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Intitolata ad un imprenditore svizzero dei laterizi una strada a Sale delle Langhe (Cuneo)
Elio Ferdinando Ferrari diresse la fornace
ereditata dal padre Luigi dal 1952 al 1962
La scorsa domenica,11 settembre, si è svol-
ta a Sale delle Langhe, alla presenza del Sin-
daco, del Parroco, della famiglia Ferrari e di
tanti cittadini del piccolo borgo piemontese,
la cerimonia di intitolazione di una via a Elio
Ferdinando Ferrari.
È stato un riconoscimento del paese al ruolo
svolto da questo imprenditore svizzero che
ha diretto la fornace di laterizi ereditata dal
padre Luigi dal 1952 sino alla morte, avve-
nuta nel 1962, quando aveva solo 48 anni.
Elio Ferdinando Ferrari era discendente di
Carlo Ferrari e di Filomena Gagliardi rispet-
tivamente di Ramello e di Molinazzo di Mon-
teggio nel Canton Ticino immigrati in Valbor-
mida, a Millesimo, a metà ‘800. Qui Filomena
aveva avviato una florida attività industriale
di produzione e smercio di laterizi e, all’inizio
del ‘900 a Sale delle Langhe aveva impianta-
to una seconda fornace, passata poi al figlio
Luigi.
Alla morte di Luigi, Elio Ferdinando assume
la direzione della Ditta Fratelli Ferrari & C.
rivelandosi un imprenditore all’avanguardia,
attento ai cambiamenti di modernizzazione
dei processi produttivi in corso negli anni ’50
del Novecento e sempre pronto a confrontar-
si con la realtà Europea in rapida evoluzione
che lo ha portato a visitare altri stabilimenti in
Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e Por-
togallo per portare a Sale delle Langhe quelle
innovazioni che avrebbero non solo mante-
nuta competitiva la sua azienda ma avuto
anche una ricaduta economica per il paese
ed il suo circondario.Un aspetto, quest’ulti-
mo che è stato ben sottolineato dal Sinda-
co di sale delle Langhe, Maurizio Ferrero,
nel discorso della cerimonia di intitolazione
della via. Egli ha infatti sottolineato come la
fornace di laterizi dei Ferrari abbia costituito
per più di 80 anni una presenza economica
importante non solo per il paese ma anche
per i borghi vicini, arrivando a occupare 120
lavoratori per la produzione di tegole, matto-
ni, tavelle, “copponi”, tavelloni e una copiosa
produzione in cemento, piastrelle e camini.
La ricaduta dei cospicui livelli produttivi ha
dato l’avvio all’espansione del paese intorno
al nucleo centrale della fornace, cambiando-
ne definitivamente il paesaggio sino ad allora
quasi esclusivamente rurale.
Il sindaco ha poi ricordato come grazie a
questa presenza industriale fosse stata atti-
vata una linea di corrente elettrica nel borgo
ben prima che ciò avvenisse in altri comuni
dell’area, e come tutte le famiglie dei salesi
contassero almeno un componente che lavo-
rava in fornace.
Figura complessa, quella di Elio Ferdinando
Ferrari, nato a San Francisco nel 1914 e ri-
tornato via mare a solo sei mesi di vita in
Italia nell’ultima nave passeggeri che faceva il
Elio Ferdinando Ferrari in fabbrica.
La fornace dei ticinesi a Sala della Langhe all’inizio del ’900.
La via dedicata a Elio F. Ferrari
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tragitto dall’America a Genova fra i bombarda-
menti e i siluramenti della guerra già iniziata;
la madre raccontava di avere assistito all’af-
fondamento di alcune navi da guerra che ac-
compagnavano il convoglio durante la traver-
sata. Forse queste sue prime esperienze, e
più ancora il cosmopolitismo del padre (negli
Stati Uniti esiste ancora la ditta di vini e liquori
di cui era divenuto socio a inizio Novecento),
hanno in parte determinato la sua apertura al
mondo, alle nuove sfide, alla ricerca di solu-
zioni innovative a problemi produttivi via via
più complessi. L’Elio Ferdinando imprenditore
era però, anche in questa veste, un uomo gio-
viale, generoso, disponibile a venire incontro
alle esigenze dei dipendenti e di molti cittadi-
ni, senza prestare troppa attenzione al credo
religioso o politico. È significativo che ancor
oggi tra i salesi si ricordi come durante la
seconda guerra mondiale abbia salvato dalle
retate naziste tante persone, nascondendole
dentro i “pignoni” (ovvero le pile di mattoni)
accatastati sul piazzale della fornace.
Elio Ferdinando era nello stesso tempo un
padre di famiglia esemplare, genitore di due
figli che adorava e che lasciato quando uno
aveva 5 anni e l’altra soltanto due, con una
moglie, Stefania Ronzini Pallavicini, che ha
sempre condiviso le sue scelte e che, una
volta rimasta vedova, non ha esitato a farsi
carico di continuare l’opera del marito. Un’im-
presa condotta con assidua dedizione sino al
1985, anno in cui la fornace è stata definiti-
vamente chiusa.
Donatella Ferrari
L’inaugurazione in presenza del Sindaco.
La figura della nonna ricordata dai suoi nipoti
In ricordo di Elsa Job-Lutz
scomparsa il 17 settembre
La nonna Elsa, possiamo dire con assoluta
convinzione, era una persona speciale. Mol-
to concreta, molto pratica, dimostrava il suo
affetto, eccome, ma non amava quelle che
lei definiva “smancerie umide”. Aveva il suo
modo, solo suo, di mostrare, in maniera sem-
pre composta e discreta, i suoi sentimenti.
Era una gran chiacchierona, era bravissima a
ricordare e narrare nei minimi dettagli storie
di generazioni di famiglie svizzere, le sapeva
tutte e non perdeva occasione, ogni volta che
ne aveva la possibilità, di raccontare, di ricor-
dare il passato, concludendo ogni discorso
con l’immancabile “morale”. È grazie a lei che
anche noi, oggi, seppur molto meno bene, co-
nosciamo la storia di buona parte degli sviz-
zeri che sono passati per Torino e dintorni.
È grazie a lei che tutti noi mangiamo tan-
tissimo burro, possibilmente un po› nero e
bruciacchiato (gli agnolotti sono buoni solo
così), e stiamo tutti benissimo.
È grazie a lei e, naturalmente, al nonno
Arturo, che amiamo la montagna e più di tutto
la nostra Engadina.
È grazie a lei che a Pasqua andiamo a caccia
di leprotti e ci divertiamo con la
Ostereier-
titschen
.
È stata lei a insegnarci, quando ancora non
sapevamo nemmeno scrivere, in italiano, le
nostre prime parole di tedesco, tra le quali
la preferita non era certo delle più semplici:
Eichhörnchen.
La nonna era legatissima alla Svizzera e ci ha
trasmesso, in tutti questi anni, l’amore per il
paese da cui la nostra famiglia ha origine, la
curiosità di conoscerlo, il forte sentimento di
appartenenza.
La nonna era una persona unica e mancherà
a tutti noi moltissimo.
I suoi nipoti
Famiglie Job, Adami, Aglietta
La Poste souhaite un joyeux
anniversaire à la cinquième
Suisse!
La signora Elsa Job-Lutz ritratta in
compagnia del marito Arturo.