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N. 10, ottobre 2016

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Intitolata ad un imprenditore svizzero dei laterizi una strada a Sale delle Langhe (Cuneo)

Elio Ferdinando Ferrari diresse la fornace

ereditata dal padre Luigi dal 1952 al 1962

La scorsa domenica,11 settembre, si è svol-

ta a Sale delle Langhe, alla presenza del Sin-

daco, del Parroco, della famiglia Ferrari e di 

tanti cittadini del piccolo borgo piemontese,  

la cerimonia di intitolazione di una via a Elio 

Ferdinando Ferrari.

È stato un riconoscimento del paese al ruolo 

svolto da questo imprenditore svizzero che 

ha diretto la fornace di laterizi ereditata dal 

padre Luigi dal 1952 sino alla morte, avve-

nuta nel 1962, quando aveva solo 48 anni.

Elio Ferdinando Ferrari era discendente di 

Carlo Ferrari e di Filomena Gagliardi rispet-

tivamente di Ramello e di Molinazzo di Mon-

teggio nel Canton Ticino immigrati in Valbor-

mida, a Millesimo, a metà ‘800. Qui Filomena 

aveva avviato una florida attività industriale 

di produzione e smercio di laterizi e, all’inizio 

del ‘900 a Sale delle Langhe aveva impianta-

to una seconda fornace, passata poi al figlio 

Luigi.


Alla morte di Luigi, Elio Ferdinando assume 

la direzione della Ditta Fratelli Ferrari & C. 

rivelandosi un imprenditore all’avanguardia, 

attento ai cambiamenti di modernizzazione 

dei processi produttivi in corso negli anni ’50 

del Novecento e sempre pronto a confrontar-

si con la realtà Europea in rapida evoluzione 

che lo ha portato a visitare altri stabilimenti in 

Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e Por-

togallo per portare a Sale delle Langhe quelle 

innovazioni che avrebbero non solo mante-

nuta competitiva la sua azienda ma avuto 

anche una ricaduta economica per il paese 

ed il suo circondario.Un aspetto, quest’ulti-

mo che è stato ben sottolineato dal Sinda-

co di sale delle Langhe, Maurizio Ferrero, 

nel discorso della cerimonia di intitolazione 

della via. Egli ha infatti sottolineato come la 

fornace di laterizi dei Ferrari abbia costituito 

per più di 80 anni una presenza economica 

importante non solo per il paese ma anche 

per i borghi vicini, arrivando a occupare 120 

lavoratori per la produzione di tegole, matto-

ni, tavelle, “copponi”, tavelloni e una copiosa 

produzione in cemento, piastrelle e camini. 

La ricaduta dei cospicui livelli produttivi ha 

dato l’avvio all’espansione del paese intorno 

al nucleo centrale della fornace, cambiando-

ne definitivamente il paesaggio sino ad allora 

quasi esclusivamente rurale.

Il sindaco ha poi ricordato come grazie a 

questa presenza industriale fosse stata atti-

vata una linea di corrente elettrica nel borgo 

ben prima che ciò avvenisse in altri comuni 

dell’area, e come tutte le famiglie dei salesi 

contassero almeno un componente che lavo-

rava in fornace.

Figura complessa, quella di Elio Ferdinando 

Ferrari, nato a San Francisco nel 1914 e ri-

tornato via mare a solo sei mesi di vita in 

Italia nell’ultima nave passeggeri che faceva il 

Elio Ferdinando Ferrari in fabbrica.

La fornace dei ticinesi a Sala della Langhe all’inizio del ’900.

La via dedicata a Elio F. Ferrari



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tragitto dall’America a Genova fra i bombarda-

menti e i siluramenti della guerra già iniziata; 

la madre raccontava di avere assistito all’af-

fondamento di alcune navi da guerra che ac-

compagnavano il convoglio durante la traver-

sata. Forse queste sue prime esperienze, e 

più ancora il cosmopolitismo del padre (negli 

Stati Uniti esiste ancora la ditta di vini e liquori 

di cui era divenuto socio a inizio Novecento), 

hanno in parte determinato la sua apertura al 

mondo, alle nuove sfide, alla ricerca di solu-

zioni innovative a problemi produttivi via via 

più complessi. L’Elio Ferdinando imprenditore 

era però, anche in  questa veste, un uomo gio-

viale, generoso, disponibile a venire incontro 

alle esigenze dei dipendenti e di molti cittadi-

ni, senza prestare troppa attenzione al credo 

religioso o politico. È significativo che ancor 

oggi tra i salesi si ricordi come durante la 

seconda guerra mondiale abbia salvato dalle 

retate naziste tante persone, nascondendole 

dentro i “pignoni” (ovvero le pile di mattoni) 

accatastati sul piazzale della fornace. 

Elio Ferdinando era nello stesso tempo un 

padre di famiglia esemplare, genitore di due 

figli che adorava e che lasciato quando uno 

aveva 5 anni e l’altra soltanto due, con una 

moglie, Stefania Ronzini Pallavicini, che ha 

sempre condiviso le sue scelte e che, una 

volta rimasta vedova, non ha esitato a farsi 

carico di continuare l’opera del marito. Un’im-

presa condotta con assidua dedizione sino al 

1985, anno in cui la fornace è stata definiti-

vamente chiusa.



Donatella Ferrari

L’inaugurazione in presenza del Sindaco.

La figura della nonna ricordata dai suoi nipoti



In ricordo di Elsa Job-Lutz

scomparsa il 17 settembre

La nonna Elsa, possiamo dire con assoluta 

convinzione, era una persona speciale. Mol-

to concreta, molto pratica, dimostrava il suo 

affetto, eccome, ma non amava quelle che 

lei definiva “smancerie umide”. Aveva il suo 

modo, solo suo, di mostrare, in maniera sem-

pre composta e discreta, i suoi sentimenti. 

Era una gran chiacchierona, era bravissima a 

ricordare e narrare nei minimi dettagli storie 

di generazioni di famiglie svizzere, le sapeva 

tutte e non perdeva occasione, ogni volta che 

ne aveva la possibilità, di raccontare, di ricor-

dare il passato, concludendo ogni discorso 

con l’immancabile “morale”. È grazie a lei che 

anche noi, oggi, seppur molto meno bene, co-

nosciamo la storia di buona parte degli sviz-

zeri che sono passati per Torino e dintorni.

È grazie a lei che tutti noi mangiamo tan-

tissimo burro, possibilmente un po› nero e 

bruciacchiato (gli agnolotti sono buoni solo 

così), e stiamo tutti benissimo.

È grazie a lei e, naturalmente, al nonno 

Arturo, che amiamo la montagna e più di tutto 

la nostra Engadina.

È grazie a lei che a Pasqua andiamo a caccia 

di leprotti e ci divertiamo con la 

Ostereier-

titschen

.

È stata lei a insegnarci, quando ancora non 



sapevamo nemmeno scrivere, in italiano, le 

nostre prime parole di tedesco, tra le quali 

la preferita non era certo delle più semplici: 

Eichhörnchen.

La nonna era legatissima alla Svizzera e ci ha 

trasmesso, in tutti questi anni, l’amore per il 

paese da cui la nostra famiglia ha origine, la 

curiosità di conoscerlo, il forte sentimento di 

appartenenza. 

La nonna era una persona unica e mancherà 

a tutti noi moltissimo.

I suoi nipoti

Famiglie Job, Adami, Aglietta

La Poste souhaite un joyeux 

anniversaire à la cinquième 

Suisse!

La signora Elsa Job-Lutz ritratta in 

compagnia del marito Arturo.



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