Pagina 10 Lo stemma di Zurigo ● pagina 19



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N. 10, ottobre 2016

  

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Per la clientela residente in Italia che ha regolarizzato i propri 

capitali aderendo alla «Voluntary Disclosure», DATA-NETWORK SA 

predispone i conteggi per la compilazione dei quadri del modello 

unico 2015 «RW-RM-RT-CE-IVAFE-IVIE» relativi alle attività e ai 

redditi esteri, da integrare alle dichiarazioni fiscali allestite in Italia.

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dei voti favorevoli all’iniziativa diventa così un 

chiaro 41% che indica la volontà di migliorare 

le prestazioni di base dell’assicurazione vec-

chiaia e superstiti in Svizzera. A sfavore dell’i-

niziativa ha sicuramente giocato la proposta 

di una soluzione semplicistica per un tema 

complesso e dalle molte ripercussioni in vari 

campi, tra cui quello finanziario. D’altro can-

to, il responsabile della sanità in Consiglio fe-

derale, Alain Berset, ha detto che l’esito della 

votazione ha chiarito la situazione proprio al-

la vigilia del dibattito in Consiglio Nazionale 

e ha sottolineato la necessità di trovare una 

soluzione equilibrata, che possa soddisfare 



segue da pagina 1

la grande maggioranza dei cittadini.

L’iniziativa per un’economia verde, sostenuta 

dalla sinistra e dagli ecologisti, è stata netta-

mente respinta, ma in alcuni cantoni ha rac-

colto un certo numero di consensi. Oltre a 

Ginevra, in cui i no sono stati in minoranza, a 

Basilea-Città hanno raggiunto il 53%, nel Vaud 

il 53,7%, nel Giura il 55,2% e a Neuchâtel il 

56%. Un netto rifiuto dell’iniziativa si è invece 

registrato nella Svizzera centrale e nei can-

toni rurali. 

L’iniziativa chiedeva di ridurre l’impatto am-

bientale globale a un livello sopportabile en-

tro il 2050.  Secondo i sostenitori di questa 

iniziativa, se nel mondo si consumassero 

risorse naturali come in Svizzera, sarebbero 

necessarie risorse equivalenti a circa tre pia-

Respinti in votazione l’aumento dell’AVS e l’economia verde

Sì ai servizi segreti 

e no alle due iniziative

neti simili alla terra. Gli oppositori hanno però 

denunciato possibili effetti negativi sull’eco-

nomia in generale, nel settore immobiliare e 

della mobilità in particolare, mentre l’industria 

si sta già impegnando in materia di sosteni-

bilità. La consigliera federale Doris Leuthard, 

responsabile dell’ambiente, ha detto che l’e-

sito della votazione non permette di riposare 

sugli allori. In sostanza il voto non è di per 

sé un no all’economia verde, ma piuttosto al 

testo che è stato posto in votazione e che 

avrebbe provocato conseguenze negative 

per le aziende e le famiglie. Nonostante l’im-

portanza dei temi in votazione, la partecipa-

zione ha superato di poco il 40% degli aventi 

diritto.

Ignazio Bonoli



N. 10, ottobre 2016

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Lo scrittore Oliver Scharpf presenta alcuni simboli elvetici, spesso insospettati oggetti d’uso comune

Ma quanti miti ha la Svizzera?

Pelapatate, Müesli, coltellino, velcro…

 «Primo piano» 

di Annamaria Lorefice  

               www. gazzettasvizzera.it

Lugano – A pensarci bene, prima di questo 

libro uscito qualche tempo fa “Lo chalet sviz-



zero e altri miti”, molti di noi non pensavano 

che la Svizzera ne avesse così tanti, di miti, 

oltre al Guglielmo Tell, gli orsi di Berna, la Croce 

Rossa, la cioccolata, il formaggio coi buchi, 

Heidi, il noto coltellino e l’orologio a cucù. 

A proposito, come già detto in un passato ar-

ticolo di questa rubrica, l’orologio a cucù non 

è creazione svizzera bensì germanica, della fo-

resta nera, ma chissà com’è risulta uno degli 

emblemi elvetici più famosi. 

L’autore del libro, Oliver Scharpf, sarà pre-

sente la sera del 4 novembre al Monte Verità 

di Ascona (vicino Locarno) per descrivere i miti 

da lui analizzati, in un elenco che fa sorridere, 

ma anche molto riflettere, sulle caratteristiche 

che permeano il carattere e la cultura elveti-

ca. Vi sono i miti fondatori e, a seguire, quelli 

moderni. Vediamone alcuni, dai tradizionali ai 

più insoliti, dei 28 riportati nel libro, in ordine 

cronologico. 

