N. 10, ottobre 2016
27
www.revue.ch
Faites-nous donc le plaisir d’une visite.
www.gazzettasvizzera.it
Fateci dunque il piacere di una visita
Il corno delle Alpi seduce musicisti di vari
orizzonti. Il suo tono dolce e il ritmo alpino
fanno centro.
È uno strumento di una semplicità biblica.
“Un tubo con un cono che si apre costante-
mente”, riassume il musicista e artista Bal-
thasar Streiff, glaronese residente a Basilea,
che pratica sulle scene tutta una panoplia di
strumenti ad aria: dal “büchel” – un corno a
gomito – al semplice corno di mucca. L’uomo
batte le scene da parecchi anni. Suona il cor-
no delle Alpi in seno al “Hornroh Modern Alp
Quartet”, formazione che mischia jazz, musi-
ca tradizionale e contemporanea. Utilizza il
corno svizzero anche nella musica elettronica
nel suo Alpin Project, dove un DJ bilancia ritmi
di Drum and Bass.
Tuttavia, Balthasar Streiff non è completa-
mente convinto della “svizzeritudine” del cor-
no delle Alpi. “Il 90% dei musicisti di corno non
sono pastori, e nemmeno contadini: sono dei
cittadini”, ride al rischio di sgonfiare il mito. Il
musicista ricorda in proposito che l’essenzia-
le delle composizioni per questo strumento
datano della seconda metà del 20° secolo.
“200 anni fa, il predecessore del corno del-
le Alpi veniva suonato ovunque nel mondo.
I contadini soffiavano in una radice o in un
corno per chiamare il bestiame alla fine della
giornata. Il corno delle Alpi che vediamo oggi
– quello che i giapponesi adorano e suonano
– è stato sviluppato nel 19° secolo, mentre
i nazionalismi sostenevano il folclore per ra-
gioni politiche”.
“Smoke on the Water” al corno delle Alpi
Comunque sia, il suono del corno delle Alpi
“ricorda un immaginario alpino”, analizza
Laurent Aubert, direttore degli Ateliers di
ethnomusicology a Ginevra. “Ascoltandolo,
ci si sente nelle praterie del Grütli e tutti gli
svizzeri, perfino i ginevrini, lo associano alle
Alpi”. Molti musicisti svizzeri suonano que-
sto strumento con affetto. È il caso di Elia-
na Burki, che scopriamo negli archivi della
RTS mentre suona “Smoke on the Water” a
Grindelwald. La musicista solettese ha fatto
il giro del mondo con il suo corno delle Alpi
modificato a mo’ di tromba. La bella, che ha
cominciato a soffiare in un corno delle Alpi
a 6 anni, e che dice di detestare il fatto di
suonare in un costume folcloristico, è oggi
distribuita da un label americano, SurfDog.
Essa fa parte di una formazione il cui nome
prova attaccamento al mito: gli Alpinisti. “Il
suono del corno è unico al mondo”, conclude
la musicista.
A Châteux-d’Oex, i musicisti del gruppo So-
nalp, fondato nel 1999, hanno pure introdotto
il corno delle Alpi nel loro repertorio, dopo gli
inizi in un genere nuovo, la World Music Suis-
se. All’inizio la formazione aveva integrato un
didgeridoo. “Era un modo per portarci verso
l’Oceania nella nostra musica”, indica Guillau-
me Wahli, violinista. In seguito è arrivato un
corno svizzero modificato, dotato di una serie
di fori per facilitare la produzione dei suoni. Il
gruppo ha ora registrato un quarto CD. Il cor-
no delle Alpi avrà in questa produzione un ruo-
lo importante. Il musicista di Sonalp rivendica
del resto “l’identità molto forte del suono, che
è associato alla Svizzera, pur confessando
la difficoltà di suonare con un corno, i limiti
naturali di questo strumento.
“Il corno è una voce senza parole”
“I limiti del corno delle Alpi sono anche la
sua forza e lo fanno di particolare interesse”,
sottolinea Balthasar Streiff. “È uno strumen-
to semplice, ma che richiede molta inventiva
ed è un po’ a parte rispetto a tutti gli altri
strumenti musicali”. Il basilese d’adozione
apprezza il corno per la sua sonorità propria,
cercando di eliminarne l’aspetto identitario,
magari kitch, di questo strumento. “Il corno
possiede una bella risonanza nelle strade del-
le città. Se lo suonate nella foresta, la gente
si avvicina – anche gli animali vengono ad
ascoltare. Il corno veicola molte emozioni e
funziona come una voce senza parole”.
Il trombettista di jazz della Svizzera centrale
Hans Kennel è il primo ad essersi appropria-
to di questo strumento in un repertorio mo-
derno. “Si trattava allora di una rivoluzione”,
ricorda il musicologo Laurent Aubert, che ha
accolto nel 2013 i due musicisti in un evento
dedicato alle musiche delle Alpi e ai loro nuovi
sviluppi.
Stephane Herzog, “Revue Suisse”
Eliana Burki.
Strumento rudimentale, affascina per il suo suono dolce ed estasiante
Il corno delle Alpi in salsa pop e jazz
versione moderna di melodie antiche