Pagina 10 Lo stemma di Zurigo ● pagina 19



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N. 10, ottobre 2016

  

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www.revue.ch

Faites-nous donc le plaisir d’une visite.

www.gazzettasvizzera.it

Fateci dunque il piacere di una visita

Il corno delle Alpi seduce musicisti di vari 

orizzonti. Il suo tono dolce e il ritmo alpino 

fanno centro.

È uno strumento di una semplicità biblica. 

“Un tubo con un cono che si apre costante-

mente”, riassume il musicista e artista Bal-

thasar Streiff, glaronese residente a Basilea, 

che pratica sulle scene tutta una panoplia di 

strumenti ad aria: dal “büchel” – un corno a 

gomito – al semplice corno di mucca. L’uomo 

batte le scene da parecchi anni. Suona il cor-

no delle Alpi in seno al “Hornroh Modern Alp 

Quartet”, formazione che mischia jazz, musi-

ca tradizionale e contemporanea. Utilizza il 

corno svizzero anche nella musica elettronica 

nel suo Alpin Project, dove un DJ bilancia ritmi 

di Drum and Bass.

Tuttavia, Balthasar Streiff non è completa-

mente convinto della “svizzeritudine” del cor-

no delle Alpi. “Il 90% dei musicisti di corno non 

sono pastori, e nemmeno contadini: sono dei 

cittadini”, ride al rischio di sgonfiare il mito. Il 

musicista ricorda in proposito che l’essenzia-

le delle composizioni per questo strumento 

datano della seconda metà del 20° secolo. 

“200 anni fa, il predecessore del corno del-

le Alpi veniva suonato ovunque nel mondo. 

I contadini soffiavano in una radice o in un 

corno per chiamare il bestiame alla fine della 

giornata. Il corno delle Alpi che vediamo oggi 

– quello che i giapponesi adorano e suonano 

– è stato sviluppato nel 19° secolo, mentre 

i nazionalismi sostenevano il folclore per ra-

gioni politiche”.



“Smoke on the Water” al corno delle Alpi

Comunque sia, il suono del corno delle Alpi 

“ricorda un immaginario alpino”, analizza 

Laurent Aubert, direttore degli Ateliers di 

ethnomusicology a Ginevra. “Ascoltandolo, 

ci si sente nelle praterie del Grütli e tutti gli 

svizzeri, perfino i ginevrini, lo associano alle 

Alpi”. Molti musicisti svizzeri suonano que-

sto strumento con affetto. È il caso di Elia-

na Burki, che scopriamo negli archivi della 

RTS mentre suona “Smoke on the Water” a 

Grindelwald. La musicista solettese ha fatto 

il giro del mondo con il suo corno delle Alpi 

modificato a mo’ di tromba. La bella, che ha 

cominciato a soffiare in un corno delle Alpi 

a 6 anni, e che dice di detestare il fatto di 

suonare in un costume folcloristico, è oggi 

distribuita da un label americano, SurfDog. 

Essa fa parte di una formazione il cui nome 

prova attaccamento al mito: gli Alpinisti. “Il 

suono del corno è unico al mondo”, conclude 

la musicista.

A Châteux-d’Oex, i musicisti del gruppo So-

nalp, fondato nel 1999, hanno pure introdotto 

il corno delle Alpi nel loro repertorio, dopo gli 

inizi in un genere nuovo, la World Music Suis-

se. All’inizio la formazione aveva integrato un 

didgeridoo. “Era un modo per portarci verso 

l’Oceania nella nostra musica”, indica Guillau-

me Wahli, violinista. In seguito è arrivato un 

corno svizzero modificato, dotato di una serie 

di fori per facilitare la produzione dei suoni. Il 

gruppo ha ora registrato un quarto CD. Il cor-

no delle Alpi avrà in questa produzione un ruo-

lo importante. Il musicista di Sonalp rivendica 

del resto “l’identità molto forte del suono, che 

è associato alla Svizzera, pur confessando 

la difficoltà di suonare con un corno, i limiti 

naturali di questo strumento.

“Il corno è una voce senza parole”

“I limiti del corno delle Alpi sono anche la 

sua forza e lo fanno di particolare interesse”, 

sottolinea Balthasar Streiff. “È uno strumen-

to semplice, ma che richiede molta inventiva 

ed è un po’ a parte rispetto a tutti gli altri 

strumenti musicali”. Il basilese d’adozione 

apprezza il corno per la sua sonorità propria, 

cercando di eliminarne l’aspetto identitario, 

magari kitch, di questo strumento. “Il corno 

possiede una bella risonanza nelle strade del-

le città. Se lo suonate nella foresta, la gente 

si avvicina – anche gli animali vengono ad 

ascoltare. Il corno veicola molte emozioni e 

funziona come una voce senza parole”.

Il trombettista di jazz della Svizzera centrale 

Hans Kennel è il primo ad essersi appropria-

to di questo strumento in un repertorio mo-

derno. “Si trattava allora di una rivoluzione”, 

ricorda il musicologo Laurent Aubert, che ha 

accolto nel 2013 i due musicisti in un evento 

dedicato alle musiche delle Alpi e ai loro nuovi 

sviluppi.

Stephane Herzog, “Revue Suisse”

Eliana Burki.

Strumento rudimentale, affascina per il suo suono dolce ed estasiante



Il corno delle Alpi in salsa pop e jazz

versione moderna di melodie antiche


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