Con Guglielmo Tell (1200) la leggenda si fa 

realtà, l’eroe che difese le libere sorti della Sviz-

zera originaria. Balestra in spalla, con il bimbo 

accanto (superato il mortale rischio della prova 

di tiro alla mela posta sul capo) se ne sta mae-

stosamente tranquillo sotto la cupola di palaz-

zo federale a Berna. Correlato ad esso vi fu il 

clacson posto su un altro mito svizzero: l’au-



topostale giallo (1919). Le conosciutissime 

tre note emesse furono riprese dal movimento 

andante dell’ouverture del “Guglielmo Tell” di 

Rossini “Do diesis-Mi-La”. In quanti lo sanno? 

Un altro emblema cui non si pensa è la “Pal-

ma ticinese” (1800). Non è altro che una 

palma importata a fine Ottocento, sulle isole 

di Brissago e che divennero il simbolo della 

Sonnenstube. Rileva l’Autore: «Se il castagno 

dell’Ottocento ha sfamato con i suoi frutti un 

Ticino rurale e povero ed è un po’ l’albero sim-

bolo ticinese, quasi sacro, ecco che a partire 

dal secolo scorso questo territorio trova nella 

palma la sua pianta-immagine». 

Nel 1897 appare il super conosciuto coltellino 

svizzero, il libro dice: «uno dei pochi souvenir 

al mondo a non essere perfettamente inutile». 

Quasi tutti i turisti ne acquistano uno, magari 

solo quello di forma e funzioni base, mentre i 

più appassionati scelgono i modelli “sopravvi-

venza”, contenenti un’attrezzatura fino a ottan-

ta elementi per risolvere le più svariate situazio-

ni, o la versione tecnologica, in quanto oltre 

che avvitare, sbullonare, tagliare, stappare, ha 

un puntatore laser e la chiavetta Usb. Dall’11 

settembre 2001 pareva destinato ad una certa 

eclissi con le nuove norme di sicurezza, invece 

se ne producono 6 milioni di pezzi ogni anno in 

100 modelli differenti. 

Lo Chalet (1900) è in realtà uno pseudo-mito 

dato che, in quanto costruzione in legno, è 

datato di  qualche millennio anche in altri Pae-

si nordici. Il fatto è che fu proclamato quale 

costruzione tipica, designante «una Svizzera 

ideale e idilliaca», all’Esposizione universale di 

Parigi nel 1900. Fu ed è ancora molto copiato 

all’estero. In Italia ne vediamo un esempio an-

tico nel parco della Villa Ghirlanda Silva vicino 

Milano (nella foto) e di recente persino nelle 

isole meridionali.

Il  Birkermüesli  (1900) citato ancora dalla 

Gazzetta Svizzera (N. 4, aprile 2016 sul web), 

dove si è parlato del suo inventore, il dotto-

re svizzero Birker Benner, è ormai ascritto 

nell’olimpo internazionale dei piatti della sana 

alimentazione, a base di avena e frutta fresca.

Nel 1941 nasce il Velcro dell’omonima ditta, 

acronimo VELours (velluto) e CROchet (gancio). 

L’invenzione dalle passeggiate dell’ingegnere 

vodese Georges de Mestral con il suo ca-

ne. Dopo aver tolto dagli indumenti e dai peli 

del cane quelle palline che si aggrappano così 

tenacemente, cioè i frutti della Bardana, incu-

riosito le studia al microscopio. Scopre che gli 

uncini della Bardana sono elastici, aggrappano 

ma tolti dal tessuto si ricompongono. Utilizzò 

un tessuto in nylon sfaldato e uno con gli uncini, 

ed ecco il velcro. Mille sono gli utilizzi per la sua 

facilità d’uso e tenuta, come chiusura  per le 

scarpe e gli indumenti;  la NASA lo adopera per 

tener fermi gli oggetti nelle capsule spaziali.

Nel 1944 Hans Hilfiker, ingegnere delle Ferro-

Sono molti i miti svizzeri noti nel mondo, dalla cioccolata, al formaggio con i 

buchi, da Heidi al coltellino svizzero, ma ci sono anche tanti “fiori all’occhiello”, 

invenzioni elvetiche misconosciute ai più, come ad esempio il pelapatate e il velcro. 

Oliver Scharpf traccia una panoramica delle grandi ossessioni elvetiche: la mania 

per le cavità sotterranee, portata all’apice proprio quest’anno nella celebrazione 

dell’Alptransit, è il leitmotiv della miniaturizzazione. Se ne parlerà ad Ascona.



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