N. 10, ottobre 2016
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capitali aderendo alla «Voluntary Disclosure», DATA-NETWORK SA
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dei voti favorevoli all’iniziativa diventa così un
chiaro 41% che indica la volontà di migliorare
le prestazioni di base dell’assicurazione vec-
chiaia e superstiti in Svizzera. A sfavore dell’i-
niziativa ha sicuramente giocato la proposta
di una soluzione semplicistica per un tema
complesso e dalle molte ripercussioni in vari
campi, tra cui quello finanziario. D’altro can-
to, il responsabile della sanità in Consiglio fe-
derale, Alain Berset, ha detto che l’esito della
votazione ha chiarito la situazione proprio al-
la vigilia del dibattito in Consiglio Nazionale
e ha sottolineato la necessità di trovare una
soluzione equilibrata, che possa soddisfare
segue da pagina 1
la grande maggioranza dei cittadini.
L’iniziativa per un’economia verde, sostenuta
dalla sinistra e dagli ecologisti, è stata netta-
mente respinta, ma in alcuni cantoni ha rac-
colto un certo numero di consensi. Oltre a
Ginevra, in cui i no sono stati in minoranza, a
Basilea-Città hanno raggiunto il 53%, nel Vaud
il 53,7%, nel Giura il 55,2% e a Neuchâtel il
56%. Un netto rifiuto dell’iniziativa si è invece
registrato nella Svizzera centrale e nei can-
toni rurali.
L’iniziativa chiedeva di ridurre l’impatto am-
bientale globale a un livello sopportabile en-
tro il 2050. Secondo i sostenitori di questa
iniziativa, se nel mondo si consumassero
risorse naturali come in Svizzera, sarebbero
necessarie risorse equivalenti a circa tre pia-
Respinti in votazione l’aumento dell’AVS e l’economia verde
Sì ai servizi segreti
e no alle due iniziative
neti simili alla terra. Gli oppositori hanno però
denunciato possibili effetti negativi sull’eco-
nomia in generale, nel settore immobiliare e
della mobilità in particolare, mentre l’industria
si sta già impegnando in materia di sosteni-
bilità. La consigliera federale Doris Leuthard,
responsabile dell’ambiente, ha detto che l’e-
sito della votazione non permette di riposare
sugli allori. In sostanza il voto non è di per
sé un no all’economia verde, ma piuttosto al
testo che è stato posto in votazione e che
avrebbe provocato conseguenze negative
per le aziende e le famiglie. Nonostante l’im-
portanza dei temi in votazione, la partecipa-
zione ha superato di poco il 40% degli aventi
diritto.
Ignazio Bonoli
N. 10, ottobre 2016
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Lo scrittore Oliver Scharpf presenta alcuni simboli elvetici, spesso insospettati oggetti d’uso comune
Ma quanti miti ha la Svizzera?
Pelapatate, Müesli, coltellino, velcro…
«Primo piano»
di Annamaria Lorefice
www. gazzettasvizzera.it
Lugano – A pensarci bene, prima di questo
libro uscito qualche tempo fa “Lo chalet sviz-
zero e altri miti”, molti di noi non pensavano
che la Svizzera ne avesse così tanti, di miti,
oltre al Guglielmo Tell, gli orsi di Berna, la Croce
Rossa, la cioccolata, il formaggio coi buchi,
Heidi, il noto coltellino e l’orologio a cucù.
A proposito, come già detto in un passato ar-
ticolo di questa rubrica, l’orologio a cucù non
è creazione svizzera bensì germanica, della fo-
resta nera, ma chissà com’è risulta uno degli
emblemi elvetici più famosi.
L’autore del libro, Oliver Scharpf, sarà pre-
sente la sera del 4 novembre al Monte Verità
di Ascona (vicino Locarno) per descrivere i miti
da lui analizzati, in un elenco che fa sorridere,
ma anche molto riflettere, sulle caratteristiche
che permeano il carattere e la cultura elveti-
ca. Vi sono i miti fondatori e, a seguire, quelli
moderni. Vediamone alcuni, dai tradizionali ai
più insoliti, dei 28 riportati nel libro, in ordine
cronologico.
