel-
lettuali cui è affidata, dall’intera
nazione, il lavoro più prezioso per il
suo stesso futuro, perché forma i
nuovi cittadini.
Fabio Minazzi
Università dell’Insubria
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prendistato e agli obblighi della for-
mazione, a scoraggiare l’uso di questo
strumento o a determinarne l’utilizzo
nella tipologia professionalizzante.
Anche perché, da un punto di vista
del costo del lavoro, la contribuzione
agevolata prevista per il rapporto di
apprendistato rimane certamente più
competitiva delle altre. Soprattutto per
le piccole imprese. Ipotizziamo, in-
fatti, di voler assume un lavoratore
con retribuzione lorda mensile pari a
1000 euro (a tempo pieno) per un da-
tore di lavoro inquadrato nel settore
industriale con meno di 15 dipendenti.
Valutiamo la riduzione del carico con-
tributivo su base mensile mettendo a
confronto la contribuzione agevolata
ex lege con quella piena (teorica).
Dalla tabella sottostante emerge la
convenienza per l’impresa del con-
tratto di apprendistato, anche perché –
diversamente da altre misure, come,
per esempio, la decontribuzione – il
trattamento contributivo a esso riser-
vato è destinato a restare stabile nel
tempo e a non variare in ragione delle
disponibilità di bilancio (vedi tabella).
Ciò nonostante, non solo l’apprendi-
stato stenta a decollare, ma addirittura
si muove lungo un trend discendente.
L’ultimo triennio 2013-2015 conferma
l’andamento decrescente dei contratti
di apprendistato iniziato a partire dal
2009, che si accentua in particolare
nel 2015; in quest’anno il numero me-
dio di rapporti di lavoro con almeno
una giornata retribuita è risultato pari
a 410.213 in flessione dell’8,1% ri-
spetto all’anno precedente, con una
perdita di circa 36.000 rapporti di la-
voro. In lieve crescita l’età media dei
lavoratori con contratto di apprendi-
stato, che passa dai 24,5 anni nel 2013
ai 25 anni nel 2015. A livello territo-
riale possiamo notare che nel 2015 nel
Sud si registra la flessione più alta (-
13,8%), mentre il Nord-Est ha avuto
variazioni negative più contenute (-
5,4%) consolidando il divario con
l’Italia Centrale. Anche nell’area del
Nord-Ovest, che nel 2014 aveva mo-
strato un recupero di posizioni lavora-
tive medie in apprendistato (+0,7% ri-
spetto al 2013), è tornato il segno
negativo nel 2015 (-6,6%).
Il trend decisamente negativo è ini-
ziato dopo il 2008 in tutte le riparti-
zioni geografiche, con il Nord-Ovest
che continua a essere la zona con il
maggior numero di contratti in ap-
prendistato, il Centro che aveva “sor-
passato” il Nord-Est nel 2010 per poi
tornare a un livello inferiore, e il Sud
con un numero medio di rapporti di
lavoro molto più basso rispetto alle
altre aree del Paese. Nel 2015 la
classe di età che rasenta l’andamento
peggiore è quella dai 18 ai 24 anni
con una diminuzione pari a -12,2% ri-
spetto all’anno precedente, più ac-
centuata per le femmine (-14,4%).
Decisamente migliore la situazione
per gli apprendisti delle classi di età
più avanzate, in cui il numero medio
di rapporti di lavoro nel 2015, per la
classe oltre i 29 anni, presenta un in-
cremento dell’1,3%, in particolare tra
i maschi +2,0%. L’età media è pari a
25 anni nel 2015 (24,7 per i maschi,
25,4 per le femmine), più alta di
mezzo anno rispetto al 2013.
Analizzando l’andamento del numero
di lavoratori che nel corso dell’anno
sono stati avviati con un contratto di
apprendistato, sempre con riferimento
all’ultimo triennio disponibile 2013-
2015, nell’ultimo anno considerato il
numero di lavoratori in apprendistato
avviati nell’anno è risultato pari a
197.388 individui, con una diminu-
zione del 17,7% rispetto all’anno pre-
cedente, in cui si erano registrati
239.804 lavoratori avviati con con-
tratto di apprendistato, in aumento
del 3,1% rispetto al 2013. Come già
fatto notare nella Introduzione di
Luigi Bobba, questa brusca inver-
sione di tendenza può essere moti-
vata dalla previsione normativa della
Legge n. 190/2014 (legge di stabilità
2015) che, allo scopo di promuovere
forme di occupazione stabile, ha in-
trodotto una particolare modalità di
agevolazione contributiva che consi-
ste nell’esonero totale dal versamento
dei contributi previdenziali a carico
dei datori di lavoro. L’esonero è trien-
nale e si riferisce alle assunzioni con
contratto di lavoro a tempo indeter-
minato (o trasformazioni da tempo
determinato a tempo indeterminato)
con decorrenza nel corso del 2015.
Questa particolare agevolazione con-
tributiva può aver reso meno appeti-
bile, per il datore di lavoro, l’assun-
zione di lavoratori con contratto di
apprendistato, in quanto, pur benefi-
ciando di un analogo sistema di age-
volazioni dal punto di vista contribu-
tivo, l’apprendistato presuppone per il
datore di lavoro una serie di obblighi
riguardanti il percorso formativo del
lavoratore. Gli apprendisti avviati nel
2015 sono prevalentemente maschi
(56,2%) concentrati nel Nord (60,3%)
e in particolare nel Nord-Est (32,0%).
Mettendo in relazione i dati sui lavo-
ratori in apprendistato avviati nel-
l’anno, secondo le caratteristiche di
età e sesso emerge che nel 2015 la
maggior parte delle assunzioni si con-
centra nei maschi tra 18 e 24 anni
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ATTI E
O
PINIONI
Nuova Secondaria - n. 4 2016 - Anno XXXIV - ISSN 1828-4582
Tipologia
Contribuzione piena in euro
Contribuzione agevolata in euro
Apprendistato
308,8
116,1
Legge stabilità
308,8
185,28
Mobilità
308,8
116,1
NASPI
308,8
154,4
L. 92/2012 art. 4
308,8
154,4
Fonte: ns. elaborazione
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