Con Guglielmo Tell (1200) la leggenda si fa
realtà, l’eroe che difese le libere sorti della Sviz-
zera originaria. Balestra in spalla, con il bimbo
accanto (superato il mortale rischio della prova
di tiro alla mela posta sul capo) se ne sta mae-
stosamente tranquillo sotto la cupola di palaz-
zo federale a Berna. Correlato ad esso vi fu il
clacson posto su un altro mito svizzero: l’au-
topostale giallo (1919). Le conosciutissime
tre note emesse furono riprese dal movimento
andante dell’ouverture del “Guglielmo Tell” di
Rossini “Do diesis-Mi-La”. In quanti lo sanno?
Un altro emblema cui non si pensa è la “Pal-
ma ticinese” (1800). Non è altro che una
palma importata a fine Ottocento, sulle isole
di Brissago e che divennero il simbolo della
Sonnenstube. Rileva l’Autore: «Se il castagno
dell’Ottocento ha sfamato con i suoi frutti un
Ticino rurale e povero ed è un po’ l’albero sim-
bolo ticinese, quasi sacro, ecco che a partire
dal secolo scorso questo territorio trova nella
palma la sua pianta-immagine».
Nel 1897 appare il super conosciuto coltellino
svizzero, il libro dice: «uno dei pochi souvenir
al mondo a non essere perfettamente inutile».
Quasi tutti i turisti ne acquistano uno, magari
solo quello di forma e funzioni base, mentre i
più appassionati scelgono i modelli “sopravvi-
venza”, contenenti un’attrezzatura fino a ottan-
ta elementi per risolvere le più svariate situazio-
ni, o la versione tecnologica, in quanto oltre
che avvitare, sbullonare, tagliare, stappare, ha
un puntatore laser e la chiavetta Usb. Dall’11
settembre 2001 pareva destinato ad una certa
eclissi con le nuove norme di sicurezza, invece
se ne producono 6 milioni di pezzi ogni anno in
100 modelli differenti.
Lo Chalet (1900) è in realtà uno pseudo-mito
dato che, in quanto costruzione in legno, è
datato di qualche millennio anche in altri Pae-
si nordici. Il fatto è che fu proclamato quale
costruzione tipica, designante «una Svizzera
ideale e idilliaca», all’Esposizione universale di
Parigi nel 1900. Fu ed è ancora molto copiato
all’estero. In Italia ne vediamo un esempio an-
tico nel parco della Villa Ghirlanda Silva vicino
Milano (nella foto) e di recente persino nelle
isole meridionali.
Il Birkermüesli (1900) citato ancora dalla
Gazzetta Svizzera (N. 4, aprile 2016 sul web),
dove si è parlato del suo inventore, il dotto-
re svizzero Birker Benner, è ormai ascritto
nell’olimpo internazionale dei piatti della sana
alimentazione, a base di avena e frutta fresca.
Nel 1941 nasce il Velcro dell’omonima ditta,
acronimo VELours (velluto) e CROchet (gancio).
L’invenzione dalle passeggiate dell’ingegnere
vodese Georges de Mestral con il suo ca-
ne. Dopo aver tolto dagli indumenti e dai peli
del cane quelle palline che si aggrappano così
tenacemente, cioè i frutti della Bardana, incu-
riosito le studia al microscopio. Scopre che gli
uncini della Bardana sono elastici, aggrappano
ma tolti dal tessuto si ricompongono. Utilizzò
un tessuto in nylon sfaldato e uno con gli uncini,
ed ecco il velcro. Mille sono gli utilizzi per la sua
facilità d’uso e tenuta, come chiusura per le
scarpe e gli indumenti; la NASA lo adopera per
tener fermi gli oggetti nelle capsule spaziali.
Nel 1944 Hans Hilfiker, ingegnere delle Ferro-
Sono molti i miti svizzeri noti nel mondo, dalla cioccolata, al formaggio con i
buchi, da Heidi al coltellino svizzero, ma ci sono anche tanti “fiori all’occhiello”,
invenzioni elvetiche misconosciute ai più, come ad esempio il pelapatate e il velcro.
Oliver Scharpf traccia una panoramica delle grandi ossessioni elvetiche: la mania
per le cavità sotterranee, portata all’apice proprio quest’anno nella celebrazione
dell’Alptransit, è il leitmotiv della miniaturizzazione. Se ne parlerà ad Ascona.